Ma basta, basta, basta

Come va ?

A me bene, grazie. Ho passato un estatica settimana in santa pace senza scrivere e, di conseguenza, allentando un po’la presa sulla politica italiana e quanto ne compete.

Sì, è vero, nella stessa settimana ho avuto anche qualche problemino di salute che mi ha richiesto una curetta a base di pennicilline, il bimbo con la febbre alta a causa di un infreddatura estiva e la moglie che, rimesso il piede a casa per le ferie, ha deciso che bisogna pulire (io) perché è tutto sporco/disordinato/unto …ma tutto questo non è che festa e gioie rispetto ai quotidiani rompimenti di scatole di dover avere a che fare con politica, politicanti e quanto li riguarda.

A peggiorare la situazione anche l’acquisto di un nuovo portatile che ha uno schermo schifoso come il precedente, una tastiera del tutto inadatta a scrivere (al contrario del precedente) e Windows 8.1… per cui in questi giorni non ho avuto il fegato (ed i polpastrelli) per dedicarmi alla scrittura fuori sede: ecco spiegati i vari ritardi.

 

Ma eccoci qui. Passata una comoda settimana di pace e tranquillità ed archiviate le vacanze da questo blog.

Già che ci siamo cominciamo dall’ovvio : mettiamo in chiaro una cosa, io non sono pagato, a dispetto di quel che dicono i grillini non ci paga nessuno per stare qui ad esaminare i loro casi umani (detti anche “rappresentanti” o “cittadini”), ascoltare le loro mirabolanti uscite ed infine cercare di recuperare un senso in quel che dicono, lo facciamo per spirito civico e perché, seriamente, coi Guzzanti fuori dalla TV generalista loro sono l’unico momento comico che ancora persiste in questo paese (e non ce ne voglia Crozza).

 

Dicevamo, eccoci qui. Per iniziare questo pezzo ho preso in prestito il motto dell’ex sindaco di Venezia Cacciari, cercherò anche d’accludere come immagine-cornice una bella cucina, in modo da rendere meglio l’idea… di cosa parlo ? Faccio il solito veloce recap sullo stato dell’unione.

Non c’è moltissimo da dire, per fortuna non succedono molte cose d’estate… la prima notizia, ancora poco chiara a causa dell’assenza delle motivazioni, è che Vasco Errani (PD) è stato condannato ad un anno di carcere per “falso ideologico”.

La cosa è importante perché Vasco Errani è (era) il governatore dell’Emilia-Romagna ed immediatamente dopo la condanna sono seguite le sue dimissioni, a cui seguirà, fra qualche mese, una nuova tornata elettorale per eleggere il nuovo governo regionale.

Errani è stato accusato d’aver favorito l’azienda del fratello, un’accusa che in primo grado non ha retto e s’è conclusa con un proscioglimento… che è stato poi ribaltato, in questi giorni, dalla corte d’appello.

Nessuno s’aspettava questa condanna, e con “nessuno” intendo che non ci speravanto manco quelli del Movimento 5 Stelle, che cascano dalle nuvole e sono costretti a fare diversi gustosi dietrofront… ma andiamo con ordine: la situazione è abbastanza ingarbugliata perché Errani è una persona molto amata tanto dagli emiliani quanto dai vertici del PD, ed è anche conosciuto per essere una persona onesta ed integerrima (il che spiega perché, post condanna, ha presentato le sue dimissioni irrevocabili).

Nel PD questo apre una questione pesante, quella della succesione… e non è detto che a seguirlo non sia il ministro Poletti, la cosa aprirebbe le porte ad un rimpasto che potrebbe liberare anche l’attuale ministro Mogherini, dato sempre più insistentemente come “ministro degli esteri” dell’Unione Europea.

 

Il problema è che in Emilia-Romagna c’è anche l’unico comune di peso in cui il Movimento 5 Stelle ha un sindaco di un certo peso da qualche tempo, e quel sindaco è Pizzarotti. Pizzarotti è una specie di “caso zero” del Movimento 5 Stelle, rappresenta tutto quello che è il Movimento in sé: tante promesse, belle parole e “faremo” in campagna elettorale per poi prendere la fascia e dimostrarsi (ad essere buoni) pari agli altri. In una parola “inceneritore”.

Pizzarotti non è un genio, non è particolarmente bravo e non è neanche carismatico, è un grillino che è entrato per dar fuoco a tutto ed ha finito per fare il pompiere, e purtroppo nel suo “raffreddarsi” ha dimostrato che il Movimento, al di là delle tante belle parole e dei proclami una volta giunto ad un posto di potere non può fare i miracoli che promette ma accontentarsi di fare molto poco, ed a volte anche peggio di altri amministratori (che magari sono più grigi, ma sono anche un minimo più preparati ed esperti).

Ovvio che stando così le cose la luna di miele fra Grillo e Pizzarotti era destinata a concludersi in fretta ed infatti dopo i primi altisonanti lanci d’agenzia è seguito il silenzio sulla “rivoluzione” di Pizzarotti (che oramai viene difeso solo con un “però ha ridotto il debito”, a scapito dei parmigiani e delle proprietà del comune).

Per un po’Pizzarotti ha galleggiato nell’area grigia del “purché non se ne parli” salvo ri-saltare fuori un momento politicamente “caldo” quando s’è deciso che la sua permanenza nel Movimento era diventata “scomoda”.

Per un po’s’è provato a farlo fuori, a partire dalla pugnalata di Bugani (a mezzo blog e con la benedizione di chi gliel’ha pubblicato in homepage)  a cui è seguito qualche altro attacco nella speranza che il mobbing portasse lo scomodo sindaco a farsi da parte. Pizzarotti tuttavia s’è difeso ed ha risposto (aiutato da molti grillini della prima ora che dopo averlo difeso con sprezzo del ridicolo non se la sono sentita di scaricarlo).

E qui è cascato l’asino.

Sì perché Pizzarotti ha una buona base di “fedeli” in Emilia-Romagna (dove il Movimento sembra da sempre combattuto fra fedelissimi di Grillo-Casaleggio ed idealisti) e con le dimissioni di Errani continuare a fare la guerra fredda al sindaco è diventato “poco pratico”, almeno in questo frangente.

Diciamocela tutta : fra un po’in Emilia-Romagna si voterà ed il Movimento 5 Stelle non imbrocca un’elezione da quel marzo del 2013, già in Emilia-Romagna il PD è forte, se dovesse arrivare l’ennesima batosta potrebbe essere dura da mandar giù. Per questa ragione è scoppiata la pace.

Ci volessimo far del male basterebbe controllare le date, con tanto di Dimissioni di Errani il giorno 8 ed il perdono papale (implicito nella lettera con cui il sindaco di Parma torna a difendere le sue scelte politiche) il 10.

Per chi non c’arrivasse (e ce ne vuole), l’inciso è semplice: “sospendete le ostilità, c’è da vincere le prossime elezioni” (nell’accezione di “vincere” del Movimento, ovvero basta non fare una figuraccia).

 

E, discusso questo, torniamo velocemente alla questione nazionale che, a dire il vero, ultimamente è avara di notizie ed aggiornamenti.

La storia del botta e risposta fra PD e M5S la sappiamo tutti, quel che manca è la seconda parte, ovvero quella in cui il Movimento 5 Stelle inizia a scricchiolare pesantemente. Sì, ma cosa sta succedendo ?

La verità, detta senza troppi giri di parole, è che non lo sapremo mai a meno che qualcuno non esca con una qualche ricostruzione minuziosa che sia anche verosimile, quel che si vede, da fuori, è che i gruppi parlamentari ed i singoli parlamentari al loro interno cominciano a risentire pesantemente della nuova linea “dirigista” del Movimento.

Sia chiaro, fino a qualche mese fa nel Movimento 5 Stelle s’andava comunque avanti a ritmo e nella direzione tracciata dai due leader, il punto è che allora bastava poco per non darlo a vedere, anche perché il grosso dell’attività parlamentare del Movimento era compressa fra un sit-in, un’occupazione dei tetti, una bordata di uscite piccate e l’ennesimo gesto eclatante.

Tutto bello e coreografico, ma se quando si è “in guerra” contro qualcuno è facile avere l’unità interna le cose si complicano infinitamente quando la guerra finisce o si cerca un accordo, perché ovviamente emergono le differenze di vedute all’interno e, immancabilmente spunta almeno uno, fra quelli che “non comandano” che alza il dito e dice “ma chi è quello per comandare”.

Ecco. Nel PD c’abbiamo Civati, nel Movimento 5 Stelle c’è il Movimento 5 Stelle in sé. Spieghiamoci meglio… in pratica in questo momento è chiaro che Di Maio è disposto a fare qualsiasi cosa per portare avanti questo dialogo (a questo punto pare più per una questione d’immagine) ed è evidente che per potersi sedere a quel tavolo e tirare avanti certi discorsi la sua “missione” dev’essere stata approvata “in alto loco”.

Che cosa, o meglio “chi” è questo “alto loco” è facile, è Gianroberto Casaleggio. Questo spiega perché, ad esempio, nessuna reazione “ufficiale” è stata presa contro le aperture del vicepresidente della Camera e perché le “risposte” sono arrivate, puntualmente, sul blog di Grillo in tempo record.

Non che ci voglia molto a capirlo, alla fine qualcuno quell’articolo in cui si “apriva” a Renzi doveva averlo pur scritto, e qualcuno doveva averlo pubblicato… e per farlo sicuramente qualcuno (che non è un ferruket helmet come Grillo) deve aver ragionato sui risvolti di quella giravolta. E allora il punto qual’è ?

Il punto è che oggi il Movimento 5 Stelle (o meglio, i parlamentari) si rende conto che la piattaforma, la base, la democrazia diretta e tutto lo psicodramma degli slogan non è che fuffa e che averci i portavoce/capogruppo a rotazione non serve a niente visto che c’è già il figuro carino e ben pettinato messo in posizione sicura che scavalca agevolmente l’assemblea dei parlamentari, la democrazia dal basso, la rete, gli ami, le esce e pure la barca e, quando decide (o gli viene detto di farlo) imbastisce un tavolo e va lì a parlare a nome di tutti.

Chiariamoci: Di Maio è stato scelto come il futuro leader del Movimento 5 Stelle, la decisione è stata fatta “altrove”, senza votazioni o trasparenza, e solo in base al fatto che il tizio sta bene in giacca e cravatta ed ha un aura di serietà che non ha nessun’altro (neanche Di Battista, altro candidato al trono di spade) fra i parlamentari.

E questo urta gli altri 130 e passa parlamentari che scoprono (non sappiamo bene come) che Di Maio li rappresenta, parla per loro (mettendo sul piatto il loro voto in caso d’accordo) e che devono farsela piacere. Zip.

Devono farsela piacere. E’ così. Non c’è votazione interna, non c’è votazione della “rete”, non c’è democrazia diretta e non c’è assolutamente nessuna cortina fumogena a coprire l’incoronazione dell’ambasciatore Di Maio I.

E la legge elettorale “partorita” dalla “rete” ? Anche quella può essere cambiata, stravola, rivista e porbabilmente cestinata in cambio di un contentino (ad occhio direi il ritorno delle preferenze) da portare a casa come “grande vittoria”. Non è detto che vada così, ma è evidente che Di Maio è disposto anche a quello… anzi, ha già detto che è disposto ad accettare cambiamenti che, in pratica, hanno già tradito il voto della sempre citata “rete”.

Va da sé che non a tutti sta bene: non sta bene agli elettori / attivisti che c’avevano creduto e non sta bene ai parlamentari.

Agli elettori ed agli attivisti, dopo averglielo spiegato mille e mille volte che sarebbe finita così, non posso che dedicare questo:

Per i parlamentari la situazione è ancora più divertente, perché ‘sti qua per un anno e mezzo hanno girato con dietro una carriola (spinta da un portaborse) che gli serviva a portarsi dietro l’ego (troppo grosso per trascinarsi da solo), vedasi quel gran genio che, avendo porta la mano dalla Bindi, le rifiutò il saluto.

Questi sono stati retrocessi da un giorno all’altro a peones, e se peones lo erano anche prima (anche solo larvatamente) ora la cosa è plateale, pubblica e non smentibile: sono dei pigiabottoni ai comandi delle decisioni che prenderà Di Maio, che agisce sulla base di quanto stabilito sul blog, che è scritto da… non si sa bene chi.

C’è un contentino ? Sì, resta ancora la sparata del “nel caso di accordo poi la base sancirà la cosa con un voto” ma nella pratica a quel punto, ammesso che un voto ci sarà davvero, la frittata sarà già fatta… ed i parlamentari lo sanno.

Non a caso sono già iniziate le coltellate (individuali, in puro stille “io contro tutti”) sul fatto che Di Maio non rappresenta che sé stesso o che comunque non rappresenta il Movimento… tutto in un continuo rimestare in cui nessuno s’azzarda a decidere chi vota, chi decide e soprattutto se c’è un autorità centrale a cui i parlamentari del M5S devono sottostare. Insomma, l’ego di molti di loro è stato mortalmente ferito.

Cosa succederà ? Siamo a metà luglio ed in piena estate informarsi di politica è come andare al lido per mettersi a giocare a Magic: The gathering, quindi tutto avviene in modo più ovattato e più lentamente… ma di sicuro non tutti prenderanno bene questa cosa (comunque vada): bene ha fatto il PD a dar tempo al Movimento per venire a patti con sé stesso.

E ora ? Ora vedremo, di sicuro Renzi si siederà a quel tavolo dicendo (in streaming o almeno implicitamente) che Di Maio per sedersi lì e parlare deve poter contare sul supporto del suo gruppo parlamentare… e come Renzi ha i suoi grattacapi fra Mineo e Chiti così Di Maio li avrà, ma molto più grossi, con quel centinaio di parlamentari “minori” in secondo piano che si sono visti imporre un capo non eletto e non scelto da loro, il tutto in un Movimento che s’è sempre dichiarato “orizzontale”.

Insomma come da titolo: “ma basta, basta, basta”, per quanto tempo, grillini, continuerete ad abusare dei vostri ruoli pubblici per fare quest’indegna caciara ?

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