Redde rationem villicationis tuae: iam enim non poteris villicare

Ci siamo… in queste ore ho provato uno sconforto indicibile nel sapere che l’unico governo serio che l’Italia ha avuto è stato praticamente uccisodal colpo di coda di un Berlusconi morente.

 

Le origini.

Facciamo il punto della situazione per capirci un po’… Berlusconi è stato ufficiosamente destituito dai mercati che gli hanno fatto sapere, a colpi di spread e speculazioni, che lui non era gradito e che la sua amministrazione della cosa pubblica stava affossando il paese.

È interessante ricordare che quando i mercati hanno iniziato ad impallinare l’Italia facendo salire vertiginosamente lo spread Berlusconi ha fatto spallucce e che il suo “nobile gesto” è venuto solo dopo che sua figlia Marina e Fedele Confalonieri l’hanno convinto praticamente a forza (in una riunione-fiume a casa sua) facendogli vedere in tempo reale che a crollare non erano solo i titoli del tesoro ma, e questo sembra essere stato l’ago della bilancia, i titoli Mediaset.

E così, costretto dai mercati a fare un passo indietro e tallonato da Napolitano Berlusconi si convince a lasciare la presidenza del consiglio ed a farsi da parte indicando come senatore a vita, probabilmente obtorto collo, il suo successore: Mario Monti.

Da allora per lo schieramento di Berlusconi le cose, se possibile, sono andate a peggiorare; il suo partito è stato scosso da inchieste giornalistiche ed indagini che hanno portato alla luce sprechi e frodi a spese dello Stato, il suo principale alleato si è sgretolato dopo che è venuta alla luce la gestione “allegra” dei fondi del partito e lui stesso ha ricevuto una condanna in primo grado a quattro anni di reclusione per frode fiscale…

…ma è sempre nel momento in cui l’animale è morente che diventa più pericoloso e così Berlusconi, conscio di non avere più i numeri per poter governare ed il consenso per poterli riottenere alle urne, rompe gli indugi e fa ricorso a tutte le armi del suo arsenale gettandosi nella mischia con un impeto che è a metà fra il “muoia Sansone e tutti i filistei” ed il “posso ancora farcela”… in pratica il coraggio della disperazione.

Sia chiaro, Berlusconi non è ancora morto (politicamente) e venderà cara la pelle, ma oggi come oggi è molto appannato e quello a cui realisticamente può aspirare non è tanto governare quanto arraffare quanti più seggi possibile per perpetuare la sua presenza “in forze” in parlamento nella prossima legislatura, sempre sapendo che “finché ci sono poltrone c’è speranza”.

Ma esaminiamo meglio la situazione per strati, come fosse una cipolla.

 

Il PDL.

Il PDL è il partito messo peggio, dopo un anno logorante oramai si ragiona per bande, ci sono gli elettori “di FI” e quelli “di AN” a seconda della provenienza, e quelli di AN sono visti come “figli di un dio minore”.

Nel dettaglio Berlusconi vorrebbe un rilancio stile predellino per tornare a fare un partito personalistico… se pure dice d’aver cercato un sostituto (Angelino Alfano a quanto pare non conta) la verità è che ha cominciato a sudare freddo quando l’ipotesi primarie s’è fatta avanti e l’improbabile ticket “Meloni-Cattaneo” ha dimostrato d’essere potenzialmente pericoloso… agli occhi dell’ex presidente del consiglio oramai il PdL è un esperienza chiusa anche perché ci sono troppi personalismi, troppi appetiti e soprattutto troppa gente che aspira alla sua poltrona.

Le liste che girano dicono che gli ex AN, poco amati nel partito e troppo “gruppo a sé stante” per essere apprezzati dal grande accentratore avranno pochi scranni da spartirsi, e che dovranno fare a metà coi “responsabili” (i transfughi presi d’occasione per evitare la sfiducia anni addietro)… come se ciò non bastasse l’ostinata pattuglia degli ex finiani si è via via isolata dal resto del PdL e non chiude la porta all’ipotesi di scindersi in un gruppo a sé stante qualora non venissero accolte le loro richieste (essenzialmente vorrebbero più seggi e più visibilità). Nella pratica oramai alle riunioni politiche a casa di Berlusconi i rapporti di forza sono di 15 esponenti del PdL per un singolo AN (il solito Gasparri, corteggiato in quanto anello di congiunzione con il resto delle truppe degli ex aennini).

In tutto questo s’inserisce anche la posizione “trasversale” di Comunione e liberazione i cui esponenti hanno disobbedito a Berlusconi e votato la fiducia a Monti per, si dice, dare un segnale forte di come non si possono toccare gli esponenti del “partito di dio” (il tutto risalirebbe all’idea di Berlusconi di cambiare candidato per le prossime comunali a Roma, visto lo scarsissimo gradimento dell’attuale sindaco Alemanno).

Sul versante regionale invece la Polverini sembrerebbe reggere grazie ai buoni servizi resi (probabilmente inutilmente) per ritardare il più a lungo possibile le elezioni in Lazio mentre la questione si fa spinosa se si sale in Lombardia dove va in scena un faustiano do-ut-des in cui Maroni è disposto a cedere su molte cose per ottenere il supporto del PdL alla sua corsa al Pirellone… cosa che danneggerebbe il PdL locale (che perderebbe un simbolo importante) ma potrebbe essergli utile in chiave nazionale.

 

La Lega Nord.

La Lega Nord è un altro capitolo che si presta a molte chiavi di lettura… dopo i tanti mal di pancia dovuti alla nuova linea “nordista” che “sacrifica” l’Emilia-Romagna per cercare di rafforzare l’asse Piemonte-Lombardia-Veneto Maroni sta buttando alle ortiche buona parte dei proponimenti anti berlusconiani (proprio ora che diventano scomodi) in cambio dell’agognato supporto del PdL alle regionali lombarde.

Da un lato la Lombardia non sembra così distante (un Formigoni sconfitto ed umiliato dovrebbe lasciare ampi margini alla Lega per racimolare elettori delusi, mentre il PdL rimarrebbe formalmente “alleato” e supporterebbe la corsa) ma dall’altro il fatto che il presunto candidato sia Maroni stesso ha provocato non pochi scontenti anche perché per molti la durissima “riforma” (fatta per lo più a parole) che è seguita alla cacciata del cerchio magico sembra ridursi sempre più ad una fiche da giocare per tentare di vincere una poltrona comoda per il ‘sor Bobo… ed in tutto questo resta l’incognita di quanto un partito scosso dai diamanti di Belsito, dal familismo dei Bossi e dagli scandali mai veramente affrontati dalla dirigenza possa essere portato a sostenere nuovamente un Berlusconi mai troppo gradito all’elettorato (che in parte lo vede come il corruttore dell’ormai ex leader Bossi).

 

Il centrodestra nel suo insieme.

La situazione non è sicuramente piacevole per chi è abituato oramai da un po’a votare per chi vince (e quella d’accorrere in aiuto al vincitore è una tara antica degli italiani) specie adesso che serpeggia una certa disaffezione nei confronti di un centrodestra (PdL e Lega Nord) che s’è dimostrato poco concreto… al punto che c’è chi sta spostandosi su altre posizioni.

L’emorragia di elettori che ne è scaturita ha portato a diverse “correnti”:

* una parte dell’elettorato sta andando verso le frange più estreme (non certo La Destra di Storace, partito che potremmo definire folkloristico)

* una parte punta al voto di protesta puro e semplice (magari verso il Movimento 5 Stelle, che non sembra essere pregiudizialmente ostile alle idee di destra)

* una parte è interessata a Monti ed ai vari partiti del centro “seri” (tipo “fermiamo il declino” o la cosa montezemolina)

* il resto semplicemente si chiede come spendere più produttivamente un fine settimana

…rimane una piccola parte di elettori di centrodestra che è andata verso la sinistra (ma sono pochi) ed il FLI di Fini, che però oramai è dato per spacciato.

 

Il terzo polo.

Persa (con il colpo di testa di Berlusconi che di fatto fa cadere ogni possibilità d’emendare il porcellum) l’opportunità di fare da ago della bilancia nella prossima legislatura i partiti di centro cercano di trovare una ragione qualsiasi per mantenersi “utili” e per farsi votare… e visto che il “solito” motore del “cattolicesimo” sembra non essere più in grado di tenere in piedi questi “cespugli” si gioca la carta di un “supporto a Monti”.

Monti essendo senatore a vita non è eleggibile e come tale non è necessario che si schieri esplicitamente con uno schieramento (il che toglierebbe all’UDC la “scomodità” di dover cercare un terreno comune con l’altro partito filomontiano: il PD) e la sua storia lo colloca saldamente fra i cattolici; a questo punto ai partiti del centro basterebbe recuperare qualche ex ministro tecnico per potersi reinventare credibilmente… magari in un ottica di “larghe intese” post-elettorali.

 

Il Movimento 5 stelle.

Il partito di Grillo è quello che probabilmente più patirà della ridiscesa in campo di Berlusconi… è infatti noto che Berlusconi sia alla ricerca di una chiave populistica per riprendersi l’elettorato che è sfuggito negli anni e se il primo tentativo (a vuoto) è stato dare la colpa all’euro (uno dei vecchi cavalli di battaglia di Grillo, e per estensione del M5S) nel futuro si aspettano molte altre assonanze su temi già cari ai pentastellati.

Il problema è che sostanzialmente oggi M5S e PdL hanno le stesse posizioni e dicono le stesse cose… entrambi si oppongono a Monti (si, il PdL fino a due giorni fa sosteneva il governo, ma da quelle parti la memoria difetta) ed entrambi hanno come nemico giurato il PD… inoltre alcuni studi dei flussi lasciano intendere che il M5S abbia offerto rifugio, in questi mesi, a tanti transfughi del partito di Berlusconi che, vedendo rialzare il loro “comandante” primigeno potrebbero decidere di tornare al partito di partenza, quello che nelle prossime settimane non mancherà di regalarci una campagna elettorale assordante con TV e giornali che strombazzeranno gli stessi temi cari a Grillo.

 

Il centrosinistra.

Più per fortuna che per calcolo il centrosinistra si trova ad essere preparato al ritorno di Berlusconi… le primarie hanno infatti designato Bersani vincitore con un forte riscontro dell’elettorato che lo ha incoronato dopo un doppio turno in cui il segretario del PD ha veramente rischiato d’essere disarcionato dal più giovane (e più comunicativo) Renzi.

A conti fatti oggi il centrosinistra (se non altro nei suoi due partiti principali : il Partito Democratico e Sinistra, Ecologia e Libertà) una sua formazione ce l’ha e se è vero che ancora rimane qualche remora (qualcuno vorrebbe che si votassero i singoli candidati di lista, cosa che probabilmente si farà almeno localmente da qualche parte) tuttosommato il “blocco” è pronto a rispondere alla prossima campagna (probabilmente denigratoria) da parte della propaganda berlusconiana.

Non che sia tutto rose e fiori; il programma a grandi linee c’è (la carta d’intenti) ma ci sono ancora alcuni punti da chiarire (non ultimi cosa fare di Renzi e che posizione prendere rispetto all’UDC) e la legge elettorale potrebbe riservare qualche sorpresa al senato… ma se non altro da quelle parti tutti s’aspettavano il ritorno di Berlusconi e quindi quest’uscita non ha colto nessuno impreparato.

Più complicata la posizione di Vendola che non è un montiano e che non può condividere in pieno le posizioni “moderate” del PD ma da questo punto di vista la vittoria di Bersani (che è espressione della parte più di sinistra del PD) semplifica di molto le cose e mette al riparo il PD dalla critica di non avere più nulla “di sinistra” nel suo DNA.

 

Altri.

Un capitolo a parte va fatto per i “pezzi” dell’Italia dei Valori e per altri schieramenti minori (di sinistra) che andranno avanti in ordine sparso.

Donadi (ex portavoce IdV) voleva fondare un partito ma visti i tempi stretti e le affinità al PD è facile che finisca per essere inglobato mentre i partiti più a sinistra di SEL probabilmente correranno da soli o cercheranno qualche apparentamento.

Non è chiaro cosa faranno i radicali (anche se probabilmente resteranno dove sono visto che l’attuale linea del PD è accettabile e non ci sono grandi alternative all’orizzonte) mentre quel che resta del partito di Di Pietro sembra destinato a scomparire.

 

Cosa dobbiamo aspettarci ?

Questa situazione non è piacevole per nessuno, Berlusconi è riuscito ad arrestare l’iter della legge sull’incandidabilità (e visto che potrebbe beccarsi una condanna in secondo grado la cosa gli serve, eccome) e la caduta del governo porterà ad un binario morto tante leggi importanti (dall’accorpamento delle regioni province al provvedimento “salva ILVA” passando per l’asta delle frequenze televisive).

Sicuramente Berlusconi farà di tutto per evitare che il successivo governo possa riprendere in mano le leggi a lui ostili e dalla sua parte c’è una potente macchina mediatica che negli anni abbiamo già imparato a conoscere, a partire dalle sue reti televisive e dai suoi giornali (oggi orfani di Sallusti).

Per fortuna in un anno Monti qualcosa è riuscito a fare per cui in RAI non c’è il solito presidente “amico” ma Anna Maria Tarantola che vigilerà sulla correttezza della TV di stato ed eviterà gli spot che hanno imperversato nel 2006.

Anche il calendario farà la sua parte in quanto la campagna elettorale (che sarà fulminea visto che le casse dello Stato non possono permettersi troppe fluttuazioni dei rendimenti) verrà fatta in buona parte nel periodo natalizio e post-natalizio.

Di sicuro avremo un gennaio di fuoco ma se è vero (come corre voce sempre più insistentemente) che si voterà il 17 o il 24 febbraio (ma c’è chi parla addirittura del 10!) sarà molto difficile per Berlusconi riuscire a recuperare punti percentuali.

Di sicuro potremo aspettarci i soliti dibattiti (che, a mio avviso, il PD farebbe bene a disertare visto che, fra l’altro, il PdL non è neanche il maggior avversario in corsa) e non è da escludersi un ruolo attivo di Monti in questa campagna elettorale (che una volta dimessosi ha libertà d’esprimersi e può permettersi d’entrare nel dibattito elettorale) ma per la maggior parte questo voto sarà un botta e risposta su spread e qualità della vita, con Berlusconi che non mancherà di proporre l’ennesimo taglio a questa o quella tassa (a questo giro probabilmente sarà l’IMU).

 

Nella pratica ?

Nella pratica è abbastanza difficile che Berlusconi riesca a recuperare, questo perché oramai si è abbondantemente bruciato e se pure qualcuno può credere alla bufala dei “poteri forti” praticamente tutti sanno che nella pratica Berlusconi è stato cacciato in quanto incompetente.

Certo i “furbi” potrebbero puntare su Berlusconi per qualche sgravio qua e la ma oramai le promesse dell’ex presidente del consiglio sono diventate stantie e ci si rende perfettamente conto che qualsiasi cosa più ambiziosa del “farò del mio meglio” è una fandonia… peggio ancora molti sono sollevati dal fatto che il gaffeur che ci ha fatto fare tante figuracce sia finalmente fuori dai palazzi del potere e sperano che non torni a fare le tante miserevoli scenette che ci hanno reso gli zimbelli d’Europa (da questo punto di vista la serietà di Monti all’estero ci ha viziato).

Anche la Chiesa (almeno alcuni ambiti tipicamente “vicini” al centrodestra come Comunione e liberazione) sembra abbastanza attenta a non esporsi ulteriormente, sia per quanto è emerso nelle tante inchieste sulla sanità (dove spesso veniva fuori il nome del “celeste” Formigoni) sia perché sono tanti i dipendenti di società legate alla Chiesa stessa che a causa della gestione scriteriata del governo Berlusconi (e dei vari governi regionali di centrodestra) rischiano di restare disoccupati.

 

Conclusioni.

Questo, ad occhio e croce, è quello che ho percepito e (lungi dal voler tirare fuori la palla di vetro e dare “i numeri”) penso che sia abbastanza facile che Berlusconi vada definitivamente a casa, non certo però prima di recuperare qualcosa rispetto ad oggi (probabilmente rosicchiando qualcosa al M5S) e non certo senza tentare fino all’ultimo d’imporre i suoi uomini ovunque per preparare un possibile ritorno nel 2018.

Per il resto tutto può succedere e non ho doti di preveggenza ma questo mi pare un buon punto di partenza per iniziare a speculare sulla situazione attuale e sui possibili scenari futuri.

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