E se il senato…

Non la voglio fare lunga, voglio solo aprire uno spazio più organico per discutere la riforma costituzionale ed in generale lo stato delle istituzioni repubblicane.

Partiamo dal principio, nelle democrazie è sacra la separazione (tripartizione) dei poteri: i poteri dello stato sono divisi ermeticamente in modo tale che agiscano in modo più o meno indipendente, cosa che impedisce concentrazioni di potere che porterebbero ad un “degrado” della democrazia.

Detta facile : Berlusconi per anni è stato il capo assoluto del potere esecutivo (stabilmente Presidente del Consiglio), molto forte nel potere legislativo (la maggioranza in parlamento) e nonostante questo il potere giudiziario ha avuto modo d’indagarlo e di sottoporlo a processo. Grazie a questa separazione, seppur tardivamente, s’è potuto condannare per i reati che ha commesso (ed altri processi lo aspettano).

Chiaro ? Questo si vuole preservare.

Il punto è, viste le attuali forme della Repubblica e visto che Renzi (e Berlusconi, e Alfano, e Monti, e altri) vogliono cambiarle cos’è giusto fare ?

Il grosso del discorso, specie all’interno del Partito Democratico, è il senato elettivo ma la questione è ben più complicata.

Il discorso di fondo è: è giusto che una camera eletta democraticamente faccia una legge e questa possa essere abortita da un altra camera eletta altrettanto democraticamente ? Se è giusto come si fa ad avere un meccanismo che contempli la cosa senza provocare un immobilismo istituzionale ?

 

E’sensato che le due camere abbiano le stesse mansioni e che una legge, per diventare tale, debba passare identicamente da entrambe in votazioni successive ? (cosa che rende, nei fatti, immobile il parlamento)

Che senso ha puntare sull’ormai tragico “Senato delle regioni” ?

 

Mi spiego meglio… in origine il potere di fare leggi era del parlamento mentre il governo aveva il solo il compito di governare il paese nell’immediato agendo “d’urgenza” (per questo esistono i decreti) e nella gestione “giorno per giorno” del potere.

Poi è successo che, per tante ragioni  ben meno che nobili il potere del parlamento s’è indebolito, smembrato e diluito così tanto che è diventato praticamente impossibile per le camere fare le leggi… semplicmente gli iter sono diventati troppo lughi, troppo macchinosi e troppo proni al “sabotaggio” da parte delle opposizioni perché il sistema funzioni.

Nella pratica per soddisfare la necessità di fare leggi per il paese s’è spostato implicitamente (ed in modo non troppo costituzionale) il potere di fare le leggi al governo, che le impone al parlamento sulla forza di uno strumento sempre più abusato : la fiducia.

Fra decretazione d’urgenza e fiducia (a cui, nel tempo, s’è aggiunta la “tagliola” / “ghigliottina”, che è uno strumento di regolamento)  alla fine il potere legislativo e quello esecutivo sono andati al governo mentre il parlamento s’è ritrovato ad avere lo strumento “ufficioso” del veto, legato alla possibilità di far fallire la fiducia a questa o quella legge di conversione di un decreto.

 

Così è oggi, e bisogna ragionare su, stando qui, cosa si vuol fare.

Ci sono tre possibilità:

  • si prosegue così (coi tanti problemi e pochissimi vantaggi visto che alla fine il governo ha un potere eccessivo ed il parlamento non ha praticamente modo di esprimersi e fare le leggi di propria iniziativa)
  • si vira verso un sistema presidenzialista dando ancora più potere all’esecutivo e ridisegnando le competenze del parlamento
  • si ripristina il sistema pre-esistente, restituendo al parlamento la centralità tipica di una democrazia parlamentare

Ovviamente per ognuna di queste possibilità ci sono decine di successive possibilità, ma limitiamoci all’essenzale per ora. Il punto è che l’abrogazione del Porcellum (sacrosanta ma che avviene nel momento peggiore) ha fatto precipitare la situazione al punto che, dovendo riscrivere la legge elettorale, è arrivata l’ora di sedersi ad un tavolo e ragionare su cosa fare del nostro sistema bicamerale.

Ai problemi tipici del sistema bicamerale si aggiunge un sistema di regolamenti così macchinoso che, nella pratica, permette di insabbiare facilmente qualsiasi legge non venga “spinta” dal governo col voto di fiducia, la ragione è che basta cambiare una virgola con un emendamento per far sì che una legge debba essere approvata anche dall’altra camera… ad libitum.

Va da sé che se su migliaia di emendamenti (e sì, spesso le opposizioni ne presentano migliaia) si cambia una virgola (anche per un disguido, come può essere un parlamentare al bagno o che si confonde sui tasti) una legge può subire un ritardo di mesi, il tutto ovviamente ripetibile all’infinito (o fino alla fine della legislatura).

Non bastasse questo si parla anche del fatto che il limite dei 60 giorni per la conversione in legge dei decreti ha fatto nascere un nuovo filone : quello in cui il parlamento discuta all’infinito la legge di conversione di un decreto sperando di far “sforare” i sessanta giorni e far quindi decadere “implicitamente” la norma… a questo “sistema” ci si può opporre solo con “tagliola” o “ghigliottina”, ovvero la decisione, da parte della presidenza delle camere, di far decadere tutto quel che non è ancora stato discusso e passare direttamente al voto “finale” sulla legge in sé poco prima della scadenza.

 

Ok, sono stato particolarmente tecnico e prolisso ma il discorso è e resta quello… possiamo continuare ad andare avanti così ?

A che serve eleggere tanti parlamentari (e, già che ci siamo, forse bisognerebbe eleggerne qualcuno in meno) se poi questi non possono che “schiacciarsi” sull’azione del governo o perdere tempo in lunghissime discussioni tese solo a ritardare l’iter delle leggi ?

In pratica negli anni con la scusa di tutelare la democrazia e le prerogative delle camere le si è private della loro unica, vera, prerogativa (il tutto mentre parti importanti del loro effettivo potere veniva ceduto ad authority, regioni ed altri enti terzi).

 

L’attuale maggioranza sta provando a rimettere un po’in riga la situazione proponendo l’abolizione (parziale) di una delle due camere, se non altro per assicurare che quando una camera licenzia una legge quella legge è legge, senza troppi giri, rimpalli e mosse delatorie.

Ovviamente la cosa non sta bene a tutti, qualcuno rilancia sull’importanza di un “Senato delle regioni” forte con poteri reali (come a dire che il Senato è rappresentante delle regioni perché eletto sul territorio… ma perché, la Camera dei Deputati com’è eletta ?) ed in generale s’imbroda tutto discutendo di quanto sia importante che le camere si controllino l’un l’altra.

 

Beh, noi abbiamo una Camera dei Deputati, una Corte costituzionale, un Governo, una Corte di cassazione, un Consiglio di Stato, una Conferenza (permanente) Stato-Regioni, un Governo regionale per ogni regione ed un Presidente della Repubblica (garante della costituzione e terzo rispetto al governo). Ci serve davvero anche un Senato delle Regioni, magari con compiti “diversi” ed in parte sovrapposti rispetto a quelli della Camera dei Deputati per “maggior democrazia” ?

Voglio dire, abbiamo una pletora di parlamentari eletti, non mi pare che cambierebbe molto a togliere una camera… anche perché non capisco come possa una camera “vigilare” sull’altra se entrambe sono elette dalla stessa gente (ok per la Camera votano gli over 18 mentre per il Senato votano sono gli over 25, sai che differenza!)…

Io ho idea che, semplicemente, questa storia di annacquare tutto dietro ad una burocrazia snervante serva solo per preservare l’immobilismo ed impedire che un Governo (o anche solo una maggioranza) possa combinare qualcosa, per rendere la politica inutilizzabile e lasciare che il paese non sia governabile… o che sia governabile solo sulle “strette necessità” mentre sul resto (cioé quello che da anni viene chiesto da una parte o dall’altra) semplicemente non si possa agire a causa della “guerriglia” di opposizioni.

 

Non lo so, questa è la mia idea… vorrei che noi caproni ne parlassimo.

 

G.D.E.

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