Riassunto degli ultimi giorni.

Facciamo una rapida disamina degli argomenti delle ultime ore perché sono tanti e tutti di un certo rilievo.

 

Forza Pier!

Il primo è certamente lo stato di salute di Bersani. L’ex segretario del PD è stato ricoverato dopo essersi sentito male; una TAC ha mostrato che c’è qualcosa che non va alla testa, c’è un emorragia interna e per fermarla si rende necessaria una lunga operazione. Pare che il problema fosse localizzato in una zona periferica del cervello e che si sia intervenuti in modo tempestivo per cui Pier Luigi dovrebbe recuperare abbastanza in fretta anche se per ora la prognosi resta riservata.

Attestati di stima sono arrivati da ogni parte con la punta (mia impressione personale) in Brunetta sinceramente commosso per il nemico-amico di sempre; in ospedale anche il sindaco Pizzarotti.

Forza che stavolta l’hai smacchiata bella!

 

Riforma della legge elettorale.

Altro giro, altra notizia. Renzi con la faciloneria che gli è tipica riunisce il PD nella sede del suo comitato elettorale e cerca di dare un po’di vita al partito: da un lato risponde per le rime a Lupi ed Alfano su famiglia e unioni civili (fa abbastanza impressione vedere che la segreteria Renzi sulle unioni civili sia più a sinistra della precedente) e dall’altro tira fuori tre possibili modelli di legge elettorale.

Il segretario mette in chiaro che queste tre sono le tre direttive (mattarellum, legge dei sindaci, legge alla spagnola) a partire dalle quali si può fare una nuova legge elettorale, sta agli altri partiti in parlamento decidere su quale di queste si dovrà ragionare. L’iter parlamentare inizia alla Camera per cui il PD è in grado di prendere una qualsiasi proposta di legge e portarla, se serve, fino all’approvazione con la forza bruta; questo non gli assicura che la legge passerebbe al senato ma è abbastanza per poter costringere il parlamento a ragionare solo sulla proposta presentata dai democratici.

Per questa ragione Renzi ha dato una settimana di tempo alle forze politiche per dire cosa preferiscono, dopodiché il segretario farà una sintesi e vedrà quale delle tre proposte portare avanti.

Nessun problema per Nuovo Centro Destra e Scelta Civica mentre si aspetta ancora il pronunciamento di Forza Italia (è già arrivata l’indisponibilità della Lega Nord). A mancare, al solito, sono quelli del Movimento 5 Stelle che considerano lesa maestà il fatto che Renzi osi imporgli tempi e leggi. Se tanto mi da tanto tutto si concluderà col parlamento che va avanti e loro che stanno a guardare stizziti mentre criticano sterilmente la legge elettorale che, ve lo anticipo perché sarà un refrain comune, è fatta per penalizzare loro. (il vittimismo andrà di moda)

Con un po’di fortuna comunque le cose dovrebbero andare abbastanza speditamente a patto che il segretario del PD sia capace di fare questa famigerata “sintesi”.

 

Fassina lascia l’esecutivo.

A margine di questa interessante accelerazione parlamentare si presenta un altro atto di un certo peso, Fassina ha finalmente trovato il modo per mettersi fuori dal governo e tornare a fare l’opposizione interna di stampo correntista.

La scusa, manco a farlo apposta, gliel’ha data il segretario Renzi che, mentre rispondeva ai giornalisti, sembra non aver sentito bene uno di loro che parlava proprio del sottosegretario. Renzi ha risposto al cronista con un “chi ?” salvo poi essere incalzato ed andare avanti.

Non si capisce se il casus belli sia voluto o meno (a me sembra di no) ma i giornalisti c’hanno messo poco a montare un “Fassina chi ?” e Fassina, che da settimane cerca una via “onorevole” (ma anche solo “non tafazzista”) per uscire dall’esecutivo ci si è buttato a pesce presentando in tempo di record le sue dimissioni irrevocabili. A mio avviso non c’ha fatto questa gran figura ed anche Renzi c’ha tenuto a chiedere chiarezza (stando a lui se l’altro si deve dimettere deve farlo sulla base di una questione politica e non per una battuta) ma è evidente che il tutto si riassuma in uno scontro diretto in cui l’ego di Fassina (che da mesi parla di rimpasto) ha cozzato con quello del neosegretario.

Lo scontro di titani (gli ego, non i rispettivi proprietari) ha portato a questo risultato ed alla fine Fassina avrà quel che vuole con anche un discreto codazzo giornalistico (facile attaccare il PD e Renzi strumentalizzando il gesto dell’ex sottosegretario), resta da vedere se nel medio termine la cosa gli farà gioco, anche perché sostanzialmente non è uno dei politici più amati fra le file del PD e l’uscita sa tanto di bimbo che batte i piedi.

 

Le elezioni regionali in Sardegna.

Altrove ci si prepara per le regionali in Sardegna e tutti sono pronti tranne che il Movimento 5 Stelle il quale potrebbe non presentarsi. La data ultima per la presentazione dei simboli è infatti oggi sei gennaio ma il detentore unico del logo nonché megafono nonché ex comico Giuseppe Piero Grillo sembra poco disposto a concederlo.

Il problema è legato alla situazione sarda con diversi meetup che si scornano da mesi e sono incapaci di trovare una linea unitaria, a questo si aggiunge la classica intolleranza (quasi genetica) dei sardi nei confronti delle imposizioni dall’alto che gli rende praticamente impossibile demandare al grande capo la parola finale. E così a ventiquattr’ore dalla scadenza il simbolo (che, ricordiamo, è un marchio depositato di proprietà di Grillo) non è stato presentato in tribunale e, nonostante lo sciopero della fame indetto da alcuni attivisti (e, a quanto pare, già sospeso – Pannella almeno aspettava una settimana), sembra che la questione sia chiusa.

Tutto resta col condizionale perché sembra che qualcosa si muova fra riunioni e tentativi di sintesi, l’unico grosso ostacolo pare essere “la direzione”, irremovibile per una serie di ragioni… tutte più o meno impresentabili.

Ufficialmente il problema è che a questo punto fare una lista unitaria che tenga conto di tutte le correnti sarebbe un minestrone, ed è verissimo; tuttavia non è solo questo, appena sotto ci sono altre considerazioni meno “nobili” come il fatto che il Movimento ha già preso tre batoste di fila alle regionali ed a breve ci saranno le europee… arrivarci con una quarta bocciatura non sarebbe molto elegante.

A questo si aggiunge il fatto che una campagna elettorale regionale sarebbe alquanto problematica perché Grillo ha alcune questioni irrisolte in Sardegna ed in particolare nel Sulcis dove a promesse molto impegnative non è seguito un grande impegno e non bastano le solite scuse di circostanza a giustificare completamente il Movimento 5 Stelle… ovvero, in parole povere, se lo prendono i minatori di Carbonia come minimo gliene cantano quattro.

Non che le elezioni sarde siano particolarmente difficili… la candidata ufficiale del PD/centrosinistra ha rinunciato perché indagata per una questione di rimborsi elettorali, il candidato del centrodestra è il solito Cappellacci che va avanti indefessamente nonostante una raccolta d’indagini, procedimenti in atto e denunce che farebbero invidia ad un camorrista e c’è una candidata indipendente che si preannuncia forte (e quindi potrebbe erodere il vantaggio dei partiti maggiori).

Sullo sfondo anche la possibilità che tutto questo sia una specie di strategia per spingere il Movimento 5 Stelle a focalizzarsi sulla questione interna, in modo che non si discuta troppo della proposta di Renzi (peraltro uno dei pochi amici del Movimento, Marco Travaglio, ieri dalle pagine del Fatto Quotidiano ha detto chiaro e tondo che Grillo farebbe bene a valutarla, quella proposta). In ogni caso il sei è l’ultimo giorno utile per presentare il simbolo (le liste possono essere depositate più avanti), se Grillo sta solo bluffando le carte dovrà calarle oggi.

 

Il programma per l’Europa.

E, già che si parla di elezioni una nota va anche al “programma per l’Europa”, sempre di matrice pentastellata. Ne hanno parlato già nell’articolo precedente quindi non mi dilungo ma il primo punto proprio non posso fare a meno di commentarlo… il referendum sull’euro.

La Corte Costituzionale ha detto in più d’un’occasione che i referendum sull’euro sono incostituzionali a norma dell’articolo 75, che recita:

È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum.

Per cui fermo restando che non esiste una procedura d’uscita dall’Euro e bisognerebbe prima pensare a scrivere quest’ultima se i grillini vogliono indire un referendum di questo genere anziché scriverlo su un foglio di carta prima devono cambiare la costituzione per renderlo ammissibile, cosa che richiede la maggioranza nei due rami del parlamento, due letture ben distanziate e, in caso in cui non siano favorevoli i 2/3 dei parlamentari nelle rispettive camere, un referendum confermativo (per cambiare la costituzione, quello sull’euro sarebbe successivo).

Questo ovviamente per poter accedere all’articolo degli accordi internazionali che indica l’uscita (senza indicare però la procedura), articolo che dovrebbe essere invocato dall’esecutivo (quindi dal governo italiano) che non è a cinque stelle e non ha la benché minima intenzione di farlo. E, visto che i grillini oramai hanno il nastro ingranato in testa, no, non ha senso fare un referendum consultivo (che costa milioni di euro e non sarebbe vincolante) perché si arriverebbe sempre al punto che manca procedura d’uscita e “la pratica” la dovrebbe fare il governo in carica.

Ricapitolando, perché il referendum sull’euro abbia un senso ci vorrebbe:

  1. una procedura d’uscita
  2. una riforma costituzionale
  3. (difficilmente evitabile) un referendum confermativo di riforma costituzionale
  4. un governo (presidente del consiglio, ministri etc etc) che alla fine avvii la pratica

Al momento il Movimento 5 Stelle non può avere nulla di tutto ciò (se ne parla, in via teorica, dopo le prossime elezioni politiche). Detto questo la dottrina (penso d’averlo spiegato in modo abbastanza chiaro) è relativa al parlamento ed all’esecutivo (che a sua volta origina dal parlamento) italiano; non c’entra una beata fava (sempre sia lodata) con il parlamento europeo e con le elezioni europee prossime venture quindi ficcare lì quella roba fingendo che “vota per il M5S alle europee, vota per il referendum sull’euro” è una bieca operazione commerciale che serve a prendere per il naso gli elettori meno accorti.

Oh, e non pensate che il Movimento 5 Stelle voglia davvero uscire dall’euro, come si vede nello spezzone di Servizio Pubblico (che a sua volta ci presenta un “summit” privato in cui interviene Casaleggio) le cose non stanno assolutamente così, questa è solo una posizione di comodo adottata per cavalcare il sentimento antieuropeista e raccattar voti.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=B2JQ1eJwN-Y

 

Cala lo spread.

Passando all’economia si registra invece un evento importante dal punto di vista psicologico, lo spread (la differenza di rendimento dei titoli di debito di Italia e Germania) è sceso sotto i 200 punti con il rendimento dei titoli italiani intorno ai 390 punti base. Che vuol dire ? In sé molto poco, lo spread è un indice molto volatile e le oscillazioni nel breve termine hanno ben poca importanza, ad avere importanza è che per l’ultima parte del 2013 oscillava intorno ai 240-250 punti segno che i titoli del tesoro italiani iniziano un attimo a recuperare credibilità.

Che è successo ? Fiat ha terminato la fusione comprando quanto restava di Chrysler ed annunciando una svolta (con un po’di fortuna si passa dalle auto italiane che sono progetti americani rimarchiati alle auto americane che sono progetti italiani rimarchiati), le immatricolazioni hanno smesso di colare a picco e l’indice manifatturiero è tornato a crescere.

Diciamolo chiaro: non è una ripresa ma potrebbe essere il segno che la fase di “contrazione” è terminata.

 

Considerazioni finali.

Ed infine la tragica storia dell’odio che vince sull’amore, ovvero come il grillismo ha generato (per questioni prettamente elettorali) mostri. Prima d’addentrarmi nel discorso voglio però farvi leggere il comunicato della portavoce del Movimento 5 Stelle Giulia Di Vita su Bersani:

Dopo la brutta notizia delle condizioni di salute di Bersani, a cui da tutto il M5S va l’augurio di pronta e rapida guarigione, ho assistito con amarezza a scambi in rete al limite dell’umanità.

Da un lato, sfoghi inopportuni di pessimo gusto che confondono il piano politico con quello umano, come se le disgrazie che capitano agli altri potessero in qualche modo giovare a qualcun’altro o come se fosse la realizzazione della “giustizia divina”, come una vendetta, una ripicca del fato, come se ci fossero sofferenze di serie a e di serie b, chi se lo merita e chi no, chi merita che altri gioiscano del suo malessere e chi no.

Dall’altro, lo sciacallaggio di chi non ha la minima decenza di tacere davanti a fatti tanto delicati ma ne approfitta per strumentalizzare, addossare colpe, puntare il dito, individuare in una sola persona o gruppo di persone la causa di tutti i mali e, così facendo, alimentare quel clima d’odio e di colpevole superficialità contro cui crede di scagliarsi.

Così, un malcostume generale che ci coinvolge tutti e che dovrebbe vederci tutti impegnati nel combatterlo, al di là di appartenenze politiche, sociali, generazionali, territoriali, culturali, diventa per alcuni il marchio distintivo di una certa parte politica in modo che sia più facile attaccarla anche, anzi direi quasi sempre, immotivatamente “tanto i grillini sono quelli della rete quindi sono loro quelli che insultano e minacciano in rete”.

E’ un ragionamento di comodità e pigrizia mentale che pulisce la coscienza e che, senza il minimo sforzo, toglie a tutti la responsabilità personale sui confronti e dibattiti che ognuno di noi stimola e porta avanti sul web.

Tanto la colpa di eventuali degenerazioni è sempre degli altri.

Mai nostra.

Non è la prima volta né, ahimè, sarà l’ultima che mi ritrovo a chiedere, a chi crede davvero nel Movimento 5 Stelle e nel cambiamento culturale che vogliamo portare avanti, di lavorare innanzitutto su se stesso e alzare il livello qualitativo del confronto sempre, con qualsiasi mezzo e davanti a qualsiasi personaggio.

Solo così faremo la differenza.

A tal proposito ne approfitto per dire che sono orgogliosa dei dibattiti che si sono recentemente sviluppati in questa pagina, dimostrazione di quanto la qualità e la bellezza siano importanti e alla lunga hanno la meglio sulle vie facili di chi non ha altri mezzi.

Una società migliore è quella che non batte l’avversario politico gioendo delle sue disgrazie, questo lo fanno i vigliacchi, ma augurandosi che sia in piena forma per confrontarsi alla luce del sole alla prova dei fatti, battendolo sulle idee e sulle buone azioni.

E se ci pensate è proprio quello che il Movimento 5 Stelle sta facendo.

Aiutateci in questa operazione, gli sciacalli resteranno così soli nel loro triste mondo fatto di odio e rancore, inseguendo ossessivamente le battute e gli epiteti sui generis di un comico a cui addossare le colpe  dei propri fallimenti.

Auguri ancora Bersani

Partendo da una legittima lettera di auguri per l’ex segretario del PD la portavoce (che non è una parlamentare che parla a titolo personale ma dovrebbe esprimersi a nome di tutto il movimento) parte per la tangente e fa un’infame marchetta elettorale al proprio partito. Sia chiaro, non è che i singoli parlamentari del gruppo siano stati meglio, anzi, però almeno almeno il portavoce poteva provarci.

E’strano vedere che in questo frangente Berlusconi (Berlusconi!) si limita a dire che Bersani è stato un avversario leale, Salvini gli dedica un in bocca al lupo, Renzi (che di sicuro con Bersani s’è scornato tante volte) si limita a dargli un abbraccio e Grillo… Grillo… Grillo non c’è. Non pervenuto. Manco un tweet. Il supplente è il portavoce del Movimento che ci regala un indegno papello propagandistico che, peraltro, è una visione al ribasso dell’infame gazzarra di ieri.

Già, che è successo ieri ?

Il fair play che storicamente avvolge il Movimento 5 Stelle ha colpito ancora, i grillini anziché preoccuparsi umanamente per la salute di un uomo (e dell’unico politico che li abbia cagati di striscio, ma non lo capiranno mai) hanno pensato bene di maramaldeggiare sul povero segretario; un po’ovunque c’è stato un florilegio di commenti che definire velenosi è riduttivo, c’è stato chi gli ha augurato la morte, chi lo ha accusato di tutti i mali dell’Italia e chi ha chiamato in causa la giustizia divina.

Uno scenario squalificante che ha portato finanche il giornale amico di Padellaro (l’edizione web di Gomez) a chiudere l’area commenti, moderare quelli rimasti e cancellare in fretta e furia da facebook la notizia (i cui commenti erano illeggibili).

Il peggio però ha un nome ed un cognome : Vito Crimi (e devo ringraziare IlMerdone per aver tirato fuori la cosa).

Lui inizia, in modo abbastanza umano, con un condivisibile post di auguri a Bersani (essì che proprio lui era meglio se sorvolava), il problema è che chi lo segue non ha lo stesso fairplay e si sfoga in una serie irripetibile di insulti. A questo punto il senatore risponde così:

Chiaro ?

Beh, c’è giusto una cosa che bisognerebbe sottolineare, ecco un commento (lapidario) di chi ha scritto quella famosa intervista:

Sì (la storia con tutti i dettagli è presente sul link sopra), Crimi cita un falso e lo fa giusto per cercare di giustificare una miriade di insulti che, per scelta, ho deciso di non quotare. Lo fa sapendo che si tratta di falsità. Ancora una volta la via intrapresa è quella, pavida, del dare la colpa di comportamenti vergognosi o umanamente squalificanti a favoleggiati troll o influencer esterni per non doversi prendere la responsabilità dei propri atti.

Così ha fatto la Sarti (no, non credo che fare il post con i calcoli sbagliati sia stato un hacker) e così fa Crimi… così fanno i vari Byoblu (altro sostenitore del teorema del gomblotto degli influencer) e così sicuramente continuerà a fare chissà per quanto tempo il gruppo meno responsabile del panorama politico italiano (secondo classificato : la Lega Nord).

Troppo difficile dire, chiaro e tondo, che per una precisa scelta s’è deciso di radicalizzare lo scontro passando da quella che è una normale dialettica parlamentare ad un odio vero e proprio.

Qualcuno per anni ha campato dicendo che “quelli” hanno distrutto il paese, provocato miseria, affamato questi e danneggiato quelli… che se il paese fa schifo è colpa loro… e poi succede questo, ovvero che magari alle urne si prende qualche voto extra ma in cambio si perde il senso della misura e si passa all’odio generalizzato verso i politici di parte avversa.

Qualcuno pensa davvero che Bersani ed il suo (incidentalmente il mio) partito non vogliano e non cerchino, magari sbagliando, il meglio per il paese e per gli italiani ? Qualcuno pensa davvero che siano lì, in parlamento, perché gli piace affamare il prossimo ? Sì, questa gente c’è davvero, c’è perché c’è chi ha capito che facendo credere questa cosa alla gente si poteva ottenere qualche voto extra e, in modo abbastanza cinico, ha approfittato della cosa.

Ora visto che ho iniziato l’almanacco caprone del 2013 (chi è interessato può informarsi qui) e una cosa mi viene immediatamente alla mente e non posso esimermi dal dirla: se a forza di soffiare sul fuoco a fini meramente propagandistici si crea un clima in cui un pazzo poi prende la pistola e prova ad entrare nei palazzi del governo siamo davvero sicuri che i soffiatori qualche responsabilità indiretta non ce l’abbiano ? Ditemi voi.

G.D.E.

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