Se Sei Piddino, Tu Lo Sai, Batti Le Mani!

A noi caproni non ci insultano insinuando che nostra madre ha una relazione a tre col macellaio, il panettiere e nostro fratello, e non ci ingiuriano dandoci dei vili, dei meschini, se devi insultare un caprone c’è solamente un modo: dirgli che è del PD!

Nasce così una leggenda alquanto fastidiosa che chi è caprone è anche un piddino convinto, uno strenuo difensore del centro-sinistra più incasinato d’Europa. Perché? Beh, principalmente perché l’interlocutore non si rende conto che per essere un animale pensante non devi per forza essere tesserato( o marcato a fuoco ) in qualche partito o MoVimento.

Ma bando alle ciance, il post che oggi vi propone il CEC( Centro Educativo Caprino, lo stesso che ha proposto Il Caprone Medio come misura aurea del bravo caprone o della gentil capretta ) è un esempio del giovane piddino, un essere abbietto che è pronto a subire qualsiasi nefandezza del suo partito, col sorriso tra denti e l’Unità nella tasca posteriore dei jeans, il quale dovrà affrontare il suo inconscio e le sue paure per dimostrare la nobiltà e la purezza dei suoi ideali.

Vedrete che il tema politico è preso solo come sotto-fondo, quello che ci interessa è l’aspetto sociale e psicologico del giovane piddino.

In questa prima parte rappresenteremo La Famiglia( medio-bassa borghese, mamma leghista e padre inetto che desiderano un figlio laureato e benestante ), nella seconda parte( denominata Il Sogno ) il protagonista dovrà lottare contro la razionalità per giungere ad una conclusione: davvero il PD è l’unica soluzione? È forse possibile che in realtà ve ne sia un’altra? E nel caso ci sia, potrà ancora preparare il cinghiale in umido per la festa dell’Unità?

Immagine gentilmente fornita dal prode caprone kromeboy. Lui sì che se ne intende di design per comodini.

Prima Parte – Una Famiglia, Una realtà

Entriamo dunque in una normale famiglia italiana, in un normale borgo italiano, in una normale provincia italiana, in una normale regione italiana, in ultima analisi: siamo in Padania. La nostra famiglia, che per motivi oscuri che risalgono a determinati traumi infantili dell’autore, si chiama Acchiappalàmo ed è( confermando la scarsità del solito autore ) formata da due genitori ed un figlio. Ecco dunque il vero protagonista del nostro dramma, o psico-dramma, o orfico-dramma, oppure semplicemente dramma, un giovane ragazzo tra i sedici e i ventidue anni[ l’editore gradiva un target abbastanza largo; N.d.A. ], in piena crisi adolescenziale, con gli ormoni che sprizzano da ogni poro sotto-forma di crisi depressive e brufoli fenomenali. Amante del rock, suona la chitarra in un gruppo che si chiama Gli Sciancati Di Borgo Meriggio, ma che gli abitanti del posto solevano chiamare Gli Ululato Morente. Dopo una breve ed inconcludente descrizione del nostro profondo ed innovativo personaggio passiamo all’azione!

Dopo un’intensa giornata scolastica il nostro caro Gianlamberto( nome e vergogna del nostro personaggio ) torna a casa dove è in corso una lite fra i genitori. La diatriba che prude i sederi della famiglia Acchiappalàmo da mesi è una questione tipica delle tragedie familiari italiane: Uomini e Donne. L’indemoniato programma, che ogni giorno miete miliardi di vittime sotto forma di neuroni, ha posto un dilemma che ha avvelenato le discussioni della nostra amata famiglia, un dilemma che tocca le sensibili corde di Gustava( la baffuta mamma di Gianlamberto ).

Durante una normale visione del programma, preferito solo a Forum, una delle ragazze presenti si è detta schifata dalle donne coi baffi. A codesta esternazione Gustava ha subito cercato nello sguardo del suo amato Gianlesto un segno di disapprovazione, invece il finora dolce et adorato marito annuiva decisamente alle dichiarazioni della svampita ragazzina.

Subito Gustava ha colpito – Caro, a cosa annuivi? – all’inaspettata domanda della moglie Gianlesto risponde con la solita leggerezza d’animo, tipica del maschio medio italiano – E insomma Gusty, vada per: donna baffuta sempre piaciuta, ma anche al circolo del bridge le amiche ti chiamano Dalì! – a questa risposta così rude e grezza che anche Sgarbi se la sarebbe tenuta per se, la mogliettina finora silenziosa e servizievole si trasformò in un mostro lovecraftiano, ritorcendo quelle acide parole del marito in azioni terroristiche quotidiane; per esempio rifilando a pranzo minestre di carciofi con acciughe e a cena bastoncini Findus in salamoia, non pulendo casa e cucina e facendo sparire tutti i vestiti preferiti dell’amato, sostituendoli con camicie anni ’70 recapitate da un vecchio amico di famiglia batterista in una cover band dei Village People.

A queste piccole punzecchiature si è inevitabilmente finiti allo scontro verbale vero e proprio che ha condizionato l’umore del povero Gianlamberto, il quale già depresso per non essere riuscito a scaricare 30 giga di film porno dal computer della scuola, non era proprio dell’umore per sopportare i suoi genitori litigare per un programma figlio, secondo lui, dell’ignoranza divagante dei canali capitalisti, berlusconiani e fascisti.

Ah già, il protagonista… me ne ero dimenticato. Sì beh, dicevamo che Gianlamberto era tornato da scuola dove sono in corso le votazioni per l’occupazione, stanco e voglioso di spararsi un po’ di decibel nelle orecchie, ma i suoi piani per le prossime tredici ore della giornata furono sconvolti dalla solita lite in famiglia.

Questa volta i genitori, tanto per scaricare un po’ la solita tensione reciproca, decidono di prendersela col povero giovane protagonista di questo surrealistico racconto, ricordandosi dell’ultimo cinque preso a scuola in educazione fisica( Gianlamberto spesso sbagliava spogliatoio infilandosi in quello femminile con l’effetto di un incredibile aumento della natalità a Borgo Meriggio passata in nove mesi dal 0,5% all’anno a 75% ).
–Allora Giangi – inizia il padre – quest’anno che intenzioni hai? –
– Ma, papà è il solo cinque che prendo da quando vado all’asilo! E poi sei tu che mi hai detto che bisogna inzuppare il biscotto tutte le volte che si può! –
– Non stiamo parlando di colazione qua Giangi – lo riprende la mamma – ma di una bella insufficienza! –
– Cacchio mà, siamo al venti settembre, recupererò! –
– Ah! Ti conosco io sai! E poi da quando vai al liceo sei cambiato! Ti sei fatto i rasta, ascolti musica rap e rock, hai un poster 290X290 del Che sopra la scrivania, un ritratto di Fidel Castro sul copriletto, un calendario di Mao ed un tatuaggio con la faccia di Nichi Vendola sull’inguine! E pensare che ti ho fatto crescere nei sani principi leghisti, leggendoti tutte le notti prima di addormentarti La Padania e mettendoti di secondo nome Umberto! –
– Non dire quel nome! –
Umberto! Umberto! Umberto!
– Va bene Gustava, – interviene stizzito il padre – non urlare che ti scompigli i baffi. E tu figlio mio dovresti vergognarti a portare certi voti a casa nostra, in una famiglia di così eccellente tradizione! –
– Ma se tu hai finito gli studi alle medie! –
– Ma all’esame ho preso distinto! – Conclusa la discussione Gianlamberto, trattenendo a stento le lacrime, si getta in camera sua così furiosamente che per poco non buttava giù il busto in marmo di Bertinotti.

Sfogata parte della rabbia leggendo alcuni dei suoi paragrafi preferiti del Capitale, il nostro caro quanto inconsistente protagonista si butta sul letto eseguendo un perfetto doppio carpiato laterale ad angolo retto( Gianlamberto è campione di tuffo nelle olimpiadi delle nazioni non riconosciute, le uniche dove c’è la Padania ). Tra le coperte il nostro insignificante personaggio si pone una serie di dilemmi, che tramite l’enorme ed incredibile immaginazione del vostro autore preferito leggerete sotto-forma di frasi vacue, piatte, talmente scontate che vi sembreranno uscite fuori dall’ultimo copione di Sentieri:

Dannazione! I miei non fanno altro che urlarmi addosso( quando non si stanno urlando a vicenda )! Ogni volta che i miei litigano il vicinato non fa altro che spettegolarci sopra ingigantendo ogni cosa e questo mi crea non pochi problemi. A volte riesco a cavarmela di fronte alle domande più insidiose con degli escamotage ogni giorno più improbabili – Oh, sa, è che sono sordi -, – I miei fanno parte del coro della Berliner Philharmoniker e devono esercitarsi -, – COME SCUSI? NON LA SENTO! – non so più come fare!
A questo punto Gianlamberto esprime un desiderio, un bisogno profondo, un’esigenza fondamentale, una voglia irrefrenabile, una fantasia indomabile, e non è un nuovo dizionario dei sinonimi e contrari:

Rapanello[è il modo per dire “cavolo!” usato a Borgo Meriggio, N.d.A.]! Ora dovrei essere a scuola a dirigere l’occupazione, ed invece sono chiuso in casa con questi vecchi! Cosa ne capiscono loro di libera partecipazione! Di democrazia! Questa famiglia si basa sulla dittatura capitalista, indove colui che ha maggiore potere d’acquisto decide le sorti del nucleo familiare! Ah.. chissà cosa farebbero Bersani o Renzi o il mitico Bertinotti nella mia situazione…

E con queste ultime parole si chiude la parte conscia del nostro protagonista e si dischiude l’inconscio, dapprima il sonno, poi il buio ed infine il sogno…

– Fine della prima parte –

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