Les affreux

Gran parte delle persone non sa dove stia il Katanga e forse non gli interessa, ma è una regione che (oltre ad aver dato i natali a Cecile Kyenge, proprio negli anni qui narrati) ha alimentato le storie dei mercenari in Africa, les affreux, che hanno operato in Congo fra il 1960 e il 1967. Storie che personalmente ho anche sentito raccontare dal vivo da persone che le avevano, pur indirettamente, vissute. Avventurieri come Bob Denard, Mike Hoare, Roger Faulques, Jean Schramme hanno ispirato scrittori e registi, che ne hanno romanzato le vicende in racconti come “I mastini della guerra” di Frederick Forsyth e narrazioni cinematografiche come “I quattro dell’oca selvaggia”. E anche se pochi le conoscono, le loro storie restano pur sempre parte integrante del post-colonialismo e della guerra fredda.

 

Moïse Tshombe

Moïse Tshombe

 

L’indipendenza

Nel luglio 1960, due settimane dopo la dichiarazione di indipendenza del Congo-Kinshasa da parte del presidente Patrice Lumumba, Moïse Tshombe, leader del partito Konakat, prese il controllo del Katanga, la regione meridionale dell’attuale R.D.C. e ne proclamò la secessione con l’appoggio della potentissima Union Minière du Haut Katanga (UMHK). Cattolico, anticomunista e pro-occidentale aveva tutti i numeri per poter contare sull’aiuto militare e logistico, ottenendolo, dal Belgio divenendo presidente del Katanga, durante il quale diverse potenze cercarono di appropriarsi delle sue ricchezze approfittando del caos creatosi, fra cui la Francia che cominciò inviando Bob Denard con i suoi uomini.

Il Katanga possiede enormi miniere di rame e cobalto, il cui sfruttamento era interamente in mani belghe e i timori europei erano dovuti alle simpatie filosovietiche di Lumumba e del governo centrale di Kinshasa.

L’indipendenza non fu mai riconosciuta dall’Onu, che su richiesta di Lumumba, il quale voleva preservare l’unità del Congo, fece pressione sul Belgio per far ritirare le sue truppe dal Katanga. Fu a questo punto che il governo katanghese (e soprattutto l’Union Minière – UMHK, che era quella che pagava) decise di assoldare i mercenari (les affreux), in quanto la Gendarmerie Katangaise non era sufficientemente preparata per affrontare minacce esterne.

I mercenari provenivano perlopiù dalla legione straniera, dalle forze armate rhodesiane e sudafricane, ma anche cani sciolti fra cui italiani e diversi irlandesi, inoltre numerosi coloni belgi che volevano difendere i propri beni. In tutto erano circa 700 a difesa di un territorio grande come la Spagna.

 

Roger Faulques

 

Questi tennero testa alle truppe congolesi, ma soprattutto a quelle dell’ONU che nel febbraio 1961 decise di inviare i caschi blu per ristabilire l’ordine nel Congo, dalla fine del 1960 all’inizio del 1963, appoggiati da un solo Fouga CM-170 Magister sopravvissuto delle forze aeree belghe. Le loro attrezzature disparate, i loro vestiti improvvisati e la barba incolta fecero sì che furono soprannominati “les affreux” (gli orribili) dai coloni belgi.

 

Colpo di Stato

A Kinshasa nel frattempo i giochi erano cambiati, Lumumba fu prima destituito, arrestato e in seguito assassinato dopo un colpo di stato effettuato dal generale Joseph Mobutu che si guadagnò il grado di Capo di Stato Maggiore, mentre la presidenza fu affidata a Joseph Kasa-Vubu.

Il ruolo delle potenze occidentali come il Belgio e gli Stati Uniti attraverso la CIA in questo cambio di potere, mentre Lumumba, intenzionato a riprendersi il Katanga era in procinto di chiedere aiuto all’URSS, è ormai storicamente accertato.

A questo punto sullo scacchiere internazionale si rivelò inutile l’indipendenza del Katanga e i mercenari che vi si trovavano non avevano più alcun senso, persero quindi ogni appoggio, tanto che alla fine del 1962 le forze dell’Onu presero il controllo di Elisabethville (Lubumbashi) Tshombe fuggì in Rhodesia e all’inizio del 1963 finì l’avventura indipendentista del Katanga, quando i mercenari furono definitivamente sconfitti dalle forze molto più numerose di loro delle truppe dell’Onu e dell’esercito regolare congolese e si videro costretti a riparare oltre le frontiere angolane dove vennero ospitati dalle autorità portoghesi. Nonostante la sconfitta, fra Bob Denard e gli altri l’esperienza del Katanga servì comunque ad instaurare un legame che proseguì nel tempo.

 

Mike Hoare

Mike Hoare

 

Nel 1964, in seguito allo scoppio di rivolte di matrice comunista nell’est del Congo, Tshombe fu richiamato a Kinshasa e invitato a prendere parte ad un nuovo governo di coalizione come primo ministro, richiamò dall’Angola Bob Denard, Mike Hoare e Jean Schramme assieme ai loro katanghesi, questa volta riforniti direttamente dai belgi e dagli USA. Al comando dei cardini strategici e integrati nell’esercito congolese come punte di lancia, non ci misero molto a riconquistare Stanleyville e sconfiggere le truppe comuniste.

A differenza del 5° reparto di Hoare, in maggioranza sudafricani, che era riconosciuto essere razzista, sia Denard che Schramme mettevano sullo stesso piano gli ufficiali bianchi e quelli neri, cosa assai inconsueta per l’epoca.

 

Ancora colpo di Stato

Nella capitale però non ci fu la stabilizzazione politica, e si giunse presto a una contrapposizione fra il presidente Kasa-Vubu e il capo di governo Tshombe con conseguente frammentazione di partiti e blocco delle attività istituzionali. Ci pensò Joseph Mobutu a dirimere la questione: Kasa-Vubu fu obbligato alle dimissioni, mentre Tshombe, accusato di tradimento, fu costretto ancora una volta in esilio in Spagna, (successivamente rapito e imprigionato a vita).

Mobutu soppresse tutto ciò che rimaneva di democratico, accentrò a sé tutti i poteri e negli oltre 30 anni di autocrazia che seguirono instaurò un regime molto simile a una “cleptocrazia” incrementando la sua ricchezza a discapito di quella dei congolesi e del Congo.

Il cambio non fu indolore, alcuni reparti katanghesi, comandati da mercenari, cercarono di opporvisi, ma quando si arresero, deponendo le armi, furono tutti massacrati.

 

Jean Schramme

 

Fu a questo punto che Mobutu cominciò a diffidare dei katanghesi e dei mercenari bianchi. Sciolse il 5° reparto e ordinò il rimpatrio dei suoi membri, ma il clima di sospetto era ormai generalizzato a tutti i battaglioni e Schramme, che si era ritagliato uno Stato nello Stato in una provincia dell’est, dopo averlo ricevuto, rifiutò l’ordine di sciogliere il suo 10° reparto.

 

La rivolta

Nell’aprile 1967 Bob Denard si recò da Schramme con l’ordine di disarmare tutti i suoi uomini, ma probabilmente conscio che il prossimo battaglione da smantellare con tutta probabilità sarebbe stato il suo, si accordò con Schramme per rovesciare Mobutu e riportare Tshombe al potere, forse fiduciosi sull’appoggio delle numerose rivolte che erano in corso contro Mobutu in tutto il Congo.

Ma la rivolta fallì e fu un disastro a causa di ordini contradditori, della frammentazione delle truppe in un territorio enorme, dalla migliore attrezzatura e addestramento dell’esercito congolese che non era più quello degli anni precedenti del Katanga e in più si aggiunse il ferimento di Denard che dovette riparare in Rhodesia per farsi curare rubando un DC3, venendo così a mancare uno dei leader.

Si pose il problema dei civili bianchi che volevano essere protetti, così Schramme, rimasto solo si diresse verso Bukavu, sul confine Ruandese, che occupò senza grossi problemi, trasferì parte dei civili in Ruanda e cercò di trincerarsi. Purtroppo Bukavu non possedeva un vero aeroporto per ricevere rifornimenti e nonostante Schramme fosse in contatto radio con Denard in Angola, da dove voleva aprire un nuovo fronte nel Katanga, non si resero conto che stavano combattendo una battaglia più grande di loro.

L’aereo con cui Moïse Tshombe stava tornando in Congo fu dirottato e fatto atterrare ad Algeri, Tshombe arrestato e imprigionato a vita con l’accusa di aver assassinato Lumumba. Successivamente si seppe che il dirottatore era un agente dei servizi segreti francesi. Nel frattempo l’amministrazione americana di Lyndon B. Johnson forniva a Mobutu tre C-130 per trasportare velocemente le truppe nell’est del paese e fece pressioni sui governi portoghesi e rhodesiano perché cessassero gli aiuti ai mercenari.

 

Bob Denard

Bob Denard

 

Anche se assediato a Bukavu da 15.000 uomini dell’esercito congolese, Schramme non si fece intimorire, oltre al fatto che la città, circondata di colline, offriva un’ottima difesa, probabilmente ci credeva ancora perché non desistette neppure quando l’Unione africana propose un concordato attraverso la croce rossa. Fu solo dopo che non ebbe più notizie da Denard, il quale aveva fallito per mancanza di supporto e di mezzi anche la rivolta katanghese, che decise di riparare al di là del confine, a Cyangugu in Ruanda, dove trovarono rifugio i 129 mercenari sopravvissuti con i 2500 katanghesi e 1500 fra donne e bambini.

 

La Fine

In seguito ad un’offerta di amnistia prospettata dal governo congolese e gestita dalla croce rossa, 600 katanghesi accettarono di tornare alle rispettive case, ma di loro si persero completamente le tracce, mentre Mobutu chiese anche la consegna dei mercenari bianchi per processarli, richiesta negata dal Ruanda. L’anno successivo fu la croce rossa che si adoperò per far rientrare in Europa tutti i mercenari.

Schramme tornò in Belgio, dove fu processato per aver ucciso in Congo un cittadino belga, fuggì in Brasile, si stabilì e vi morì nel 1988. Bob Denard continuò a fare il mercenario per diversi governi africani fino al suo arresto da parte delle autorità francesi dopo un fallito colpo di Stato alle Comore e morì a Parigi nel 2007.

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