Il metodo Boffo ad Ostia.

Il tutto nasce dalla pubblicazione, da parte del quotidiano il Tempo, di una versione non ufficiale di tale relazione di cui era entrata in possesso ilfattoquotidiano.it, senza però riuscire a trovare conferme sulla sua autenticità.

Questa frase compare in un articolo del Fatto Quotidiano ed è stata pudicamente editata perché i risvolti della versione precedente (che alludevano allo scorso luglio) erano un po’troppo pesanti per il giornale delle schiene dritte. No, per dire, parliamo dello stesso giornale che non s’è fatto problemi a pubblicare notizie come la nomina di Berlusconi a senatore a vita, l’accordo per fare Presidente della Repubblica Amato e decine di scoop rigorosamente falsi sul PD. Evidentemente per Il Fatto Quotidiano se il soggetto è il PD “se hai una notizia dalla” (ipse dixit Marco Travaglio, noto per libri come “Slurp”) mentre se si parla del Movimento 5 Stelle invece si tiene tutto fermo per mesi perché non si trovano “conferme sulla sua autenticità”.

Ricordiamo che uno degli slogan della campagna abbonamenti 2015 era “l’indipendenza dà dipendenza”. Che altro aggiungere ? Slurp !

No, non scriverò un articolo sulla doppia morale della fanzine del Movimento, però la cosa era troppo comica (e per certi versi indicativa d’un certo modo di fare) per non farvela notare. Torniamo alla notizia.

 

I fatti.

La notizia è che (stando a Il Tempo, indirettamente confermato dal trafiletto del Fatto Quotidiano poi cancellato) qualcuno nel Movimento 5 Stelle ha scritto un dossier e l’ha fatto circolare per le testate giornalistiche; questo dossier contiene accuse ben precise a Libera, l’onlus di don Ciotti, accusata a vario titolo d’essere invischiata in affari non troppo puliti nella gestione di un lido a Ostia… più altra roba collegata. Ovviamente Libera, una volta scoperto a mezzo stampa l’esistenza del dossier (che ritiene calunnatorio) si mobilita e pubblica un comunicato in cui ribatte alle accuse punto per punto.

A rincarare la dose ci pensa Sabella, assessore alla legalità di Roma nonché magistrato (in aspettativa) che la mafia la combatte davvero, nella procura di Palermo come sostituto procuratore del pool antimafia. Stando a Sabella dietro agli attacchi a Libera (ed in generale al modo in cui si sta muovendo il M5S su Ostia) c’è l’interesse particolare di uno dei loro rappresentanti, che agirebbe in quanto un suo amico aveva in gestione quella spiaggia e se l’è vista togliere perché aveva procedimenti penali non dichiarati.

sabella

Caso strano (si legge nell’articolo) nei giorni scorsi il M5S romano ha fatto un’interrogazione proprio a Sabella chiedendo che la spiaggia di Libera venisse “tolta” all’associazione di don Ciotti a causa di una lieve sanzione amministrativa (traduzione: una multa).

Il Movimento 5 Stelle sui lidi di Ostia è esposto in modo massiccio, tant’è che addirittura la “gerarca” (scusate ma non so come altro definire i membri del direttivo) Carla Ruocco mesi addietro ha incontrato i vari gestori dei lidi che a quanto pare non sono esattamente degli stinchi di santo… e se n’é pure vantata su Facebook.

Ovviamente il comunicato di Libera è arrivato in casa di Grillo con la forza di una bomba atomica tant’è che sono subito iniziati i comunicati tesi a circoscrivere e minimizzare la questione, fra cui quella dell’onorevole Lombardi che goffamente (visti i termini ed i modi usati) dice che il dossier è solo una bozza, che non è stato né verificato né messo a punto dagli avvocati e che quindi non rappresenterebbe la visione del Movimento, aggiungendo come prova della cosa il fatto che “ancora dev’essere comunque depositata alla Commissione parlamentare antimafia” (virgolettato del Fatto Quotidiano). Dulcis in fundo Roberta Lombardi diffida Il Tempo dal pubblicare altre parti di tale dossier.

 

E fù sera, e fù mattina.

Fin qui i fatti. Non mi dilungo sulla difesa della Lombardi: bozza o non bozza il documento quello è ed il fatto che il giornale di Travaglio ce l’avesse in pancia da mesi dimostra che è un po’che circolava… che non fosse verificato o messo a punto o meno dagli avvocati non cambia uno iota nei contenuti, al più cambia la forma, ma qui il problema è di sostanza.

Mentre scrivo questo pezzo c’è già un orda di grillini che contestualizza a vario titolo: c’è chi dice che il documento non esiste (posizione dello struzzo), chi sostiene che non c’è nulla d’ufficiale (posizione del giurista) e chi semplicemente risponde tirando fuori mafia capitale e compagnia bella (posizione del muezzin). Nella pratica comunque “butta male” perché quel dossier si presenta come un tentativo d’infangare Libera ed è il classico attacco della macchina del fango che a Roma abbiamo già visto all’opera tante volte, ad esempio contro il sindaco Marino.

In tutto questo il fatto che il dossier non sia stato depositato non è un’attenuante, è un’aggravante: depositare il dossier voleva dire renderlo pubblico e doversene prendere le responsabilità (anche davanti a Libera che li avrebbe fatti a pezzettini, cosa che effettivamente è avvenuta) mentre “farlo circolare” fra i giornali (perché i giornali che l’hanno ricevuto sono almeno due di cui uno ferventemente filomovimentista, ed è difficile pensare che sia un caso) era un buon modo per “creare un precedente” contro l’onlus di don Ciotti… un chip da piazzare lì ed usare al momento opportuno… il tutto nella forma “senza conferme d’autenticità” (vedasi Il Fatto Quotidiano) che da il metro del metodo boffo: calunniate, calunniate; qualcosa resterà.

Libera non è nuova a questo genere d’attacco, spesso ha da difendersi contro pratiche simili ad opera di camorristi e malviventi a vario titolo che cercano di screditarla e lo strumento che sono soliti usare è ricorrere all’unico strumento che la legge mette a disposizione: le denunce all’autorità competente. Và da sé che una denuncia al M5S (sedicente movimento degli onesti) da parte di un’associazione come Libera (che ha già risposto per le rime ai grillini nel comunicato ufficiale) è un duro colpo all’immagine… per cui si cerca (al momento in modo abbastanza caotico) di limitare i danni, e non è da escludersi che alla fine verrà fatto fuori il consigliere comunale responsabile materialmente del dossieraggio, al solo scopo di farne un capro espiatorio su cui scaricare tutte le responsabilità del caso.

 

Cosa non torna ?

A non tornare sono le reazioni di questi primissimi momenti con le ammissioni a mezza bocca poi ritrattate o riviste, fra cui quella della Lombardi che parla di bozza che doveva essere perfezionata e depositata in commissione. Difficile pensare che un consigliere comunale abbia l’influenza necessaria (men che meno l’autorità -istituzionalmente parlando) per sottoporre alcunché in una commissione parlamentare…  e comunque se il testo era già al lo facciamo risistemare dagli avvocati è segno che in una certa qual misura doveva essere condiviso se non altro dai parlamentari M5S della commissione.

No, evidentemente qui il problema è un altro… il M5S s’è intestato il franchise dell’onestà e quindi implicitamente punta a squalificare tutto e tutti per autoaccreditarsi come unica fonte veramente onesta d’Italia, cosa ancor più vera quando le altre autorità dell’onestà hanno posizioni diverse dalla loro o sono addirittura critiche rispetto all’operato del Movimento. Ovvio che stando così le cose la cosa di Grillo non veda di buon occhio la concorrenza (girando su internet in queste ore troverete diversi casi clinici che hanno già declassato don Ciotti da paladino contro le mafie a castaiolo colluso col governo), mettiamoci pure incontri e rapporti con i vari ras dei lidi di Ostia (che probabilmente non amano la concorrenza di un associazione impeccabile come Libera) ed abbiamo il quadro generale.

In questo casino il problema è che il Movimento 5 stelle non può permettersi d’andare frontalmente contro Libera: attacchi “sciolti” da parte di attivisti che criticano (cose come “che se ne fa un’onlus per la legalità di un lido”) sono ammissibili perché non coinvolgono le strutture ufficiali mentre un dossier che viene dai piani alti non lo è: senza una lunga e capillare opera di diffamazione a monte è troppo forte il rischio di giocarsi una buona parte dell’elettorato in un muro contro muro.

Un ultima nota di colore è relativa alla diffida al Tempo da parte della Lombardi: fino a ieri erano tutti in piedi col bavaglio a favore di camera per protestare contro la “legge bavaglio” che limita la diffusione delle intercettazioni… oggi si cambia tavolo e partono con le diffide per chi osa pubblicare roba loro che preferirebbero tenere riservata. A quanto pare il diritto all’informazione va bene solo quando i soggetti coinvolti sono altri mentre quando tocca a loro parte subito col mantra della riservatezza. Che carini.

 

Traete voi le conclusioni.

 

PS: Le cose a quanto pare stanno anche peggio, rimando ad un articolo sul blog di Federica Angeli.

Approfondimenti: [1]

I commenti sono chiusi.