Scandalo!

Le elezioni in Emilia-Romagna (con esito praticamente certo) stanno vedendo in questo periodo un accelerazione preoccupante, dovuta a vicende giudiziarie pregresse.

Vediamo di capirci qualcosa: tempo addietro è scoppiata in tutta Italia la “caccia al ladro” per i rimborsi regionali. Ad aprire il tutto è stata l’indagine in Lazio, ma presto anche altre regioni hanno seguito, e fra queste il Piemonte e l’Emilia-Romagna.

In questo frangente la parte importante è quella relativa all’Emilia-Romagna; la questione nasce da un’indagine nella regione di Errani che coinvolse tantissimi consiglieri regionali e pressocché tutti i gruppi presenti in regione… una tempesta in un bicchier’d’acqua che finì per scomparire presto dai giornali e dalla memoria degli italiani.

Sappiamo oggi che la Corte dei conti nazionale dopo aver valutato le posizioni ha finito per cassare tutto (non è solo Defranceschi del M5S ad essere stato “assolto” dalla Corte dei conti) come sappiamo che la procura allora s’è attivata per occuparsi del versante “penale” della vicenda… ed è quest’ultimo filone quello che sta facendo notizia in questi giorni.

Gli stessi consiglieri regionali finiti sotto i riflettori per il procedimento della Corte dei conti sono ora sotto indagine da parte della procura (anche l’unico consigliere regionale del Movimento 5 Stelle è indagato).

Stranamente i media hanno fatto un gran casino sulla situazione dei due consiglieri regionali che si sono candidati alle primarie del PD, vale a dire Richetti e Bonaccini, ed ovviamente i soliti si sono già buttati strumentalmente sulla questione, resta il fatto che al di là delle ovvie considerazioni di rito sembrerebbe che di sordido non ci sia niente, e l’archiviazione della Corte dei conti non fa che dare peso a questa interpretazione dei fatti.

Vediamo di capirci: le cifre contestate sono ridicole, e non perché mi piaccia sputare sui soldi ma perché nel caso di Richetti si parla di 4.000 euro ed in quello di Bonaccini di 5.500. Non che siano due soldi, ma si riferiscono ad un periodo di 19 mesi, vale a dire circa 200 euro al mese… ora, io non sono esattamente un genio ma non ci vuole molto a capire che una qualsiasi persona (onesta o meno che sia) non rischia di rovinarsi una carriera in politica per 200 euro al mese quando lo stipendio in regione è ben oltre i 5.000, è semplicemente una questione di logica.

Voglio rovinarmi… facciamo finta che ci sia un idiota disposto a rovinarsi la carriera e mettere a rischio la sua posizione (ed il suo stipendio) per 200 euro… sarà uno su mille! Invece qui abbiamo che praticamente mezzo consiglio regionale è chiamato a rispondere delle spese addebitate, non vi sembra che ci sia qualcosa di strano ?

 

In questo momento la foga giacobina ha già iniziato a fomentare una sollevazione popolare contro i due disgraziati (sì, due del PD, gli altri indagati sono bellamente ignorati), il tutto in perfetto stile “inquisizione spagnola” visto che in pratica i due sembrano essere già marchiati con l’infamia della colpevolezza non già per una condanna, non per un rinvio a giudizio ma solo perché la procura (con una tempestività eccezionale, c’è da dirlo) ha deciso d’aprire un indagine.

Ovviamente tutti tacciono dei 22.000 euro (la cifra, se ricordo bene, dovrebbe essere quella) contestati all’unico consigliere regionale in quota Movimento 5 Stelle rimasto (l’altro era Favia) e nessuno ha fatto caso al comportamento addirittura sprezzante di Defranceschi che giusto qualche giorno fa sulla sua pagina facebook si beava d’aver buttato fuori Richetti… e qui bisognerà aprire una parentesi.

 

Torniamo indietro di qualche anno: nel 2010 Matteo Richetti diventa presidente della giunta regionale Emilia-Romagna e fra i vari privilegi che gli spettano c’è l’auto blu per i suoi spostamenti, tutti.

Essendo l’Italia in quel periodo in crisi Richetti rinuncia all’auto blu.

Qualche tempo dopo Richetti deve recarsi a Roma in visita ufficiale al Presidente della Repubblica, in quest’occasione non avendo un auto blu a disposizione decide di noleggiare un mezzo a spese della Regione.

A fargli compagnia per quel viaggio c’è il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Favia (allora non ancora “cacciato” da Grillo per il famoso fuorionda), nonostante questo il consigliere Defranceschi Movimento 5 Stelle decide che Richetti sta in qualche modo rubando i soldi della Regione e presenta un esposto.

 

Chiaro ? Ora, non possiamo sapere se in effetti nei 4.000 euro contestati a Richetti ci siano anche i 1.000 dell’affitto del veicolo, resta però un punto che non si può far passare sotto silenzio, un nuovo modo di fare politica che sembra venire direttamente dalla Sacra inquisizione spagnola : denunciare per rimuovere gli avversari scomodi e godere del credito di averli elimitati.

Il cortocircuito è evidente : tu presenti una denuncia, la procura è costretta ad aprire un indagine e poi fai casino affinché la vittima venga “scaricata” dal suo partito perché “non in regola” (secondo i tuoi canoni) in quanto indagata sulla base di una denuncia che hai presentato tu stesso.

E se per prossime politiche qualcuno del PD presentasse un esposto contro Di Maio ?

 

Lasciamo perdere l’intera questione, la magistratura farà il suo dovere (se avesse iniziato ad occuparsene anche solo 20 giorni prima sarebbe stato meglio per tutti, alla fine la questione “giace” in procura da mesi), i punti rilevanti restano tre : il primo è l’abbrutimento per cui oramai anche solo essere indagati equivale ad essere colpevoli, il secondo è la spasmodica attenzione per il Partito Democratico (ad essere indagati sono i consiglieri regionali di praticamente tutti gli schieramenti) ed il terzo è il fallimento dell’idea del Movimento 5 Stelle secondo i suoi stessi canoni.

 

Ok, qui bisogna entrare nella testa dei grillini per capire dove sta il fallimento: loro hanno sempre detto di mandare avanti gente “onesta” e “pulita” e Defranceschi era proprio questo: una persona onesta e pulita secondo i canoni del Movimento, con tanto di “elezione” da parte della rete a rappresentante della gente (lui e Favia). Passano gli anni e finisce indagato (che nella loro mente corrisponde a “ladro e colluso”) come un qualsiasi consigliere regionale del PD ? Va bene, non lo ricandidano, ma a che serve non ricandidarlo se il prossimo sarà selezionato con gli stessi canoni ? Il consigliere movimentista Bono in Piemonte (già indagato per ragioni simili e poi archiviato) davanti all’avviso di garanzia ebbe a dire che era il caso di rivedere le posizioni sulle questioni di giustizia, ovviamente da allora per il Movimento 5 Stelle non è cambiato nulla.

 

La verità, molto semplice, è che i politici sono spesso soggetti ad indagini (e la cosa è legittima e anche positiva, visto che amministrano la cosa pubblica) e, in questa veste, possono finire sotto inchiesta per una marea di ragioni, spesso anche per errore (non tutte le indagini si concludono con un rinvio a giudizio o con una condanna)… mentre un privato cittadino è già più difficile che finisca sotto l’occhio vigile della magistratura.

Qualcuno diceva che è facile essere onesti quando in tasca si hanno solo i propri soldi; beh, la questione è sostanzialmente questa… Grillo ed i suoi possono presentare un esercito di onesti “coi soldi propri”, questo non assicura assolutamente niente, men che meno che i suddetti continueranno a restare onesti quando avranno modo di spendere i soldi altrui.

Stiamo ben attenti, non dico che Defranceschi o altri siano colpevoli di qualcosa, anzi sono convinto che l’intera faccenda si chiuderà esattamente come s’è chiusa l’indagine della Corte dei conti, però forse è arrivata l’ora di smettere di fare la sacra inquisizione e passare a qualcosa di più sensato del “è incensurato, quindi è onesto”, e questo vale tanto per il Movimento 5 Stelle quanto per quelli che alla prima indagine sono pronti a sparare a palle incatenate sui malcapitati.

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