Il metodo Banca Etruria

Nel 2014 Matteo Renzi diventa segretario del PD. Una delle sue più strette collaboratrici è Mariaelena Boschi, proveniente da una famiglia in provincia di Arezzo e con il padre Consigliere e poi Vicepresidente di Banca Etruria.

Al momento dell’insediamento la banca è già sull’orlo del fallimento insieme ad altre 3 banche. Di li a poco entrerà in vigore la norma europea del bail-in che vieta di fatto i salvataggi pubblici e mette a carico di azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100.000 euro.

La questione viene affrontata dal governo Renzi a fine 2014, poco prima dell’entrata in vigore del bai-in. Si opta per un bail-in soft che coinvolge solamente gli azionisti e i sottoscrittori di obbligazioni subordinate (proprietari), lasciando fuori i conti correnti e le obbligazioni semplici (risparmiatori).

Se il governo non fosse intervenuto avremmo avuto un bail-in pieno, e quindi più grave per i risparmiatori.

Se il governo fosse intervenuto con un bail-out in extremis, oltre ad accollare i costi del fallimento sulle casse dello stato, avrebbe provocato forti tensioni con l’UE.

Questi i fatti salienti. Il governo non favorisce in alcun modo i proprietari della banca e anzi gli accolla il fallimento, salvaguarda i conti correnti che non vengono intaccati e non favorisce gli amministratori, commissariati e sottoposti a provvedimenti di della magistratura, di Consob e di Banca Italia.

Ora veniamo alla politica. I detrattori di Renzi, usano questa vicenda per attaccare il governo, ma non contestando i fatti e le decisioni prese, bensì alterando i fatti in piccoli dettagli che messi insieme stravolgono la percezione dell’accaduto e fanno dire all’elettore:
“il governo Renzi salva la banca della famiglia Boschi con i soldi pubblici sulla pelle dei risparmiatori che finiscono sul lastrico.”

1) Gli azionisti che diventano risparmiatori. Come ho detto, gli azionisti sono proprietari della banca. Gli unici proprietari. Ma in ogni occasione li si chiama risparmiatori. Le proteste ci sono. Come è normale che sia. Ma un conto sono le proteste dei proprietari di una banca gestita male e un conto dei clienti semplici cittadini.

2) Gli amministratori che diventano proprietari. Un amministratore non è il proprietario. Risponde della gestione e dei reati commessi, ma non ha interessi nel salvataggio della banca se non possiede azioni.

3) Il fallimento che diventa salvataggio. Per completare la disinformazione bisogna far credere che lo stato abbia messo soldi per salvare la banca, e infatti la stampa parla sempre di salvataggio.

4) Il coinvolgimento attivo della ministra Boschi. Le famose mozioni di sfiducia sulla Boschi per conflitto di interessi servono appunto a far credere i 3 punti sopra. Che senso avrebbe parlare di conflitto di interessi per un provvedimento che non salva nulla? E che senso avrebbe parlare di conflitto di interessi se non si è proprietari della banca? Appunto.

Rimane fuori da tutto questo discorso la gestione della banca. Come è stata gestita? Di chi è la colpa del fallimento. I Boschi c’entrano qualcosa? Queste risposte le darà la magistratura.

 

Questa I parte è una bozza a cura di Remigio. Aggiungo delle osservazioni, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari.

 

I risparmiatori son già “assicurati”, e da tempo, entro la soglia dei 100mila € di deposito.

Il papà di MEB, oggetto di varie inchieste e sanzioni (per cifre a 5 zeri, ricordiamolo) non è stato dichiarato definitivamente colpevole di nulla, quando fu vicepresidente di B Etruria non aveva praticamente deleghe, e tutto il castello sinora costruito da certa stampa è fondato su illazioni.

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Ho deciso di pubblicare il tutto, sia per “alleggerire” (come si usa dire) sia per portare la discussione su certe questioni su un piano come si deve. Ogni modifica a questo articolo sarà regolarmente notificata.

TDM

ps: un enorme ringraziamento a Remigio e alla sua capacità di sintesi. In fondo, ci si è trovati, naturalmente.

 

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