L’evoluzione della battaglia oplitica.‏ I

 

(L’articolo è di Roberto Il Guiscardo)

Gli Elleni del periodo classico che vivevano nella Grecia centrale, meridionale e nei territori d’oltre mare erano politicamente organizzati in piccole città stato le poleis in cui vigevano forme di auto governo repubblicano di tipo più o meno oligarchico o più o meno democratico le caratteristiche politiche di tali stati influenzeranno anche il loro modo di fare la guerra e il modo di fare la guerra influenzerà la loro organizzazione politica.

Originariamente i greci erano organizzati in stati monarchici ma in nelle parti della Grecia che daranno vita alle poleis gli aristocratici riuscirono ad esautorare i re e ne ridussero il ruolo solo a una funzione simbolica di tipo religioso per di più spesso in età classica i re sacerdoti spesso venivano eletti da i veri detentori del potere politico.

Un caso a parte fu Sparta, dove la parte di popolazione facente parte dell’aristocrazia era molto più grande a causa delle usanze ugualitarie nella spartizione del bottino tra i Dori che conquistarono la Laconia, i re conservarono un ruolo politico come membri dell’assemblea ristretta che dirigeva la polis e un ruolo militare come comandanti dell’esercito ma in compenso a Sparta la monarchia divenne duplice e due famiglie di re furono chiamati a dividersi il potere.

La politica estera delle poleis era spesso caratterizzata dalla guerra che venivano combattute per il dominio territoriale, per conquistare un qualche tipo di egemonia o per impedire ad altri di conquistarla a loro volta. Le ridotte dimensioni di quelli stati comportavano alcune caratteristiche strategiche infatti le poleis potevano mobilitare tutte le loro risorse umane per la guerra e lo potevano fare in breve tempo, cosa che a stati più estesi non sarebbe mai riuscita ne nelle proporzioni della mobilitazione ne nella rapidità della stessa. In questo contesto limitare la chiamata alle armi ai pochi aristocratici presenti nelle varie città sarebbe stato un suicidio per una polis che sarebbe stata certamente sconfitta da un altra che non si faceva problemi a chiamare tutta la sua cittadinanza alle armi. Un eccezione alla regola fu di nuovo Sparta dove gli aristocratici erano molto più numerosi che nelle altre poleis questo sia per le dimensioni relativamente estese della Lconia sia perché riuscirono a far valere la loro superiorità qualitativa.

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L’abitudine di mobilitare eserciti relativamente grandi in rapporto alle dimensioni degli stati comportò il crearsi di uno spirito di corpo tra gli appartenenti alla cittadinanza, anche tra i ceti medi precedentemente esclusi dalla vita politica dai ceti aristocratici, l’abitudine all’uso delle armi diede ai ceti medi uno strumento d’azione qualora l’avessero voluto usare.

I ceti medi arrivarono a dare vita a lotte politiche per la conquista del potere politico contro l’aristocrazia che a sua volta era spesso divisa da faide intestine, di nuovo fu un caso a parte Sparta dove l’ampia aristocrazia era relativamente solida e compatta e dove il gran numero degli aristocratici faceva si che non ci fosse bisogno di mobilitare altre parti della popolazione per le guerre.

L’armamento dei fanti si evolse si abbandonarono i grandi scudi a forma di 8 o rettangolari tipici dell’età micenea in favore del più piccolo ma più spesso oplon, uno scudo di legno di forma circolare dal diametro di circa un metro e dal peso di circa 8 chili, il nuovo scudo dava una minore protezione contro le armi da lancio ma con il suo spessore ne dava una maggiore contro le armi da corpo a corpo. La forma circolare di questo scudo faceva si che ogni scudo oltre a proteggere chi lo portava dava protezione anche alla spalla destra del commilitone alla propria sinistra.
Gli olpiti smisero di combattere in piccoli gruppi o da soli per assumere uno schieramento ordinato, la falange, composto da line e line di uomini ammassati gli uni sugli altri spalla a spalla fianco a fianco. Questo tipo di schieramento era molto semplice da assumere cosi che anche dei cittadini non specializzati potevano prestare servizio con buoni risultati.

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Sempre a Sparta l’addestramento degli opliti raggiunse vette di efficienza e di spietatezza sconosciute altrove i bambini spartani venivano sottratti alle famiglie all’età di 7 anni per essere allevati dallo stato, l’educazione prevedeva l’apprendere a leggere e a scrivere, lo studio delle poesie Tirteo un autore spartano che esaltava il valore, la disciplina e lo spirito di sacrificio, gare di lotta, marce, gare di sopportazione del dolore in cui vinceva chi sopportava più frustate, l’addestramento diventava con il crescere dell’età via via sempre più duro finché ai 18 anni si entrava a far parte dell’esercito entro il quale si doveva servire continuamente fino ai 30 anni e solo dopo quest’età si potevano sposare, cosa che dovevano fare entro i 35 anni.

A questo punto se lo schieramento oplitico permetteva un buon uso anche dei cittadini presi dai campi e dalle botteghe viene spontaneo chiedersi perché gli Spartani si dessero tanto da fare per avere dei soldati cosi ben preparati e la risposta è che probabilmente il tipo di selezione e addestramento che caratterizzava gli Spartani fossero in gran parte consolidati prima che si affermasse lo schieramento oplitico e siccome sappiamo che gli Spartani hanno adottato la loro spietata politica durante le guerre messeniche che si combatterono tra il 743 a.c. e il 668 a.c. possiamo dedurre che gli Spartani adottarono lo schieramento oplitico nel VII secolo.

Questo tipo di schieramento era caratterizzato da una disposizione molto densa dei soldati che occupavano un fronte di circa 60 cm l’uno e che imponeva anche ai soldati delle file dietro di essere cosi vicini da poter sospingere in avanti i loro commilitoni attraverso una spinta data con lo scudo sulla schiena di colui che li precedeva. All’interno di una falange si era letteralmente schiacciati e pressati da tutti i lati da parte degli altri opliti della propria stessa parte si trattava di un esperienza incredibilmente claustrofobica.

Come se non bastasse la claustrofobia c’era il problema della panoplia che, per chi se la poteva permettere completa, era pesantissima complessivamente tra corazza, elmo e scudo si raggiungevano i 30 Kg pari a circa la meta del peso di un antico greco medio e d’estate, quando si svolgevano quasi tutte le azioni belliche, era semplicemente soffocante quando sotto i raggi del sole e con il calore del corpo umano causato dal movimento l’armatura diventava un autentico forno.

Gli opliti per combattere le battaglie si disponevano in un terreno aperto una pianura dove potevano schierarsi e dove si poteva avanzare senza perdere la formazione, ci si osservava a distanza con i nemici si teneva il pesante elmo alzato sulla testa e poi a un certo punto quando uno dei due comandanti dava il segnale si iniziava ad avanzare inizialmente al passo per non perdere la compattezza della falange poi arrivati alla distanza di circa uno stadio, 177 metri, si abbassavano gli elmi sul viso e si iniziava a correre verso il nemico per arrivare allo scontro frontale prima che gli eventuali tiratori nemici potessero fare danni rilevanti e in modo da avere un grande slancio al momento dello scontro.

Le prime tre linee di opliti attaccavano con le lance rivolte contro il nemico mentre gli altri le tenevano alzate in attesa di dover eventualmente sostituire i caduti delle prime linee. Nello scontro si cercava di colpire il nemico con le lance, alcuni cercavano di colpire il nemico con un colpo di lancia dal basso, per superare la protezione dello scudo, a volte cosi facendo si riusciva nell’infliggere una dolorosissima ferita al inguine più spesso si colpivano le cosce se invece si colpiva lo scudo si otteneva di rompere la propria lancia e di danneggiare lo scudo del nemico, la rottura della lancia era un evento che capitava nei primi momenti della battaglia a moltissimi soldati ma una volta capitato ciò si poteva continuare a colpire il nemico con uno spuntone di bronzo che si trovava nel lato opposto della lancia e con cui si davano colpi dal alto verso il basso sulle teste dei nemici se la lancia si rompeva ancora rendendo inutilizzabile lo spuntone si usava una spada corta anche se la grande maggioranza degli opliti non avevano un addestramento specifico a usare la spada solo gli Spartani obbligavano i loro uomini a addestrarsi a usarla.

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Mentre le prime linee combattevano cercando di farsi strada tra i nemici menando colpi quasi alla cieca, per via degli elmi che riducevano pesantemente la vista, le file successive spingevano con lo scudo schiacciato contro la schiena di chi gli stava davanti cercando di spingere avanti i propri. Si procedeva cosi in uno scontro caotico in cui la densità dei combattenti era cosi alta che il cadavere di un soldato poteva benissimo essere tenuto in piedi dalla calca. Finché una delle due parti non crollava e si dava alla fuga.

Questo è quello che accadeva se tutto andava come doveva andare ma anche in una battaglia cosi semplice c’erano cose che potevano andare storte ed è ciò che vedremo nel prossimo articolo.

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