Energia (elettrica) tra mito e realtà

Colgo come spunto l’articolo di Giorgio Ragazzi sul FQ a proposito dei costi dell’energia e dell’incidenza degli incentivi sul prezzo della corrente elettrica in Italia che ha creato malumori nei commentatori grillini in quanto critica gli incentivi alle fonti cosiddette alternative come eolico ma soprattutto fotovoltaico e biomasse.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/13/energie-rinnovabili-linsostenibile-peso-dei-sussidi-varati-dal-governo/681981/#comment-998848640

Premetto che non sono un esperto del settore ma che è esclusivamente un argomento che mi interessa e sul quale cerco di rimanere il più possibile informato.

Sulle energie rinnovabili, o meglio alternative, ho una mia precisa opinione che cercherò di non far trapelare e per questo cercherò più che altro di portare alla vostra attenzione dei numeri riguardanti l’Italia, sintetizzando i dati che ho potuto reperire in alcuni libri o relazioni (ad esempio del CNI – Comitato Nazionale Ingegneri) o siti (ad esempio TERNA – ovvero il gestore della rete elettrica nazionale).

Partiamo dalla considerazione che il consumo per energia elettrica rappresenta ca. un terzo dei nostri consumi energetici totali, affiancato dai trasporti, riscaldamento ed in minima parte altri usi come il bunkeraggio.

Nel grafico seguente si può notare come i nostri consumi di energia elettrica siano concentrati sulle attività produttive (quasi l’80%). L’agricoltura risulta avere un ruolo marginale (5,9 TWh), ad esempio il nostro consumo per l’illuminazione pubblica, qui ricompreso nella voce terziario, è leggermente maggiore (ca. 6,2 TWh).

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Da segnalare che tra il 2011 e il 2012 c’è stato un calo dei consumi di energia elettrica, di ca. 10 TWh nel settore industriale ed un incremento di ca. 3 TWh nel settore terziario.

Attraverso quali fonti viene prodotto questa energia elettrica? Ci viene sempre in aiuto TERNA.

La parte del leone la fa il termoelettrico, in particolare il metano. Le rinnovabili hanno visto mutare la loro composizione in modo significativo negli ultimi anni, essendo tra il 2010 e il 2012 esplosa la produzione di energia soprattutto da fotovoltaico ma anche da eolico, mentre l’idroelettrico, che fino all’inizio degli anni ’60 in pratica era la nostra unica fonte di approvvigionamento, è rimasto negli anni pressoché costante, tenendo comunque conto della variabilità dovuta alle precipitazioni atmosferiche.

Per capirci fino al 2008 l’apporto del fotovoltaico era praticamente pari a zero, nel 2009 pari a 0,1% e quello dell’eolico poco maggiore (nel 2009 pari a 1,3%).

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Specifico inoltre che TERNA ricomprende nella produzione termica anche quanto prodotto attraverso centrali a biomasse e termovalorizzatori che sono pari a 12.5 TWh nel 2012. Per chi fosse interessato può trovare i dati più specifici nella tabella 34 a questo link:

http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=%2fTIuA%2fh82nA%3d&tabid=418&mid=2501

L’importazione di energia avviene soprattutto dalla Francia, ma anche Svizzera, da cui compriamo proporzionalmente soprattutto nelle ore notturne quando praticamente “svendono” la loro energia prodotta da centrali nucleari le quali, essendo poco modulabili, hanno una produzione costante durante la giornata e quindi una sovrapproduzione durante le ore notturne. In pratica l’Italia, ovvero chi opera sul mercato energetico, non compra energia dall’estero perché ha poca potenza installata ma semplicemente perché conviene economicamente.

Per quanto riguarda le fonti fossili, che in parte comprendono anche fonti rinnovabili come le biomasse, la parte del leone, in Italia, la fa il metano che noi importiamo principalmente da Algeria, Russia, Qatar e Libia. Faccio notare, qui perdo un po’ di imparzialità, che un noto pregiudicato brianzolo intratteneva ottimi rapporti coi dittatori di due dei paesi che ho elencato.

In pratica il metano copre il 40% del nostro fabbisogno di energia elettrica inoltre siamo probabilmente l’unico Paese industrializzato così fortemente dipendente da questa fonte ed è per questo che oltre ai metanodotti si cerca da anni di realizzare anche dei rigasificatori sulle nostre coste al fine di poter meglio diversificare i fornitori e quindi ottenere potenzialmente prezzi più bassi.

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Vista la forte dipendenza dell’Italia dal metano e visti gli “ottimi”rapporti intrattenuti dal nostro ex Presidente del Consiglio, le compagnie Italiane hanno stipulato per gran parte delle proprie forniture dei contratti cosiddetti “take or pay” che in pratica garantiscono la fornitura ma a prezzo bloccato (ci sono contratti di 20 anni e oltre), costringono a pagare anche le quantità non effettivamente utilizzate e non tengono conto delle dinamiche di mercato. Poiché vi è stato un crollo della domanda mondiale di metano sia per la crisi che per il forte aumento di produzione da parte degli Stati Uniti che hanno ridotto le proprie importazioni, il prezzo del metano è sceso per tutti, tranne che per noi e ciò incide sul differenziale tra la bolletta elettrica nazionale e degli altri paesi.

Per chi ha voglia qui è spiegato un po’ meglio di quanto ho fatto io.

http://elenacomelli.nova100.ilsole24ore.com/2013/05/basta-al-salasso-dei-contratti-take-or-pay-sul-gas.html

Per quanto attiene alle energie rinnovabili esse coprono ca. il 25% dei nostri consumi energetici elettrici (nel 2009 le rinnovabili coprivano ca. il 10% dei consumi energetici totali, ma credo che tale valore comprendesse ad esempio i termovalorizzatori, le centrali a biogas per la produzione di calore, etc.). In questo campo la parte del leone la fa ancora l’idroelettrico che è stata la nostra prima fonte energetica (nel 1963 copriva ancora i 2/3 del nostro fabbisogno) ma che ormai ha raggiunto pressoché il massimo delle proprie potenzialità. Il geotermico, presente solo in Toscana, sembra non avere ulteriore potenzialità di sviluppo; qualche anno fa ENEL ha cercato di realizzare degli impianti in Lazio ma è stata bloccata per questioni ambientali, si temeva infatti che l’estrazione da zone profonde di vapore potesse andare a danneggiare la falda situata sopra.

Negli ultimi anni hanno avuto un forte incremento l’eolico e soprattutto negli ultimi 2 anni il fotovoltaico. Dal punto di vista potenziale quest’ultima fonte può ancora espandersi.

Entrambe presentano dei vincoli tecnici, primi fra tutti la stagionalità e la dipendenza dalle condizioni atmosferiche.

Credo che sia abbastanza chiaro a tutti che i pannelli solari possono produrre energia solo alcune ore al giorno e che in inverno la loro resa è inferiore che in estate e che pertanto non possono essere la soluzione di ogni problema energetico. Stessa cosa vale per l’eolico che chiaramente non è una fonte controllabile, come possono essere le centrali idroelettriche a bacino o le centrali a metano.

Un secondo vincolo è l’incapacità della rete nazionale di ricevere i picchi di corrente prodotta da tanti piccoli impianti essendo stata pensata e strutturata per ricevere da pochi grandi impianti e distribuire la corrente a tanti clienti.

A questi due problemi si potrebbe ovviare accumulando l’energia ad esempio in celle ad idrogeno o in batterie, che come si può ben capire non avrebbero le dimensioni di una stilo. Oltre al fatto che impianti del genere avrebbero costi molto alti, dimensioni notevoli, comporterebbero delle perdite e problemi ambientali di smaltimento non indifferenti, ad oggi una tecnologia efficiente non è ancora disponibile.

Come si fa a compensare i “capricci” di eolico e fotovoltaico? Esistono degli impianti, soprattutto a gas, che vengono lasciati in stand by, ovvero al minimo e che possono “partire” ed aumentare di potenza non appena vi sia la necessità; un po’ come un’auto ferma al semaforo col motore acceso, consuma poco, ma qualcosa consuma senza però produrre energia utilizzabile e comunque non a rendimenti ottimali.

Un ulteriore vincolo di eolico ma ancor di più del fotovoltaico è il costo per unità di energia prodotta. Proprio per questo l’Italia, ma non solo, ha introdotto in più fasi degli incentivi che remunerano chi produce energia tramite fonti rinnovabili. Tali incentivi non sono pagati con la fiscalità generale, forse per non dare impressione di aumentare la pressione fiscale, ma direttamente in bolletta da tutti i consumatori tramite la cosiddetta voce A3. In questi giorni si è potuto leggere che gli incentivi sono scaduti, ma ciò non significa che non si continueranno a pagare, infatti la loro durata è di 20 anni.

Ma di quanti soldi stiamo parlando? Nel 2012 l’Autorità per l’energia ha stimato tale valore, ovvero il 90% della componente A3, in 11,6 miliardi di € che comporta un aumento medio per MWh pari a ca. 37 € che però non è uguale per tutte le utenze (ad esempio le Ferrovie sono esentate e ci sono dei picchi di 62 €) e che pertanto per molti tipi di utenza incide ancora di più. Si tenga anche conto che su questi importi ci si paga il 10% di IVA che le utenze domestiche non possono scaricare come costo.

Ma quanto costa 1 kWh prodotto con le diverse fonti energetiche? È difficile dare un prezzo preciso perché dipende da molteplici fattori (ad esempio chiaramente un kWh da fotovoltaico costa di più a Bolzano che a Ragusa, idem per una pala eolica che in Italia ha senso installare solo nelle regioni meridionali più ventose) e da cosa consideriamo.

In generale possiamo dire che il costo più alto è quello dell’elettricità prodotta attraverso il fotovoltaico e più piccoli sono questi impianti più, per economie di scala, costa.

E quanto ci costa? Il prezzo fissato in bolletta per i clienti a maggior tutela dall’Autorità per l’energia è pari a ca. 100 €/MWh, pertanto in via approssimativa possiamo ritenere questo il costo medio di vendita della componente energia ad eccezione appunto degli incentivi alle rinnovabili ed assimilabili (ovvero il 90% della componente A3). A tali oneri ci vanno poi aggiunti i costi di rete e le imposte (IVA).

Sempre per i clienti a maggior tutela l’incidenza della componente A3 in bolletta è pertanto di ca. il 25% del totale, sulle seconde o ulteriori case l’incidenza può arrivare ad oltre un terzo. Confrontando i dati antecedenti si evidenzia anche che la componente A3 è cresciuta nell’ultimo anno di ca. il 20% e negli ultimi 2 di ca. il 40% (sempre riferito alle utenze domestiche). I dati sono facilmente reperibili nel sito di TERNA.

In realtà il fotovoltaico “domestico” ha ulteriori incentivi che ora ammontano al 65% di detrazione IRPEF in 10 anni, ma questi ricadono sulla fiscalità generale e non sul costo dell’energia.

Un ulteriore problema, dal punto di vista economico, è che il GSE (Gestore Servizi Energetici) è obbligato a prelevare l’energia, quando disponibile, dalle fonti rinnovabili; ne consegue che sono le fonti fossili a doversi adeguare alle rinnovabili e ciò comporta che in primis viene acquistata energia a costo relativamente alto e in secundis che il mancato funzionamento degli impianti a regimi ottimali e il minor numero di ore di utilizzo fanno aumentare il costo unitario di energia prodotta anche da questi impianti. Ciò comporta anche una riduzione di  investimenti in tecnologie che possono aumentarne i rendimenti e quindi la diminuzione dei costi e dell’impatto ambientale per unità di energia prodotta.

Abbiamo effettivi benefici ambientali? La risposta è inequivocabilmente sì per eolico e fotovoltaico, non mi esprimo invece su altri tipi di fonti come le biomasse, in quanto dipende dal combustibile utilizzato. Ad esempio una centrale a biomasse a mais ha un indice EROEI prossimo all’unità, ovvero l’energia utilizzata per produrre energia è pari all’energia ottenuta o poco meno. Anche in questo caso ci sono dati contrastanti, ma tutti concordano nell’affermare che l’efficienza è molto bassa, inoltre vi è una ricaduta sul costo dei prodotti alimentari. Stiamo quindi anche molto attenti quando si parla di biocarburanti per il trasporto perché molto spesso i benefici non sono così grandi e sicuramente non possono essere una soluzione su larga scala.

Abbiamo effetti positivi sull’indotto? Anche in questo caso la risposta è affermativa, nel senso che è indubbio che lo sviluppo di fotovoltaico ed eolico ha portato incrementi occupazionali nel settore ma al contempo è illusorio credere che tutti i soldi degli incentivi restino in Italia, in quanto i moduli fotovoltaici installati hanno quasi tutti provenienza tedesca o cinese. Certamente, una volta installati, riducono la nostra dipendenza energetica dall’estero.

Esistono anche altre tecnologie che ad oggi sono ancora allo stato embrionale come idroelettrico marino, solare a concentrazione, solare a torre, etc., ma attualmente non sono ancora in grado di sostituire le fonti tradizionali o di integrare significativamente le cosiddette alternative classiche.

Mi scuso per la lunghezza di quanto ho scritto ma non volevo sparare cifre a caso o scrivere slogan. Spero non ci siano inesattezze, ho cercato di confrontare dove possibile più fonti e di ridurre al minimo le opinioni.

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