Il mondo delle formiche – seconda puntata

Benvenuti alla seconda puntata del nostro viaggio nel mondo delle formiche! La prima puntata la potete trovare qui, nel caso l’abbiate persa.

Questa volta parleremo di parassitismo sociale, ma prima un veloce ripasso sul ciclo vitale della tipica colonia di formiche: in una determinata stagione, le regine alate e i maschi vengono liberati; si accoppiano in volo e poi le regine trovano un buon posticino e si staccano le ali, per poi scavare la prima camera del proprio nido. A seconda della specie, la giovane regina può uscire in cerca di cibo o non mangiare affatto mentre alleva la sua prima covata (si mantiene riciclando i muscoli delle sue ali). Le operaie allevate dalla regina, una volta adulte, le subentrano nella gestione della colonia (ricerca di cibo, difesa, allevamento larve, ecc.) e il ciclo si chiude quando essa libera nuovi alati dopo un certo periodo di tempo.
Questo è il ciclo vitale tipico di una colonia di formiche, ma ci sono delle eccezioni e una di queste è proprio il parassitismo sociale, che ha apportato pesanti modifiche a tale ciclo.

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Operaia di Formica rufa, la mia specie preferita

Prima però una definzione: cos’è un parassita? La nostra fidata Treccani dice:

Animale o vegetale il cui metabolismo dipende, per tutto o parte del ciclo vitale, da un altro organismo vivente, detto ospite, con il quale è associato più o meno intimamente, e sul quale ha effetti dannosi.

Quindi una parassita è una forma di vita che trae vantaggio “rubando” qualcosa a qualcun altro, almeno per una parte del suo ciclo vitale. Ma di norma si tratta di un individuo che ne sfrutta un altro, ma non nel caso del parassitismo sociale: qui abbiamo un’intera comunità che ne parassita un’altra!

Infatti, si definisce parassita sociale una qualunque specie sociale che dipenda da un’altra specie, anch’essa sociale, almeno per una fase del suo ciclo vitale. In pratica abbiamo una colonia organizzata di formiche che si comporta da parassita verso un’altra colonia. Questo particolare comportamento è stato riscontrato in sole 230 (circa) delle oltre 12.000 specie di formica e se ne trovano forme più primitive anche tra le api e le vespe. Si è evoluto varie volte all’interno delle Formiche, e si trova in due sottofamiglie: Formicinae e Myrmicinae. Probabilmente tali comportamenti si sono evoluti lungo diverse vie all’interno di ognuna delle sottofamiglie.
I dati molecolari (e questo piacerà a Capretta Amaltea) indicano che tutte le specie parassite usano come ospiti specie molto affini, strettamente imparentate. Questo aspetto è molto importante alla luce del sistema di comunicazione usato da questi insetti: una colonia di formiche ha una complessa infrastruttura di comunicazione chimica e ogni singolo esemplare identifica un membro della propria specie non con la vista (senso abbastanza scarso nella gran parte delle formiche) ma con l’odore; questo significa che ingannare una formica è molto facile, perché scambierà per un membro della propria specie qualunque cosa abbia il giusto odore. Ed ecco svelato il segreto dei parassiti sociali: assumendo il giusto odore, una formica estranea può entrare nel nido di un’altra specie senza correre il rischio di farsi uccidere!
Ovviamente copiare l’odore di una altra specie è tanto più facile quanto è più stretta la parentela tra il parassita e l’ospite.

Direi di passare a degli esempi pratici!

Parassitismo temporaneo

Dato che la fondazione di una colonia è un momento critico, alcune specie fanno le furbe: le giovani regine delle specie parassite temporanee attaccano e uccidono operaie isolate della specie ospite e ne assumono l’odore strofinandosi addosso a loro; così facendo l’intrusa viene scambiata per un’operaia della specie ospite e può penetrare nel nido, all’interno del quale cerca la regina. Una volta trovata la uccide materialmente o la condanna all’esilio (emettendo molti feromoni) e quindi alla morte per inedia. Così riesce a usurpare la colonia e a farsi “obbedire” dalle operaie ospiti, che allevano la covata parassita. Le operaie parassite che nascono, affiancano quelle ospiti nella gestione della colonia, finché le ospiti non si esauriscono per la normale senescenza. Alla fine rimane una normale colonia della specie parassita. Questo caso è detto “parassitismo temporaneo” perché la specie parassita necessita della ospite solo durante la fecondazione della colonia.
La cosa incredibile è che le operaie ospiti non si accorcono affatto dell’avvicendamento di regine!

Le formiche scure sono operaie di Lasius niger, una specie molto comune che sicuramente avete visto in giro. Quelle chiare sono operaie della specie parassita temporanea Lasiusi umbratus:  notare come coesistano pacificamente e non si accorgano della palese differenza tra le due specie.

Parassitimo permante: inquilinismo

Alcune specie si sono adattate così tanto alla vita parassitica da aver smesso di comportarsi da formica. Il caso più sorprendente è quello di una specie parassita molto rara e tipica delle alpi francesi e svizzere: Teleutomyrmex schneideri.

Dite la verità: non è la formica più assurda che abbiate mai visto? Questa specie non ha più la classe operaia, produce solo regine e maschi. In più le regine sono degenerate e hanno perso la capacità di fare qualunque cosa tranne una: avvinghiarsi. Infatti le regine di questa specie non uccidono la regina della colonia che infestano, ma vi si avvinghiano e le vivono sopra come farebbe un vero e proprio ectoparassita:

 

Varie Teleutomyrmex schneideri sopra una regina ospite di Tetramorium caespitum

La cosa rimarchevole è che le colonie infestate continuano ad avere le proprie operaie (prodotte dalla regina ospite) ma produce alati solo della specie parassita, quindi tale colonia è “sterilizzata”.

Parassitimo permamente: dulosi o schiavismo

Ed eccoci finalmente al tipo di parassitismo più sorprendente e che preferisco: lo schiavismo! Detto anche “dulosi”, in termini più rigorosi.
La fondazione di una colonia schiavista è molto simile a quella delle specie che praticano il parassitismo temporaneo, infatti anche in questo caso abbiamo una regina che usurpa una colonia della specie ospite. Permettetemi di mostrarvi un’immagina straordinaria nella sua crudezza e rarità:

Guardate le due fomrmiche al centro: quella sopra è una regina schiavista del genere Myrmoxenus che sta strangolando a morte la lettima sovrana della colonia, del genere Temnothorax. Questo tipo di immagini sono abbastanza rare e mostrano in pieno la brutalità di cui sono capaci le formiche. La cosa che secondo me è più incredibile, è il fatto che le operaie non si accorgano assolutamente di nulla: questo violento avvicendamento passa del tutto inosservato.

Anche in questo caso le operaie ospiti allevano la covata della nuova regina, ma le operaie schiaviste hanno una strana caratteristica: sono del tutto incapaci di gestire la colonia e passato tutto il tempo inattive, addirittura si fanno imboccare dalle ospiti. Le operaie ospiti nel tempo si esauriscono per la normale senescenza, così le operaie schiviaste mettono in atto l’unico comportamento di cui sono capaci: i raid. Delle schiaviste pattugliano l’area limitrofa la propria colonia, in cerca di un nido della stessa specie che la loro regina ha schiavizzato quando ha fondato la colonia (la scelta della specie è vincolante e sono compatibili solo poche specie filogeneticamente molto vicine alla schivista). Una volta trovato un nido adatto, l’esploratrice torna a casa ed emette una gran quantità di feromoni, che attirano le sue sorelle schiaviste che la seguono fino al bersaglio. Il contingente così costituito irrompe presso la colonia  bersaglio emettendo grandi quantità di “sostanze di propapaganda”, che in pratica sono abnormi quantità di feromoni di allarme che inducono la maggior parte delle operaie della colonia a fuggire. Chi non fugge viene ucciso. Nel frattempo le prime schiaviste giunte emergono dal nido trasportando pupe rubate.

Operaia di Polyergus rufescens che trasporta una pupa appena rubata

Le pupe rapite si sviluppano in adulti nella colonia schiavista e ne assumono l’odore e quindi l’indentità; così entrano nella forza lavoro della colonia schiavista e nutrono le loro parassite. Le schiave nemmeno si accorgono di esserlo e, in pratica, conducono la stessa vita che condurrebbero nella loro colonia di origine.

Per concludere, vi mostro alcune immagini interessanti.

Testa di Harpagoxenus. Si notano le mandibole a forbice usate per decapitare i difensori della colonia bersaglio. Questa specie è piuttosto piccola, lunga circa mezzo centimetro.

Un’enorme Polyergus rufescens, lunga circa un centimetro. Si notano le mandibole a sciabola, usate per perforare le teste delle avversarie. Questa specie si trova anche in Italia ed è la schiavista più grande in assoluto.

Un’altra bellissima immagine: la formica con fare sottomesso è una schiava del genere Temnothorax; quella sopra di lei è una schiavista del genere Strongylognatus con mandibole perforanti simili a quella della Polyergus. Anche queste arrivano massimo al mezzo centimetro.

In caso ve lo stiate chiedendo: l’evoluzione di simili comportamenti rimane un mistero, esitono varie ipotesi ma nulla di più.

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