Recap giustizia

Come volevasi dimostrare mentre il PD sta cercando di fare una riforma della giustizia decente (scontrandosi con l’area di destra, che ha il dente avvelenato sul fronte delle intercettazioni) il Movimento 5 Stelle si tira fuori accusando tutti d’essere collusi, in modo di potersi beare del suo bell’aventino autoimposto.

 

La questione è molto semplice: nel centrodestra c’è sempre stata una forte opposizione all’uso delle intercettazioni, e l’argomento da sempre pomo della discordia fra conservatori e riformisti è ovviamente rispuntato fuori negli ultimi dieci minuti, quelli che precedono l’arrivo in aula del disegno di legge del Ministro Orlando.

E’così che mentre la situazione peggiora (e ci si avvia verso il solito “compromesso al ribasso”) chi su queste cose c’ha costruito un partito ha già mollato tutto e tutti per annunciare “sulla sfiducia” (visto che il DDL non è stato neppure presentato ufficialmente in aula) che questo DDL è una porcata perché concordato con Berlusconi.

 

Ora, siamo franchi, di sicuro è un DDL concordato col centrodestra (Alfano) in quanto il governo e la maggioranza passano per NCD, ma Berlusconi è al di fuori dei giochi e, a quanto pare, non è contento manco lui della bozza attualmente in discussione. E quindi la questione qual’è ?

Nel Movimento 5 Stelle ultimamente s’è ricreata quell’ala “dialogante” che ha assunto a leader un fuoricorso di dieci anni simpatico come un orchite : Di Maio.

Di Maio di per sè non è un problema, il punto è che essendo in questo frangente il più rappresentativo del Movimento 5 Stelle ed essendo ricordato soprattutto per aver dialogato col governo (ok, è vero, era un dialogo posticcio basato sul tentativo di rallentare le riforme, ma i M5S sono abbastanza ingenui quando si parla di cose loro) il rischio era quello di legittimare troppo sia l’area dialogante sia il tizio in questione (che, per una ragione o per l’altra sta diventando una specie di naturale successore al trono di despota di Grillo).

Per riportare la cosa nella comoda area del “mezzo destro e mezzo sinistro” in cui in pratica le decisioni sono imperscrutabili fino ad un minuto primo e “chiarissime” da un minuto dopo l’uscita del blog occorreva quindi correggere la deriva e per questa ragione s’è presa l’unica persona con abbastanza credito da potersi opporre a Di Maio.

Il soggetto, in ombra negli ultimi mesi, è Di Battista: “Dibba” e Di Maio sono cordialmente in guerra da mesi su chi sia il più M5S fra i M5S, ed il povero Alessandro la stava perdendo (e malamente pure). A rimetterlo in gara è stata la dirigenza, probabilmente più Grillo che Casaleggio, che aveva bisogno d’evitare un’eccessiva legittimazione dell’altro.

Ci sono state sicuramente altre considerazioni di merito sulla questione, anche Casaleggio (che a quanto pare sponsorizza il vicepresidente della Camera) probabilmente voleva mettere un freno all’area dialogante (anche perché l’argomento giustizia è un campo minato per il M5S vista la composizione interna) e così bibì e bibò si sono trovati d’accordo a mettere da parte (più o meno temporaneamente) il prode Di Maio per riportare in auge il terzomondista Di Battista.

L’operazione è stata fra le più spregiudicate (e risale ad una politica vecchissima e legata agli ambiti radicali ed extraparlamentari): far dire al soggetto in questione qualcosa di inaccettabile per poi far entrare nel discorso decine di “avvocati” che difendano, rivedano o comunque parzialmente avvalorino la tesi del soggetto. Anche Beppe Grillo, democratico come al solito, impone la linea e assolve Di Battista con un (ovviamente condiviso) chi non la pensa come dico io “non ha capito nulla del Movimento 5 Stelle”.

La questione, almeno per i grillini, è risolta: Di Battista dice la cosa giusta e grazie alla pubbilicità degli ultimi giorni è tornato “centrale” nel Movimento mentre Di Maio è stato accomodato in uno stanzino per le scope da cui uscirà solo quando farà comodo ai capobastone.

 

Ovviamente la cosa non si ferma qui, la linea è stata presa e viene portata avanti per una ragione precisa, che è quella di opporsi a qualsiasi riforma partorita dal PD (e poi, ovviamente, incavolarsi in piazza perché “Renzi non fa le riforme che ha promesso”), e la riforma della giustizia è un boccone troppo gustoso (specie se pensiamo che buona parte dello zoccolo duro del M5S viene dall’IdV per parte di Travaglio) e quindi ogni mezzo è ammesso per cercare di sabotarla.

Facciamo un passo indietro… il problema sorge quando il M5S decide di non presentarsi all’incontro con Orlando per discutere del DDL in formulazione: come facilmente intuibile molti, anche all’interno del M5S stesso, sono stati contrari a questa presa di posizione. Il ragionamento è semplice : non puoi criticare qualcosa se ti rifiuti d’andare al tavolo a cercare di negoziare prima e, senza andare troppo lontano, con che faccia puoi girare fra amici e parenti a parlare dell’unica opposizione italiana quando rischi che ti rispondano “sì, quelli pagati per non provare a fare le riforme”. Insomma, l’ala dialogante (cresciuta dal nulla durante gli incontri Renzi-Di Maio) non ha preso bene la cosa.

Peggio ancora questa scelta, che ha una rilevanza politica non indifferente, non è stata concordata con nessuno… è stata decisa in splendida solitudine dai gruppi con (si dice) l’intervento decisivo dello staff Casaleggio Associati, che li ha spinti a disertare l’incontro.

In base a quanto è dato sapere infatti i parlamentari del M5S si sono incontrati e, con lo “staff” al seguito hanno discusso del da farsi, decidendo di rimanere a casa a giocare con la Playstation anziché presentarsi all’incontro. Sia chiaro, la presenza all’incontro con Orlando non è un qualcosa di vincolante: niente avrebbe vietato al M5S di presentarsi, dire la sua, trovarsi in disaccordo col governo e quindi tirarsi fuori.

Questo “no” aprioristico è un dito nell’occhio per chi anche nel M5S s’interessa di politica perché dimostra la volontà (indecifrabile dal punto di vista dei grillini) di tirarsi fuori a prescindere.

Ovviamente tutto è stato condito con un certo numero di “lanci” di propaganda tesi a giustificare la posizione, ma s’è trattato per lo più di discorsi che non si reggono in piedi… fra questi quello più comico è stato addirittura un “come si permette il governo di presentare un disegno di legge in parlamento: di dettare l’agenda al parlamento ?”. Lasciando perdere le altre obiezioni (perché sappiamo che di protocollo ed iter i grillini sono abbastanza a digiuno) basta dire che, semplicemente, Orlando è anche un deputato, e come tale ha tutto il diritto di presentare dei DDL. Ma insomma, il punto è che questa decisione non è mai stata discussa né votata online… e la cosa inizia a dar fastidio, tant’è che oggi esce l’ennesima presa di posizione (questa volta da parte dei gruppi parlamentari) che difende la scelta sulla base del “abbiamo deciso noi, non c’è niente da guardare, proseguite”.

 

E’evidente che la cosa crea non poco imbarazzo.

 

Parallelamente (e si vede anche nei post linkati) il blog ha rimesso in moto la campagna contro i giornalisti… in questi giorni ci sono stati diversi post, nomine come “giornalista del giorno” (che oramai è diventata una specie di rubrica tipo “le ricette della nonna pina”, feticismo per coprolalici) ed una richiesta di dimissioni per i vertici del TG1, reo d’aver fatto una parafrasi del comunicato di Di Battista anziché mandarlo in onda integralmente (da spettatore ringrazio la redazione per la gentilezza)… un modo come un altro per cercare di tenere impegnati gli attivisti, in modo che si distraggano e non pensino troppo alle mosse dei manovratori.

 

Andiamo alle conclusioni: in pratica la questione è che per tenere la barca in alto mare (nell’ambiguità più assoluta, quella in cui il M5S può, di volta in volta, cambiare posizione in base alla convenienza del minuto) la direzione è costretta a spostare i suoi eroi avanti ed indietro, abbracciare posizioni inaccettabili per poi contestualizzarle e farle difendere dai pezzi da novanta e rimangiarsi la democrazia diretta, lo streaming ed anche solo il ragionamento politico di base.

 

Come ha detto in questi giorni Uriel Fanelli il problema è che ultimamente manca una direzione che abbia una strategia certa, Grillo è un buon tattico, nel senso che sa bene come rigirare una frittata per darsi ragione, ma con Casaleggio (che un minimo di visione a lungo termine ce l’aveva) incapacitato (infatti è un po’che non si fa vedere, anche a Roma) è evidente che la cosa si complica e non si può fare politica solo con slogan e diktat.

 

O meglio, per quel che mi riguarda se continuano così è tanto di guadagnato.

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