Cosa c’è a Expo

Su expo se ne sono sentite di tutti i colori nei mesi precedenti, e anche ora che è iniziata da quasi quattro settimane continuano a sentirsene di ogni: pensate che un quotidiano prevalentemente online con la schiena diritta ha addirittura fatto una sezione del suo sito dedicata solo a raccogliere le – ovviamente cattive – notizie provenienti dall’evento.

Non son certo io ad avere la pretesa di scrivere un articolo bilanciato ed equilibrato, anzi, mettiamolo subito in chiaro: a me EXPO piace. Piace indipendentemente dal fatto che sia stata una vittoria della Moratti e che sia stato organizzato prevalentemente dal governo Berlusconi e dall’amministrazione Formigoni. Piace nonostante tutti i problemi e i limiti dell’organizzare un simile evento, e di organizzarlo in Italia, alcuni dei quali ben descritti da DGT qualche giorno fa.

Ho comprato il season pass perché penso di andarci di giorno almeno un 7 volte tra qui e ottobre (sono già andato 2 volte) più in varie serate (già tre). Perché continuare a tornare in questa “piccola fiera di periferia a Milano”?

La visita

Vi consiglio di raggiungere Expo in metropolitana, o meglio ancora in treno. Se come me arrivate in metropolitana vi troverete subito davanti ai controlli della porta Ovest. Qui ci sono le biglietterie, ma voi probabilmente avrete già fatto e stampato il biglietto online in modo da non dover far coda. Dall’ingresso della metropolitana è molto raro che arrivi troppa calca per far più di 10 minuti di coda, a parte naturalmente se arrivate all’orario di apertura o alle 19:00 con il biglietto serale. Il controllo di sicurezza è il tipico da aeroporto. Una volta passato il tornello una lunga passerella vi permetterà di scavalcare la stazione dei treni ed arrivare finalmente al sito espositivo: è un po’ un problema perché è veramente un bel pezzo, quindi se avete problemi motori vi conviene arrivare con il treno. Alla fine della passerella vi troverete di fronte al Padiglione zero: alla vostra sinistra una larga strada porta fino all’inizio del decumano, mentre alla vostra destra oltre il fossato potrete vedere i pulmini che permettono di andare ai padiglioni lontani.

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Expo è enorme, e il mio contapassi ha misurato 8 km nella mia visita pomeriggio/sera di Sabato, quindi se avete problemi a camminare sono a disposizione a noleggio (non proprio economico) dei quadricicli elettrici, ma occorre prenotarli online: qui tutte le info.

Bene: entriamo nel Padiglione zero

Il Padiglione Zero

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Il Padiglione zero è fatto per stupire con la sua grandezza e introdurre il visitatore attraverso le emozioni ai messaggi che incontrerà negli altri padiglioni. Stanza dopo stanza si ripercorre rapidamente la storia dell’umanità da quando ha cominciato a coltivare i campi ed allevare gli animali, fino alla rivoluzione industriale, l’urbanizzazione e la conseguente delocalizzazione della produzione di cibo. Ci ritroviamo catapultati nel mercato contemporaneo dove il cibo è un bene trattato dai mercati finanziari
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Le stanze successive ci descrivono il presente, l’industria alimentare e la sua altra faccia: lo spreco di cibo. In questo cammino ideale ci spostiamo dal presenta al futuro secondo il messaggio di expo: la popolazione è in crescita e la produzione di cibo con i metodi che ci hanno portato qui è probabilmente troppo dannosa per l’ecosistema. La parola “sostenibilità” la ritroverete declinata in diverse sezioni di vari padiglioni ed è quello che vuole essere l’eredità di Expo: una serie di modi di fare che se applicati globalmente dovrebbero contribuire ad avere cibo per nutrire nel modo più sano possibile 10 miliardi di abitanti dei prossimi anni, e nel contempo preservare l’ecosistema.

Nepal e Decumano

Lasciamoci alle spalle il Padiglione Zero e dirigiamoci a sinistra verso il Decumano: alla nostra sinistra passeremo davanti al bellissimo, ma purtroppo incompiuto padiglione del Nepal che con velata tristezza ci ricorda come anche in questo clima festoso e ottimista verso il futuro, la natura sia sempre in controllo: imprevedibile e drammatica.

Entriamo nel Decumano, rivolgiamo il nostro sguardo a destra e…
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Lo sguardo sembra perdersi all’infinito in questa lunghissima fila di tende: il progetto di Boeri effettivamente in questa visione è qualcosa di emozionante. Lungo questa strada trovano posto i padiglioni dei singoli stati, i cluster tematici, i padiglioni degli altri soggetti coinvolti, e il ristoranti di Eataly.

Padiglioni nazionali e cluster

Ogni nazione partecipante ha un padiglione più o meno grosso che è stato costruito con la precisa intenzione di presentare il meglio del paese ai visitatori di expo: naturalmente i messaggi saranno sempre positivi e dal punto di vista della nazione, quindi accogliete tutto come messaggi di una parte. I padiglioni comunicano in modo molto diverso: il Brasile ha costruito una enorme rete che simboleggia certamente qualcosa – ma diciamocelo – si cammina sulla rete del Brasile per divertimento. Gli’USA mostra al suo esterno un orto verticale di nuova concezione,
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anche Israele ha un orto, ma lo irriga con la tecnologia goccia a goccia. Molti paesi delle zone desertiche hanno optato per ricostruire un palazzo e l’effetto è molto Gardaland, altri invece si sono sbizzarriti in architettura. All’interno c’è chi ha optato per una sorta di museo, chi per una sorta di attrazione composta da cinema, chi si è limitato ad arredare una stanza da utilizzare per gli eventi, e chi come l’Olanda non ha neanche un padiglione vero e proprio, ma ha invece ricostruito una festa di campagna piantando un tendone da circo, una ruota panoramica, un palco e tanti food truck. Ogni padiglione è quindi storia a se: ci sono quelli artistici e quelli divulgativi, quelli interattivi, quelli con i video, quelli dove ti devi fermare a leggere. Il personale che popola ogni padiglione è composto dalla delegazione nazionale e spesso da qualche italiano. La delegazione nazionale non è detto che parli italiano, ma parlano quasi sempre in inglese, gli italiani a supporto spesso danno una mano nei negozi e ristoranti, o fanno da guida.

Non tutte le nazioni hanno deciso di avere un loro padiglione: altre nazioni piccole, o meno ricche hanno optato per una presenza in un cluster: i cluster sono più simili ad una normale fiera. Ogni nazione ha una stanza in una area tematica: ad esempio nell’area tematica del riso possiamo trovare la Cambogia e il Laos.

Riguardo allo stato avanzamento lavori è vero: ad un mese qualche padiglione, oltre al sopracitato Nepal, non è completo. Il padiglione della regione Lombardia a domenica scorsa era in riallestimento, ed essendo proprio sull’incrocio tra cardo e decumano è il lavoro che si nota di più, qualche padiglione defilato potrebbe non essere finito, e qualche esposizione ancora non completa o non aperta (la Bielorussia mi sembra abbia tutt’ora solo il ristorante/negozio). Oltre a questo il contenuto di alcuni padiglioni potrà cambiare nei mesi: ad esempio la Santa Sede sostituirà l’ultima cena del Tintoretto con una opera di Rubens

Il tema

Come ho appunto anticipato i padiglioni nazionali operano indipendentemente, quindi ognuno può decidere cosa dire riguardo il tema dell’alimentazione: qualcuno ci racconterà molte cose e qualcuno invece avrà veramente poco da dirci.

Solitamente ogni stato ci illustrerà i propri prodotti tipici, come il cioccolato per il Belgio, lo zafferano per l’Iran, e lo storione per L’Azerbaijan. Altri stati non si concentreranno sui prodotti tipici ma ci racconteranno le sfide che stanno affrontando già oggi: ad esempio gli Emirati Arabi banalmente non hanno abbastanza cipo neppure per pensare al concetto di sovranità alimentare, e nonostante le piste da sci coperte di Dubai l’acqua dolce è un problema perché occorre desalinizzare il mare e per questo occorre molta energia. Nel presentare problemi e sfide i vari paesi illustrano il loro progresso tecnologico e quello su cui stanno lavorando, ad esempio la Coop ha costruito un supermercato futuristico dove vengono mostrati nuovi modi di impacchettare il cibo per preservarlo più a lungo e ridurre gli sprechi, e un modo nuovo di leggere l’etichetta su uno schermo per mostrare quanto è importante che il consumatore sia informato riguardo quello che sta acquistando
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Tornando dalla distribuzione alla produzione il Belgio ci mostra questa serra idroponica
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O ancora la Malesia avrà una stanza dedicata all’olio di palma nella quale un presentatore dal vivo ci illustrerà le proprietà nutritive della pianta e il modo in cui la coltivano e vogliono continuare a coltivarla sostenibilmente nel rispetto dell’ecosistema.

L’ecosistema è un altro aspetto che viene trattato in praticamente tutti i padiglioni: il padiglione dell’Austria ha riprodotto un bosco, la polonia ha un giardino sul tetto, altri hanno delle serre, altri impossibilitati a ricostruire la giungla, o le dune del deserto si accontentano di offrircene una versione in cartapesta. Se siete appassionati di botanica perderete ore solo a guardare tutte queste piante e fiori esotici.

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Non volendo tediarvi oltre

Ci sarebbero ancora tante cose da dire, ma son già oltre le 1300 parole. Se non vi ho annoiato troppo vorrei parlarvi anche dei ristoranti, del fuori tema, ovvero tutto quello che c’è a expo che non c’entra direttamente con l’alimentazione. Oltre a quello vorrei parlarvi un po’ del “fuoriexpo” ovvero una serie di avvenimenti organizzati a milano direttamente dagli stati partecipanti, o anche altri eventi a tema che più o meno sono stati organizzati attorno ad expo. Parlando di eventi vorrei in fine dirvi due cose su come scoprire cosa succede dentro e fuori ad expo per non rischiare di girare a vuoto.

Se siete interessati al secondo capitolo fate un fischio

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