Mira alla puerpera

Ecco fatto: scodellato il bebé, rimossa l’assessora.

Sono passati quasi due mesi dallo scoppio delle polemiche a Mira su Roberta Agnoletto incinta, che aveva denunciato una sorta di mobbing da parte della presidente del consiglio comunale, Serena Giuliato, in accordo con il sindaco Alvise Maniero per indurla alle dimissioni, argomentando la sostituzione “con pretesti assurdi e infondati, primo fra tutti la poca presenza presso l’Ente e la scarsa attività della sottoscritta nonché una cattiva distribuzione dei referati” (mail dell’Agnoletto, 12 febbraio 2013).

E già allora Maniero e la Giuliato avevano fatto intendere che nel caso l’Agnoletto non si fosse “spontaneamente” dimessa, alla fine di marzo il sindaco l’avrebbe revocata d’imperio.

 

Le polemiche

Scoppiato il caso sui giornali, Maniero si era difeso in un post del 13 febbraio, pubblicato nel sito del M5S: “stiamo considerando in questi giorni, giunta e gruppo consiliare tutti insieme, quali decisioni sulla giunta siano le migliori, per poter fare di più ed in qualche caso in modo diverso: per il cittadino, e nel rispetto delle persone. Altre voci o comunicazioni riguardanti qualsiasi altro parametro di valutazione o discriminazioni di qualsiasi tipo, semplicemente, non appartengono a noi, le rigettiamo”.

Ma a smentire che fosse frutto di una valutazione condivisa e unanime non c’erano soltanto le parole dell’Agnoletto, che aveva parlato della solidarietà e del sostegno da parte di alcuni colleghi, ma anche le mosse successive di Maniero e le conseguenti reazioni.

Infatti il giovane sindaco, molto innervosito dalle polemiche e dall’eco mediatica in piena campagna elettorale, per sfuggire alla pesante accusa di discriminazione verso una donna incinta ha dirottato la motivazione sulla disponibilità di tempo “per servire il popolo” (sic!) e quindi sulla necessità di passare dagli assessori a part-time ad assessori a tempo pieno.

Sino ad annunciare, il 14 febbraio, il ritiro delle deleghe ad altri due assessori, Michele Gatti (Bilancio) e Orietta Vanin (Scuola e pari opportunità), apparentemente imputabili di avere un lavoro e quindi di svolgere il ruolo amministrativo soltanto a tempo parziale, ma più probabilmente per la loro posizione critica sulla questione Agnoletto e più in generale sull’andamento dell’amministrazione grillina di Mira.

La Vanin, che pure aveva subito pubblicamente espresso la sua vicinanza all’Agnoletto, dopo l’annuncio della revoca si è chiusa in un rigoroso no comment.

Mentre il suo collega Gatti è stato più loquace, e ha dichiaranto che “nel Movimento 5 Stelle in questo momento servirebbe più razionalità e meno ideologia e invece trovano più ascolto gli esponenti che credono fideisticamente nel movimento, senza spirito critico”; e aggiungendo che «io a differenza di altri mi sono sempre contraddistinto per aver detto, anche francamente, cosa non andava nell’azione amministrativa sia al sindaco Maniero che ad altri esponenti del Movimento. Altri, invece, (e il riferimento neanche tanto velato è alla presidente del Consiglio comunale Serena Giuliato) hanno sempre messo davanti il cuore o meglio l’ideologia alla razionalità e agendo per amministrare questo non è sempre un vantaggio” (La Nuova Venezia, 15 febbraio 2013).

Dichiarazioni impegnative, cui Gatti aveva fatto seguire un battagliero “non mi faccio togliere le deleghe: sarà un divorzio consensuale. Riconosco che la maggioranza 5 Stelle a Mira ha una incapacità di ascolto delle opposizioni, ha fatto scelte sbagliate e può cadere nella rappresentazione della setta” (Corriere del Veneto, 16 febbraio 2013).

Agli osservatori era peraltro chiaro da tempo che la giunta viveva una situazione di difficoltà, con Maniero, Crivellaro (vicesindaco e già compagno di banco del sindaco) e Claut (l’assessore ai referati tecnici, fiduciario dello staff di Casaleggio) da una parte, Agnoletto, Vanin e Gatti dall’altra. Tanto che la Agnoletto ha parlato di “un cerchio magico che a Mira decide tutto senza consultarsi con nessuno: Maniero, la presidente del consiglio Giuliato e Claut” (Corriere del Veneto, 15 febbraio 2013).

Comunque nell’immediato, e nell’imminenza delle elezioni, la questione del rimpasto di giunta è rimasta congelata.

 

Dopo le elezioni

Poi ci sono state le politiche, con un sonoro 35% al M5S a Mira (però in media con i risultati degli altri comuni dell’area), che non ha dato ragione a chi si aspettava un primo significativo giudizio dei cittadini sui risultati amministrativi. E che ha rincuorato il gruppo di comando dell’amministrazione grillina, ha reso marginali le posizioni critiche interne, e ha ulteriormente depresso, se ce ne fosse stato bisogno, l’opposizione (principalmente PD).

Nel frattempo, dopo la mail di accusa l’Agnoletto non ha più partecipato alle sedute della giunta e di fatto non si è più fatta vedere in comune, anche se è rimasta formalmente in carica. D’altra parte, né Maniero né alcuno dei suoi fedelissimi ha cercato di ricucire con l’Agnoletto.

Quindi, una ventina di giorni fa l’Agnoletto ha felicemente partorito una bambina.

Gli altri due assessori critici, Gatti e Vanin, hanno invece continuato a frequentare il comune e a partecipare alle sedute di giunta. Tuttavia, secondo le indiscrezioni, non è rientrato il malessere nei confronti del “cerchio magico”, anzi, ma nessuno dei due intende facilitargli il compito, togliendosi di mezzo.

Fatto sta che il 26 marzo scorso la Vanin ha organizzato in comune un convegno sulle pari opportunità, che riportava come sottotitolo: “La Conciliazione della vita familiare e professionale: strategie e dispositivi di conciliazione per favorire la partecipazione femminile alla vita politica/socio/economica”. E nel concludere la tavola rotonda ha comunicato la nascita della figlia dell’Agnoletto, in qualche maniera dedicandole il convegno, forse non promosso per caso.

E Gatti invece ha continuato a esternare, talora con comicità involontaria,  ad esempio dichiarando qualche giorno fa di aspettarsi a breve dal sindaco “novità consistenti. Non siamo riusciti a capire quali” (La Nuova Venezia, 30 marzo 2013). E sottolineando così la sua posizione di non allineato e potenzialmente “defenestrabile”.

 

La revoca

Ora, il sindaco è rientrato da una breve vacanza di un paio di settimane, che ritiene evidentemente di aver meritato. Certo in virtù della sua applicazione a tempo pieno, e nonostante il grave ritardo nella preparazione del bilancio di previsione, che non è stato ancora approvato neppure in giunta, nonostante lo stato d’agitazione del personale e nonostante altre innumerevoli inezie.

Appena rientrato ha dunque provveduto a dare esecuzione alla decisione sulla revoca dell’Agnoletto, con un proprio decreto, che è stato notificato all’interessata venerdì 5 aprile scorso.

L’atto non è pubblico e non è stato consegnato ai giornali, ma chi ha potuto scorrerlo lo descrive come piuttosto lungo e involuto, redatto con tono rancoroso, in cui si imputano puntigliosamente all’Agnoletto assenze e mancate disponibilità, atteggiamenti presuntuosi, insubordinazione nei confronti del sindaco, dichiarazioni diffamatorie, e di conseguenza il venir meno del rapporto di fiducia (sulla questione delle asserite assenze ne avevamo parlato qui).

E poi un atto che smentisce l’appartenenza dell’Agnoletto al M5S, per cui deve essere qualificata fin dall’origine come assessore esterno. Suggerendo così che l’Agnoletto deve essere considerata un’infiltrata, insomma una specie di Scilipoti di Mira: proprio lei che ribadiva, nella mail incriminata,  di credere “nei valori del nostro Movimento 5 Stelle. Un Movimento del quale mi sento parte e che appoggerò fino in fondo”.

In ogni caso la revoca ha riguardato soltanto l’Agnoletto, mentre Gatti e Vanin rimangono per il momento al loro posto, e sempre per il momento non è stata fatta ancora alcuna nomina in sostituzione (che quindi non è da considerarsi urgente).

Anche se da giorni si rincorrono le voci su chi sarà il nuovo assessore, che parlano di una donna, non di Mira (come la maggior parte degli amministratori), strettamente legata alla Giuliato, e i più malevoli (o beninformati) parlano addirittura della consorte di un neoparlamentare grillino.

Fatto sta che la notizia della revoca dell’Agnoletto è passata sui giornali del tutto sottotono, e senza peraltro provocare reazioni da parte dell’opposizione, che pure due mesi fa aveva inscenato sit-in in piazza del municipio.

Eppure, se Maniero non procede a un rimpasto di giunta per sostituire anche gli assessori a part time, allora le accuse iniziali di discriminazione nei confronti di una donna incinta dovrebbero riprendere vigore, in proporzione al venir meno delle giustificazioni a suo tempo addotte da un sindaco sull’orlo di una crisi di nervi.

È come se il risultato elettorale avesse anestetizzato l’opinione pubblica: il principio, la tutela della maternità, la partecipazione delle donne alla politica, va bene, come no; però se c’è consenso, altrimenti ognuno si difenda da sé.

Così al consiglio comunale del 9 aprile, il primo dopo le elezioni (tanto non hanno fretta, prima il sindaco era in ferie, e poi c’è poco da deliberare), Maniero ha fatto l’obbligatoria comunicazione della revoca dell’assessore, ma pressoché soltanto alla muta maggioranza grillina, perché l’opposizione aveva abbandonato l’aula per protesta (contro le scorrettezze istituzionali nei confronti delle minoranze).

Perciò neppure in quell’occasione si è discusso della revoca, né c’è stato modo di provocare una presa di posizione di Gatti e Vanin, che si sono fatti trovare presenti ma silenziosi, e nemmeno per verificare la compattezza del gruppo consiliare a 5 Stelle, di cui si mormora che sia meno granitico di quel che vuole apparire.

Insomma, povera Agnoletto, sedotta (dal Movimento) e abbandonata.

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