L’altro lato dello schermo: camgirl

Salve a tutti, mi chiamo Eleonora (nome di fantasia) ho due lauree, un master, e sono una Camgirl.
Onestamente non è l’appellativo che preferisco, lo trovo fastidioso, gli addetti ai lavori mi definiscono “Modella” o “Performer”, ma la totalità delle persone conosce il mio lavoro come “Camgirl”. Non sono ben vista, faccio parte di un esercito di ragazze che per svariati motivi mostra su internet il proprio corpo. Era da tempo che volevo scrivere e far sapere a qualcuno questa parte più nascosta della mia storia personale, una storia che non ha lati tragici, non sarete invasi da piagnistei sulla “crisi” o su possibili “daddy issues” che mi hanno inesorabilmente segnata. E’ tutto assolutamente normale e logico, da un certo punto di vista.

Tutto ebbe inizio da una serata tranquilla tra amici. Eravamo ospiti a cena e uno dei commensali propone di andare “a vedere gli sfigati” su chatroulette, un sito di videochat dove vieni messo di fronte a persone in maniera assolutamente random. Inutile dire che chi va su quel sito spera di vedere una bella ragazza, ma noi andammo semplicemente per vedere gente e ridere con (ma più spesso di) loro. Sono cose che hanno fatto in moltissimi, una goliardata, niente più.
La scintilla è scattata quando un mio amico ha detto “e pensare che potrebbero andare sui siti di camgirl e vedere le donnine nude senza perdere ore a ricaricare la pagina”.
Ammetto che di essere rimasta  incurosita dalla cosa, sono sempre stata un maschiaccio e preferisco la compagnia maschile a quella femminile, sia per il divertimento in se (i pigiama party li ho sempre odiati) sia perché spesso essendo l’unica donna del gruppo (l’unica che non sta a guardarsi lo smalto) vengo spesso interpellata per dare la mia opinione da esperta del settore (in quanto donna) su questioni di donne.

Insieme al mio ragazzo abbiamo indagato per capire come funzionava questa storia dellle camgirl. Abbiamo scoperto centinaia di siti, piccoli, grandi, gestiti da italiani e stranieri. Alla fine abbiamo buttato l’occhio su un sito americano, che permetteva una sessione di prova come “performer” gratuita, ma senza possibilità di richiedere pagamenti di qualunque tipo. Semplicemente stando di fronte alla webcam, completamente vestiti, e in piena crisi di panico capire l’uso dei comandi della chat e delle impostazioni della stanza, ci eravamo trovati di colpo davanti a 5000 persone scalpitanti che chiedevano di iscriverci come performer ufficiali del sito per poterci vedere in azione. Successivamente abbiamo sbirciato altre stanze dove c’erano donne e uomini, più o meno attraenti, che sembrava stessero guadagnando una discreta quantità di denaro. Divertiti e frastornati dal suono dei pagamenti (effettuati tramite dei gettoni, detti token, che ogni volta che vengono dati a una performer causano il rumore della notifica e urla di contentezza qualche ottava sopra la soglia di sopportazione umana) ce ne siamo andati a dormire.

Nei giorni successivi non abbiamo parlato della cosa, ma senza dubbio stavamo ci pensando in maniera molto seria. A distanza di una settimana, seduti a un tavolo ne abbiamo riparlato, e abbiamo deciso dopo una lunga discussione di provare una volta sola e poi tirare le somme a freddo.
Non sto a descrivere cosa è successo, ma il tutto andò molto bene, avevamo scelto un sito americano che garantiva un contratto da performer con determinati bonus e un buon payout (diviso equamente tra sito e performer al 50%) e in un paio di ore, dove di efffettivamente erotico non c’è stato moltissimo, avevamo racimolato un gruzzolo che ammontava a 50 dollari. Da li abbiamo deciso di poter riprovarci ogni tanto, per tirare su qualche soldino extra per poterci permettere dei lussi che con stipendi da 600 euro al mese da part timer non potevamo permetterci. Non siamo mai stati guidati dalla disperazione, ma dall’idea di poterci permettere quel qualcosa in più, come una cena fuori, o magari qualche extra senza sentirci molto in colpa (abbiamo lavorato 3 mesi per pagarci viaggio albergo e concerto dei Metallica, 380 Euro totali).

Da quella prima volta ci esibiamo più o meno dalle 4 alle 10 volte al mese in base alle necessità, abbiamo delle vite da portare avanti e non vogliamo ritrovarci a essere schiavi di un sito ne obbligati a fare show per nessun motivo.

Ci sono degli aspetti di questo mondo che a volte sono poco (o troppo) dibattuti quando si parla di sesso e pornografia in rete, quasi sempre senza cognizione di causa, e mi piacerebbe una volta per tutte far sapere che vuol dire stare “al di qua” dello schermo, in modo da tutelare e soprattutto umanizzare chi decide di fare intraprendere questo lavoro, perchè troppo spesso si dimentica che prima di tutto di fronte alla webcam, o alla tastiera nel caso di chi guarda, ci sono degli essere umani.

1) Non è un lavoro facile, anzi. E’ un mondo molto competitivo, ogni giorno devi farti notare in mezzo a migliaia di altre ragazze, e avere un bel corpo non basta. Devi essere capace di interfacciarti con chi hai di fronte e non farli sentire come dei portafogli ambulanti. Non si tratta di essere gentili, ma di instaurare un rapporto per quei momenti in cui stai di fronte alla webcam.
Spesso mi viene da pensare perchè spendere soldi per vedere una donna su un computer, onestamente si va a volte a spendere anche più soldi rispetto ad andare “semplicemente” a prostitute. In fondo da un certo punto di vista sembrerebbe una soluzione più “divertente” e economica. Eppure il giro di soldi che girano nei siti di camgirl sono tantissimi.
Nel tempo ho chiesto “perchè?” ad alcuni utenti abituali, quindi che tendono a volte anche ad aprirsi. Solo un paio hanno risposto che le camgirl sono più belle o più “ragazze della porta accanto” rispetto alle prostitute, gli altri hanno apportato motivazioni che potrebbero dar pensare non poco. Una delle motivazioni più frequenti è “perchè così non sembra una cosa sporca, è platonico”, la mancanza di un reale contatto per alcune persone rende la cosa non reale, e, a loro modo di vedere, li rende immuni dai sensi di colpa che comporterebbe un tradimento carnale.
Un altro motivo che viene spesso detto è che le camgirl sono molto più intelligenti delle prostitute, questo probabilmente in parte è anche vero. Alcune delle camgirl più famose sono molto intelligenti, sono delle abilissime “small talker”, cioè capaci di discutere facilmente di argomenti leggeri e frivoli (mai parlare di cose serie, si rischia di scatenare flame inimmaginabili e lo show andrebbe in malora) e capaci di reggere una discussione in ogni momento e anche nel trambusto dell’atto, capaci di simulare interesse verso chi sta scrivendo o chiede di essere tenuto in considerazione. Spesso chi ha più successo è chi riesce a intrattenere il pubblico anche con i vestiti addosso. E capita spesso che nei siti siano in homepage ragazze che riescono a spogliarsi il più tardi possibile. Tutto questo in parte è frutto della bellezza oggettiva delle modelle ma in parte anche alla capacità di “conduttrici di un programma” e di riuscire a gestire il flusso degli utenti. E’ capitato che ex modelle di playboy o porno attrici tipo Dani Daniels, Brandi Belle o Chloe Amour si sono cimentate in quest’avventura e hanno miseramente fallito, io stessa mi sono ritrovata ad averle come competitor alcune volte e con mia grande sorpresa non sono mai riuscite a fare meglio di me. Ma non per mia bravura, ma per loro mancanze. Fare sesso e essere una camgirl è molto diverso. Chiedere soldi per mostrare una bella tetta ed effettivamente ottenerli non sono necessariamente due punti che si susseguono.

2) Non si guadagnano milioni. Se non sei una top performer e riesci a fare duecento euro al mese è tutto oro colato. Anche se alle volte una “botta di culo” può capitare. Per il nostro primo anno sul sito un utente ha offerto “il giro a tutti” gli altri utenti nella stanza pagando 300 dollari, prima e ultima volta che qualcosa del genere è successo. Ma di quei 300 dollari chi si mostra vede solo la metà (nei siti più famosi) il 40% o il 33% in quelli minori (se ve lo chiedete quelli italiani pagano una o due volte il minimo e poi smettono quindi andate su quelli americani che non troverete gente svogliata e incazzata). Non sempre ci si ritrova sommersi d’oro. Genericamente in un paio di ore se va bene si riescono a fare 40/50 dollari, quando va male anche 0, e capita, fidatevi. Gli spettatori sono molto volubili e suscettibili, notano quando lo show non prosegue perché nessuno ha (per un motivo o l’altro) voglia di pagare. E questo ovviamente si nota, la modella si innervosisce, gli utenti continuano insistentemente a chiedere di esibirsi comunque “perchè tanto sei porca e hai voglia” (vedi punto 3) e lo show fallisce, si spegne il pc con le pive nel sacco e si pensa alle ore perse nper niente, e a quanto sarebbe stato meglio vedersi un bel film in tuta. Inoltre le beggers (cioè quelle che chiedono in continuazione soldi) sono malviste, dato che nell’immaginario di chi guarda chi si esibisce lo fa per voglia di farsi vedere e per maialaggine, mentre invece farlo per soldi ti rende una persona deplorevole. L’ironia.

3) Non sono una troia, una porca, ne tantomeno repressa sessualmente e non ho voglia di cazzo H24. Se mi chiami così io ti caccio dalla stanza senza nemmeno rifletterci un secondo, chi si esibisce non sono robot, sono persone. E lo ricordo sempre a chi guarda i miei spettacoli. Non siamo costrette a stare li inermi a prendermi insulti. Anzi questo è appunto qualcosa che rende me una performer “professionista”e non una povera disperata. Capita spesso di ricevere commenti molto da Bar Sport, e per amore della quiete lasci passare, o anzi stuzzichi chi hai di fronte (vuoi vedermi fare X? Paga Y). Ma a volte si passa una certa linea e giustamente dai in escandescenze e mandi magari ore di lavoro in malora.
Spesso chi sta dall’altra parte pensa di poter insultare per una non ben chiara superiorità, superiorità che io non vedo dato che per vedere un lembo di carne sarebbero a volte disposti a sborsare consistenti pezzi di stipendio del quale IO decido l’entità. E quando queste persone vengono gentilmente accompagnate alla porta (virtuale) di solito si guadagna moltissimo rispetto nei confronti di chi ti sta guardando.
Un capitolo a parte per gli utenti del nostro bel stivalone.
Generalmente evito gli italiani, sono molto volgari, sono leoni da tastiera, offensivi e tendono a pensare che troia o zoccola o maiala sia un complimento. Ho fatto “amicizia” solo con un italiano (che si fa chiamare Conte, probabilmente lo stesso che scrive qui chissà, gomblotto) che quando si connette mi aiuta a mettere una museruola agli italiani, che solitamente vengono ammansiti con discreta facilità e iniziano a guardare lo spettacolo sommessamente quando capiscono che non posso non far capire niente a 3900 persone che per lo meno si sforzano a parlare inglese per 100 italiani che non sanno neanche dire ciao in una lingua che non sia la loro.

Tutto ciò può sembrare a molti stupido, o un modo per trovare una morale o una giustificazione per qualcosa di cui mi vergogno, ma non è così. Non lo dico in giro principalmente perché la legge non è chiara al riguardo, dato che la prostituzione è legale, lo sfruttamento e l’irretimento no e spesso il fenomeno Camgirl viene collegato alle quindicenni che si mostrano per ricariche dei telefonini quindo come qualcosa di malato e sbagliatissimo, ma i siti seri e importanti (che hanno sede in Nevada quindi dove è tutto legale) hanno criteri MOLTO rigidi di selezione, partendo dalla richiesta di copia di un documento di identità a controlli che avvengono mensilmente, sono stata addirittura minacciata di ban dal sito perché non avevo avvisato di aver tagliato i capelli corti, perché a loro modo di vedere ogni cambiamento fisico comporta automaticamente la necessità di modificare tutta la documentazione.

Potendo pagherei le tasse anche di quei pochi soldi che prendo, ma non è possibile, ma per me questo è comunque un lavoro, non diverso da quando vado a la hostess per eventi (non la hostess in minigonna e scollatura vertigo, ma per eventi seri dove sei vestita in tailleur, ci tengo a precisarlo) e stranamente vengo pagata anche li in nero, quindi con l’impossibilità di giustificare quei soldi che finiscono inesorabilmente sotto il materasso, anzi, forse meglio, dato che so che chi mi paga, almeno le sue tasse le paga per forza, dato che emette fattura.

Tengo questo mio essere una performer ben distinto dal resto della mia vita, sessuale o meno che sia, ma non troppo, sono sempre io dopotutto e non mi costruisco un personaggio, anche se in versione più disinibita. Sono Fidanzata e in attesa di matrimonio, e non ho mai avuto, MAI, nemmeno l’idea di tradire il mio compagno, nemmeno per tutto l’oro del mondo (che non so quanto seriamente mi è stato anche offerto). Quando esco di casa non vado nei club con vestitini microscopici urlando “Oggi faccio la pazza!”, sabato scorso sono andata a cena da mia cognata, poi siamo andati in un pub con degli amici e infine siamo tornati a casa a vederci Le follie dell’imperatore. Non cerco ne fama ne successo in un mondo del genere* perché non è il mondo dove voglio avere niente se non il compenso, giusto o meno che sia, per quello che faccio, giusto o meno che sia. Come tutti i lavoratori della terra.

*La fama in realtà l’ho assaporata solo una volta. Eravamo in viaggio a Parigi e decidemmo di esibirci dalla nostra camera “vista Tour Eiffel”, sfortunatamente non notammo che, mentre stavamo facendo vedere la strada, era stata inquadrato il nome della via. Dopo una mezz’oretta trovammo un gruppo di 2/3 ragazzi che urlavano il mio nome da sotto la finestra. Sono rimasta gelata, ho solo salutato e sono rientrata e ho anche quasi avuto paura ad uscire la sera. Ma tutto è finito li senza conseguenze.

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