In difesa del pastore.

(quest’articolo è stato scritto in forma semplificata per venire incontro alle capacità mentali dei caprini)

L’invidia del pene è una brutta bestia, e quando il pene è a forma di portafogli pure di più.

L’invidia è roba da casta, e l’invidia dei soldi è ancora più casta!

I grillini (spinti dall’illuminato capo con abat-jour incorporata a forma di aureola) invece di detestare i politici per aver ridotto l’italia ad un bordello a cielo aperto li odiano perché sono (a loro dire) “ricchi” e li chiamano casta perché a loro avviso sperperano quelli che loro chiamano “soldi nostri” (che sono “soldi loro” come sono soldi loro gli stipendi dei vigili urbani).

La ggente che sente Beppe non odia i politici perché l’Italia fa schifo ma perché sono una casta di ricchi che spendono i soldi nostri.

E così all’alba della stellificazione dell’Italia la base del movimento è si è divisa fra coloro che vorrebbero che i parlamentari percepissero stipendi in linea con la media nazionale (come da programma) e quelli che invece si rendono conto che gli stipendi dei parlamentari sono legittimi.

Ora che ci vedremo in parlamento (sarà un piacere) ci sono quelli che dicono che i nostri dipendenti in parlamento devono prendere quanto tutti gli altri dipendenti e quelli che invece dicono che devono prendere di più.

La guerra si combatte intorno al comunicato di Saibabbo che fissa 2500 euro netti lo stipendio (i sanculotti applaudono, i candidati gemono) ma che al contempo stabilisce che i parlamentari percepiscano tutti i rimborsi, dalla diaria al contributo per il cellulare (i sanculotti gemono, i candidati applaudono).

Il discorso è che Grillo ha detto che lo stipendio è di 2500 euro ma ha pure messo che si possono tenere tutti i rimborsi.

Una frase in calce avverte in modo abbastanza sibillino che i deputati dovranno rendere conto delle spese “rendicontandole”; il problema è che il Robespierre di Malindi raramente ha usato un termine così peculiare (nel senso di non estratta dal vocabolario tascabile di Totti), cosa che fa nascere qualche sospetto.

Poi Beppe ha messo anche che i rimborsi dovranno essere “rendicontati”;  ma Lui è difficile che usa una parola del genere, e quindi non è che si capisce proprio bene bene cosa vuol dire.

A dire il vero “rendicontare” le spese è un qualcosa che il M5S fa da un po’nelle varie regioni, nel senso che pubblica il bilancio delle spese del gruppo e dei vari eletti in formato elettronico… il punto è che tali uscite non sono certificate (come sono, invece, quelle di PD ed UDC) e non sono neppure corredate da una scansione delle ricevute (ed è curioso che proprio il M5S chiedeva al PD lombardo di pubblicare le ricevute dei gruppi consiliari)… in pratica sono documenti privi di un qualsiasi valore formale…

Questa cosa il M5S già la fa nelle regioni, ma sono file che fanno quelli del M5S, e non ci sono neanche le ricevute… proprio come il PD!

Se ci ragioniamo un po’di più vediamo che con quei soldi i parlamentari devono anche permettersi un guardaroba adeguato, perché non possono presentarsi agli appuntamenti ufficiali con la giacca da 20 euro presa dal cinese e senza giacca e cravatta non possono neanche andare a votare.

Non è che un parlamentare del popolo può presentarsi dalla Merkel con le giacca con le toppe.

Devono potersi permettere, secondo quanto stabilisce il codice parlamentare, una sede nel loro collegio elettorale nel quale ricevere i loro rappresentati… una sede in cui dovrebbero essere presenti i tre giorni feriali in cui le camere non sono convocate, visto che lo Stato fornisce i rimborsi anche per quella sede.

Il servitore parlamentare se non è a Roma a votare deve essere a disposizione della ggente.

E quindi, va da sé, un parlamentare deve fare avanti ed indietro da Roma tre volte la settimana (le camere sono convocate a giorni alterni) più eventuali viaggi per le riunioni delle commissioni, più le missioni, più i viaggi qua e là per l’Italia per presenziare a questa o quella ricorrenza ufficiale (tipo alla commemorazione di Portella delle ginestre)… e come si spostano ? hanno la tessera per il treno (nota, il treno, non l’aereo) gratis, ma un altoatesino qualche problemino a raggiungere il parlamento in treno ed arrivare puntuale ce l’ha. La scelta naturale è viaggiare in aeroplano… ma i soldi per il biglietto da dove li prende ? e poi, è ecofriendly ?

Il sottoposto deve andare e venire da Roma, e se i carri merci di trenitalia ritardano chi rappresenta la ggente in in parlamento ? Qualcuno dovrà prendere l’aeroplano. Qualcuno dovrà pagare il biglietto Alitalia.

Una volta a Roma, anche andandoci in treno come si fa ad arrivare al Parlamento da Roma Termini (o da Ciampino, o da Fiumicino) ? La scelta più normale è chiamare il numero preposto e farsi mandare una delle centinaia di auto blu preposte allo scopo… altrimenti bisognerà pagare un mezzo pubblico.

Dall’aeroporto o dalla stazione al parlamento a piedi si fa tardi, la bicicletta non è praticabile e l’auto blu è casta… ma il taxi chi lo paga ?

Avranno per forza bisogno di una “base” a Roma, possibilmente una casa in affitto o presa con un mutuo (ma è meglio di no, altrimenti poi si dipietrizzano) possibilmente non pagata a loro insaputa (altrimenti si scajolizzano) e possibilmente non avuta a prezzo di costo da un ente cattolico (altrimenti si vaticanizzano) in cui tenere dei vestiti di ricambio, un armadio, dei PC, i documenti, una linea telefonica, possibilmente un piccolo studio ed anche un lettino, metti caso che l’aeroporto chiude e tocca dormire lì.

E se poi si sporcano strada facendo perché qualcuno gli versa un caffé addosso ? se pestano un PD ? serve un posto a Roma da usare come base. Una casa della ggente. E chi la paga ?

E per scrivere leggi ed emendamenti, studiare le norme in votazione, preparare i discorsi, tenere i rapporti con il pubblico (cioè rilasciare dichiarazioni), rispondere al telefono, portare i vestiti in tintoria quando il tizio non è in sede e tenere pulita la “base” come si fa ? ci vuole almeno un segretario, ma bisognerà pagarlo visto che il lavoro è di responsabilità.

E poi gli serve un attivista che lo aiuti, ma stipendiato ed in regola, la ggente non è schiavista.

Nella pratica il punto è che per fare politica seriamente in parlamento occorrono soldi per poter mantenere, durante il mandato, uno stile di vita consono, non per niente si parla d’incarichi di rappresentanza. C’è chi lo capisce (Grillo) ma anziché ammetterlo pubblicamente si limita a scrivere come andranno spartiti i soldi senza dare troppe spiegazioni e chi invece non lo capisce (Favia), ma dice cose che sono molto più “conformi” all’ortodossia del M5S.

Grillo ha ragione e Favia ha torto, ma Favia parla come M5S e Grillo parla come la casta.

 

 

(segue il solito video che non c’entra niente, ma mi piace)

http://www.youtube.com/watch?v=TBzVPXr8SNY

So if you wake up one morning and it’s a particularly beautiful day, you’ll know we made it.

Okay, I’m signing out.

(incorporamento disattivato, andatevelo a vedere su youtube, il finale di Sunshine vale)

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