È fatto.

Dopo un estenuante esorcismo finalmente ce l’abbiamo fatta, l’Italia è libera.

Bersani ha dovuto subire le uscite di una spocchiosissima Lombardi che non coglie la differenza fra Ballarò ed un incontro decisivo per la formazione di un governo, ha dovuto mandar giù un insopportabile Crimi col suo “vorrei ma non posso parlare”… ed ha dovuto subire settimane di attacchi, spesso personali, tesi solo a farlo desistere.

Bersani ha visto la sua opportunità, l’unica della sua vita di diventare Presidente del Consiglio, bruciare a causa di due bambini capricciosi nel corpo di due adulti… ha visto la speranza di cambiamento di milioni d’italiani andare in fumo a causa di un demagogo populista… eppure è andato avanti.

È stata dura, è stato difficile, ma è stato fatto, e tutto è andato tutto come doveva andare.

 

Dopo l’ennesima (e, a questo punto, ultima) apertura del PD al Movimento 5 Stelle è oramai chiaro a tutti (e parlo degli stessi supporter di quel partito) che l’intero scatolone era solo una specie di enorme lista civetta pensata per fini inconfessabili che, a questo punto, ci potranno svelare solo la magistratura e la tributaria.

Sotto tutte quelle accuse, sotto quel “rinuncia a questo”, “fai quello”, “dacci quell’altro ancora” non c’era niente… non c’era un progetto, non c’era una volontà di fare e non c’era neanche un minimo d’interesse per il bene comune, solo un comico ossessionato dal suo ego ed un pubblicitario che viene da Forza Italia… il tutto contornato da uno zoccolo duro (che ancora esiste e resiste) di “no tutto” e da tanti poveri disgraziati che avevano pensato che il movimento fosse una ventata d’aria nuova, mentre s’è dimostrato essere la puzza delle scarpe da tennis di Grillo.

La democrazia diretta ? Una bugia.

Uno vale uno ? Una presa per i fondelli.

La responsabilità ? Solo spot per gonzi.

Quello che doveva essere qualcosa di nuovo, quello che ha preso milioni di voti perché prometteva d’essere qualcosa di nuovo era solo un enorme tubo tucker, usato da anni per infilare l’abilissimo Casaleggio e lo sboccatissimo Grillo nelle pubbliche amministrazioni, per conquistare potere, per poter mettere gli uomini “giusti” dove serve.

È servito in Piemonte dove Bono e Biolé hanno brillato per la loro unica dote : essere riusciti, coi loro voti, a mandare a casa il centrosinistra e dare la regione a Cota… è servito in Lombardia, dove grazie alla lista civetta la regione è rimasta saldamente in mano al centrodestra… è servito. Sì, ma a chi ?

 

In questo che è uno dei momenti più tristi di questa democrazia, quello in cui, seriamente, rischiamo di vedere bruciare anni di lavoro, di speranze, di compromessi e di lacrime e sangue sono più le domande che le certezze.

 

Grillo per l’ennesima volta ha tirato in ballo temi e proposte che servono solo ad alzare il livello dello scontro, è riuscito nuovamente ad imporre la linea del “non se ne fa nulla, noi siamo oltre” rilanciando proposte impossibili nell’ormai vano tentativo di spostare avanti la bandierina, di farsi ragione partendo dal torto. (ieri il rilancio era abolire l’odiata IRAP, una tassa di 40 miliardi e passa che mantiene solvente il servizio sanitario nazionale, usando eventuali soldi risparmiati dai “privilegi” della politica che, considerando tutti gli oneri di rappresentanza insieme, ne costa 2)

Non poteva mancare l’ennesimo attacco alla casta (dei giornalisti questa volta), il tutto mentre i suoi più fedeli sottoposti sono andati a comunicare a loro indisponibilità a fare qualcosa per il bene del paese a Napolitano (che comunque aveva già sentito Grillo per telefono, perché lui non si candida, ma ha il numero di telefono del Presidente della Repubblica in rubrica).

Va bene, ci starebbe pure, il problema è oltre… il problema sono quei due soggettoni di Lombardi e Crimi che continuano (con sprezzo del ridicolo) a dire “non abbiamo fatto nomi, l’incarico si dia al programma M5S e la squadra ce la faremo noi” (il tutto mentre, in separata sede, Grillo continua a straparlare di un governo di grandi professionisti… e non ne nomina manco mezzo) continuando a fingere di non sapere (perché la prima volta puoi non saperlo, la seconda semplicemente stai prendendo in giro) che Napolitano l’incarico lo deve dare ad una persona, non ad un programma, non ad un partito.

Il problema è che nessuno ha sentito nessuno, Grillo e Casaleggio hanno deciso da soli; quello che doveva essere il movimento che avrebbe aperto il parlamento come un apriscatole è invece un partito autistico, un entità personale assoggettata alla volontà di uno a cui otto milioni di persone hanno accordato (in buona fede) la preferenza.

Inezie… s’è oramai capito che il M5S non vuole governare, il M5S non vuole che a governare siano gli altri, il M5S non vuole fare nulla… preferisce l’immobilismo autoassolutorio che avrebbe dovuto permettere a Grillo di dire “noi siamo rimasti coerenti”… perfetta risposta per chi li ha votati per avere un cambiamento, per dare una smossa all’Italia, per rimettere in gioco tutto.

Hanno provato a dissimulare questo desiderio d’immobilismo fino in fondo, alla fine però Bersani, oramai bruciato nonostante le sue capacità, è riuscito almeno a scoprire il loro gioco ed ad esporli per quel che sono.

 

Berlusconi avanza, i sondaggi lo danno come primo partito e Grillo tutto sommato se la ride perché sta avendo il suo quarto d’ora di celebrità… ed il resto ?

 

Siamo nelle mani di Napolitano, speriamo di salvarci dal baratro… ma una cosa è chiara : chi ha votato il movimento di protesta si è risvegliato pentito della preferenza accordata.

Se ci sarà un secondo Tsunami Tour è meglio che Grillo lo faccia in incognito, col piumino moncler, per il suo stesso bene.

 

PS : La tristezza fatta intervista…

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