L’analisi del voto

La sinistra è come l’Inter prima di Mourinho: non vince mai nulla.

Il militante di sinistra impara subito una cosa: dopo ogni tornata elettorale scatta il momento per fare “l’analisi del voto”, ovvero quel momento dove tutti i partecipanti della vita politica del circolo, che fino al giorno prima si sono spesi per la campagna elettorale e che giustamente si aspettavano IL risultato, si incontrano, si siedono in cerchio e cominciano a fare autocritica.

Il militante di sinistra ha bisogno di fare autocritica e, penso, in realtà adori perdere.

Durante una analisi del voto crollano tutti i freni inibitori ed è finalmente il momento per risolvere tutti i conflitti relazionali tra i partecipanti del circolo. Non solo: durante una analisi del voto i militanti – un po’ come gli alcolisti anonimi – vanno a scavare nelle loro vite e tirano fuori chi un conflitto irrisolto con il padre, che una paura ancestrale dei ragni, chi una invidia del pene… del pene di Silvio Berlusconi nella maggior parte dei casi.

La sinistra perde quasi sempre, e quando non perde fa delle vittorie risicate… talmente risicate che quando ha vinto con Bersani si parlava di “palo al novantesimo” e infatti Bersani nonostante il premio di maggioranza non ha governato neppure un giorno.

La sinistra non è abituata a vincere, non sa vincere. Sa perdere benissimo, ma proprio vincere è una cosa che non gli riesce.

Alle Europee il PD ha staccato di una lunghezza il secondo partito, ovvero il movimento a 5 stelle; ha conquistato la maggioranza in tutte le regioni d’italia; ha la maggioranza in tutte le province d’italia escluse solo Sondrio, Isernia, e il Tirolo. Un risultato che neppure la destra di Berlusconi era mai riuscita ad ottenere.

Per una persona di sinistra comprendere questa vittoria è praticamente impossibile, ma voglio provarci lo stesso.

Un goal a porta vuota

Se quello di Bersani è stato un palo al novantesimo, quello di Renzi è stato certamente un goal a porta vuota. Berlusconi in questo anno è riuscito a spaccare il suo partito, essere buttato fuori dal parlamento, e a subire una condanna che per quanto leggera ha comunque un forte significato per la sua parte politica. Berlusconi già alle scorse elezioni era in caduta libera, ora è definitivamente caduto.

La caduta di Berlusconi lascia un vuoto che Alfano – come prevedibile – non è riuscito a colmare e lascia una destra nazionalista conservatrice che forse per la prima volta non riesce a convincere l’elettorato italiano tipicamente nazionalista e conservatore.

A sinistra di Renzi c’è solo Tsipras: ha passato lo sbarramento ed è stato votato da un 3% de molte, e anche da un 3% degli elettori PD del 2013 – alcuni addirittura tesserati – che da un lato non hanno preso bene le manovre di Renzi e dall’altro sono chiaramente masochisti a votare contro il partito del quale hanno in tasca la tessera.

Poi c’è il movimento a 5 stelle che in un solo anno ha bruciato il 20% della sua base elettorale.

Come potete vedere quindi il PD è l’unica forza solida in campo, e sono gli unici che guadagnano voti, oltre alla lega che con il cambio di segretario è riuscita ad arrestare l’emorragia che la stava dissanguando.

Il PD ha preso il 40% e lo consideriamo un risultato epocale: ma avrebbe potuto prendere di più perché nonostante abbia guadagnato voti, un 13% di chi li aveva votato alle politiche a questo giro ha deciso di astenersi. Il 13% del PD naturalmente è probabilmente stato il dato più basso.

La mancata autocritica del movimento

Beppe Grillo e la sua base non sono in grado di fare autocritica e anzi, da subito, hanno cominciato a prendersela con il paese: li hanno chiamati Pecoroni (ma in realtà sappiamo che il paese è fatto di Caproni), hanno dato la colpa ai vecchi, hanno detto che le masse sbagliano: qualcosa di singolare quando a dirlo è una forza populista plebiscitaria che millanta democrazia diretta.

Dato che non sono in grado di autocriticarsi proverò ad autocriticarli.

Dove sono fuggiti gli elettori? Il Movimento non ha perso solo il 20% numerico, ma ha più probabilmente perso un 45% dei suoi elettori dello scorso anno reciperandone di nuovi.

Un 13% son tornati a votare PD: si tratta probabilmente dei Renziani e degli scontenti da Bersani che hanno votato Grillo per dare una “scossa” al PD, magari anche nella convinzione che poi visto il rischio Berlusconi il movimento avrebbe vestito i panni di Rifondazione Comunista.

Un 22% si sono astenuti. Questo dipende dalla mancata radicazione sul territorio: i Grillini non si conoscono tra di loro, ovvero vedono solo un piccolo gruppo urlante che va avanti a #vinciamonoi, ma fuori da questo gruppo c’è un 22% che non ha ritenuto utile prendere parte alle elezioni dove Grillo ha detto di giocarsi la leadership (poi – per ora – non si è dimesso).

Un altro 8% poi probabilmente è finito sparpagliato sulle altre lista: qualche leghista tornato da Salvini, qualche Compagno tornato da Tsipras e così via.

Un vero e proprio massacro causato certamente da una serie di fattori tra i quali un anno di rumorosa quanto inutile opposizione; una campagna elettorale con i toni talmente accesi che la gente ha spento la tv e ha smesso di ascoltare l’ennesima replica di grillo ed è andata al mare; e l’incapacità di conoscere la propria base elettorale concentrandosi solo su una “bolla” di militanti che ha dato a tutti – da Casaleggio ai sondaggisti – una impressione di netta superiorità, come se il popolo fosse veramente con loro.

Il risveglio per loro è stato duro.

La terza repubblica

A mio parere i dati di ieri verranno ricordati come l’inizio della terza repubblica: il PD è materialmente l’unica forza in campo; il M5S sarà ridimensionato alla sua percentuale naturale di voto di protesta, e dovrà ad un certo punto cominciare ad entrare nella logica delle alleanze, oppure scomparirà a livello nazionale; il PDL non esiste più e a destra dovrà per forza nascere qualcosa di nuovo. Speriamo qualcosa di meglio.

Allo stato attuale la Terza Repubblica non ha un elettorato fedele ed anzi gli elettori sono “liquidi”. Dovremo purtroppo quindi rassegnarci alla campagna elettorale permanente: ma fortunatamente tra poco iniziano i mondiali, e il paese parlerà d’altro.

Dati sui flussi elettorali estratti da questa analisi Ipsos pubblicata su “Il Corriere della Sera” il 27/5/14 a pagina 14

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