La sconfitta della scienza

Ho scritto questo articolo una decina d’anni fa, ma mi pare ancora abbastanza attuale.

Il discorso è nato per caso: stavamo parlando, mio marito ed io, dell’enorme successo dell’ultimo film di Mel Gibson, “Passion”, nonostante sia, a detta di molti, una tavanata galattica. La considerazione mi è sorta spontanea: le persone si rifugiano nella religione (e nelle religioni, e nelle discipline, anche le più strampalate, e nell’astrologia, e nell’omeopatia, e in tutto quello che vi viene in mente di strano, esotico, esoterico, anche a rischio di imbrogli feroci) perchè alla scienza non ci credono più.
La scienza ha deluso le persone: non ha mantenuto le promesse di onnipotenza che aveva fatto, o che la gente aveva creduto fossero state fatte (il che, dal punto di vista pratico, è quasi la stessa cosa).
Nei primi decenni del Ventesimo secolo è arrivato all’apice il cammino lungo e faticoso dello spirito, e del metodo, scientifico: grandi scoperte, grandi invenzioni, grandi cambiamenti. La scienza sembrava avere poteri sconfinati, di vita e di morte: i nuovi farmaci, i nuovi vaccini, la sconfitta di malattie prima mortali, la creazione di sostanze che prima non esistevano e che potevano sostituire a basso costo il prodotto naturale (basti pensare a quello che il nylon ha significato per le donne, sostituendo la costosissima seta), ma anche le armi chimiche, la bomba atomica.
Il potere della scienza era assoluto: la prospettiva, quella di una vita enormemente più lunga, più facile, più felice. Ecco gli anni ’60, la fiducia nel futuro, la sensazione che tutto potesse essere fatto, che tutto fosse a portata di mano.
Poi qualcosa è andato storto: nuovi ceppi, resistenti ai farmaci, delle malattie che si credevano debellate per sempre, la scoperta che un uso indiscriminato di sostanze che prima non esistevano provocava gravi modifiche all’ambiente (modifiche amplificate a dismisura dalla sovrappopolazione, ma quello è un altro discorso), l’insorgenza di malattie nuove per le quali ancora non è stata trovata una cura.
Alla comparsa di queste crisi, dapprima la gente si è rivolta con fiducia agli scienziati, confidando che una soluzione sarebbe stata rapidamente trovata. Le soluzioni, però, non sono mai facili da trovare, e richiedono tempo, una quantità di tempo che sempre meno le persone sono disposte a concedere (ricordo che, nei giorni caldi della BSE, durante un incontro televisivo un allevatore disse “Gli scienziati devono dirci SUBITO che cosa fare!”), e la conseguenza è la perdita della fiducia causata dalla delusione di non veder risolti subito tutti i problemi, aggravata dalla crescente mancanza di comunicazione tra le persone e gli scienziati, sempre più incapaci di trasmettere fatti ed informazioni con un linguaggio semplice e comprensibile ai non iniziati.
E allora ecco: la scienza è, adesso, la colpevole di tutti i guai, quella che ha promesso e non ha mantenuto, quella da cui fuggire.
Avanti, allora, con tutte le medicine alternative, diventate non più solo l’ultima spiaggia dei disperati, ma anche il rifugio di chi vuole il prodotto “naturale”, perchè lo sente più vicino a sè, quasi messo a punto solo per lui, e poi, come dicono fior di farabutti, “non ha controindicazioni”…
Avanti con tutti quei santoni che promettono felicità e fortuna, perchè tanto, se tutti quei professoroni con i loro paroloni hanno fallito, che male c’è a provare qualcosa di diverso?
Avanti con tutte quelle strane discipline pseudo-orientaleggianti, pensate da qualche furbone ad uso e consumo degli ingenui che credono di trovare nell’esotico quello che dentro di sè non hanno mai avuto.
E, soprattutto, avanti nel dare addosso alla scienza, colpevole di tutti i mali, tanto, tutte le comodità quotidiane che ci ha procurato, chi se le ricorda più? E’ come se ci fossero sempre state, non sono merito di nessuno.
Tra la gente di scienza c’è chi si preoccupa che i creduloni vengano truffati da imbroglioni, e si impegna nello smascheramento di truffe clamorose: disgraziatamente, questo lavoro non procura certo loro una maggior benevolenza da parte di quelli che stanno cercando di proteggere.
Le persone VOGLIONO credere a queste cose, VOGLIONO che i miracoli accadano davvero, certamente non vogliono che si mostri loro che c’è un trucco.
Perchè il problema è tutto lì, le persone hanno bisogno di credere in qualcosa, e, visto che la scienza li ha delusi e traditi, si rivolgono ad altro.

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Rileggendo quest’articolo a distanza di tempo mi pare d’aver forse semplificato un po’ troppo e d’aver fatto, diciamo così, d’ogni esoterismo un fascio, però tutto sommato mi pare d’aver descritto con una buona approssimazione la situazione che c’era quando l’ho scritto, situazione che adesso mi pare assai peggiorata.
E oltre tutto quando l’ho scritto il problema ‘Casalgrillo’ ancora non c’era (fosse altro perché la perniciosa alleanza tra i due ancora non aveva avuto luogo), ed in ogni caso io, ritenendo fin dal lontano 1993 che il guitto fosse un fregnacciaro, non l’avevo mai preso neppure in considerazione ed ero ingenuamente convinta che anche la maggior parte delle altre persone fosse riuscita a vedere quello che a me appariva lampante (ovviamente ho scoperto la gravità e la vastità del problema solo dopo le elezioni di febbraio).
Adesso però è ormai da qualche mese che mi frulla per la testa l’idea che fenomeni come quello di Scientology, del Casalgrillo, dei complottismi, della “fede” in boiate (o peggio in truffe orrende come il metodo Stamina) siano tutti aspetti di una medesima realtà, quella delle persone che son troppo deboli per reggersi in piedi da sole ed han bisogno di puntelli e che per questo motivo sono l’obiettivo ideale dei truffatori.
E quando ai deboli vengono offerte delle certezze, quando agli indifesi viene fornita la sicurezza, c’è da meravigliarsi se questi poi s’attaccano ferocemente a queste certezze e a questa sicurezza e ti si rivoltano contro nel momento in cui cerchi di metterli in guardia?
Ché a ben guardare il sistema usato da questi imbonitori, da questi fregnacciari, da questi truffatori è sempre lo stesso: si rivolgono a persone in difficoltà e si presentano come la soluzione del problema, soluzione che viene sempre offerta non solo come “l’unica soluzione possibile”, ma anche come quella corredata da un comodo corollario di responsabili su cui scaricare la colpa della situazione.
Ecco che in questo modo appare evidente come l’orrido Casalgrillo sia riuscito a farsi votare da più di otto milioni di persone: si prende una situazione obiettivamente grave in cui ci sono ingiustizie e disonestà tali da produrre rabbia e paura per il futuro, si amplificano ad arte, manipolando astutamente cifre e notizie, la rabbia e la paura, si fornisce un colpevole della crisi (all’inizio è la classe politica nella sua interezza ad essere responsabile (“sono tutti uguali”) e solo in un secondo tempo s’inizierà ad insinuare l’idea che alcuni siano più uguali, e quindi più responsabili, di altri) e poi si offre come “l’unica soluzione possibile”, come scelta di Hobson il rimedio sovrano, urlato dalle piazze e dai terminali dei computer:
“TUTTI A CASA!!!”

E chi non ha avuto, come l’ho avuta io, la fortuna di nascere con robusti anticorpi contro i fregnacciari e la fortuna di essere educata fin dall’infanzia ad aborrire i regimi totalitari, nel momento in cui arrivano Il gatto e la volpe a promettere mirabilie fa molta più fatica di me a riconoscerli per quel che sono.
E pensare che quello che costoro sono è già tutto descritto in quel “Tutti a casa” che, esplicitato in una forma meno sintetica, non significa altro che “Vogliamo togliere di mezzo i parlamentari regolarmente eletti in elezioni democratiche per sostituirli con altre persone”.
E questo, per quel che posso capire io della lingua italiana (ma è pur sempre plausibile ipotizzare che le conclusioni a cui pervengo dipendano da una mia insufficiente dimestichezza con codesto idioma), significa sostenere concetti come “Epurazione”, “Eversione”, “Rivoluzione”, “Colpo di Stato”.
Ed ecco che più di otto milioni di persone normali (persone che si ritrarrebbero inorridite se si dicesse loro che stanno votando per sovvertire l’ordinamento democratico del nostro Paese) danno il loro voto all’orrido Casalgrillo, così come ottant’anni fa tante persone normali, preoccupate per la situazione del loro Paese, diedero in Germania il loro voto ad un altro mestatore, e quel ch’è successo in seguito lo sappiamo (o dovremmo saperlo) tutti molto bene.

E in questi giorni la ‘ricetta’ viene replicata tal quale a beneficio di quelli tra i loro elettori che (per ingenuità o perché vogliono continuare a credere che quel che desiderano sia vero) ancora non hanno capito con chi hanno a che fare: si fomenta la rabbia e la paura e si propone una soluzione, anzi “l’unica soluzione possibile”, minimizzandone le conseguenze.
E grazie a questa tecnica ci son persone non stupide né in malafede che pensano che se dovessimo uscire dall’Euro le conseguenze si limiterebbero a dover fare qualche sacrificio in più, anziché trovarci (come ci troveremmo) con una svalutazione da far invidia alla Repubblica di Weimar.
E, di nuovo, tutti sappiamo (o almeno dovremmo sapere) come sia andata a finire la Repubblica di Weimar.

E allora è necessario continuare a contrastare sia questa deriva antiscientifica che queste tendenze eversive.
Queste ultime sono, secondo me, le più urgenti da arginare perché le più foriere di pericoli a breve termine e, per quanto mi riguarda, intendo continuare ad opporre un ‘muro’ all’argomento principe che esse propugnano: l’attuale classe politica fa schifo, tutti son ladri e corrotti? E’ senza dubbio una vergogna e occorre porvi rimedio, ma il rimedio non potrà MAI essere quello d’instaurare un regime totalitario, sarebbe come darsi fuoco per liberarsi dai pidocchi.
E per quanto la democrazia possa essere imperfetta e lacunosa, giocando con essa si corre il rischio di far vincere a tutto il Paese un biglietto di sola andata per la Corea del Nord.

Quanto alla deriva antiscientifica, per porvi rimedio occorre combatterla con l’educazione ed il Buonsenso, e ritengo mio dovere farmi portavoce del Buonsenso ogni volta che mi si presenta l’occasione per farlo (e pazienza se questo consolida ulteriormente la mia già robusta fama di rompipalle, la causa per cui combatto è meritoria).
E nella lotta alla deriva antiscientifica è necessario che gl’insegnanti siano in grado di fornire ai loro studenti del buon cibo per la mente (che, come dico sempre, è buono come il panettone e in più non fa ingrassare), e se poi riescono a dimostrar loro che è divertente utilizzare la testa anche per ragionare e non solo per dar lavoro ai parrucchieri, tutto di guadagnato.
Ma ritengo che tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità, ci si debba impegnare per il progresso della conoscenza e la diffusione del Buonsenso, ché il compito è arduo ed il cammino sarà lungo ed accidentato, dal momento che la scienza può offrire dubbi e ricerca, fatica ed impegno (tutte cose tristemente prive di fascino) mentre i ciarlatani offrono (a parole!) certezze, sicurezze e successi.

E non posso che finire con uno dei Pensieri del mio diletto Pascal, che fin dall’adolescenza mi sono stati guida e compagnia:

La grandezza dell’uomo è grande in quanto egli si conosce miserabile. E’ essere miserabili dunque conoscersi miserabili, ma è essere grandi conoscere che si è miserabili.

G.D.E.

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