Revisione

Mi scuso per l’articolo di ieri; purtroppo non riesco a farmelo piacere.
Per quanto ben scritto e probabilmente pieno di spunti di discussione quel pezzo manca di una cosa secondo me importantissima quando si scrive quel genere d’articolo, manca la forza dell’immedesimazione, il trasporto di chi scrive.
Questo è il pezzo che avrei dovuto pubblicare ieri.
Quando da giovane ed ho smesso di occuparmi di me stesso in modo esclusivo per aprire gli occhi sul mondo che mi circondava ho avuto il classico risveglio grillino…
Ero giovane (l’ho già detto), mi sentivo forte e credevo d’avere tutte le ragioni del mondo dalla mia parte… m’immaginavo capace di poter fare qualsiasi cosa da solo con i miei ragionamenti e le mie idee, era come se fossi un piccolo Dio, con la mia (sedicente) saggezza assoluta.
Mi sembrava d’avere le idee ed i ragionamenti di chi poteva cambiare il mondo in meglio, e tutto mi sembrava a portata di mano;La vertigine di quella sicurezza era una specie di droga, con l’estasi del sapere d’essere del tutto giusti ed il tormento di vedere che le cose non erano e non andavano come dicevo io… e la frustrazione di non capire perché, nonostante le mie idee fossero così superlative il mondo non si decidesse a farle proprie, ad accettarle. (perchè non facevano come dicevo io, io avevo le idee giuste quindi o erano stupidi o erano in malafede!)
Preso com’ero dai miei ragionamenti e dalla mia formazione (legata all’informatica) pensavo ad un Italia regolata come un programma, un sistema a prova di bug in cui tutto era risolvibile tramite apposite procedure, algoritmi e funzioni matematiche e logiche a prova d’errore.
Ricordo che, tornando a casa (non studiavo qui, quindi ogni tanto tornavo in famiglia) mi confrontavo coi miei genitori più e più volte sulla politica e la società, come se li reputassi parte (seppur minima) della situazione in cui versava il paese.
Quanta acqua è passata sotto ai ponti.
Ricordo che le due forze che mi spingevano erano sostanzialmente la certezza granitica ed incrollabile di essere nel giusto e l’indignazione contro tutto quello che secondo me era sbagliato e, come tale, andava azzerato senza mezze misure.
Eh sì, ero proprio un bell’esempio di proto-grillino… ricordo anche una frase che usai per difendere le mie posizioni allora, una cosa tipo “non è la società che deve sostenere l’economia ma l’economia che deve sostenere la società”, solito slogan privo di senso che però è molto orecchiabile e copre bene il vuoto mentale che allora c’era dietro.
Era facile prendersela con quello che non andava ed indignarsi (anche perchè al secolo c’era Berlusconi bello vispo e verace al governo; lui e tutte le porcate che, oggettivamente, erano molto criticabili) specie leggendo gli editoriali di alcuni giornalisti e prendendo per buono quello che girava negli ambiti “giovanili”, soprattutto in università.
E poi a forza d’indignarmi ho capito che il vero fesso ero io.
Tutto è cominciato a poco a poco, prima m’indignavo e basta… ma poi ho anche iniziato a dire le (poche e terrificantemente retoriche) idee in materia, e da lì è successo il tutto: bisognerebbe investire di più in questo, bisognerebbe investire di più in quello… se ci fossi io lì a quest’ora questo lo farei così e quell’altro lo farei in quell’altro modo.
Vaneggiamenti su vaneggiamenti fino a quando, senza una ragione precisa, mi sono reso conto che mi stavo prendendo in giro da solo. Come si poteva investire di più ovunque ? Come si poteva pensare di regolare l’Italia come fosse un orologio perfetto senza azzerare la libertà dei singoli e senza tenere presenti i limiti della realtà (una variabile che all’inizio non tenevo granché in considerazione).
D’un tratto il mio castello in aria di ragionamenti e pensieri è crollato; quell’idea di un mondo superiore da costruire che avrebbe portato bene a tutti, quella terra promessa di sogni e aspirazioni si è schiantato contro una cosa chiamata “il mondo che ci circonda”.
A dire il vero è stato un processo lineare… se l’illusione è venuta quando ho guardato la società nel suo insieme e l’ho vista “non come la vorrei” la disillusione è venuta quando ho guardato il mondo che mi circonda e l’ho visto per “com’è”. Quando mi sono reso conto che “com’è” non è “come lo vorrei” e che chi ci vive non vuol piegarsi alla mia utopia e cambiare per la mia bella faccia mi soo reso conto di cosa c’era di sbagliato.
Ho dovuto fare una scelta di campo… potevo chiudere gli occhi alla realtà, continuare a sperare che l’utopia fosse realizzabile (e continuare a chiedere di più a qualsiasi cosa) o accettare il fatto che ero solo un tipo diverso di fascista in nuce… un fascista di sinistra, ma pur sempre un fascista.
Non esiste un bene comune che esula dalla libertà degli individui di essere e fare quel che vogliono e non si può spaccare il mondo fra i “buoni” che fanno quello che secondo me è giusto ed i “cattivi” che non lo fanno. Se una distinzione andava fatta quella è fra chi è per la libertà d’espressione (che è anche espressione di dissenso… anche quando è dissenso verso le mie idee) e per chi invece vuole imporre quel che ritiene giusto a tutti, che lo vogliano o no (e se non lo vogliono sono malvagi, e gli va tolto il diritto di parlare, di esprimersi e di contare).
La mia scelta è stata fatta diverso tempo addietro e da allora ho capito tante cose… ho capito che le mie idee sono e restano granitiche, che non c’è niente di male nel volere qualcosa, nell’indignarsi quando qualcosa merita l’indignazione… ma ho anche capito (e questo è più importante) che quali che siano i miei convincimenti valgono quanto quelli di chiunque altro e non posso essere aprioristicamente contrario a quelli degli altri se prima non provo a capirli.
Per questo è sbagliato “indignarsi” nell’accezione che ho usato nell’articolo di ieri, perché l’indignazione a priori, di bandiera o d’ideologia è la madre di tutti i razzismi, dell’incomunicabilità che genera mostri… ci si può indignare solo dopo, solo quando si è valutata un’idea con gli occhi dell’altro e la si è trovata pretestuosa e falsa anche così.
Non è un gran potere, alla fine io sono solo uno ed il mio voto vale uno, né più né meno dell’uno che varrà il voto di chi invece si indigna e s’immagina mondi ideali ad ogni pié sospinto, eppure per quel che poco che vale eccolo qui, ed ecco la mia sola, singola e nuda verità.
Per questo in un certo senso sono felice che siano venuti i grillini, perché quell’uovo sodo di essere accomunato coi costruttori di castelli nella stratosfera un po’se n’è andato e perché, nonostante nella politica e nella civiltà alla fine tutto si schiacci e si concretizzi in posizioni semplici (un sì o un no a qualcosa, una X su un simbolo o su un altro) senza questi cialtroni che fanno tutto facile e non accettano, e non capiscono, e non ascoltano appiattirsi è più facile.
Spero di essere stato chiaro.

G.D.E.

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