Grillo e il potere

Gran parte dell’ambiente di sinistra ama paragonare Grillo a Berlusconi, paragone che a livello superficiale potrebbe anche avere degli appigli, ma che in realtà cela secondo me una questione piuttosto importante per comprendere la qualità del MoVimento proposto da Grillo, ovvero il rapporto che c’è tra Grillo e il potere politico.

Grillo agisce, parla e ordina esattamente come un capo di partito, soltanto che i mezzi da lui finora usati sono una naturale evoluzione di quelli ormai obsoleti della vecchia politica europea.
Prima di tutto Grillo si propone come una valvola di sfogo, tramite il V-Day e i suoi spettacoli in giro per la penisola Grillo incanala la rabbia, la delusione, l’incertezza, l’angoscia e la paura di chi nella politica italiana vede il principio di un male inestirpabile. Una tecnica direi abusata nel corso della storia, eppure per chi sa leggere il suo tempo con occhio critico è sempre valida. Come Savonarola fece a Firenze o come i Fascisti in tutta Italia il MoVimento si propone comunque come una rottura decisa con la politica del passato, si erge al di sopra di essa e propizia l’uso di un nuovo modo di governare.

Savonarola parlava alla pancia dei fiorentini, un popolo disilluso e tumultuoso, ma che non ragionava più e si lasciava abbindolare dalla suadente retorica del frate ferrarese. Una mente al passo coi tempi come Machiavelli intravide subito nel domenicano un politico poco raffinato ma che sapeva parlare alla gente, un populista diremmo noi oggi, il quale per giustificare la bontà delle sue parole concludeva spesso i sermoni chiedendo che Dio lo fulminasse se ciò che diceva era falso( tutto questo è documentato nella lettera di Niccolò Machiavelli a Riccardo Becchi, del 9 marzo 1498 ).
La rabbia e le parole forti usate da Savonarola non sono per niente dissimili alla ferocia e anche alla povertà di linguaggio di Grillo nel periodo del V-Day, meno riflessivo e sardonico dei suoi spettacoli, più spigliato e esplicito della sua ultima versione da santone di un movimento popolare.
La Firenze di fine ‘400 e inizi ‘500 non è per nulla dissimile all’Italia odierna, e avremmo ancora oggi tanto da imparare dalle tragedie e dai miracoli di quei giorni.

Il fascismo nasce essenzialmente come un movimento di rivolta contro la casta dei politici, troppo indaffarati a proteggere i loro interessi per comprendere le dinamiche europee, troppo lenti ed indecisi per soccorrere lo Stato italiano in piena difficoltà. Era un’epoca di rivolte sanguinarie, con ancora lo spettro della ignobile politica di repressione attuata dal Governo di Crispi, tensioni e conflitti gestiti malamente dai vari tentativi di Giolitti e compagnia cantante di mediare a qualunque condizione per qualunque situazione.
Potremmo tranquillamente dire che la lotta fascista fu una lotta contro l’immobilismo. In Italia si votavano da decenni sempre le solite facce, Giolitti era Presidente del Consiglio due legislature su tre, le politiche coloniali lasciavano scontenti sia gli interventisti che i neutralisti, un vero disastro insomma. Senza contare i vari scandali legati ai singoli politici.
Il movimento dei fasci per molti sembrò una soluzione decisa e diretta alla questione politica, e fu osteggiato dai vari Governi in modo improprio, ovvero: ignorandolo. Solo dopo i primi risultati in termini di successo popolare( piuttosto scarsi in verità, se li confrontiamo con altri movimenti popolari di destra o sinistra di quel ventennio ) comincia nelle file dei partiti una discussione reale sul problema fascista che però non porterà mai ad alcuna conclusione.
Come nel MoVimento a 5 Stelle ci si lamenta per la corruzione, per l’immobilità, per il poltronismo ecc. anche i fascisti manifestavano per gli stessi identici motivi. Ovviamente dobbiamo contestualizzare storicamente questi eventi, perché come a mio avviso non si può paragonare Grillo a Berlusconi tantomeno lo si può fare con Mussolini. L’unico filo conduttore sono le modalità con cui si costruisce il potere politico, l’esibizione della moralità in contrasto alla casta lussuriosa dei politici, la rottura con gli schemi del passato, un unica e possibile visione del futuro.

L’arma più potente che accomuna leader storici tutti e tre negativi a livello di contenuti come Savonarola, Mussolini e Berlusconi è la comunicazione. Savonarola utilizzava la formula del sermone per andare contro i poteri occulti che governavano Firenze. Mussolini fondò l’Istituto Luce per dar voce al suo pensiero. Berlusconi ha comprato la Mediaset. Grillo ha seguito questo trend, assicurandosi un mezzo comunicativo ad un solo canale il cui scopo è solo quello di dimostrare ciò che Grillo vuole, ponendolo totalmente al di sopra di qualsiasi altro interlocutore.

A livello di importanza mediatica sarebbe facile adesso parlare del ruolo di Casaleggio, ma in questi termini passa in secondo piano, perché senza la spigliatezza e l’aggressività degli interventi di Grillo il suo blog non sarebbe arrivato così in alto come è adesso. Su internet è considerato uno dei maggiori blog di informazione, esattamente quello per cui era stato costruito l’Istituto Luce nel 1925, educare ed informare tramite un nuovo mezzo di comunicazione “democratico”.

Grillo parla solo agli aderenti al suo movimento, ai suoi rappresentanti, e solo e soltanto da un palco o tramite un post nel suo blog. La linea gerarchica è netta, è indiscutibile. Si parla di democrazia, di uno vale uno, ed in verità io non sto provando il contrario. Perché Grillo ha creato un nuovo modo di vedere il potere, che non è affatto dissimile all’evoluzione portata da You Tube nel campo dell’immagine. Nel 1968 Andy Warhol disse “In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes”, e la azzeccò. Il desiderio perverso di essere famoso e visto da tutti nato come risposta al divismo, un fenomeno cominciato a teatro con la Sarah Bernhardt, poi evolutosi con Hollywood ed infine con la TV, ha avuto la sua valvola di sfogo nel canale video più famoso del web. La versione ultra-moderna della democrazia diretta di Grillo è una sorta di gara al dilettante della politica, un mondo utopico dove tutti sono capaci di governare e prendere decisione di peso nazionale.
Comunque l’esperimento portato avanti dagli attivisti del M5S non è di certo da buttare via. Può essere una spinta definitiva al rinnovamento della classe politica che deve necessariamente partite dagli elettori, perché di certo non partirà dai politici stessi. Rendersi conto che essere cittadini non è essere spettatori è una lezione importante, e Grillo c’è la ricorda costantemente, però da qui ad essere economisti, giuristi e politici ce ne passa.

In conclusione: è evidente che Grillo conosce il suo tempo e sa come parlare ai suoi contemporanei, perché utilizza metodi che nella storia hanno sempre funzionato. Ma l’entusiasmo del giovane che scappa di casa e rinnega i suoi genitori non è mai del tutto produttivo. Potrebbe anche riuscire a vivere da solo, ma isolato da un mondo che continua a funzionare come prima, o potrebbe anche ricredersi e provare a migliorare il suo rapporto con i genitori fissando dei paletti invalicabili sia per loro che per se stesso.
Se il MoVimento intende solo distruggere ciò che c’era prima non porterà alcun giovamento a questa nazione. Firenze tentò di essere Repubblicana, copiando il modello veneziano, mettendo gli intellettuali figli del suo Rinascimento al potere, ma l’esperimento durò poco perché Firenze non era sola. E come essa anche l’Italia non è un satellite che ruota intorno alla Terra, ma si trova in Europa e certi equilibri e certi trattati non sono facili da cambiare o addirittura cancellare, ci vuole tempo, pazienza, metodo. La rottura proposta dal MoVimento è troppo violenta, oltre ad essere contenuta in un programma che può andar bene per il comune di Trapani, ma di certo non è credibile ed attuabile a livello nazionale. Di solito chi nasce con le premesse di Grillo non sta costruendo un buon futuro. Possiamo dire come Guicciardini che “siamo al buio delle cose”, ribadendoci se ce ne fosse ancora bisogno che gli esempi della storia sono imperfetti e che i suoi meccanismi sebbene ciclici non sono mai chiari e trasparenti. Oppure ci affidiamo a Machiavelli, che come a suo tempo vide in Savonarola un profeta della Repubblica che nascondeva nella forza delle sue parole l’inadeguatezza storica della sua richiesta, oggi vedrebbe in Grillo un mattatore della piazza che non sa però quello che vuole veramente da se stesso e dai suoi attivisti.

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