Per Dire…

Nel periodo più caldo delle proteste contro la vituperata “Riforma Fornero”, io -che a quella riforma rimproveravo semmai un’eccessiva timidezza- fui bollato, nel corso di un’accesa discussione, di essere “un nemico del popolo, e come tale sarai trattato”.
Confermo senza imbarazzo: del popolo sono un fiero avversario. Specie di un popolo ormai adagiatosi , col ghignante consenso di demagoghi e populisti, sull’autocommiserazione, sul vittimismo e su una malintesa idea di “uguaglianza” che, tradotta, sarebbe l’auspicio di un livellamento generale della società verso il basso.
Non già dal punto di vista economico (mai trovato uno “di sinistra” che aspirasse a qualcosa di meno di una villa in Costa Smeralda), quanto valoriale e culturale.
Personalmente, all’uguaglianza preferisco la diversità, e sono contrario alla parità di diritti se non ci si intende alla perfezione anche sui doveri. Preferisco, e di gran lunga, che tutti abbiano le stesse possibilità, senza trovarsi ostacolati dal proprio credo religioso, dalla provenienza geografica (fosse pure il comune limitrofo) o dai propri gusti sessuali, sempre che il tutto resti nell’ambito della legalità. Penso che chi guadagna onestamente ha il diritto di fare la bella vita. Se ce la fanno buon per loro; se non riescono a sfondare, prendano atto del loro fallimento e si tolgano di torno come meglio credono.
Non mi importa nulla del posto di lavoro fisso; preferisco quello sicuro.
Sono un convinto sostenitore del capitalismo e del liberismo, e penso che nulla abbia a che vedere con le degenerazioni speculative che ci hanno condotto dove siamo.
Non ho niente in contrario alle manifestazioni pubbliche di dissenso, ma quando la cosa degenera sono per una ferma repressione dei facinorosi (quindi sì, anche per la cementificazione di chi protesta in Val di Susa).
Esigo che nel paese ci siano ordine, giustizia e disciplina; non credo alla funzione rieducativa del carcere, sono un convinto sostenitore della pena di morte o, nel migliore dei casi, del recupero a scopi scientifici dei peggiori detenuti.
Odio, infatti, la sperimentazione sugli animali, pur essendo ghiotto di grigliate e salumi. Meglio provare un nuovo vaccino su un pedofilo, o su un mafioso, che su un coniglietto.
Tutto questo fa di me, pare, un nemico del popolo. Uno “di destra”. Un fascista. E’ probabile.
A riprova, posso aggiungere che considero il PD il maggior fallimento della storia politica italiana, una banda di inconcludenti capace solo, ogni volta che si trova ad un passo dal traguardo, di buttare tutto alle ortiche e restituire il Paese agli avversari.
Per non parlare di valori che, come detto, considero anacronistici e fuori dalla realtà, superati solo dalle istanze di Vendola e di qualche altro partitello rimasto ai cavalli che si abbeverano in Piazza San Pietro.
Quindi, a quanto pare, sono di destra. E, in un paese normale, voterei un partito di destra.
Ma un paese dove quasi diciotto milioni di elettori si fanno abbindolare da un comico e da un guitto (spesso indistinguibili) non può, per definizione, essere “normale”.
E di sprecare il mio voto con formazioni politiche vicine ai miei ideali, ma macchiettistiche nella forma e nel modo di porsi, mi pare peggio che inutile.
Quindi, che fare?
Le ipotesi sono due: o ci si affida ciecamente all’ideologia, vomitando poi insulti sugli avversari vittoriosi, o ci si mette al tavolino col cuore in pace, iniziando a ragionare negli unici termini validi in un contesto politico, ovvero: cos’è meglio per il Paese nel quale, pur disprezzandolo, sono costretto a vivere?
E fa male rendersi conto che, in definitiva, quel “meglio” è incarnato proprio da quella scombinata banda d’incapaci che ha ben pensato, in mancanza di meglio, di affossare il proprio segretario durante l’elezione del Presidente della Repubblica.
Fa addirittura schifo, ma è inevitabile.
Perché tra dei delinquenti dichiarati e degli incapaci relativamente onesti (e senza dimenticare che i partiti non sono entità monolitiche, ma unioni di persone nelle quali si trovano a convivere buoni, brutti e cattivi) è sempre preferibile sostenere questi ultimi.
Qundi sì, sarò anche un “nemico del popolo” e forse, dopo queste righe, anche di qualche caprone.
Ma con la ragione, proprio, non mi riesce di litigarci nemmeno per un secondo.
E siccome è con lei e con la sua segretaria, cioè la mia coscienza, che devo convivere, va bene così.
Alla faccia del popolo.

Dedicato a tutti coloro che “siete tutti piddini”. Ma anche no.

Edit: altra cosa su cui mi trovo in disaccordo, e fa di me un ipotetico destrorso, è la considerazione che l’unico modo per cambiare in meglio il Paese è una seria e drastica riduzione del diritto di voto, riservandolo solo a chi sa, anche solo per sommi capi, cosa sta recandosi a fare. Che di gente che “boh, ho messo una croce dove capita, tanto per noi poveracci non cambia un cazzo, quelli rubano tutti” (come se “quelli” apparissero sugli scranni parlamentari provenienti da chissà quale mondo alieno) ne ho piene le tasche. Ma guai a mettersi contro il “popolo sovrano”.

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