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Konrad Adenauer

Adenauer fu un vero uomo di stato. Non riuscì mai a farsi eleggere con maggioranze importanti, ma seppe imporre il suo punto di vista durante tutti gli anni del suo governo. Borghese di provincia, freddo, conservatore e idealista, mise a frutto la sua esperienza politica senza rinunciare alle sue convinzioni religiose e filosofiche. Abile e pragmatico si dimostrò capace di piegare la realtà in funzione di ciò che credeva giusto. Astuto e manovratore si lasciò coinvolgere in intrighi tortuosi al fine di arrivare dove voleva. Fu uomo autoritario tanto da estendere il suo potere a tutta la cancelleria dando origine a una vera e propria Kanzlerdemocratie. Fu un convinto europeista, cercò la riconciliazione con la Francia, fu apprezzato da Washington, Londra e Parigi e poco a poco riuscì a riportare la Germania sul piatto dell’uguaglianza nel concerto delle nazioni. Solo sotto la minaccia di un voto di sfiducia, nel 1963, lasciò la cancelleria a Ludwig Erhard.

 

Konrad Adenauer

Konrad Adenauer

 

Nonostante gli accordi di Pettersberg del 1949, che imponevano alla Germania il disarmo e a opporsi alla costituzione di forze armate, Adenauer, pochi giorni dopo dichiarò pubblicamente che, su richiesta delle potenze occidentali, avrebbe potuto partecipare alla difesa europea nel quadro di un esercito europeo, provocando forti reazioni da Londra e Parigi, mentre Churchill (nel frattempo passato all’opposizione) e il comandante Clay presero apertamente posizione a favore del riarmo tedesco. Il processo fu accelerato dalla guerra di Corea, quando Adenauer chiese agli alti commissari l’autorizzazione per istituire una Polizia federale da contrapporre alla Volkspolizei della DDR.

Dopo l’annuncio della creazione di una unità europea di difesa (CED) nel 1950, Bonn evidenziò il carattere discriminatorio del piano e chiese pari dignità. Adenauer non aspettava altro, così i colloqui per il riarmo furono un’occasione insperata per rimettere in discussione tutto lo statuto d’occupazione, così nel 1951 la RFT venne autorizzata a creare un Ministero degli Esteri e allacciare relazioni diplomatiche con stati stranieri, inoltre gli Alleati limitarono i controlli su moneta e commercio estero. Nello stesso anno La RFT entrò a pieni titoli nel Consiglio d’Europa. Gli ampi margini di manovra offerti dai complessi negoziati per la formazione di un esercito europeo offrirono al cancelliere la possibilità di richieste sempre più esigenti, quali l’abolizione dello status di paese occupato ed accordi contrattuali fra RFT e Alleati fondati sulla reciproca eguaglianza. Nonostante le inquietudini francesi, gli altri acconsentono e all’inizio del 1952 Adenauer alzò il tiro chiedendo l’annessione alla NATO. La firma del trattato di Bonn mise fine alla maratona diplomatica nella quale i francesi continuavano a ostacolare le richieste tedesche.

La RFT ottenne la fine dell’occupazione (I soldati rimasero in Germania come forza di sicurezza) recuperò la piena autorità su politica interna ed estera e sull’abolizione del veto al riarmo. Anche se nel trattato successivo di Parigi si impegnò a rinunciare di dotarsi di armi atomiche, batteriologiche e chimiche, la Germania poteva considerarsi rientrata nel concerto delle nazioni.

Nel 1953 il Bundestag approvò il CED, mentre i vari governi francesi, dopo lungo tergiversare, lo sottoposero al Parlamento che lo respinse. Nonostante l’irritazione per il fallimento dell’unità europea di difesa, Adenauer riuscì comunque ad approfittarne e gli anni seguenti videro la RFT accogliere gran parte delle sue richieste, entrò nella NATO e nell’unione dell’Europa occidentale (UEO) su un piano di parità con le altre nazioni. La piena sovranità della RFT aveva comunque delle carenze, gli Alleati si riservavano pieni poteri su Berlino, sulla questione della riunificazione, sul trattato di pace e sulla presenza delle loro truppe in Germania. Nonostante ciò, la Bundeswehr cominciò a svilupparsi e tra il 1958 e il 1963 passò da 150.000 a 404.000 uomini, finendo per essere una componente rilevante sia all’interno della NATO che per la difesa dei confini orientali.

Adenauer fu un sincero e convinto europeista fino ad auspicare la nascita degli Stati Uniti d’Europa, dove la Germania sarebbe entrata con pari dignità e questo gli diede modo di fondare una nuova tradizione diplomatica, in rottura completa con l’ideale di potenza (Grossmachtpolitik) del terzo reich, che forse valse più di ogni politica Alleata di denazificazione. Vide chiaramente quali erano i vantaggi di uno stato europeo: contenimento della minaccia sovietica, nascita di una terza forza intermedia, uguaglianza giuridica della RFT, senza contare la prospettiva di una riunificazione, quindi accolse il piano Schumann del 1950 sulla formazione della CECA (gli accordi sul carbone e acciaio) a piene mani.

Nel quadro dei negoziati a sei nella creazione della CECA, Adenauer approfittò per richiedere ulteriori vantaggi per l’RFT, quali la fine dei controlli nella Ruhr e la definizione della questione sulla Saar, ancora in mano francese. Non ebbe difficoltà nella soppressione dell’Autorità Internazionale, ma la situazione Saar rimase bloccata. Lo statuto del 1947 ne prevedeva l’autonomia politica e il congiungimento economico alla Francia, che Bonn non poteva accettare. Anche al consiglio d’Europa, dove la Germania disponeva di 18 seggi, come Francia, Italia e Inghilterra, Adenauer cercò di far pressione sulla Francia per la questione Saar che rimaneva ancora terreno di scontro per la riconciliazione franco-tedesca e per il cui ritorno in territorio tedesco, Adenauer batté tutte le strade possibili, fino all’accettazione di uno statuto europeo sotto l’egida della UEO, che il destino della regione venisse deciso da un referendum attraverso il quale gli abitanti, nel 1955, optarono, con una maggioranza di due terzi, per la reintegrazione con la Germania e il governo francese non poté che trarne le conseguenze.

Oltre alla grossa vittoria di essere riuscito a riunire in breve tempo un pezzo di Germania e di aver contemporaneamente riconciliato i rapporti con la Francia, Adenauer è riuscito in dieci anni a raddoppiare il prodotto nazionale lordo e a quintuplicare il commercio estero, tanto che diversi osservatori economici lo hanno definito un “miracolo”. Ma lo sforzo tenace di una popolazione come quella tedesca, con capacità organizzativa e disciplina particolari, non possono spiegare tutto. La trasformazione di un apparato industriale, attraverso la politica di smantellamento dei vecchi impianti, ha avuto conseguenze positive nella ricostruzione di macchinari moderni (nel 1950 il materiale industriale più vecchio di 15 anni rappresentava un terzo degli impianti) la politica economica e finanziaria seguita dal governo, l’abbondanza di manodopera dovuta ai rifugiati e l’afflusso di capitali stranieri hanno dato anch’essi un contributo al “miracolo”.

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