I Belli Addormentati Col Fosco

C’era una volta un pianeta la cui economia, per diverse e complesse cause, era in grave crisi.
Da diversi anni le Officine versavano in condizioni disperate; molte chiudevano, altre cercavano di lottare con le unghie e con i denti per non soccombere.
Non per tutti, però, i tempi erano grami; in una Fucina, sita nella rinomata Padania Di Mezzo, andava tutto bene.
Almeno, questo era ciò che sostenevano i Saggi che, tramite regolare votazione per acclamazione, avevano ricevuto l’oneroso compito di rappresentare le Maestranze della casta dei Forgiatori di Metalli.
Quando uno di costoro, sparuto e titubante, s’accostava per chieder loro lumi sulla situazione, i Saggi elargivano un grande sorriso, una pacca sulle spalle e l’esortazione a non preoccuparsi: “va tutto bene”. E la lieta novella, subito, veniva portata al resto dei Forgiatori.
In realtà, non tutti erano convinti delle rassicurazioni dei Saggi.
Ma solo uno diceva apertamente che, secondo lui, le cose non andavano affatto bene.
Era costui un individuo di età ancora relativamente giovane, ma assai introverso ed accigliato; di lui si diceva che adorasse l’Oscuro, giacchè disprezzava tutti gli altri dei tanto cari ai Forgiatori; c’era chi giurava di averlo sentito parlare male degli spettacoli più amati dalla comunità.
Era inoltre guardato con sospetto perchè parlava un linguaggio diverso da quello degli altri Forgiatori, e vestiva sempre di nero. Per tutti questi, ed altri motivi, era conosciuto come il Fosco.
-Molti colleghi sono posti sovente in Cassa, le commesse di lavoro vengono destinate altrove, si parla da diversi mesi di una riduzione del personale, insomma, la realtà è sotto gli occhi di tutti, come possono i Saggi dire che va tutto bene?-, protestava il Fosco, venendo immediatamente zittito: chi si credeva di essere, lui, per contraddire i Saggi?
Gli unici che potevano dialogare con le entità semidivine, sconosciute ed inavvicinabili dai comuni Forgiatori, note come Padroni?
-E poi, anche se i Saggi sbagliassero, sono i nostri rappresentanti, quelli che portano la nostra voce ai Padroni… quindi dobbiamo sostenerli sempre e comunque, non attaccarli!-, veniva rimproverato a muso duro.
-Quindi se ti dicono di darti fuoco per protesta tu che fai, obbedisci?-, ribatteva beffardo il Fosco, venendo abbandonato tra mugugni e scuotimenti di testa, ma senza ricevere una vera risposta.
Intanto, i giorni diventavano mesi, e tutto continuava ad andare bene. Più o meno.
Saltuariamente, infatti, coloro che da realtà remote coordinavano le attività dei Saggi disseminati per il Paese organizzavano delle grandi Sollevazioni di Maestranze, facendole sfilare per le strade ed occupare le piazze in segno di protesta contro i Padroni che le mettevano in Cassa, portavano il lavoro in luoghi sconosciuti dove si favoleggiava costasse meno e dovevano, perciò, licenziare le Maestranze delle Officine vigilate dai Saggi.
A queste Sollevazioni partecipavano, ovviamente, anche i colleghi del Fosco, ma non lui.
-Ma davvero pensate che si possano risolvere questioni così serie sollevandosi, una volta ogni tanto, le ultime quattro ore dell’Ultimdì? Non può essere questa la soluzione, è ovviamente una dimostrazione fine a se stessa!-, diceva.
Ma le sue motivazioni si perdevano in un mare di insulti.
-Fascista! Nemico del proletariato! Il giorno che sarai lasciato a casa da questi infami Padroni che difendi, non ti aspettare che ci solleveremo per te!-.
Ed altre stronzate del genere invettive più o meno ripetibili, che generavano, non di rado, nuove dicerie sul conto del Fosco.
-L’ho visto, aveva in mano uno di quegli aggeggi, con le pagine e le parole dentro… davanti c’era scritto “uomini che odiano le donne”. Chi è che odia le donne, se non i gheìe? Se va in giro con una cosa del genere, deve essere gheìe per forza!-
Tutti annuivano, colmi d’ispavento, e tendevano sempre più ad isolarlo, maledirlo e sbeffeggiarlo.
Egli però non se ne preoccupava, continuava a difendere le proprie idee senza paura di esporle, ridendo delle chiacchiere che giravano sul suo conto e dei dispetti di cui era bersaglio.
Intanto, i mesi diventavano anni, ed un bel giorno, giunto alla Fucina poco prima dell’inizio del turno postmeridiano, il Fosco fu accolto da una palpabile agitazione.
-Che succede?-, chiese.
-I Saggi hanno detto che dobbiamo sollevarci contro i Padroni, perchè vogliono lasciare a casa alcuni di noi!!!-, gli fu risposto.
-Ma come, non andava tutto bene? Comunque… da dove arriva questa novità, che poi tale non è?-
-I Padroni hanno consegnato ai Saggi il Progetto Per Il Perfezionamento Del Prodotto!-, rispose qualcuno, la voce spezzata dai singhiozzi.
-Ah… E i Saggi ve l’han mostrato?-
-Sì, l’hanno agitato durante l’Udienza, e non va bene!-
-Perchè?-
-Perchè cosa?-, ribattè l’altro, guardando il Fosco senza capire.
-Perchè avete deciso che non va bene? Mancano le garanzie per chi verrà lasciato a casa? O per chi rimarrà qui? O…-
-Non lo so, i Saggi mica ce l’hanno letto.-
Il Fosco inarcò un sopracciglio. -E allora come lo sai che non va bene?-
-L’han detto i Saggi. E domani faremo una grande Sollevazione contro i Padroni, perchè non devono licenziare nessuno di noi!-
-Io, prima di fare qualunque cosa, voglio vedere il Progetto. Di sollevarmi così, solo perchè lo dicono i Saggi senza spiegarlo, non ci penso nemmeno.-, replicò il Fosco.
-Fascista! Nemico del proletariato! E se tra le persone lasciate a casa ci fossi anche tu?-.
-E se non ci fossi? E se domani mattina vinco un miliardo al TentaLaSorte? E se tra dieci minuti ho un incidente mortale? E se mi morde un ragno magico e ne acquisisco i poteri? Coi “se” possiamo andare avanti una vita…-
Naturalmente, si andò avanti per molto meno, giacchè più nessuno voleva avere a che fare con lui un secondo di più.
Arrivò dunque il giorno fatidico; puntuale, il Fosco si presentò alla Fucina per il turno del pomeriggio.
S’aspettava di essere circondato e dileggiato dai colleghi ancora infervorati, ma trovò invece un clima strano, indefinibile.
-Allora, com’è andata la Sollevazione?-, egli chiese ad un collega del turno precedente.
-Beh, siamo usciti tutti…-, rispose quello, evasivo.
-Oh! E dimmi, vi siete fatti sentire al presidio davanti al Santuario, dove Saggi e Padroni solitamente vanno a trattare?-
-Ecco… diciamo che…-
-Ma ci siete andati davanti al Santuario, così com’era stato programmato da Saggi?-, domandò il Fosco, insospettito da quelle titubanze.
-Certo!-, ribattè piccato l’altro, mormorando poi qualcosa a voce tanto bassa che il Fosco non l’intese.
-Puoi ripetere? Non ho sentito…-
-Sono andati una settantina, fuori dal Santuario. Alla fine. All’inizio erano una decina scarsa, ma poi, quando i Saggi hanno promesso cibo e libagioni per tutti i partecipanti…-
Senza scomporsi, il Fosco chiese: -Ah. Capisco. Però al presidio qui davanti alla Fucina la partecipazione sarà stata massiccia e compatta…-
-Assolutamente-, annuì il collega, -abbiam fatto un picchetto inesorabile ed impedito agli Emissari dei Padroni di entrare.-
-Li avete tenuti tutti fuori?-
-Sì, non è stato difficile, eran proprio tre o quattro e noi almeno una ventina…-
-Addirittura la maggior parte di loro non ha avuto nemmeno il coraggio di presentarsi!-, esclamò sbalordito il Fosco, tutto sommato compiaciuto da quella prova di forza; poteva non condividerle, ma apprezzava chi lottava con forza e coerenza per le proprie idee.
-Più che altro, la maggior parte di loro è entrata prima che iniziasse il picchetto…-, precisò il collega a denti stretti.
-Ah…-
-…e dopo che i Saggi sono partiti per andare al Santuario, insieme ai sollevanti a cui distribuivano ambrosia e pane elfico imbottito, il presidio davanti alla Fucina si è scaglionato in più zone.-
-Uno stratagemma per diffondere la protesta, farla conoscere ad altri, sensibilizzarli…-
-Non proprio… E’ che qualcuno aveva sonno, qualcuno doveva andare ai Grandi Mercati Coperti , qualcuno voleva tentare la sorte coi dadi…-
Il Fosco riflettè. -Quindi, ricapitolando; alla fine chi è andato al Santuario l’ha fatto solo perchè c’era da gozzovigliare a spese dei Saggi?-
-Più o meno.-
-Mentre gli altri, rimasti qui, in realtà se ne sono andati a farsi i fatti loro…-
-Praticamente.-
-E la cosa era nata per difendere i nostri posti in Fucina, perchè stando al Progetto (che nessuno ha mai visto) siamo tutti a rischio di essere lasciati a casa.-
-Sì.-
-Mi sembra un modo curioso di difendere il primo dei Sacri Princìpi tanto caro ai Saggi-,osservò il Fosco.
-Infatti non so se parteciperò alle prossime Sollevazioni… Dopotutto, non avevi tutti i torti, quando dicevi che i più ci aderiscono perchè gli fa comodo qualche ora libera.-, ammise il collega.
-Ecco, ora mi accuseranno anche di corrompere le vostre anime innocenti.-, rise il Fosco.
Andò alla propria nicchia , infilò guanti e grembiule (che qualche buontempone aveva imbrattato di grasso di troll) e, quando il corno suonò l’inizio del suo turno, cominciò a lavorare, un sorriso a fior di labbra.
Ma quanto amaro fosse, solo lui poteva saperlo.

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