Uscire dall’Euro

Prendiamo il toro per le corna e parliamo dell’argomento principale di questa campagna elettorale per le europee: l’euro.

Grillo ha sempre cercato di mantenere un ruolo ambiguo, o ambivalente, sulla questione euro ma è perfettamente consapevole che, nel caso si facesse un referendum sull’euro, i cittadini italiani voterebbero per uscirne dato che sono più di 10 anni che la propaganda di destra, prima della Lega, poi del PDL quindi di Grillo, e ultimamente di Forza Italia ci sta ripetendo incessantemente che l’euro e la Germania sono la radice dei nostri problemi economici.

Perché continuano a ripeterci che il problema è l’euro? Perché è un ottimo capro espiatorio che permette di spostare l’attenzione dai reali problemi del nostro sistema economico quali l’alta tassazione dovuta agli alti interessi sul debito, la scarsa competitività a livello internazionale delle nostre piccole/medie imprese, i problemi logistici del paese, il gap tecnologico, la bassa qualità dei prodotti rispetto ai concorrenti Made in EU…

Ma cominciamo a sentire cosa hanno da dire i monetaristi

Uscire dall’euro è semplice

Lo avete sentito anche voi giusto? Per Borghi uscire dall’euro è semplice quanto entrarci… no. Non è proprio la stessa cosa. Lasciamo perdere l’aspetto normativo, le leggi da abrogare, i trattati da rescindere e il nostro status successivo all’uscita dall’euro nel mercato comune e nel WTO, concentriamoci sulle cose semplici, ovvero quello che farei io se domani volessimo uscire dall’euro.

Entrare e uscire dall’euro è la stessa cosa

Sbagliato: quando siamo entrati nell’euro sul nostro conto in banca e nelle nostre tasche c’era una valuta che ha cessato di avere valore. Se domani passassimo dall’euro alla “pizza di fango” l’euro continuerà ad esistere e gli euro che ho in questo momento in tasca, sotto il materasso o in cassaforte, continueranno ad avere valore. Se quindi avessi anche solo il sospetto che a mezzanotte il mio conto in banca si trasformerà dalla carrozza dell’euro alla zucca della nuova (s)valuta italiana allora potete stare ben sicuri che su quel conto ci sarà scritto ZERO perché i miei soldi saranno già in un conto tedesco o in contanti in qualche posto sicuro.

Svalutation

Perché lo abbiamo sentito tutti no? L’unico motivo per cui vogliamo la sovranità monetaria è poter stampare così tanta moneta da tappezzarci le pareti.

Vi ricordate i bei tempi della lira? No? Ve li ricordo io:
Ecco, per tutti i paninari nostalgici, la tabella dell’inflazione tra il ’73 e l’83

  • 1973 13,20%
  • 1974 24,10%
  • 1975 11,00%
  • 1976 20,90%
  • 1977 13,50%
  • 1978 12,60%
  • 1979 20,60%
  • 1980 18,30%
  • 1981 17,60%
  • 1982 16,20%
  • 1983 12,30%

Ho scelto il caso peggiore, certo, ma se questo è il tipo di inflazione che ci permette di esportare prepariamoci a pagare un iPhone il doppio, prepariamoci a dire addio al nostro conto in banca, prepariamoci ad un tasso di interesse di usura…

Ma non faremmo prima con una patrimoniale?

Se l’effetto che si vuole avere è abbassare il debito senza aumentare le imposte che possono deprimere l’economia ma colpendo solo i risparmiatori non facciamo prima a fare una bella patrimoniale? Prendetemi anche il 10% (parlo per assurdo sia chiaro) di quello che ho in banca (ladri!) ma non fatemi perdere il 20% di valore di acquisto nel giro di 12 mesi.

La moneta secondo la scuola austriaca

Secondo la Scuola Austriaca una moneta non dovrebbe essere nulla di più se non un pratico strumento per due funzioni, scambiarsi beni e servizi e accumulare il capitale. Entrambe queste funzioni non possono essere realizzate con il baratto perché

  1. Non è detto che la domanda e l’offerta di beni specifici si incontrino
  2. Non tutti i beni sono poco deperibili come la moneta

(per più informazioni vi rimando a questa serie di articoli del Conte)

Se prendiamo una moneta che si svaluta rapidamente però vediamo che la seconda funzione non viene espletata e quindi è normale vedere come i liquidi vengano convertiti in beni di rifugio quali oro, case, titoli.

Se la moneta invece rimane relativamente stabile possiamo anche tenerla in forma liquida senza grossi problemi in modo da potere spenderla o investirla senza doverla trasformare.

Questi Austriaci propongono la tesi della neutralità della moneta: ovvero che per quanto tu possa trastullarti con il tasso di cambio della moneta non riuscirai mai a far variare, come conseguenza delle tue azioni, i valori dell’economia reale quali il PIL, i consumi o il tasso di occupazione.

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: quindi quando vario la moneta magari riesco ad ottenere qualche piccola variazione temporanea, ma su un periodo lungo questa variazione viene assorbita e gli effetti macroeconomici diventano trascurabili.

A mio parere questa teoria è sufficientemente realistica, ed è ancora più vera nel mercato globale che obbliga a reagire alle fluttuazioni della moneta con più rapidità: ovvero non siamo più sufficientemente autarchici da poterci permettere di consumare internamente gran parte dei nostri soldi dato che internamente non produciamo quasi nulla di quello che consumiamo, soprattutto se guardiamo le materie prime di quello che consumiamo, e quindi ad una svalutazione corrisponderebbe un immediato e rapido aumento dei prezzi.

Il problema non è la batteria scarica

Le manovre sul valore della moneta possono essere l’impulso elettrico per far partire un’auto con una batteria scarica, ma se l’alternatore è rotto la macchina si fermerà nuovamente dopo poca strada; allo stesso modo se l’economia non funziona per tutte le ragioni che ho elencato all’inizio del post è inutile cercare di farla ripartire con i cavetti.

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Volevo aggiungere ancora qualche riga per spiegare meglio il concetto di neutralità della moneta che potrebbe essere lungamente dibattuto. Partiamo con gli esempi in cui la moneta non è neutrale.

La moneta non è neutrale quando è legata ad un metallo prezioso: come ci insegna l’esempio Spagnolo se la moneta è legata ad un metallo come l’argento e ad un certo punto si scopre una montagna di argento allora lo stato può avere seri problemi a controllare la situazione.

Il caso di Weimar invece non è tanto un fallimento dovuto all’iperinflazione quanto il tentativo di uscire da un debito usando la leva monetaria: come ha dimostrato la storia non si esce dal debito con la leva monetaria ma anzi si entra in una spirale peggiore.

Quando l’italia svalutando produceva ed esportava non era tanto dovuto all’inflazione, quanto ai salari bassi rispetto agli altri paesi, proprio come ora può succedere con la Turchia. Inoltre ricordiamoci che durante gli anni del boom ricevevamo grandi somme dagli americani, l’acciaio era sostanzialmente “di stato” e quindi sottocosto (e abbiamo visto che fine hanno fatto le acciaierie), e che poi questo “miracolo economico” è avvenuto prevalente al nord con conseguente movimento migratorio da sud a nord e salari bassi dovuti anche a tutta questa manodopera. Oltre a questo naturalmente c’è il debito. Quindi come potete vedere anche la moneta debole di quel periodo non ha risolto nulla dato che dopo si è pagato tutto con gli interessi.

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