Grillo e Renzi alle consultazioni

Finalmente l’aspirante duce Grillo getta la maschera, anche se questa maschera è sempre stata trasparente, come già abbiamo scritto.
La consultazione in streaming ha avuto il vantaggio di testimoniare l’incontro in cui finalmente l’aspirante duce si mostra per quello che è e cancella ogni possibile residuo dubbio sulla sua identità.

E’ un incontro che viene inizialmente impostato da Renzi in maniera civile e concreta, parlando di programmi, mettendo bene in chiaro di non voler fare accordi fin dall’inizio.
Renzi inizia esponendo il suo programma di governo e il suo contegno è serio e istituzionale, ma viene immediatamente interrotto da Grillo.
Nonostante la civile protesta di Renzi, Grillo alza il tono di voce e prende forzatamente la parola. Quando Renzi propone, con tono paternale come parlasse con un bambino capriccioso, di “fare un po’ per uno”, Grillo risponde “no” in maniera ferma e decisa.

Presa la parola, Grillo dice chiaramente che “non è venuto a parlare di programmi”. Per un soggetto politico che ha sempre ripetuto il mantra de “il nostro programma, scaricatelo e leggetelo”, “noi votiamo i contenuti”, e simili, questa è un’ammissione rivelatrice.
Inanellati slogan e bufale ormai famose in ambiente grillino (pannelli solari, 42 milioni, etc.), Grillo ci dice il perchè non gli importa di parlare di programmi con Renzi: perchè quest’ultimo non è credibile.

Non è credibile “non perchè è lui, ma per quello che rappresenta”. E che cosa rappresenta? I soliti ritornelli grillini, ovvero banche e poteri forti. Renzi è “giovane ma vecchio”, eccetera. Soliti slogan e luoghi comuni che siamo abituati a sentire fino alla nausea, solitamente propinatici sui social network e nei commenti dei giornali da sgrammaticati squadristi da tastiera.

Molto divertente il momento in cui Grillo parla di “raccolta differenziata”. Delrio ricorda a Grillo che a Firenze la si fa eccome e si è arrivati (se non sbaglio a sentire) al 60% circa.
Qual è la risposta di Grillo? Un sarcastico e disinteressato “bravi”, per poi fare benaltrismo cambiando discorso e dicendo “e allora fate i sindaci, siete stati votati per fare i sindaci, fate i sindaci”.
Penso sia il caso di spendere due parole sul tema: innanzitutto è chiaro che Grillo è stato battuto in contenuti, in questo scambio, in quanto Renzi ha ottenuto gli obiettivi di cui Grillo parla, nonostante gli desse dell’inaffidabile.
Per quanto riguarda la questione sindaci, è tutto molto semplice: il sindaco è il vertice di un’organizzazione, quindi se pure il sindaco venisse a mancare (che sia eletto altrove o perfino morisse), c’è un partito alle spalle che lo può sostituire. Il cittadino accorto e maturo dovrebbe votare non solo la persona, o addirittura solo “la faccia”, ma dovrebbe votare anche l’organizzazione che c’è dietro.
Nella politica non c’è nulla di male nel venire eletti altrove, specialmente se eletti a livello nazionale: Renzi è stato eletto dai cittadini di Firenze, e poi è stato eletto dai cittadini di tutta Italia.
Siccome l’Italia è molto più grande di Firenze, di cui quest’ultima è solo una piccola parte, rifiutare l’elezione a livello nazionale significa tradire molti più elettori.
Inoltre, gli elettori della città già apprezzano il sindaco che hanno votato, quindi non avranno molti problemi a lasciare che venga promosso a livelli maggiori, per poter operare su ancora più larga scala.
In sostanza, non c’è tradimento nello smettere di fare il sindaco e c’è invece il rispetto della volontà popolare tanto cara, a parola, a Grillo.
E quindi le argomentazioni di quest’ultimo sulla vicenda solo nulle.

E’ importante notare come Grillo per tutto il discorso utilizzi tristemente la tattica dialettica dello “strawman” (uomo di paglia), portata all’estremo. Questa tattica consiste nel distorcere le argomentazioni dell’avversario di modo da attaccarle più facilmente: si costruisce cioè un “fantoccio di paglia” del proprio avversario da poter colpire facilmente.
Ci sono diversi gradi di distorsione che si possono usare, ma in questo caso Grillo porta questa tattica all’estremo: si inventa direttamente ciò che pensa Renzi.
Per tutto il discorso Grillo non fa parlare Renzi, e invece gli dice “tu vuoi svendere, tu vuoi fare la TAV, …” e ferma ogni volta i tentativi di Renzi di spiegare le sue posizioni.
La democrazia è fatta di dialogo e di confronto, ma qui Grillo lo impedisce attivamente e lo dice chiaramente.

Per motivare questo comportamento, arriva a pronunciare una delle confessioni che aspettavamo: “io non sono democratico con voi”.
Esatto, è proprio questo il punto. Micidiale la replica di Renzi “non lo sei mai stato”.

Come direbbe Grillo, questa confessione “è meravigliosa”: in una sola frase si mette a verbale l’antitesi alla democrazia, la dittatura che avanza, il dittatore prepotente che zittisce tutti gli altri, che delirante parla da solo inventandosi le cose, che mente e spaccia bufale, che regna sul deserto delle idee.

Ed è questo il Movimento 5 Stelle: un movimento creato per portare al potere un dittatore che vuole regnare su delle rovine.

Alla faccia di chi una volta diceva che “Grillo non ha cariche, è solo il megafono”. Ve li ricordate?

Beh, se non vi ricordate i “vecchi tempi” ci pensa Grillo a rinfrescarveli perchè, finita la consultazione, lo show è solo a metà.

Lo stesso atteggiamento prepotente e prevaricatore viene utilizzato anche coi giornalisti, rei di non esaltare a sufficienza le mirabolanti qualità del Movimento, e causa quindi della scarsa libertà di informazione in Italia.

Ad un certo punto della conferenza stampa Grillo dice “io non ho cariche, sono qui e non ho cariche”.
Ecco, appunto.
Se non ha cariche, perchè è lì? Perchè ha parlato solo lui? A che titolo?
La risposta è ovvia: è lì in qualità di guida del movimento di sua proprietà. Una volta “guida” si diceva “duce”, perchè l’Italiano aulico faceva presa sul popolo. Oggi fanno presa i “vaffanculo”, quindi il lessico è più semplice, ma il concetto è sempre lo stesso.

In una pausa tra bufale e slogan di rito, arriva la domanda della giornalista di La7: “signor Grillo, se verranno presentate leggi esattamente copiate dal programma del Movimento 5 Stelle, le votereste?”.

E la risposta di Grillo è la logica continuazione di ciò che ha detto a Renzi: “non è un problema di programma, ma di chi dice di volerlo fare. Prendo accordi con queste persone che privatizzano, vendono l’Enel…? Avete ragione, siamo scemi”.
A parte lo sviare il discorso finale, che non è ovviamente un’argomentazione logica, questa affermazione è molto interessante.
Ovvero, mentre il Movimento quando fa comodo ci dice che “non importa chi presenta le leggi, se sono buone le votiamo”, ora Grillo ci dice che “non importa se le leggi sono buone, importa chi le presenta”.
Uniamo questa affermazione alla dottrina grillina secondo la quale gli unici buoni sono quelli del Movimento, e otteniamo che le leggi verranno votate favorevolmente solo se presentate dal Movimento stesso (e magari non importa nemmeno se sono buone o cattive).
E’ il principio secondo le quali operano le dittature: solo noi possiamo fare le leggi, solo noi diciamo la verità, solo noi possiamo parlare, solo noi possiamo governare. Tutti gli altri, zitti.

Il discorso sui frigoriferi è una piccola perla che ci fa capire quanto Grillo sia ignorante.
Grillo ci dice che una volta i frigoriferi costavano tre volte tanto, mentre i lavoratori costavano tre volte meno; ora invece i frigoriferi costano tre volte meno, i lavoratori costano tre volte di più. Il motivo? “La macchina lavora in nero, il lavoratore lavora tassato”.
Il fatto che la tecnologia sia migliorata negli ultimi cinquant’anni e questo abbassi il prezzo delle macchine più semplici, come appunto i frigoriferi, non lo sfiora nemmeno.
Il fatto che le condizioni di vita siano migliorate negli ultimi cinquant’anni e questo aumenti il fabbisogno di reddito di un lavoratore non lo sfiora nemmeno.

Insomma, ignoranza manifesta e prevaricazione da parte di un dittatore in erba che ammette di esserlo.

Ecco una persona che non è democratica e ce lo dice.
Ecco una persona che ci parla di coerenza e poi ci dice “nel nostro Movimento abbiamo un concetto che non conoscete, la democrazia”
Ecco una persona che zittisce chi cerca di spiegare le proprie idee e risponde sgarbatamente e sarcasticamente a chi fa domande sgradite.

Ecco il Semplice Megafono del Movimento 5 Stelle.

Ecco il nuovo Duce.

PS: ecco le dichiarazioni di Renzi a fine consultazione, in cui commenta anche l’incontro con Grillo.

PPS: l’ho notato che Grillo ha detto “voglio una dittatura sobria” e si è poi fermato qualche secondo. Scommetterei qualunque cosa che era serio e ha poi coperto come poteva la sua confessione.
Le analisi però si fanno sui contenuti e sulla logica solida, non sulle impressioni, quindi questa frase ha poco valore ai fini dell’analisi in sè.

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