Tsunami Tour – Uno Sguardo Indiscreto

La mancanza di una strumentazione adeguata ha purtroppo frenato le intenzioni del Movimento Dei Caproni, rappresentato da Caprevaia e Genericamentegiuseppe, di raccogliere delle interviste dalla base elettorale grillina durante la tappa fiorentina dello Tsunami Tour di Beppe Grillo. Questo non significa che qualcosa non sia stato fatto, e da prodighi capretti abbiamo preso il capro per le corna, e così abbiamo studiato.

Ogni campagna elettorale è uno show, c’è una scaletta (che non è quella che ho in ripostiglio), ci sono degli interventi e ci sono le “improvvisazioni”, tutto è controllato perché tutto è in funzione di uno spettacolo. Tramite questo spettacolo si presenta un’idea, si presenta un programma, e non ultimo si presenta un volto, un leader. La democrazia in Italia, come in gran parte dei paesi democratici, ha bisogno di una rappresentanza, i politici, ed essi vengono capeggiati da leader che fungono da ulteriore sintesi.

La deriva personalistica è una deformazione spesso inevitabile, in Italia lo sappiamo bene, anche perché non è certo Berlusconi ad averla inventata. L’ondata di odio che si è scaraventata contro la classe politica italiana, per l’ennesima volta nella nostra triste e ripetitiva storia, è un problema non indifferente in uno stato che vuole definirsi democratico. I partiti hanno risposto a questo ripudio cercando diverse soluzioni, dalle primarie delle primarie del PD alle liste “pulite” del PDL, si sono creati movimenti a sfare, ma l’astensionismo resta comunque alto.

Il MoVimento a 5 Stelle dovrebbe essere l’antitesi della vecchia politica, un nuovo modo di vedere l’impegno politico in previsione della democrazia diretta digitale. Eppure le contraddizioni che appaiono evidenti, almeno nei suoi detrattori (tra cui naturalmente noi caproni), rendono il modo di porsi del MoVimento un cambiamento tutt’altro che gradito. In questo Tsunami Tour ho preso molti appunti, e da questi appunti sono scaturite delle riflessioni che ora vorrei condividere con tutti. Non è facile, come ripete in continuazione Grillo su qualunque argomento, è un discorso complesso o quantomeno lungo. Eppure credo che tra tutta questa richiesta di semplificazione ogni tanto c’è bisogno di articolare, spiegare, scoprire.

tsunami_tour 2

Questo nuovo tour di Grillo è fondamentale, il MoVimento stava perdendo punti importanti,e così il prodigo comico genovese si è rimboccato le maniche per la sua giusta causa. C’era bisogno di riconquistare la base elettorale grillina, e se ne sono sentite in questo tour di cose, alcune indiscutibilmente pericolose.

Grillo si è preparato tutto, come al solito. C’è la rabbia e l’ipotesi di complotto.

Hanno anticipato le elezioni per buttare fuori il M5S.” Puro egocentrismo, come se le scelte di un governo che si ritrova un paese disastrato e sull’orlo del baratro passassero da Grillo, Berlusconi l’apparente esecutore, ma dietro erano tutti d’accordo, era tutto studiato.

Un piano però studiato alquanto male. I primi giorni Grillo sbraita come un pazzo sulla questione delle 150.000 firme, come se fosse una missione impossibile per un partito con almeno il 10% di preferenze. E quando hanno abbassato la soglia delle firme (ricordiamo che c’erano altri partiti che al contrario del M5S avevano molti più problemi, basti pensare a Fermare Il Declino) trovò comunque da criticare, da gridare:
Complotto! Complotto! Complotto!

C’è spazio anche per l’eroismo, quando con fare istrionico rammenta l’epopea per depositare il simbolo del partito (Oops! movimento), al freddo e al gelo, dove sono riusciti comunque a farsi fregare da sotto il naso. Poi chiaramente:
Complotto! Complotto! Complotto!

Certo, non è la prima volta che ci sono le liste civetta, certo, ci sono altri partiti che sono stati plagiati, ma solo il M5S è stato boicottato perché “pericoloso”. Senza scadere nella critica becera che tanto piace a Grillo con disarmante semplicità viene revocato il simbolo civetta, ma la caciara continua, anche se priva di un senso concreto.

Si parla di tasse, si parla di IMU, di redditometro, si deride l’avversario (la vecchia politica) per i suoi voltafaccia, per la sua ipocrisia, si parla, si ride, si inveisce, ma non si concretizza mai nulla su quel palco.

Togliere le tasse ingiuste, instaurare il reddito di cittadinanza, è tutto facile per Grillo, i soldi? Lo urla pure lui:
…e i soldi, i soldi, ci chiedono sempre: e i soldi?

Ma lui sa bene dove prenderli: dai grandi patrimoni dei politici, oppure dai 130000 pensionati che prendono più di 10000 euro al mese una patrimoniale così mirata non la va a pensare neanche Vendola sotto eccitanti. Con una roba così, dove Grillo auspica di convincere gente con 90000€ di pensione a prenderne 4000 altro che fuga dei cervelli, la fuga delle cariatidi sarà il nuovo fenomeno emigratorio tutto italiano.

Credere che con una tassa del genere si possa dare un reddito fisso a tutti i disoccupati non è populismo, demagogia o quant’altro: è pura stupidità. È un po’ come l’idea che va di moda adesso che abbassando gli stipendi a tutti si dà lavoro a tutti, diminuiamo le ore, diminuiamo i soldi, e via dicendo, e l’impoverimento viene visto come una risorsa, quando invece è soltanto impoverimento.

Un vecchio cavallo di battaglia viene rispolverato: la Sovranità, meglio ancora quando si parla di Sovranità Monetaria, la vecchia passione del complotto delle banche che faceva impazzire la gente agli spettacoli di Grillo (quando spaccava computer nel 2001). Per quanto il tempo e la ragione abbiano affossato certe ipotesi, vengono ancora avvalorate per fini tutt’altro che nobili, come se poi stampare soldi in Italia portasse un’inspiegabile ricchezza, come se la Lira di punto in bianco fosse una moneta fortissima (come se, ricordiamolo, lo fosse mai stata).

Si parla di statalizzare, alla Lenin, energia, banche tutto, statalizziamo. Suona strano da colui che crede che tutto ciò che tocca la politica diventa inevitabilmente marcio (vedi anche lo scoop del Fatto su MPS), si parli di statalizzazione, oppure lo ritroviamo sul palco a dire che vorrebbe vedere il Presidente della Repubblica a capo di una banca nazionale, ma la sua logica c’è, dato che dopo le elezioni esisterà solo il Partito Unico, il M5S ovviamente.

Tra le frasi che più ama ripetere in tutte le tappe c’è quella della madre di famiglia come ministro dell’economia, perché una donna che ha saputo mantenere i conti della sua famiglia vale mille volte di più che qualunque economista.

Come ama ripetere a sé e agli altri, Grillo è quello che predisse il crollo (a posteriori) della Parmalat. Tuttavia sarebbe stato più utile se questo novello economista ci avesse predetto, oltre al crac Parmalat, magari la crisi americana, o il regno berlusconiano (che vedeva con interesse anche lui), sarebbe stato meglio se avesse parlato di evasione piuttosto che bicarbonato o signoraggio bancario, ma è chiaro che nella mentalità di Grillo il popolo è solo succube, non decide, non ha scelta, è stato schiavo inerme per 150 anni.

La parte più pericolosa dello show è il momento topico, il “mandiamoli tutti a casa”.

Il Parlamento non serve più, dice Grillo, la prima cosa che faremo sarà mandarli tutti a casa. Nessuna proposta di legge. Nessun referendum, nessun taglio delle spese, nulla, solo un simpatico e innocuo colpo di Stato.

Non è una battuta, non è una frase decontestualizzata, non è un’iperbole (concetto che credo sfugga a Grillo), è il momento più sentito dalla piazza, è un nuovo fascismo che avanza.

Il popolo, l’uomo medio, vuole tornare al potere, la mediocrità è di nuovo un pregio e non un difetto (non essere economisti, avvocati, studiosi, politici è solo un bene), le cose importanti sono l’alimentazione (valore al corpo, alla salute), ovviamente la tecnologia, con i valori futuristi che tornano:

Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo…è più bello della Nike di Samotracia” (Manifesto Del Futurismo, pubblicato nelle pagine del Figaro il 20 febbraio del 1909) metteteci un macbook da una parte e il Quirinale dall’altra e siamo lì, insomma.

Bisogna essere superiori alle ideologie, come qualcun altro aveva già sostenuto [del link in questione rimando in particolare il paragrafo 3. Possibilità e applicazione; nda], naturalmente chi la pensa diversamente è in torto (Chi non è con noi è contro di noi, Mussolini 1924), perché sostiene un sistema di valori sbagliato, marcio, putrido, democratico.

Grande vanto di Grillo queste elezioni online “le prime al mondo”, come se avessero smosso chissà che cosa, se non la ferma convinzione che votare al seggio è ancora la via più semplice e democratica. Naturalmente nessuno ha avuto voce in capitolo sulla gestione del voto, ma del Grillo padre-padrone parleremo dopo. Le elezioni sono state un flop assoluto, è inutile dire che non è così, un partito che è dato tra il 10 e il 15% non può racimolare a mala pena 32000 votanti, è ridicolo, chiaramente il sistema è stato troppo macchinoso e selettivo. Inoltre questa esigenza di trasparenza urlata ai quattro venti da Grillo fa credere agli indigesti della politica che tutto il resto è sempre oscuro. Eppure sindaci conosciuti in Italia ce ne sono, amministratori e parlamentari che hanno solcato le piazze, che hanno partecipato alla cosa pubblica ce ne sono a bizzeffe, ma è ovvio che l’elettore medio grillino se ne è sempre fregato della politica, con la scusa vomitevole del “tanto son tutti ladri”.

Ora però, dal menefreghismo, pretendono il potere.

Noi siamo il dialogo” tuona Grillo il 25 gennaio contro alcuni manifestanti che lo criticavano. E dove sarebbe questo dialogo?
Nel blog? No, certo che no, son troppi i commentatori, non puoi rispondere a tutti.
Nel forum? No, certo che no, son troppe le discussioni, non puoi rispondere a tutti.
Nei meet-up? Ma lì Grillo fa solo monologhi, per il resto sì, parla, ma solo con gli attivisti a lui più vicini. Ma il dialogo è anche fatto di scontri d’opinione, alla pari. Non puoi invitare un manifestante a parlare sul tuo palco di fronte ai tuoi adepti (ops, volevo dire simpatizzanti, ma m’è scappato), sarà un massacro.

Puoi, se ne hai il coraggio, invitarli, così si possono preparare, si possono confrontare, anche davanti ai tuoi attivisti, ma con un preavviso e con le regole dello scontro politico sano, democratico. Ma questo naturalmente non è possibile, non è accettabile.

– Fine prima parte –

    vai alla seconda parte.

I commenti sono chiusi.