Topli Uork

Verso la fine della II guerra mondiale, proprio durante l’occupazione cosacca, gli inglesi cercarono contatti con i fascisti italiani e tramite loro con le forze armate tedesche convinti dell’ormai evidente pericolo comunista, rappresentato dai partigiani titini, i quali, consci dell’imminente fine delle ostilità volevano annettersi più pezzi d’Italia possibile, nello specifico il Friuli e soprattutto la slavia friulana. Nell’inverno del 1944/45 sembra ci fossero stati dei colloqui segreti fra alcuni esponenti della formazione partigiana Osoppo (di formazione laico-cattolica) con degli esponenti delle SS, dopo che i primi avevano rifiutato di inquadrare i propri uomini nelle formazioni jugoslave. Si parlò della nascita di un accordo fra la Osoppo e le X Mas di Junio Valerio Borghese, famoso nazifascista, al fine di contrastare l’avanzata dello slavocomunismo, costituendo un fronte che comprendesse tutti i partigiani anticomunisti. Da non dimenticare che vi era a monte un’ordinanza del Corpo Volontari della Libertà (CVL) che qualificava come “tradimento” ogni trattativa con il nemico e tradimento in guerra significava immediata fucilazione. Quindi le iniziative dell’Osoppo e dei suoi esponenti, a fronte di questa ordinanza, rappresentavano un fatto gravissimo, anche se alla fine i negoziati si conclusero senza un nulla di fatto e le formazioni Osoppo parteciparono con gran senso di patriottismo, assieme ai garibaldini, alla liberazione di gran parte delle zone del confine orientale e in nessun caso possono essere paragonate ai belogardisti (milizie volontarie anticomuniste) o alle Guardie Azzurre slovene che si schierarono militarmente con gli invasori italiani e successivamente con i nazisti.

 

 

Topli Uork è un pianoro di montagna, nel comune di Faedis, famosa per le sue malghe (dista circa 20 km in linea d’aria da Udine) successivamente fu chiamato Porzus dall’abitato nelle vicinanze e fu teatro di uno degli episodi più cruenti e controversi dell’azione partigiana nella seconda guerra mondiale. Renzo Martinelli, nel 1997 vi fece un film, che a me (e non solo) lasciò molti dubbi perché ha raccontato un fatto senza un contesto qual’era il Friuli e i vari eserciti in conflitto alla fine della II guerra mondiale. Topli Uork all’epoca era la sede della 1a brigata Osoppo e il 7 febbraio 1945 una formazione di un centinaio di partigiani garibaldini al comando di “Giacca” (Mario Toffanin) arrivò alle malghe verso il crepuscolo uccidendo il comandante Bolla (Francesco De Gregori, sì era suo zio) il delegato politico “Enea” (Gastone Valente, del Partito d’Azione), Elda Turchetti, 21 anni, di Pagnacco (indicata qualche tempo prima come spia da Radio Londra) e “Gruaro” (Giovanni Comin). Quattro riuscirono a fuggire, gli altri 17 furono fatti prigionieri, portati nel Bosco Romagno e qui 15 fucilati. Fra questi Ermes (Guido Pasolini) fratello di Pier Paolo. Due lasciati in vita furono successivamente i principali testimoni del processo.

 

Le sentenze, i vari processi, i coinvolti (con i loro nomi di battaglia e reali creerebbero solo confusione, per cui preferisco riassumere in quanto rimangono ancora diversi lati oscuri sulla vicenda che dopo la morte dei partecipanti probabilmente non saranno mai risolti, soprattutto per ciò che riguarda i veri mandanti) Secondo la sentenza del Tribunale di Lucca, la strage fu ordinata dalla sede del PCI di Udine perché gli osovani si opponevano all’espansionismo jugoslavo appoggiato dai garibaldini e considerati dagli stessi osovani “il nemico occulto”. Secondo Mario Lizzero “Andrea”, comandante della Garibaldi del Friuli Venezia Giulia, fu una iniziativa personale di Giacca, verso il quale emise un mandato di esecuzione inspiegabilmente mai eseguito, mentre Giovanni Padoan “Vanni”, commissario politico della divisione Garibaldi – Natisone, affermò invece che la decisione fu presa dal Comando del IX Corpus jugoslavo e avallata dalla Federazione udinese del PCI, all’insaputa del comando della Garibaldi e che Porzûs fu il frutto della volontà di due comunisti di Udine, segretario e vicesegretario del partito, che obbedivano alla Jugoslavia e non all’organizzazione partigiana italiana, e che non fu responsabilità di tutto il partito. Il commissario del IX corpus Yugoslavo affermò in seguito che effettivamente furono loro a dare l’ordine. (da il Venerdì di Repubblica, 18.03.2005)

 

 

L’eccidio di Porzus rimase per 60 anni al centro di un’aspra polemica. Da una parte le reticenze del PCI giustificabili nel dopoguerra, ma non più scusabili nel periodo successivo, dall’altra la volontà politica della DC che voleva a tutti costi delegittimare i partigiani comunisti e il ruolo decisivo che avevano avuto nella Resistenza, pur avendo lasciato sul terreno più di 40.000 morti, tacciandoli come “bolscevichi assassini e infoibatori”, con meschini spot antidemocratici e cercando di disconoscere il ruolo che avevano avuto nella Resistenza. Fu anche grazie a questa campagna diffamatoria che vennero alla luce le tesi storiografiche revisioniste che puntarono e puntano anche tutt’ora a centrare la memoria di quegli anni sui massacri operati dai comunisti e sulla complicità della tragedia delle foibe e poco importò se due ministri della Repubblica nata dalla resistenza siano stati fascisti: oltre a Gianfranco Fini, pupillo del MSI, il fucilatore di partigiani Giorgio Almirante e il suo degno compare Mirko Tremaglia che combatté a fianco delle SS nella Repubblica di Salò (ma aggiungiamo che di quella banda, recentemente anche il buon Fò è stato candidato per fare il PdR).

 

 

Nel 2001 per iniziativa del garibaldino Vanni e dell’osovano don Redento Bello “Candido”, non sostenuti dall’ANPI, né dall’Associazione Partigiani Osoppo ci fu un momento di riconciliazione, con un commovente abbraccio, l’uno con il fazzoletto rosso, l’altro con quello verde, dove Vanni, rivolto ai parenti delle vittime, ammise che l’eccidio di Porzus fu un crimine di guerra che escludeva ogni giustificazione. “Benché il mandante di tale eccidio sia stato il Comando sloveno del IX Korpus, gli esecutori, però, erano gappisti dipendenti anche militarmente dalla Federazione del PCI di Udine, i cui dirigenti si resero complici del barbaro misfatto e siccome i Gap (Gruppi di Azione Patriotica ndr) erano formazioni garibaldine, quale dirigente comunista d’allora e ultimo membro vivente del Comando Raggruppamento Divisioni Garibaldi-Friuli, assumo la responsabilità oggettiva a nome mio personale e di tutti coloro che concordano con questa posizione. E chiedo formalmente scusa e perdono agli eredi delle vittime del barbaro eccidio.” Alcuni storici scrissero che avrebbe dovuto farlo prima, ma nel periodo della guerra fredda era politicamente impossibile. In seguito ci fu un altro rapporto di riconciliazione dove furono coinvolte le associazioni partigiane e alcuni politici nazionali, ma il rapporto fra osovani e garibaldini non si rasserenò mai del tutto.

Sandro Pertini nel 1978 concesse la grazia a Mario Toffanin “Giacca” il comandante esecutore dell’eccidio, il quale nonostante ciò, rifugiato in Jugoslavia, non tornò più in Italia.

 

 

Il primo Presidente che visitò Porzus fu Francesco Cossiga, si rifiutò di andarci quando era in visita in Friuli, dove incontrò alcuni membri dell’organizzazione Gladio a cui avevano aderito anche esponenti degli osovani, ma ci andò successivamente in visita privata negli anni novanta.

Nel maggio del 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scoperto una targa in memoria dei trucidati e ha definito l’episodio “tra le più pesanti ombre che siano gravate sulla gloriosa epopea della Resistenza” e un “torbido groviglio di feroci ideologismi di una parte, con calcoli e pretese di dominio di una potenza straniera a danno dell’Italia, in una zona martoriata come quella del confine orientale del nostro Paese”, ma nonostante il suo invito alla riconciliazione i contrasti fra l’ANPI e l’APO non sono stati ancora superati.

Tutt’ora il sito ufficiale dell’ANPI attribuisce l’eccidio e la morte di Francesco De Gregori ad una guerra intestina all’interno delle formazioni partigiane causata delle tensioni createsi per i rapporti presi dagli osovani con le formazioni fasciste. L’APO, al contrario ha sempre mantenuto vivo il ricordo della strage con una cerimonia annuale che si svolge anche nel Bosco Romagno in ricordo degli osovani qui uccisi.

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