LanaCaprina

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  • in risposta a: Dialettica dei sessi (per Antonella Baroni) #12428
    LanaCaprina
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    Scusate se allungo la discussione, ma riposto la versione definitiva del mio pezzo adesso per far prima

    «
    Sulla scia degli articoli di Capretta Amaltea e Antonella Baroni, aggiungo il mio piccolo contributo sul tema “femminismo e dintorni”.

    Quello di cui vorrei parlare io magari è qualcosa di più terra terra e banale, in effetti è solo un esempio, un esempio del perché il femminismo è un movimento culturale che (secondo me) è in profondo declino. Sto parlando del “fenomeno” (prima letterario e poi cinematografico) di 50 sfumature di Grigio. O meglio, del suo successo tutto femminile (“il libro che tuttE leggono”, recitava la reclame).

    Ma partiamo più da lontano.

    Come chiunque probabilmente sa benissimo, il gentil sesso si ritrova spesso al centro di un fuoco di sbarramento che vede due fronti diametralmente contrapposti:

    Da un lato ci sta una società che, nonostante tutti i progressi fatti, ancora fatica a riconoscere a una donna gli stessi meriti che riconoscerebbe ad un uomo, e a trattarli come esseri equivalenti. Esempi di questo gap sono quasi all’ordine del giorno, dal clamore che suscitano i provvedimenti con “quote rosa” (che dal mio punto di vista sono una specie di aborto giuridico, ma se se ne sente la necessità c’è evidentemente un motivo), alle violenze di genere (perchè sì, sicuramente anche le donne infastidiscono e stalkerano i loro ex, ma generalmente in misura inferiore, o comunque sono meno violente), dalla penalizzazione in ambito lavorativo (sia in fase di assunzione che in fase di avanzamento di carriera) fino ai più beceri luoghi comuni che sentiamo quasi ogni giorno, chi nel proprio ambito.

    Dall’altro lato, abbiamo ciò che dovrebbe “difendere” le donne e agire contro questo status quo: il femminismo. Peccato che il movimento femminista spesso finisca per combattere contro le stesse donne che dovrebbe invece proteggere, da una parte scendendo nel ridicolo e nella critica pretestuosa, scegliendo battaglie a tratti imbarazzanti, dall’altra condannando le stesse donne che non rientrano nello stereotipo di “donna femminista”, perché ad esempio hanno preferito (per loro libera scelta) fare le casalinghe o dedicarsi alla famiglia. Non sto parlando ovviamente di tutto il movimento femminista o di tutte le femministe, ma della parte più radicalizzata di loro (nazifemministe) che però è arrivata a farla da padrone in termini di media e visibilità.

    E qui arriviamo a 50 Sfumature di Grigio. Vorrei precisare che quelli in questo articolo sono i miei pareri personali, non intendo in nessun modo offendere coloro ai quali il libro/film è piaciuto, la mia critica si riferisce principalmente alla relazione tra i due protagonisti per come io l’ho vista dipinta su quelle pagine.

    Il successo di tale “opera” (in particolare all’interno del mondo femminile) secondo me riflette più di ogni altra il fallimento di un movimento culturale che doveva dare il “lancio” a metà della popolazione mondiale, costretta fino relativamente poco tempo fa in una condizione di inferiorità che in molti paesi del mondo perdura ancora oggi.
    E invece cosa ci ritroviamo?
    La protagonista, Anastasia (da qui in poi solo Ana), è dal mio punto di vista l’antitesi di un secolo di rivendicazioni culturali: è una ragazzina patologicamente insicura (nonostante non abbia particolari difetti, semplicemente “non è abbastanza bella”, stereotipo #1), che legge solo libri romantici (stereotipo #2), svenevole e goffa (stereotipo #3), senza uno straccio di vita sessuale (ha 21 anni, è vergine ed è stata baciata solo due volte in vita sua, stereotipo #4). Intraprende una relazione sentimentale sadomaso con Christian Grey, un uomo d’affari più grande di lei, che è un maniaco del controllo: un vero e proprio malato che la pedina, le impedisce di andare da sua madre, interferisce con il suo lavoro, interferisce con le sue amicizie (per meglio dire, le impedisce di averne), interferisce con le sue proprietà (le sceglie i vestiti che deve mettersi, le sostituisce la macchina), interferisce persino con il suo regime alimentare. In sostanza le impedisce di fare qualsiasi scelta riguardo alla sua vita (forza addirittura la scelta sull’intraprendere o meno la relazione, sulla base del “o così o si vede che non mi vuoi abbastanza bene”), anche la più banale.

    Comportamenti che farebbero scappare a gambe levate qualsiasi donna dotata di un minimo di cervello e di amor proprio, ma non Ana. No, lei soffre tremendamente tutto questo, ma resiste stoicamente perchè lui ha tanti problemi, è un cucciolo smarrito, ma lei lo salverà e lui cambierà. In effetti è questa la cosa peggiore, perchè alcuni di quei comportamenti in una relazione BDSM (per quanto particolarmente estrema, perché nella maggioranza dei casi i ruoli schiavo/padrone si assumono solo in camera da letto mentre qui è 24/7) sarebbero anche comprensibili, ma Ana non è mai veramente consenziente, non prova mai piacere nel subire le angherie di Mr Grey, sempre solo ansia, paura, sofferenza, tristezza. Rimpiange continuamente che non sono una coppia normale, infatti sta insieme a lui per cambiarlo (cosa che peraltro di per sé sarebbe già scorretta). Quando lui si arrabbia con lei, quando l’aggredisce (fisicamente o verbalmente) si colpevolizza sempre per non averlo capito, per aver “trasgredito” le regole, o comunque lo giustifica per il suo passato tormentato. Arriva a sentirsi lusingata delle sue attenzioni, della sua gelosia morbosa, del suo stalkeraggio. Annulla completamente i suoi desideri e le sue aspirazioni, li sacrifica sull’altare del vero AMMMORE che resiste a tutte e avversità (ma a fare i sacrifici deve essere solo lei).

    Ma no. Ma no, cribbio.
    Il fatto che questa cosa abbia avuto un simile successo planetario, soprattutto fra le donne, a me dà la misura di quanto il tiro della cultura femminista abbia mancato il bersaglio negli ultimi decenni. Combattere una cultura tradizionale tendenzialmente maschilista non “educando” le nuove generazioni di donne a combattere per la propria indipendenza e a fare scelte consapevoli (insomma, a sentirsi esse stesse, in primo luogo, pari agli uomini), ma copiando le esasperazioni, gli stereotipi e le superficialità del maschilismo al negativo. È la filosofia del “cambiamo il genere dei nomi, non è gggiusto” (grazie presidentA Boldrini, ne sentivamo il bisogno) del “lui va con tutte ed è un grande, lei va con tutti ed è una poco di buono, non è gggggiusto”.

    Credo che le donne, se davvero vogliono abbattere le ultime ingiustizie che le vedono penalizzate a causa del proprio sesso, debbano chiedersi innanzitutto come mai, nonostante tutte le lotte le conquiste, un personaggio aberrante come Mr Grey abbia questa popolarità e sia così desiderato dalla massa femminile. Sarà mica che qualcuno ha clamorosamente sbagliato priorità?

    Io non lo so. Posso solo ringraziare chi, nella mia vita, mi ha insegnato che una relazione umana uomo/donna (non necessariamente romantica) non è una competizione dove c’è uno che vince e uno che perde, uno che salva e uno che deve essere salvato, uno che porta i pantaloni e uno che prepara i sandwich, ma una “società” dove persone sullo stesso piano portano avanti la loro relazione bilanciando diritti e doveri, pregi e difetti, uguaglianze e diversità, basandosi soprattutto su rispetto, fiducia e affetto.

    in risposta a: Dialettica dei sessi (per Antonella Baroni) #12373
    LanaCaprina
    Partecipante

    Voto anche io per aspettare l’otto marzo (anche per vedere se si unisce qualche altra autrice, magari Ipazia).
    Per il resto sono d’accordo con Capretta, posta il tuo Anto e vediamo se è possibile una sintesi (o eventualmente come collegare meglio i singoli articoli).

    in risposta a: Dialettica dei sessi (per Antonella Baroni) #12368
    LanaCaprina
    Partecipante

    Io non so se alla fine lo posto, mi sembra superficiale e non voglio assolutamente trattare un tema del genere in questa maniera. Però non sono riuscita a partorire di meglio, mi dispiace.

    Vai Anto, appena sei pronta 🙂

    in risposta a: Dialettica dei sessi (per Antonella Baroni) #12362
    LanaCaprina
    Partecipante

    Non saprei… però il mio è lungo più di mille parole, secondo me diventa una lettura troppo pesante.

    Non so bene se pubblicarlo in realtà. Il tema è molto importante, non so se sono in grado di trattarlo senza superficialità. Intanto lo posto qui, magari ditemi se ne vale la pena:

    «
    Sulla scia degli articoli di Capretta Amaltea e Antonella Baroni, aggiungo il mio piccolo contributo sul tema “femminismo e dintorni”.

    Quello di cui vorrei parlare io magari è qualcosa di più terra terra e banale, è un esempio di un movimento culturale che (secondo me) è in profondo declino. Sto parlando del “fenomeno” (prima letterario e poi cinematografico) di 50 sfumature di Grigio. O meglio, del suo successo tutto femminile (“il libro che tuttE leggono”, recitava la reclame).

    Ma partiamo più da lontano.

    Come chiunque bazzichi il mondo di internet o televisivo probabilmente sa benissimo, il gentil sesso si ritrova spesso al centro di un fuoco di sbarramento che vede due fronti diametralmente contrapposti:

    Da un lato ci sta una società che, nonostante tutti i progressi fatti, ancora fatica a riconoscere a una donna gli stessi meriti che riconoscerebbe ad un uomo, e a trattarli come esseri equivalenti. Esempi di questo gap sono quasi all’ordine del giorno, dal clamore che suscitano i provvedimenti con “quote rosa” (che dal mio punto di vista sono una specie di aborto giuridico, ma se se ne sente la necessità c’è evidentemente un motivo), alle violenze di genere (perchè sì, sicuramente anche le donne infastidiscono e stalkerano i loro ex, ma generalmente in misura inferiore, o comunque sono meno violente), dalla penalizzazione in ambito lavorativo (sia in fase di assunzione che in fase di avanzamento di carriera) fino ai più beceri luoghi comuni che sentiamo quasi ogni giorno, chi nel proprio ambito.

    Dall’altro lato, abbiamo ciò che dovrebbe “difendere” le donne e agire contro questo status quo: il femminismo. Peccato che il movimento femminista spesso finisca per combattere contro le stesse donne che dovrebbe invece proteggere, da una parte scendendo nel ridicolo e nella critica pretestuosa, dall’altra condannando le stesse donne che non rientrano nello stereotipo di “donna femminista”, finendo per ricadere negli stessi stereotipi (ma a parti invertite, come un negativo) propri del maschilismo. Non sto parlando ovviamente di tutto il movimento femminista o di tutte le femministe, ma della parte più radicalizzata di loro (nazifemministe) che è arrivata a farla da padrone in termini di media e visibilità.

    E qui arriviamo a 50 Sfumature di Grigio. Vorrei precisare che quelli in questo articolo sono i miei pareri personali, non intendo in nessun modo offendere coloro ai quali il libro è piaciuto, la mia critica si riferisce principalmente al messaggio e alla relazione per come io l’ho vista dipinta su quelle pagine.

    Il successo di tale “opera” (in particolare all’interno del mondo femminile) secondo me riflette più di ogni altra il fallimento di un movimento culturale che doveva dare il “lancio” a metà della popolazione mondiale, costretta fino relativamente poco tempo fa in una condizione di inferiorità che in molti paesi del mondo perdura ancora oggi.
    E invece cosa ci ritroviamo?
    La protagonista, Anastasia (da qui in poi solo Ana), è dal mio punto di vista l’antitesi di un secolo di rivendicazioni: è una ragazzina patologicamente insicura (no dico, si lamenta di essere troppo magra e di avere gli occhi troppo grandi… troppo magra?!? Occhi troppo grandi?!?), che legge solo libri romantici (stereotipo), svenevole e goffa, senza uno straccio di vita sessuale (ha 21 anni, è vergine ed è stata baciata solo due volte in vita sua, stereotipo). Intraprende una relazione sentimentale sadomaso con Christian Grey, un uomo d’affari più grande di lei, che è un maniaco del controllo: un vero e proprio malato che la pedina, le impedisce di andare da sua madre, interferisce con il suo lavoro, interferisce con le sue amicizie (per meglio dire, le impedisce di averne), interferisce con le sue cose (le sceglie i vestiti che deve mettersi, le sostituisce la macchina), interferisce con i suoi pasti. In sostanza le impedisce di fare qualsiasi scelta riguardo alla sua vita (forza persino la scelta sull’intraprendere o meno la relazione, sulla base del “o così o si vede che non mi vuoi abbastanza bene”), anche la più banale.

    Comportamenti che farebbero scappare a gambe levate qualsiasi donna dotata di un minimo di cervello e di amor proprio, ma non Ana. No, lei soffre tremendamente tutto questo, ma resiste stoicamente perchè lui ha tanti problemi, è un cucciolo smarrito, ma lei lo salverà e lui cambierà. In effetti è questa la cosa peggiore, perchè alcuni di quei comportamenti in una relazione BDSM sarebbero anche comprensibili, ma Ana non è mai veramente consenziente, non prova mai piacere nel subire le angherie di Mr Grey, sempre solo ansia, paura, sofferenza, tristezza. Rimpiange continuamente che non sono una coppia normale, infatti sta insieme a lui per cambiarlo. Quando lui si arrabbia con lei, quando l’aggredisce (fisicamente o verbalmente) si colpevolizza per non averlo capito, o comunque lo giustifica per il suo passato tormentato. Arriva a sentirsi lusingata delle sue attenzioni, della sua gelosia morbosa, del suo stalkeraggio. Annulla completamente i suoi desideri e le sue aspirazioni, li sacrifica sull’altare del vero AMMMORE che resiste a tutte e avversità (ma a fare i sacrifici deve essere solo lei).

    Ma no. Ma no, cribbio.
    Il fatto che questa cosa abbia avuto un simile successo planetario, soprattutto fra le donne, a me dà la misura di quanto il tiro della cultura femminista abbia mancato il bersaglio negli ultimi decenni. Combattere una cultura tradizionale tendenzialmente maschilista non “educando” le nuove generazioni di donne a combattere per la propria indipendenza e a fare scelte consapevoli (insomma, a sentirsi esse stesse, in primo luogo, pari agli uomini), ma copiando le esasperazioni, gli stereotipi e le superficialità del maschilismo al negativo. È la filosofia del “lui va con tutte ed è un grande, lei va con tutti ed è una poco di buono, non è gggggiusto”. No, infatti non è giusto. Sono poco di buono entrambi (e provate a pensare a quante volte questa frase viene usata per giustificare un comportamento sbagliato di una donna, invece).

    Credo che le donne, se davvero vogliono abbattere le ultime ingiustizie che le vedono penalizzate a causa del proprio sesso, debbano chiedersi innanzitutto come mai, nonostante tutte le lotte le conquiste, un personaggio come Mr Grey abbia questa popolarità e sia così desiderato dalla massa femminile.
    Io non lo so. Posso solo ringraziare chi, nella mia vita, mi ha insegnato che “amore” significa soprattutto rispetto, consapevolezza, indipendenza, ammirazione, cura, fiducia. Non una competizione dove c’è uno che vince e uno che perde, uno che salva e uno che deve essere salvato, uno che porta i pantaloni e uno che prepara i sandwich, ma una “società” dove persone sullo stesso piano portano avanti la loro relazione bilanciando diritti e doveri, pregi e difetti, uguaglianze e diversità.

    Qui il link a una recensione capitolo per capitolo del libro, con evidenziato il carattere malato della relazione fra i due protagonisti.

    in risposta a: Dialettica dei sessi (per Antonella Baroni) #12360
    LanaCaprina
    Partecipante

    Proposta: e se invece di un unico articolo a più mani facessimo più articoli distinti a tema “femminismo e dintorni”?
    Tanto più che con l’otto marzo (che non è poi così lontano) siamo molto in tema.

    in risposta a: Proposta di articolo su diritto del lavoro #12359
    LanaCaprina
    Partecipante

    Bene, bravo, bis.
    Io aggiungerei qualcosa sulla disciplina dei licenziamenti collettivi, magari in un altro articolo.

    in risposta a: Per PALLACORDA – completamento dell'articolo di Ipazia #11706
    LanaCaprina
    Partecipante

    A posto, ci ha pensato Conte (pensavo lo potesse fare solo il moderatore). Grazie lo stesso 🙂

    in risposta a: Di nuovo, pensavo… #10673
    LanaCaprina
    Partecipante

    Ma siamo sicuri che questi 970 e rotti commenterebbero se ci fosse la possibilità di “controllare” gli interventi OT?

    No perchè, parlo per me ma sebbene mi sia iscritta quasi agli albori di questo blog, il momento in cui ho effettivamente cominciato a commentare più continuativamente è stato quando, con l’aumentare di commentatori, è aumentato il numero di OT fatti in area commenti. E io ero in netta minoranza a livello ideologico, fra l’altro, visto che all’epoca ero praticamente l’unica “renziana” (e c’era chi accompagnava tranquillamente quest’etichetta a “berlusconiana in incognito venuta apposta per sabotare il pd dall’interno”, altro che pensiero unico) assieme a Sopralapanca. Finchè mi devo attenere all’articolo in sè , senza OT:
    1) Una volta che ho detto la mia sull’argomento, e magari si intavola una piccola discussione, ho già finito di commentare e devo aspettare il prossimo articolo per proporre un qualsiasi tema, ammesso che il nuovo articolo lo consenta. Anche perchè personalmente non mi piace ripetermi, o in generale ripetere la stessa discussione all’infinito…

    2) Se il tema di un articolo non mi piace o lo ritengo trattato in modo banale mi vedo automaticamente costretta a non commentare del tutto, visto che per indole tendo a non rompere troppo le scatole a chi fa lo sforzo di esprimere il suo pensiero e i suoi interessi educatamente.

    Se invece uno può andare OT con una certa facilità, troverà più facilmente il modo di inserirsi nelle discussioni, secondo me. Certo, la cosa potrebbe essere limitata a una “chat” o a una “sezione” specifica, però in questo modo si perderebbe quella sorta di “sfondo”, di “ordine” data dall’articolo di testa. Cioè, magari il tuo commento specifico non c’entra nulla con l’articolo di testa, però almeno non ti confondi con altri articoli, non fai rimandi e mischioni strani. Cosa succede ad esempio se l’argomento “parzialmente OT” che vuoi trattare interseca i temi di due articoli (Rwanda/politica estera ONU)? Posti sotto l’articolo di Capricorno? Posti sotto l’articolo di Blackworth? Posti nella chat? E se posti nella chat ma la discussione finisce per raccogliersi principalmente sotto il tema dell’articolo di Blackworth? E se posti sotto l’articolo di Blackworth ma invece la discussione segue principalmente il tema dell’articolo di Capricorno, o addirittura prende una strada propria?

    Oddio, è l’una e mezza quindi spero che quanto ho scritto sia anche solo vagamente comprensibile… Però ecco, ci tenevo a precisare che a me la stalla, fatta così, non dispiace. Forse proprio perchè è un po’ un “unicum”. Forse perchè commento molto spesso e quindi faccio parte del “comitato dei 30”, non lo so, sia come sia io mi ci trovo bene. Poi se i proprietari/gestori del sito vorranno imporre un nuovo indirizzo vedrò come mi ci troverò.

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