Marco, fagliele tu che non fai sconti a nessuno: 15 domande a Gianroberto Casaleggio

Passata troppo velocemente in secondo piano a  causa dell’odierna velocità del flusso di notizie che quotidianamente investe i lettori, la cui frenesia resetta e rinnova ogni giorno l’elenco dei centri d’attenzione sostituendo quelli del giorno precedente, in controtendenza torno sull’intervista che Gianroberto Casaleggio ha rilasciato al Corriere della Sera la settimana scorsa, entrando per economia di spazio nei due punti che più sono riferibili alla pratica quotidiana del Movimento 5 Stelle e lasciando, per il momento, in secondo piano tutto il resto.

Come preambolo e a monte di tutto una considerazione di carattere esclusivamente formale.
Che l’ispiratore del M5S decida di rilasciare un’intervista per finalmente esporre i pilastri filosofici e programmatici del movimento, è notizia che non può che rallegrare tutti coloro che discutono da sempre l’impossibilità di penetrarne il vertice.
Che quell’intervista sia rilasciata in esclusiva al Corriere della Sera, giornale che più di tutti rappresenta nell’immaginario collettivo, certamente in quello della base del M5S, l’espressione massima di quell’incrocio tra potere bancario e potere politico che lo stesso movimento vede come primo e più urgente obiettivo, è notizia che avrebbe dovuto sollevare più di una contestazione all’interno del movimento stesso.
Superfluo soffermarsi sui perché non sia successo, ma almeno sia rilevata l’assenza di qualsiasi appunto dalla base al vertice su questa scelta che, più che spiegabile per chiunque non sia nato ieri, avrebbe dovuto causare un vero e proprio terremoto tra le fila dei talebani della lotta alla stampa pennivendola collusa con le banche che controllano la politica.
Gli stessi che peraltro non hanno avuto nulla da dire il giorno che l’altro guru, quello che la tv è il male e va cancellata, al Quirinale ci andò con Rocco Casalino volto del Grande Fratello Endemol, quindi tutto si tiene.
Potere dei paradossi che si fanno coerenza quando la base non dispone di strumenti di elaborazione autonoma.
Fine preambolo, andiamo all’intervista.

“La democrazia diretta sostituisce il Parlamento?
“È più corretto dire che ne muta la natura, gli eletti devono comportarsi da portavoce, il loro compito è sviluppare il programma elettorale”

Sostenere che il compito degli eletti sia quello di sviluppare il programma elettorale non significa nulla, dal momento che sviluppare un programma significa tradurlo, che va in conflitto con l’essere solo portavoce nel momento in cui, se si è Portavoce, anche gli atti attraverso i quali il programma dev’essere sviluppato devono provenire dalla rete, della quale si è appunto portavoce.
L’italiano è lingua precisa e il termine Portavoce non presuppone interpretazione del messaggio che si ha il compito di portare.
Il portavoce prende il messaggio, si reca dal destinatario e lo consegna così come ricevuto.
Abbiamo quindi il primo controsenso che porta l’incarico a confliggere con la pratica.
Cosa peraltro confermata nel passaggio che affronta il tema della piattaforma di prossima uscita:
“Il software utilizzato consentirà ai parlamentari di presentare in anteprima le loro proposte di legge agli iscritti che potranno integrarle, commentarle, “complementarle” entro un periodo determinato”
Presentare le LORO proposte agli iscritti che potranno fare, successivamente, una serie di cose tra le quali è interessante notare come non compaia “Rifiutarle”.
Il Portavoce che propone la voce, la rete che avrebbe dovuto dare al portavoce il messaggio al contrario prende dal portavoce il messaggio e lo valuta.
Il portavoce è un proponente, la rete interviene in un secondo momento su messaggi che il portavoce avrebbe dovuto prendere, prima, dalla rete.
Si sarà sbagliato.
Facciamo finta che si sia sbagliato, che intendesse “Applicare il programma” e che l’assenza della possibilità di rifiutare la proposta del parlamentare sia stata solo una svista, così il concetto di portavoce con cui fracassano i maròni da quando qualcuno ha avuto la geniale pensata di accendergli davanti tutte le  telecamere disponibili, torna.

Resta la questione, al netto dei termini usati: come può un portavoce essere tale, se tra i suoi compiti c’è quello di dare, lui, l’interpretazione del messaggio (“in anteprima”) alla rete?
Per orientarsi nella palude alla ricerca di appigli da cui partire per fare chiarezza, è utile andare avanti nell’intervista per trovare, sempre nel passaggio sulla piattaforma:
“in futuro gli iscritti avranno anche la possibilità di suggerire nuove proposte di legge ai parlamentari”
Ma anche qui il guru pare avere qualche difficoltà con i termini, perché “suggerire” significa sottoporre alla discrezionalità di chi riceve il suggerimento, che ha quindi il potere anche di interpretarlo se non addirrittura di ignorarlo.
Ma in questo caso avremmo davanti quel sistema tanto nemico del popolo che prende il nome di “delega” (“Trasferimento ad altri di compiti, di diritti, di prerogative, di poteri”) e mi pare si fosse detto che il primo non-obiettivo del non-progetto fosse proprio il bypassare questa obsoleta maniera di fare politica.
Quindi abbiamo una prima versione nella quale gli eletti sono subordinati alla rete e vincolati alla mera applicazione di un programma loro imposto e una seconda versione nella quale la proposta della rete è successiva a quella dell’eletto e al suo giudizio subordinata, eletto al quale la rete può proporre solo suggerimenti che lui può interpretare.
Un meraviglioso cortocircuito di senso che, se applicato, in entrambi i casi violerebbe il principio della non delega lasciando aperto il dubbio su chi prevalga su entrambi nel momento in cui tale progetto rivelerà la formale inapplicabilità, imponendo un terzo attore che inserendosi risolva il controsenso.
Naturalmente non mi spingo in ipotesi su quale potrà mai essere il nome di quell’attore che generosamente si sacrificherà per farsi carico dell’incombenza.

Resta soprattutto una questione di fondo: se si presenta la Piattaforma come il punto di svolta che permetterà di sottoporre in anteprima alla rete le proposte dell’eletto (e non viceversa come da programma), si sta sott’intendendo che al momento non ci siano sistemi che fanno sì che ciò avvenga e quindi che al momento il gruppo parlamentare stia lavorando senza sottoporre alla rete le proprie proposte.
Abbiamo quindi un gruppo parlamentare di Portavoce nella forma, che sta lavorando nella sostanza secondo il principio della delega e in maniera autonoma rispetto a quella rete alla quale nulla è sottoposto prima di essere presentato.
Né più né meno di ogni altro partito presente in Parlamento.
Nulla di male, non dovessimo ogni giorno fare lo slalom tra centinaia di fanatici invasati convinti di essere finalmente dentro il parlamento in maniera diretta e senza delega.

Seconda questione fondamentale (non) affrontata nell’intervista, quindi: la Piattaforma.
Il lettore, lasciato nell’intervista senza una risposta sulle tempistiche di uscita, ha avuto nei giorni successivi la possibilità di apprendere che la data di lancio prevista, diciamo la nuova posticipazione, è indicata nei primi giorni di Luglio.
Sorvolando sui dettagli ironici, quelli che vedono venti persone al lavoro da tre anni per una piattaforma che al momento del lancio si dice programmata per essere utilizzata da 1000 utenti di una sola regione (perché proprio il Lazio e perché non 50 iscritti per ognuna delle 20 regioni?), dettagli sui quali qui e altrove ci si è dedicati con appassionante comicità, le scarne informazioni a oggi fornite aprono la strada a una serie di questioni che se non sono definibili sospette sono quantomeno meritevoli di approfondimento cautelativo.
Per non tediare ulteriormente e non avendo a disposizione giornalisti in grado di porre questioni che dire ovvie, per un Movimento con tali e tante aree di non detto circa la gestione interna non solo economica, è dire poco, riassumo ogni mia considerazione in una serie di domande.
Domande che spero in qualche maniera rimbalzino per la rete fino ad arrivare a al nostro eroe che-non-fa-sconti-a-nessuno e che per questo non avrà difficoltà a porle alla prima occasione a Gianroberto Casaleggio, il quale certamente non mancherà di offrirsi alla rete con la stessa generosità con cui si è offerto alla stampa pennivendola collusa e bla bla bla.

Quindici domande per Gianroberto Casaleggio, quindi, a pochi giorni dal lancio della piattaforma che rivoluzionerà la democrazia in Italia pronte per diventare una meravigliosa intervista di inaugurazione:

  1. Il lancio della piattaforma è dichiarato come di test per verificarne nella pratica effettiva il funzionamento. Essendo il periodo che intercorre tra il lancio e l’estensione all’intero territorio nazionale, qualunque sia il giorno in cui avverrà quella definitiva estensione, un periodo dichiaratamente di prova, le decisioni prese sulla piattaforma dai 1000 utenti di una sola regione avranno valore vincolante per i parlamentari che lavorano su scala nazionale creando così una piattaforma attraverso la quale 501 utenti scelti potranno condizionare l’attività politica in parlamento?
  2. Quali sono i criteri con cui sono stati selezionati i 1000 utenti che opereranno sulla piattaforma e chi ha stabilito quei criteri?
  3. A nome di chi è stato registrato il dominio che ospiterà la piattaforma e chi sosterrà i costi di mantenimento registrazione?
  4. Chi sosterrà i costi di gestione dei server e del traffico prevedibilmente enorme che una piattaforma di questo tipo genererà e come è stato deciso?
  5. Essendo una piattaforma sulla quale confluiranno i dati sensibili di migliaia di persone, quali strumenti di protezione da interventi/attacchi esterni sono stati adottati?
  6. La società incaricata di occuparsi della sicurezza è stata scelta attraverso una gara o per incarico diretto? Nel secondo caso da chi?
  7. La Piattaforma conterrà meccanismi di reindirizzamento più o meno palesi a siti di proprietà e/o gestione diretta della Casaleggio&Associati o di Beppe Grillo?
  8. Se sì, verrà dichiarato attraverso una comunicazione di trasparenza visionabile all’atto della registrazione, prima di registrarsi?
  9. Come verrà garantito che la ovvia e necessaria presenza sulla piattaforma del marchio M5S, i cui diritti sono detenuti in esclusiva da Beppe Grillo, non avrà mai modo di tradursi in potere di controllo dello stesso come già avviene per ogni attività del movimento ad esso collegato?
  10. La volontà programmatica espressa nell’intervista di eliminare il voto segreto dalla costituzione, che effetti avrà nell’immediato sull’archiviazione dei dati acquisiti nelle varie votazioni avvenute a oggi sul sito di Beppe Grillo e domani sulla piattaforma che, collegata al programma del movimento, potrebbe in qualche maniera includere implicite accettazioni non consapevoli?
  11. Sarà quindi garantita, e come, l’assenza di meccanismi non dichiarati di schedatura degli iscritti in base ai voti espressi, in modo da escludere il rischio di raggruppamenti degli stessi in base al grado di aderenza al programma al fine di impedire la possibilità di utilizzare quei raggruppamenti per selezionare campioni di utenti destinati a futuri progetti di test a quel punto chirurgicamente pilotabili?
  12. A chi avrà accesso ai flussi di voto sono stati fatti firmare contratti di riservatezza e quali sono le penali inserite in caso di violazione del vincolo?
  13. All’atto della registrazione, sarà disponibile una dichiarazione di trasparenza nella quale la società che gestisce la piattaforma si impegnerà a non trarre profitto da alcuna attività svolta sulla piattaforma e saranno precisati tutti gli utilizzi che verranno fatti con i dati raccolti con elenco palese di tutti quelli espressamente esclusi?
  14. Sulla Piattaforma saranno presenti sistemi di donazione di denaro e se sì a chi sarà intestato il conto corrente su cui verranno indirizzati? Le donazioni saranno pubblicate e consultabili o anonime e secretate?
  15. La scelta sull’utilizzo di quelle donazioni sarà discrezionale e se sì a chi verrà concesso questo potere?

Così, domande per passare un po’ il tempo tra l’oggi e il futuro radioso della nuova democrazia della rete, poste con la faccia che Marco Travaglio indosserebbe in un’ipotetica intervista a Bersani.
Presente, no?
Ecco, quella faccia lì proprio quella.

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