UEFA Grillo League

Conclusasi una domenica di serie A, iniziamo questo discorso parlando di calcio: io sono un tifoso. Non sono “simpatizzante” di una certa squadra, sono proprio un tifoso: spero che la mia squadra vinca, mostrando forza e capacità. Non ho nessun dovere di obiettività (se no non sarei un tifoso), ma esercito il buonsenso. Se sono uno juventino, posso lamentarmi per il rigore inesistente che ha permesso al Milan di battere la Juventus, gridare allo scandalo, eccetera. Poi però interviene il buonsenso: errare è umano, ci sono stati errori a favore ed errori contro, così va la vita. Se sono un interista, posso lamentarmi e arrabbiarmi per un rigore negato, ma a mente fredda capirò che gli errori presto o tardi si equivalgono.
PS: queste parole servono da esempio, vorrei evitare discussioni calcistiche su questo blog!

L’accusa di tifoseria è ribadita molto spesso da grillini e populisti in generale. Alcuni, dandosi un’aria di superiorità, accusano chiunque di “tifoseria”, equiparando ragione e torto. L’esempio migliore di vera “tifoseria” politica (che, diversamente da quella sportiva, è sempre dannosa) è data, a mio avviso, dalle osservazioni politiche di Antonio Ingroia e dalle sparate di Beppe Grillo. Per due motivi:
1) L’incapacità di ammettere quando il proprio beniamino dice o fa qualcosa di sbagliato. Persino i leghisti sono soliti dire “è vero, Bossi ha detto delle cazzate, però…”.
2) La differenza di valutazione rispetto alle azioni.

La prima delle due è evidente soprattutto nel caso di Grillo: non c’è dichiarazione che sia accolta dai suoi adepti senza la massima approvazione. Grillo dice che “la mafia non strangola”? E’ una provocazione, siete voi che non capite e siete pagati dai partiti. Grillo si dimostra un maschilista che nemmeno nel Medioevo? No, è la Salsi che è una velina e vuole mettersi in mostra. Grillo chiede ai dissenzienti di andare fuori dalle palle, con una dichiarazione talmente sfacciatamente autoritaria che neppure Bossi l’avrebbe mai fatta? E’ giusto così, siamo in guerra, eccetera. Qualcuno, come il sottoscritto, prova a fargli notare che un’ammissione di errore non pregiudica, da sola, la bontà di un politico: si può stimare una persona pur avendo opinioni differenti, o ritenendo che questa faccia molti errori. La risposta è: pensa a Bersani e al PD.

La seconda questione è divenuta macroscopica con il caso del magistrato sempre meno magistrato e sempre più politico, e si ricollega alla prima. Io personalmente stimo Ingroia: ha condotto delle giuste battaglie, e per questo il mio giudizio su di lui è positivo, nonostante le sparate anti-Napolitano e la discesa in campo. Ma che quest’ultima sia una castroneria enorme è evidente: la “magistratura politicizzata”, dopo anni in cui la Boccassini e i suoi hanno resistito agli attacchi infami della destra berlusconiana, offre al PDL il migliore assist (non a caso termine sportivo) che questa potesse sperare. E’ un pò come se Bersani, che immagino non abbia mai commesso atti di cannibalismo, si mettesse a mangiare bambini dando ragione alla mitica panzana berlusconiana: un regalo di Natale davvero insperato per la destra. Per i populisti del FQ, la discesa in campo di Ingroia diventa “un diritto di tutti, lui è un cittadino come gli altri”; nei casi peggiori, si ammette candidamente che una cosa è sbagliata se la fanno gli altri ed è giusta se la facciamo noi. Come si chiama questa?

Tifoseria, appunto. E non c’è Juventus che tenga: i campioni d’inverno del doppiopesismo e del qualunquismo, quest’anno, se lo meritano i nostri populisti da tastiera.

(Aggiunta finale: altre similitudini tra gli ultras populisti e gli ultras calcistici: la derisione delle tragedie altrui (da una parte gli striscioni su Superga o sull’Heysel, dall’altra gli auguri di morte a Napolitano e altri) e il clima di emergenza (da una parte l’idea che ci sia un complotto contro la propria squadra serve a ricompattarla, dall’altra il gridare al gombloddoh e all’emergenza fa dimenticare i propri metodi dittatoriali), e si potrebbe andare ancora avanti…)

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