L’ingegnere

Rotterdam, 22 novembre 1938. Succedono un sacco di cose in Europa, in quel periodo. Purtroppo, vien da dire (chi conosce la storia di quel periodo sa quel che voglio dire).

Ma in quel dei Paesi Bassi, dal punto di vista scacchistico, avviene un che di meraviglioso: un 27enne sconfigge col bianco il praticamente imbattibile Don (come lo denomino io) Josè Raul Capablanca, campione del mondo dal 1921 al 1927. E non lo sconfigge con “cavilli”, bensì con la forza delle sue mosse, con l’audacia di un sacrificio di un pezzo.

Andiamo con ordine.

In quel periodo non vi era una vera e propria federazione scacchistica (come oggi lo è FIDE).  Quello che probabilmente sarà il torneo che designerà il campione del mondo (e ci sarà la successiva morte quasi contemporanea di due fantastici partecipanti quali Capablanca e Alekhine) incorona un sovietico. Botvinnik.

Che non vinse quell’equilibratissima tenzone, anzi: dette una lezione a un campione quale JRC, nel senso che gli mostrò che cosa vuol dire il sacrificio dei pezzi (vedete quel francobollo?).

Bene. Si era alla 30ma mossa. Botvinnik sacrificò l’alfiere portandolo in a3. Impossibile non accettare.

Botvinnik vinse, giustamente, alla 41ma mossa: si dice che avesse previsto almeno 6 (!) mosse dopo la 30ma, e che JRC, dopo la 33ma, si sia alzato dal suo posto e si sia avvicinato a Euwe (un altro ex campione e partecipante al torneo) indicando a gesti che la posizione era da patta. Non fu così.

*****

Secondo dopoguerra, siamo 10 anni dopo quel fantastico torneo.

Un sovietico vinse per la prima volta, in un girone all’italiana, il campionato del mondo. Si chiamava Mikhail Moiseyevich Botvinnik.

Un ingegnere elettrico.

 

Su questo campione, chiedetemi quel che vi pare, dal punto di vista scacchistico. E non solo.

 

TDM

 

I commenti sono chiusi.