FUTURISMO

PREMESSA

-Questo articolo è rimasto a lungo in gestazione per la difficoltà a reperire un alto numero di informazioni (date, nomi, luoghi…), difficoltà che per motivi di tempo e di perdita di alcuni testi fondamentali non sono riuscito a superare. Per questo l’articolo è incompleto e dedica maggiore attenzione a dei concetti generali piuttosto che ha singole architetture ed architetti, me ne scuso con tutti voi, portate pazienza. Già che ci siete portate pazienza anche per la quasi totale assenza di immagini che avrebbero facilitato la lettura, purtroppo le mie limitate capacità mi hanno impedito di trovare immagini non coperte da copyright.

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Allora, ci eravamo lasciati con un quadro generale dell’architettura dalla rivoluzione industriale fino (quasi) ai giorni nostri, accennando al ruolo avuto dalle avanguardie.

Cosa sono esattamente? Sono dei movimenti artistici che si sviluppano dall’inizio del XX secolo e che, di norma, si caratterizza per un aspetto fondamentale:

L’arte viene vista come una entità unica che parte da un concetto universale per poi declinarsi nella varie forme (pittura, scultura, architettura…)

Nel De Stijil (neoplasticismo) si reinventano i volumi che vengono scomposti e riassemblati utilizzando, quando possibile, i colori fondamentali (blu, giallo e rosso) ed i neutri (solitamente nero o grigio). Un cubo, per fare un esempio, non è più un solido ma l’insieme di sei facce accostate tra loro.

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cubo “tradizionale”                      cubo “De Stijil”
Nel futurismo invece, sotto la spinta dei progressi tecnologici, si decide che tutto quello che ha preceduto quel momento non ha più valore, lo sguardo deve essere proiettato in avanti e l’arte in primis deve raccogliere questo messaggio e diventare un inno alla modernità e a ciò che ci riserva il futuro.

Già da questa rapida premessa emergono alcuni problemi che hanno accompagnato la vita delle avanguardie nella architettura:

-il rapporto tra le varie arti

Se si eliminano le distinzioni tra le varie arti si rischia che nasca un “conflitto” di gerarchie:

la pittura ad esempio ha maggiori possibilità di esprimere i concetto “puro”, non viziato da limiti tecnici, strutturali e funzionali rispetto ad un’opera che comunque deve stare in piedi e assolvere ad alcuni funzioni non derogabili. A questo punto, secondo i pittori, è l’architettura che deve funzionare in funzione della pittura mentre per gi architetti il quadro rimane una “decorazione” da appendere alla vera opera (l’edificio)

-costi e committenza

Come detto nell’altro articolo i costi e i tempi necessari per realizzare una architettura diventano un ostacolo notevole per poter esprimere dei concetti forti. In particolare nelle opere pubbliche il rischio di un fallimento è alto e, difficilmente, un qualunque politico si assume il rischio. Per questo non esistono grandi realizzazioni di avanguardia che spesso si riduce ad opere per privati, allestimenti e grandiosi progetti puramente teorici, una sorta di manifesto della vera architettura.

-Avanguardia e politica

In un momento di grande fibrillazione sociale è inevitabile che movimenti a loro modo estremisti vengano attirati da nuove ideologie politiche che, in un modo o nell’altro, promettono un netto taglio con il passato. Questo endorsment può rimanere puramente privato o coinvolgere tutta l’avanguardia come è successo per i Futurismo, schierato senza tentennamenti con il partito fascista.

Vediamo ora di scendere un po’ nel dettaglio

FUTURISMO – LE ORIGINI

Il futurismo nasce, ufficialmente, con il manifesto di Marinetti del 5 Febbraio 1909. Nel manifesto sono presenti i principi fondanti del futurismo. Come scrivevo sopra non è riferito strettamente all’architettura ma all’idea generale di futurismo. Da segnalare come disegni della “la città nuova” di Sant’Elia compaiano nel manifesto nonostante l’adesione dell’architetto risalga al 1914 cioè alcuni anni dopo.

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La città nuova – Sant’Elia 1914
L’ARCHITETTURA FUTURISTA

Se in alcuni movimenti di avanguardia esiste una sorta di concezione spaziale riconosciuta come ufficiale (vedi De Stijil) nel caso del futurismo invece abbiamo una idea di società tutto sommato vaga ed aperta a tante interpretazioni.

Il punto di riferimento principale è l’opera teorica di Sant’Elia con le sue tavole sulla città del futuro nonostante siano antecedenti alla sua adesione e che l’apporto ufficiale di Sant’Elia al futurismo sia stato molto breve a causa della sua morte avvenuta nel 1916. Cinicamente si può pensare che il fatto fosse deceduto (durante la prima guerra mondiale a cui ha partecipato come volontario) aiutasse a farne un icona al punto che alcuni parenti protestarono per l’uso sistematico e a loro dire strumentale del nome da parte del movimento che arrivò a chiamare col nome dell’architetto la rivista ufficiale.

Ovviamente gli architetti futuristi hanno partecipato a numerosi concorsi ma con scarsa fortuna e mostrando spesso limiti di approccio. Emblematica è la storia della realizzazione della stazione di S.M. Novella:

Il progetto doveva essere realizzato da Mazzoni ma la pochezza della sua proposta fu tale che si ritenne necessario indire un concorso che fu vinto da Michelucci che progettò un capolavoro che rimane, ad oggi, uno dei maggiori esempi di architettura contemporanea in grado di dialogare col contesto in cui sorge, in perfetta antitesi con la filosofia futurista che vedeva come fumo negli occhi qualsiasi vestigia del passato. Nonostante questo il progetto fu da loro salutato come una vittoria dell’architettura futurista… per un po’. Poco tempo dopo comparve l’articolo dove si esponevano le ragioni per le quali il progetto vincitore non deve essere realizzato, cosa era successo nel frattempo? banalmente Mazzoni aveva aderito al futurismo e difatti realizzò, nei pressi della stazione, la centrale termica e stazione apparati.

Anche l’approccio verso i nuovi materiali e le loro capacità non segue un pensiero unico. Se Poggi vede nel metallo la possibilità di creare forme plastiche liberandosi dalla linearità del muro, Fiorini ne studia le caratteristiche meccaniche arrivando ad essere ringraziato da Le Courbosier per l’aiuto ottenuto dai suoi studi per la progettazione dei grattacieli “a zampa di gallina” previsti per Algeri.

In tutto questo come viene coinvolto il fascismo? Poco e male a dispetto della “fede” futurista. Se elogiare Marinetti costava poco o nulla finanziare progetti spesso estremi non poteva funzionare anche in considerazione del fatto che l’avanguardia era appannaggio di pochi mentre lo stile impero riscuoteva nelle masse più apprezzamento. Nonostante questo lo scotto che il futurismo ha dovuto pagare per la sua adesione al fascismo è stato alto: il dover rinunciare alla purezza dei propri ideali quando, nelle ristrettezze del conflitto hanno dovuto rivalutare il mondo agricolo (la fame è una brutta bestia) e, soprattutto, nel dopoguerra, dover cadere nell’oblio e nello scherno, in parte per l’obbiettiva assurdità di alcune proposte (emblematico è il testo “sul funambolismo ovvero aboliamo le scale”) in parte in quanto arte fascista.

A dispetto di tutto la produzione futurista si pone come un qualcosa di nuovo ed interessante che a suo modo spicca nel panorama culturale italiano.

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Firenze – centrale termica e stazione apparati  – Angiolo Mazzoni

Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Italy © Archivio Storico – istituto Luce Cinecittà. Photo: © MART, Archivio del ’900

MORTE DEL FUTURISMO

Giusto per chiudere in maniera goliardica: a cosa è dovuta la scomparsa del futurismo? Secondo alcuni al carattere transitorio insito in tutte le avanguardie, secondo alcuni sono stati spazzati via dal secondo conflitto mondiale, per molti l’adesione al fascismo ha avuto come prezzo un lungo ostracismo. Personalmente credo che la causa vada cercata altrove, all’interno del futurismo stesso.

Cito una parte del testo “del funambolismo obbligatorio ovvero aboliamo le scale”, inno alla prestanza fisica del maschio futurista.

“Nelle stanze matrimoniali, i due letti gemelli saranno congegnati in modo da effettuare fulminee evoluzioni dal pavimento al soffitto. Così la consorte potrà costringere il marito ad un complicatissimo e movimentato inseguimento, prima di concedergli il premio dell’agognato amplesso”

Capite bene che, una volta raggiunto il letto, di tutto si ha voglia tranne che di mettersi a riprodursi, questo spiega perché i futuristi non hanno mai visto una seconda generazione.

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