Semi-recap

Rieccoci qui. In politica tutto tende a ripetersi, ma da noi la cosa comincia ad avere un che di patologico.

Ennesimo giro di giostra, ennesimo “scontro finale”, ennesimo “tutti contro tutti” ed ennesimo colpetto di scena finale per cercare di far danno al PD dall’interno.

Vi farei un recap più dettagliato, ma semplicemente non ne varrebbe la pena… per cui mi limiterò a dirvi che sta succedendo e poi vedrete un po’voi che fare.

Partiamo dall’inizio, se fino ad ora aveste vissuto sotto una roccia potreste non sapere che domani ci sono le regionali e le amministrative: alcune regioni e diversi comuni sono chiamati al voto per il rinnovo dei loro organi interni… ed ovviamente in questo cavolo di paese ogni volta che si torna alle urne è subito “guerra termonucleare totale” per cui scattano le grandi manovre.

Non c’è granché di serio in ballo in queste regionali, nel senso che non si rischia sostanzialmente nulla, Renzi non è D’Alema e non ha alcuna intenzione di legare il suo mandato a questo voto però ovviamente da un lato risultati particolarmente sconfortanti potrebbero nuocergli e dall’altro risultati lusinghieri potrebbero rafforzarlo.

Ovviamente la cosa non vale solo per Renzi ma tutti i partiti cercano una qualche conferma del loro peso e tutti temono una possibile bastonata.

Fra quelli messi peggio sicuramente c’è Forza Italia di Berlusconi che ha subito da poco una scissione (l’ennesima) con Fitto che ha deciso di correre per conto suo.

L’ex cavaliere è molto appannato ed onestamente non sembra in grado di muovere le folle come nei decenni passati, anche per questo Fitto ha deciso di tentare la fortuna… c’è però da dire che mentre Berlusconi può ancora vantare molte entrature eccellenti in TV, amicizie e soldi il povero ex governatore ha ben poco da mostrare e di suo non brilla certo di carisma.

La lotta nel centrodestra è sostanzialmente quella, Berlusconi col suo progetto di un “contenitore dei moderati” stile partito repubblicano americano contro un Fitto “non pervenuto” perché non lo si vede e non lo si sente da nessuna parte.

Dal punto di vista politico, per Forza Italia questa tornata elettorale è solo un modo per contarsi e vedere quanto si pesa, non ci sono “regioni da vincere” e non c’è un qualche progetto, tutto è finalizzato al mero risultato fine a sé stesso, in modo da poter dire “esistiamo ancora”.

Una parentesi sull’idea di Berlusconi del partito repubblicano italiano: è molto calzante, in USA i repubblicani tutto sono tranne che moderati (tant’è che al loro interno ci sono i tea party, i cattolici integralisti e via dicendo) e qui la coalizione di “moderati” che ha in testa lui partirebbe dai vari Giovanardi, La Russa, Meloni, Salvini etc… l’unico problema è che lui continua ad usare la parola “moderati”; ora, se questi sono i moderati gli “estremisti” chi sarebbero ? Dietro alle belle parole di Berlusconi c’è il solito progetto del “tutti dentro” già visto nel 2001 e nel 2008, praticamente un “sono buoni tutti” nella speranza di vincere. Lo slogan per questo partito repubblicano italiano vorrei suggerirlo io: Branca… Branca… Branca…

 

Spostandosi di poco a destra c’è la rivelazione dell’estate, vale a dire il giovane di belle speranze che dopo decenni sulle TV locali a fare il galletto ha vinto la poltrona di segretario della lega nord ed è passato a fare il galletto sulle TV nazionali: Salvini.

Salvini ha ereditato un partito a pezzi ed è riuscito a unirlo con una buona dose di autoritarismo, cosa che ha riportato in vita un partito dato per spacciato come la Lega nord ma gli è costata l’addio di Tosi, che a queste regioniali potrebbe essere micidiale nello strategico Veneto.

Il neosegretario della Lega ha lavorato molto per reinventare la Lega nord in una dimensione nazionale, ha mandato in soffitta gli slogan contro i meridionali (ex terroni) ed ha spostato il target sugli extracomunitari e sull’Unione europea. In pratica ha trasformato un partito regionalista in un partito di destra tendente alla xenofobia. Di per sé è stata un impresa mirabile perché non sarà stato facile convincere orde di gente che vestiva con elmi cornuti e spade di plastica a buttare alle ortiche decenni di “senti che puzza – scappano anche i cani – sono arrivati i napoletani” e professarsi patrioti “italiani”… specie se ci si ricorda che il suo predecessore, Bossi, era quello che è finito a processo perché “io con la bandiera italiana mi ci pulisco il culo”.

L’operazione comunque è perfettamente riuscita a metà (cit.) per cui oggi il partito di Salvini ha ottime percentuali (ai sondaggi) ma non riesce ancora a presentarsi nelle piazze senza che spunti qualcuno a contestarli in modo più o meno violento (e lui, a me sembra, un po’ci gode nel farsi contestare).

La sua fortuna, almeno per ora, è la fame che TV e radio hanno di qualcuno da usare come contraltare a Renzi ed al suo governo… in pratica siccome qualcosa nei vari talk, tribune e approfondimenti bisognerà pur dire hanno raccattato Salvini (che si presta) e l’hanno ficcato in più o meno qualsiasi salotto televisivo (e radiofonico) a dire la sua. È così presente che oramai rivaleggia, come tempo in TV, con l’attuale Presidente del Consiglio… con l’unica differenza che Renzi in TV spesso viene fatto vedere mentre inaugura fiere, incontra capi di stato, annuncia le misure del governo e svolge in genere “ruoli istituzionali” mentre Salvini è perennemente seduto lì, con la felpa (o, se fa caldo, la maglietta) personalizzata a far propaganda a sé stesso.

Ma dicevamo delle elezioni: alle elezioni Salvini si candida come il leader del secondo partito più grosso (dopo il PD) ed è possibile che riesca anche a conquistare una regione (il Veneto), anche se nulla è certo perché proprio lì paga un pesante dazio a Tosi, cacciato malamente perché non ha voluto sottomettersi al segretario. Ora Tosi corre per conto suo e sono tutti voti che non andranno al candidato della Lega.

 

Grande assente in queste elezioni è Beppe Grillo ed il suo Movimento 5 Stelle che questa volta ha deciso di fare una campagna elettorale più tranquilla, forse perché memore delle passate batoste ha preferito non caricare di significato e d’aspettative questa tornata, nella speranza che i risultati, se fossero deludenti, non intaccherebbero il morale dei suoi sostenitori e della base.

A questo giro infatti non c’è stato il tour con gli spettacoli e Grillo non s’è prodigato a fare mirabolanti sparate alla ricerca di un paginone centrale… semplicemente hanno tirato fuori i soliti mr.nessuno eletti dalla rete e li hanno mandati a fare un po’di campagna elettorale sul territorio, con al più le visitine da parte dei “big”, vale a dire i parlamentari.

A giudicare da com’è stata giocata la loro partita l’idea è che in questo momento la strategia del M5S sia quella di far perdere il PD più che di vincere le elezioni, ed in effetti giusto ieri Di Maio ha detto qualcosa tipo “tutto è meglio che un voto al PD”. Inutile aggiungere altro.

 

Infine c’è il PD che s’è presentato a queste elezioni in condizioni non esattamente favorevoli ma che, visto lo spessore degli avversari, ha comunque buone speranze d’uscirne bene.

Il grosso limite del PD è, per molti versi, il fatto che i candidati sono stati scelti con le primarie, cosa che ha sia risvolti positivi che risvolti negativi.

Fra quelli negativi c’è il fatto che i candidati così nominati quando arrivano alle elezioni hanno già dovuto combattere una lotta (spesso senza esclusione di colpi) con gli avversari interni e la loro base si presenta “spaccata” fra chi li ha sostenuti e chi invece “preferiva l’altro”: è il caso della Liguria con la Paita che, checché se ne dica, deve fare i conti con chi semplicemente “preferiva Cofferati” e per questa ragione ha orchestrato addirittura una mini-scissione. Per questa ragione da quelle parti oltre che il candidato del PD c’è anche un candidato ex-PD, Pastorino, che con il supporto di SEL e di parte della base che stava con Cofferati cercherà non di vincere (che è impossibile) ma di far perdere la Paita sottraendole voti utili a tutto vantaggio del candidato di Forza Italia: Toti.

Un altro aspetto negativo, anche se questionabile, delle primarie è quello del “chi ti capita ti devi tenere” ovvero De Luca in Campania. Io non ho niente contro De Luca e mi sta benissimo che rappresenti il PD visto che ha avuto una valanga di preferenze e che ha le carte in regola per essere il candidato dei Dem; di sicuro non mi piacciono gli apparentamenti che ha fatto (vedasi anche Moretti in Veneto) però devo dire che dal punto di vista politico non ho grandi remore sulla persona, tuttavia il punto politico c’è. De Luca con una condanna (in primo grado) sul groppone è stato un bersaglio facile per chi voleva sparare sul PD con la scusa degli “impresentabili”… la situazione è molto complicata (anche perché il primo a volersi dimostrare innocente è lui stesso, che ha rinunciato alla prescrizione perché s’aspetta un assoluzione in appello o in cassazione) ma nel gioco politico, dove le semplificazioni regnano sovrane, è stato facile per M5S e Forza Italia sparare al candidato del PD …ed a dire il vero è stato facile anche per chi, all’interno del PD stesso, voleva in qualche modo vendicarsi di Renzi cercando di fargli naufragare queste elezioni… ma ci torneremo poi.

Insomma campi di battaglia importanti sono sostanzialmente due: Liguria e Campania e lì il PD rischia per problemi vari… s’aggiunge anche una terza regione, molto più difficile, in cui la vittoria del candidato dem sarebbe effettivamente una vittoria (in quanto è tutt’altro che scontata, anzi): il Veneto in cui la Moretti si scontra col governatore uscente Zaia.

 

In tutto questo casino, e ne ho già accennato, si palesano anche i soliti giochi di palazzo (e di cortile) tipici del PD… abbiamo Civati che, dopo due anni di tentennamenti, esce dal Partito Democratico e fonda un partitino con un logo a metà fra quello di una lavanda vaginale, il simbolo di Emergency e l’icona di una calcolatrice:

possibile…questa “nuova sigla” è sostanzialmente riconducibile alla “cosa” dietro Pastorino (insieme a SEL), una specie di stilettata ritardata per cercare di scalfire l’attuale PD e soprattutto la sua attuale dirigenza.

A questo s’aggiunge anche il risultato dei lavori, reso pubblico ieri, della commissione antimafia che, a sorpresa, nella lista degli “impresentabili” ha messo anche De Luca (bersaglio facile, appunto) allargando un po’ (troppo) il proprio mandato e trasformando quello che doveva essere un vaglio antimafia in una specie di lista di proscrizione. Perché ? Istituzionalmente la commissione ha lavorato bene anche se c’è molto da dire sul fatto che un reato comunque grave come la concussione nulla ha a che fare con la mafia, politicamente il gesto invece ha una valenza ben precisa.

Rosy Bindi, presidente di quella commissione, ha aspettato l’ultimo giorno utile (ieri, visto che oggi è il giorno di “silenzio” pre-elettorale e non è possibile, per i soggetti convolti ed i media, discutere e ribattere sulla politica) per tirare fuori a sorpresa quella lista con dentro De Luca, e quel nome lì non c’è finito per caso. Come tanti nel PD (da Zanda a Orfini) hanno tenuto a precisare è stata una mera vendetta privata, Rosy Bindi (anche se non da sola, la commissione ha comunque partecipato ai lavori) ha voluto piantare una grana all’ultimo minuto nella speranza d’indebolire non solo De Luca ma tutti i candidati del PD a queste elezioni: il classico “muoia Sansone e tutti i filistei” che farebbe chi, sapendo d’essere oramai fuori dai giochi, decide d’andarsene “portandosene dietro qualcuno”.

 

Nella pratica, l’ho detto all’inizio e lo ripeto ora, non c’è da preoccuparsi… lasciando perdere le altre regioni (dove i risultati sono abbastanza ininfluenti) il “match” è su tre regioni e non è un match particolarmente difficile… Renzi fortunatamente non è stato così stupido da fare come D’Alema, che aveva legato il suo mandato ad una tornata alle regionali e per quello alla fine s’è dimesso, cionondimeno sia Berlusconi sia i grillini hanno già provato a giocare quella carta e sicuramente una sconfitta pesante potrebbe dare non pochi grattacapi all’attuale segretario del Partito Democratico.

 

Buon voto.

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