Tsunami Tour – Seconda Parte

Le ipotesi di complotto variano anche di spettacolo in spettacolo, c’è quella ribadita a Siena il 23 Gennaio sulle firme all’estero, sul fatto che se sei del M5S ti chiudono tutte le porte, fatta a Firenze il 25 , o addirittura quella del 24 quando parla del fenomeno della disoccupazione sospettando che questa sia in crescita per costringere i senza lavoro a fare i militari!

La terza guerra mondiale è alle porte?

Fomentiamo anche qualche ipotesi sull’asse Bilderberg (“dietro di noi non c’è Bilderberg!” Livorno, 25) sionismo e scemenze varie? Siamo tornati di nuovo al complotto sionista? Roba nazi-fascista d’annata.

Siamo i primi importatori mondiali di olio d’oliva, continua a ripetere, anche se è una cazzata, ma non importa, fa figo, fa imbestialire le folle, piace. Se poi la domanda è superiore all’offerta che possiamo dare non è un problema di Grillo, questo è sicuro.

E assieme a ciò c’è tutta la retorica sul Made In Italy, la soluzione grillina chiaramente è tassare ciò che viene dall’estero, ennesima soluzione già provata dai fascisti per valorizzare la produzione italiana. Per avere dei genitori antifascisti Grillo si pone dei punti di riferimento quantomeno curiosi. Poi ci và giù anche sui 198 simboli che sono stati presentati per le elezioni, ovviamente non lo dice, ma lui ne preferirebbe uno solo, col suo nome scritto sotto a caratteri cubitali. Ma per la questione Grillo padre padrone non è ancora il momento, soltanto un attimo di pazienza.

La nostra non è una rivoluzione politica, è una rivoluzione culturale, sbraita dal palco di Grosseto il buon Grillo. C’è da ricordare che la cultura secondo il M5S dovrebbe inevitabilmente passare dalla Costituzione, che proprio nel programma pentastellato trova un nemico spesso acerrimo. La questione dei referendum propositivi senza quorum è delirante, fossimo grandi quanto la Lombardia avrebbe (forse) anche un senso, ma non credo possa comunque essere uno strumento alla nostra portata.

È proprio una questione culturale, l’Italia è un paese culturalmente in crisi ancor prima che economicamente, complice forse anche il ventennio berlusconiano.

Quanto bisognerà aspettare per vedere disegni di legge che pretendano l’abrogazione delle tasse, commissioni d’inchiesta sulle scie chimiche e gli alieni grigi, verdi e blu, quanto dovremo attendere per dover discutere in aula il bicarbonato come cura scientifica al cancro, o il piano segreto dei vaccini contenenti il gene dell’autismo? Vogliamo davvero vedere di cosa sono capaci gli italiani?

Sempre da Grosseto, ma comunque lo ribadirà a tutte le tappe, c’è anche questa perla:

“se hanno preso l’ex-sindaco di Parma è forse anche merito nostro.

No, proprio no.

Cos’è, la prima volta che un politico indagato finisce in gabbia? Dobbiamo davvero fare la lista? In fondo è una mentalità tipica del MoVimento, pensate a quei tre punti raggiunti nel Programma, non li ha mica mai raggiunti direttamente i 5 Stelle, però son là, segnati da una bella V rossa che continua a plagiare quella di Lloyd e Moore.

Il delirio complottista torna anche quando si parla di fracking (Livorno, 25) dove ancora una volta l’amato Beppe dimostra la sua totale incompetenza in materie scientifiche, non è la prima volta dopo le sparate sull’AIDS o sulle nanoparticelle.

Quando c’è poi da dare soluzione reali, pratiche, si scade proprio sul populismo di vecchio stampo. Lasciamo da parte la patrimoniale, ma roba tipo:

“non abbiamo bisogno del petrolio!” 

comunque fuori dall’euro stan tutti bene!” 

la paga massima dev’essere proporzionata 1 a 12!

“vogliamo l’acqua pubblica e la sanità pubblica!” (ogni tanto il dubbio che Grillo non viva proprio in Italia c’è )

O perle di saggezza tipo: “quando c’è libertà la gente vota le donne” (la gente sarebbero 32.000 simpatizzanti che sono riusciti a collegarsi dopo un’epopea degna d’una chanson de geste) o l’immortale “semplificazione delle leggi sul fisco” (ma che vuol dire?).

Eppure questo Tsunami Tour doveva essere anche l’occasione per vedere i candidati eletti col fallimentare voto online.

E difatti eccoli lì, tutti dietro Grillo, uno accanto all’altro, in rispettoso silenzio, adoranti. Quando parlano loro la gente se ne và, quando parlano loro crollano i contatti online, quando parlano loro non gliene frega proprio un tubo a nessuno.

Democrazia al basso? Uno vale uno? Ma davvero c’è chi ci crede? Davvero c’è chi si sente importante perché seduto nella sua comoda sedia a casa, davanti al suo bel Mac ipercostoso, con la sua bella laurea in informatica, ha votato un tizio che poi non sa neanche cosa dice, cosa pensa?

Ecco dunque la questione del Grillo padre e padrone di questa azienda mascherata (male) da movimento culturale.

A Firenze c’eravamo noi caproni, Grillo pure, ma in ritardo. Avrà trovato traffico, non lo so, comunque i suoi 45 minuti se li è fatti tutti.

Ecco, questa è una cosa che a me, come osservatore, ha dato parecchio fastidio. Hai centinaia di persone a vedere uno spettacolo, il capocomico è in ritardo (fatto noto, visto il ritardo nella conclusione del comizio precedente) e loro, dell’organizzazione del Movimento di Firenze, non hanno trovato un modo passabile per riempire il tempo.

Potevano far salire un candidato della circoscrizione a parlare. Potevano far salire un giovane attivista, il tipo che “presentava” la serata (c’era pure lui) poteva dire qualcosa a proposito del programma o del non-statuto, o di che cacchio ne so io. Macché, tutti fermi al freddo e al gelo in attesa di un megafono.

Potevano anche far salire i clown, c’erano anche loro sapete? Facevano le bolle si sapone, facevano le statuine, tutta roba d’alta politica insomma, roba seria. Poi c’erano i banchini per le offerte, tipo serata di beneficenza (perché loro non pigliano neanche un soldo, difatti il mega annuncio sul forum è per finanziare il mega party in occasione della vittoria alle Elezioni 2013) chissà se finiscono come per il gruppo consiliare in Piemonte che ha speso 3000€ per 2 mesi di contratto con Vodafone, o come  i 2000 spesi in spillette.

Probabile.

Una piccola considerazione. Voi aspettate un vostro amico, il quale si presenta con quasi un’ora di ritardo, mentre voi lo aspettate al freddo. Io personalmente appena lo vedo gli spiego in modo deciso, che se tenta di rifarmi un giochino del genere  farà bene a non presentarsi proprio. Voi, come minimo gli chiedereste spiegazioni.

Loro no, sono oltre.

Al suo arrivo la folla s’è destata, un tipo dal palco ha cominciato: Beppe! Beppe! Beppe! e tutti a seguirlo come si segue un capo ultras Beppe! Beppe! Beppe!, eccolo finalmente giungere da Via dei Fibbiai, prosegue il cammino in mezzo alla folla, i suoi più deliranti fans si prodigano in urla e strattoni neanche fossero i Rolling Stones al completo a passeggio per Santissima Annunziata.
Nessuno parla prima di lui, perché lo spettacolo serve anche a ribadire una gerarchia.

La serata viene aperta dal monologo di Grillo, potevamo stare in piedi tre ore, proprio quel megafono che ha scritto il programma ancora vigente e immacolato da 5 e forse più anni, è lui il motivo di tanta attesa e di tanto pietoso servilismo.

Lo show comincia come al solito, con un bel monologo sulle transenne. Niente a che vedere con l’avvincente prosa di Pirsig, che da un semplice viaggio ci introduce in un pensiero più ampio, ma il solito scontato populismo.

Grillo dice che se ci fosse un simbolo per la nostra epoca dovrebbe essere quello delle transenne, simbolo ovviamente della distanza tra la politica e il popolo. Sappiamo bene come il palco a Grillo non sia mai andato troppo giù, nei suoi spettacoli molto spesso conduceva in mezzo al pubblico.

Toccare con mano, mostrarsi alla pari, è un atteggiamento tipico del demagogo, del qualunquista, difatti non è un caso se è proprio Grillo stesso a volere che il pubblico lo inneggi: Populista! fa ripetere, Qualunquista! Demagogo! esorcizza se stesso, fa perdere di valore queste parole.

La critica all’immobilismo e alla lontananza della politica sono sempre stati dei capi saldi degli estremismi dispotici, in realtà sia il fascismo che il comunismo vogliono il potere del popolo, anche se le radici e le motivazioni che spingono queste due ideologie del passato sono diametralmente opposte. Grillo riprende questo  sempreverde trend, ma in chiave spiccatamente fascista, perché lo fa abbassando la qualità del dialogo, lo fa puntando alla pancia (basti pensare ai contenuti del Manifesto di Engels e Marx in confronto alla dialettica becera fascista), lo fa tirando fuori il peggio della contro-informazione come i vaccini che fanno male, il fracking, il signoraggio, i complotti giudaico-sionisti (anche questa tipica tecnica fascista, trasversale da Hitler a Mussolini, senza dimenticare l’esperienza zarista), lo fa soltanto inneggiando all’odio, alla vendetta, deresponsabilizzando l’elettore delle scelte del passato, facendogli credere di essere pronto a governare.

Lo Tsunami Tour sintetizza efficacemente tutta la storia ideologica del M5S. Un partito ad personam, l’ennesimo, che crede davvero di essere indipendente da Grillo, e forse anche dal suo blog.

Non hanno scritto un programma dalla rete, non hanno fatto le elezioni come erano state promesse, e anche se il non-statuto è stato scritto assieme ad altri dei loro nomi non c’è nemmeno l’ombra, c’è solo un nome, c’è solo un volto, scomparso questo scomparirà anche questo ennesimo esperimento di dittatura dal basso.

Credits: Caprevaia&Genericamentegiuseppe, i due primi caproinviati.

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