Una mascherata che cronicizza la coartazione dello Stato

Di seguito l’editoriale di oggi di El Mundo.es, da me tradotto

http://www.elmundo.es/opinion/2017/10/10/59dd37bf22601d706b8b45f3.html

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Fedele alle risonanze kafkiane del suo nome, il processo separatista è in procinto di prolungare l’ incubo fino all’ ultima pagina, che nessuno sa quando sarà scritto. Sotto la pressione dei settori più temibili del suo stesso partito e nutrendo la vaga speranza della mediazione internazionale, Puigdemont ha evitato di dichiarare unilateralmente l’ indipendenza della Catalogna come il più radicale dei suoi partner attesi. La farsa continua: Puigdemont ricatta lo stato e il CUP ricatta Puigdemont dalla strada. In un discorso misurato, il presidente della Generalitat ha assunto il mandato elettorale fraudolento del 1° ottobre e ha poi rinviato la dichiarazione formale di indipendenza che tale referendum lo avrebbe costretto a svolgere. L’ ha fatto per evitare di dare a Rajoy l’ inequivocabile ragione di sospendere la sua autonomia. Non è stupido pensare che Puigdemont ancora apprezza la libertà. Il martirio è sempre più attraente per coloro che non lo subiscono, ma non dobbiamo cadere nel dibattito nominalista che interessa al calcolo dei sediziosi. Puigdemont non ha rinunciato all’ indipendenza: l’ ha messa in attesa. Solo rimane in sospeso ciò che è stato  in precedenza e implicitamente adottato . Puigdemont non ha fatto un passo indietro o in avanti: si é arroccato mentre chiama Rajoy in un negoziato impossibile. Oggi c’ è un Consiglio dei Ministri straordinario e nel pomeriggio Rajoy davanti al Congresso sottolineerà il suo impegno per la legalità e il suo rifiuto di sottomettersi al ricatto basato su leggi che non esistono, come ha sottolineato Saenz de Santamaría. Ma dovete essere consapevoli che ogni minuto che questo stato di cose continua, questa sorta di guerra fredda con la Generalitat, consolida l’ immagine equivoca di una dialettica bipolare su un piano istituzionale paritario che va solo a vantaggio del separatismo. Il re chiedeva il ripristino dell’ ordine costituzionale: non raccomandava tatticismi. Rajoy non deve dimenticare quel discorso, come gli spagnoli non dimenticano. Per quanto riguarda il discorso di Puigdemont – intriso di espressioni come “Il mondo deve sapere…”-, divenne presto chiaro che stava rivolgendosi ai media stranieri. Per prima cosa, perché in Spagna nessuno crede piú alle sue bugie.

Con l’ eccezione del populismo, naturalmente, ma non tanto perché possiamo credere che la Catalogna sia una nazione oppressa che lotta per l’ emancipazione, ma perché condivide lo stesso obiettivo di sovvertire il sistema del’ 78 che lo protegge e lo paga. Tutti i pescatori opportunisti sono interessati a fiumi tormentati. Puigdemont ha lanciato una litania vittimizzata di postveritá ai creduloni internazionali che Arrimadas ha smentito decisamente e la cui raccolta supererebbe i limiti di questa pagina.

Insisteva sulla retorica messianica del popolo unico ed esplorava il miraggio mentale che fa circolare la propaganda all’ uso tra le sue dottrine mediatiche. Franco non era assente, naturalmente.

Ma in un improvviso giro di mano della sceneggiatura, si dissociava dalla parallela legalità con la quale pretende di governare, posticipandone gli effetti “di qualche settimana”, quando meglio si addice a lui.

I suoi seguaci più ardenti non hanno veramente il diritto di strappare i vestiti per questo: un politico che sostiene che “c’ è democrazia al di là della Costituzione” non può essere ritenuto responsabile.

Troverete sempre una legittimità alternativa che protegge il vostro capriccio congiunturale. Per sfuggire a questa arbitrarietà, leggiamo e ci sottomettiamo a loro. Ma forse le due menzogne più evidenti nel suo discorso sono state quelle relative alla favolosa repressione sanguinosa di 1-O, da cui miracolosamente centinaia di feriti recuperati in ore, e all’ esodo dagli affari, che ha rimosso agitando lo spaventapasseri del deficit fiscale. Ma è inutile fingere spensierata quando gruppi emblematici come Planet si uniscono all’ esodo e aggiungono discredito e pressione sulla loro maldestra leadership che può finire alle elezioni. Ieri pomeriggio, un gruppo di ideologia antisistemica delirante e di potere incomprensibile ha mantenuto in bilico un’ autonomia sull’ orlo di perderla, ad un popolo stanco di sopravvivere ai suoi traditori e ad un continente sfidato per il ritorno dei suoi peggiori fantasmi.

Era una testimonianza della generosità della democrazia liberale, capace di ospitare anche i suoi nemici dichiarati.

Ma fu anche la più grande vetrina di un fallimento storico: quello delle élite tradizionali della Catalogna che, spinte dal suprematismo e dall’ avidità, affidarono il futuro di tutti i cittadini alla volontà di una tribù radicale. Ciò ha ritardato l’ inizio della seduta sovversiva perché insoddisfatta della dichiarazione di indipendenza.

Sospettava che i suoi alleati borghesi circostanziali cercassero di sottrarsi alle loro responsabilità mettendovi i freni per evitare uno scontro frontale con lo Stato. Il crashing è esattamente ciò che il CUP vuole. Anna Gabriel era impegnata a mostrare la sua delusione. Sperava in una “solennità” che non arrivasse e parlava di “opportunità perduta”.

In seguito, il CUP ha annunciato che la sua lotta è ancora al di fuori del Parlamento, in modo che non faccia un solo passo indietro. E quando il CUP parla di lotta, parla di disordine pubblico che non può essere escluso. Questa rottura nel blocco indipendenza può dare tempo Rajoy, ma anche pretesti. E di quest’ ora tra drammatica e grottesca della storia spagnola, che sembra chiedere urlando la risurrezione di Valle-Inclán, l’ ultima cosa che vogliamo è che si prolunghi a causa della passività, della casistica legale e dell’ incistamento. I catalani orfani della legalità non lo meritano. Non lo merita lo spagnolo stupito, che conserva ancora la convinzione di appartenere a una vecchia nazione e a uno Stato rispettabile dell’ Unione europea.

 

11 Ottobre 2017 – 12:07

“El presidente del Gobierno envía un requerimiento a Carles Puigdemont para que aclare si ha declarado o no la independencia. Mariano Rajoy admite que este es el paso previo para activar el artículo 155 de la Constitución”

Il Governo Rajoy CHIEDE FORMALMENTE al Govern Catalano che dica se é stata dichiarata l’indipendenza, allo scopo di chiarire la questione in maniera chiara e trasparente.

Solo dopo prenderanno eventuali provvedimenti formali, come l’applicazione del’Art.155 della Costituzione.

Un’applicazione del 155 “differita”…. prendono tutti tempo.

 

Vi terró informati………

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