Non c’è niente… niente…

Di strada, dalla nascita delle forme di vita sulla terra, ne abbiamo fatta tanta… un interminabile percorso di evoluzione che ci ha trasformato da esseri monocellulari a esseri pensanti. Il percorso è stato lungo ed accidentato.

La natura (che in sé non esiste, è solo una semplificazione, ma per praticità chiamiamola così) ci ha presi per mano e “cambiati” per adattarci al mondo in cui viviamo.

Se togliamo il velo di bucolico “naturismo” con cui siamo abituati a ragionare possiamo però vedere che la realtà delle cose un po’diversa da come ce l’hanno sempre presentata: le basi costituenti dell’uomo si sono evolute per essere abbastanza “resistenti” alle mutazioni, vale a dire che a meno di condizioni molto particolari (e rare), il corredo genetico “umano” (il DNA nucleico e quello mitocondriale) si preserva bene di generazione in generazione. Quella che spesso chiamiamo “evoluzione” è quell’insieme di casi che ogni tanto portano, nonostante i meccanismi messi in atto per evitarli, ad una modifica di questo corredo.

“Oh che bello, ho la vista ad infrarossi” direte voi, e invece no perché al di fuori dei fumetti Marvel le mutazioni genetiche non funzionano così: quando non sono del tutto inutili (ad esempio si suppone che l’averci tanto “junk DNA” serva anche a questo, a diminuire la probabilità statistica che una mutazione avvenga nella porzione “utile”) le mutazioni genetiche finiscono, nella quasi totalità dei casi, per “rompere” qualcosa che prima funzionava… o comunque indebolirlo.

La maggior parte delle mutazioni non-ininfluenti che capitano tendono ad essere incompatibi con la vita (nell’immediato o sul breve termine) mentre le altre si concretizzano in malattie genetiche o comunque situazioni in cui l’organismo, avendo qualcosa di “non perfettamente funzionante”, rischia di “rompersi” sul lungo periodo (vedasi il tumore al seno per chi ha una mutazione nei geni BRCA1 e BRCA2) e, quel che è peggio, le mutazioni, una volta avvenute tendono a perpetuarsi nelle generazioni future.

Un infinitesima percentuale d’alterazioni genetiche invece non porta a nessun problema (o quasi) ed anzi si rivela utile per sopravvivere in certi ambienti (vedasi l’anemia mediterranea che contrasta la malaria).

 

Ok, non è la mia materia, non l’ho studiata e non penso che star qui a dirvi quello che potete trovare in un qualsiasi libro di biologia sia importante, quindi la pianto qui, anche perché la questione è di diversi ordini di grandezza più complicata e spiegarla a dovere richiederebbe un genetista e delle basi che io semplicemente non ho. Avete comunque capito tuttosommato qual’è la situazione.

Nella pratica sì, “madre natura” c’ha trasformato, dal brodo primordiale fino al raffinato homo sapiens sapiens ha fatto tutto lei e tuttosommato stato un buon lavoro… però è stato un lavoro di forza bruta, vale a dire che per essere come siamo oggi tanti sono dovuti morire, tanti sono dovuti non-nascere e tanti hanno dovuto soffrire e morire, portatori unici (o quasi) di mutazioni peggiorative. Con una mano la “natura” ha introdotto dei cambiamenti (a caso) e con l’altra ha lasciato che ci pensasse la selezione naturale a rimuovere quelli non-vantaggiosi (che sono stati la quasi totalità), mentre quelli “incompatibili con la vita” si rimuovevano da soli.

Capite bene che è una semplificazione, nella pratica non esiste la mano della natura (o di Dio), le alterazioni capitano… capite bene che tutto questo è solo per spiegarvi quanto è stato dolorosamente triste e costellato di sofferenza il processo evolutivo che c’ha presi quando eravamo degli organismi monocellulari e c’ha portato qui a leggere da un monitor.

Grazie natura, è stato bello. Ora però sarebbe il caso che andassimo avanti noi.

Recentemente l’uomo ha sviluppato la società civile, la medicina e nell’ultimo istante (se rapportato all’intera evoluzione umana) è spuntata anche la genetica e con essa la capacità di capire come funziona il nostro corredo genetico.

Con la società “civile” (che, a dire il vero, è un qualcosa in divenire) s’è limitata la selezione naturale basata sull’incapacità di competere e di procurarsi il cibo (e si sono mandate in soffitta vecchie pratiche, come la rupe tarpea), con la medicina abbiamo iniziato a contrastare le malattie e/o i sintomi che fino a qualche centinaio d’anni fa avrebbero sterminato le mutazioni meno adatte e con la genetica probabilmente un giorno riusciremo a contrastare anche le mutazioni genetiche, o addirittura usarle a nostro vantaggio.

No, non siamo ancora giunti al momento in cui possiamo definirci onnipotenti, e non c’arriveremo mai ma a poco a poco che ci sviluppiamo socialmente, culturalmente e scientificamente diventiamo padroni del nostro destino e del nostro futuro… ed è venuto il momento in cui alcuni ragionamenti ed alcune scelte vanno fatti.

Oggi con gli strumenti a disposizione della popolazione è possibile diagnosticare prima della nascita diverse mutazioni genetiche che si concretizzerebbero in malattie, è addirittura possibile diagnosticarle prima dell’impianto in utero qualora si ricorra alla procreazione assistita e tuttavia il maggiore dei problemi è che ancora la “società” non ha deciso chiaramente come porsi davanti a questi strumenti, a queste possibilità.

 

Non sono un nazista e non ho idee per la superiorità o la purezza della razza, non ritengo che esistano uomini superiori o migliori dal punto di vista prettamente morale o etico, però a poco a poco che andiamo avanti ci viene offerto un insieme di strumenti che possono portarci a vivere meglio e nonostante questo a causa del lascito delle religioni e del ricordo delle schifezze fatte dai nazisti non c’è ancora stato un dibattito serio sull’argomento: su come usare e con quali limiti porsi davanti a queste opportunità.

Non sto parlando di “eugenetica” nel senso classico, non parlo di aborti, di procreazione assistita e via dicendo, parlo in un livello superiore, anche se poi bisognerà comunque fare i conti sul “come”… il punto è cosa vogliamo fare di quello che stiamo diventando capaci di fare ?

 

Fermo restando che (per fortuna) non si può imporre niente a nessuno il problema è: è giusto, è corretto utilizzare questi strumenti per agire sul corredo genetico di un uomo?  Per meglio dire, è giusto permettere che l’umanità possa accedere a strumenti per modificare (o comunque ritoccare) il proprio corredo genetico ?

Vi prego, non tirate fuori Giovanardi con le sue idee sui bimbi con gli occhi azzurri ed i capelli biondi, non è questo di cui sto parlando… sto parlando del fatto che non è difficile pensare che un domani sarà possibile, in qualche modo, mettere mano al corredo genetico dei nascituri (o dei nati) per correggere eventuali “errori” (vedasi BRCA1 e 2), evitare certe malattie genetiche (come l’insonnia familiare fatale) e, perché no, eliminare i “difetti” di cui soffrono alcune popolazioni o parti di esse (tipo l’intolleranza al lattosio).

Se fosse possibile, sarebbe giusto farlo ?

Se fosse possibile, fino a dove ci si dovrebbe spingere ?

Se fosse possibile, sarebbe giusto migliorare il corredo umano ?

Ci dovrebbero essere dei limiti ?

Oggi non abbiamo ancora gli strumenti per arrivare a tanto ed il massimo che c’è dato spesso è semplicemente la possibilità di diagnosticare gli embrioni / feti “malati” (con mutazioni gravi) e, a seconda delle leggi dei vari paesi, abortire o non impiantarli… ma un domani chissà.

L’ingombrante questione è tutta qui.

Il “frutto proibito” l’abbiamo già mangiato quando abbiamo iniziato a contrastare (nei limiti del possibile) la selezione naturale: presto potremmo avere gli strumenti per sostituirci all’evoluzione naturale e fare, per certi versi, meglio, non con un approccio di “forza bruta”, non tentando di migliorare solo in forza della statistica perché una mutazione su un milione è superiore ed in forza a quella sua superiorità si diffonde ma in modo ragionato, correggendo gli errori del “caso” e puntando ad un miglioramento che è innanzitutto della salute della popolazione.

Già oggi, con gli strumenti limitati che abbiamo  a disposizione, si vedono i problemi insiti in questo “potere” che gradualmente andiamo acquistando, e tuttavia manca un dibattito costruttivo, un dialogo serio sul versante civile.

Gli scienziati fanno il loro dovere: guidati dal desiderio di fare e di scoprire portano, per quanto gli sia possibile, sempre più in là l’asticella di quel che si può fare… ma la società civile dov’è ? E’pronta a discutere di quello che potrebbe aspettarci ?

…e mentre quei pochi che s’interessano alla questione perdono tempo a parlare d’aspetti secondari del problema (l’anima ?) altrove sono riusciti a produrre un organo funzionante partendo da cellule non staminali: la società civile (inteso come massa di persone) rischia d’arrivare impreparata in un era meravigliosa e spaventosa insieme.

Vorrei aprire un dibattito sulla questione.

La mia posizione, per quel poco che vale è che sarebbe giusto, qualora possibile, lavorare sul corredo genetico per migliorare le future generazioni: l’evoluzione naturale (ammesso che possa ancora funzionare, specie ora che c’opponiamo apertamente al processo di selezione) richiede tempi lunghissimi per portare ad un qualche miglioramento e per quel miglioramento sarebbero miliardi quelli costretti a soffrire, piagati dalle altre mutazioni, quelle peggiorative.

Potremmo avere uno strumento fenomenale per evitare (o correggere) le mutazioni peggiorative ed anticipare quelle migliorative, a patto d’essere in grado, innanzitutto, di definire cos’è meglio e peggio senza lasciarsi prendere la mano.

Potremmo sconfiggere tanti mali dell’umanità nel giro di una generazione ed in un qualsiasi momento volendolo, potremmo tornare indietro.

Il problema vero sarebbe definire l’uomo al di là del suo corredo genetico (e non è facile, perché almeno in parte noi siamo il frutto del nostro corredo genetico e dell’interazione di questo frutto con l’ambiente circostante).

A voi la parola.

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