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Ripresa

In alcuni settori, a cominciare da quelli del carbone e dell’acciaio, le limitazioni vennero subito corrette: la produzione di carbone salì da 35,5 milioni di tonnellate del 1946 ai 103 milioni nel 1949. Quella dell’acciaio, da 2,5 a 12 milioni di tonnellate. Con una produzione industriale pari a 100 del 1938, nel 1946 la Germania era scesa a 33,  mentre nel gennaio del 1949 era già salita a 76 e tornò ai livelli anteguerra nel novembre dello stesso anno.

Quindi le minacce insite negli accordi di Potsdam non riuscirono a prevalere ed annientare la potenza industriale tedesca, che, anzi, beneficiò di ingenti capitali americani. La preoccupazione degli anglo-americani fu quella di rimettere in moto la macchina tedesca, non solo per evitare tentazioni germaniche al comunismo, ma anche per alleviare i costi esorbitanti dell’occupazione. I tedeschi occidentali ricevettero un miliardo e settecento milioni di dollari dal piano GARIOA (Government Aid and Relief in Occupied Areas) sostenuto dai contribuenti americani, in forma di aiuti soprattutto alimentari e più di un miliardo e mezzo di dollari in quattro anni dal piano Marshall. In Totale dal 1946 al 1952 la Germania ovest ricevette dagli USA 3.157 milioni di dollari che aggiunti ai 720 milioni di crediti britannici assommarono a circa quattro miliardi di dollari, dando un contributo fondamentale al rilancio economico.

Nel maggio 1947 gli anglo-americani (che nel frattempo avevano creato una bizona unita) favorirono un consiglio economico con sede a Francoforte, mentre l’anno successivo diedero origine, nella stessa città, a una banca centrale per le tre zone e prepararono, con l’aiuto di esperti tedeschi, una riforma monetaria. Lo stesso anno il Deutschemark sostituì il Reichsmark, che grazie alle limitate emissioni, riscosse subito la fiducia dei mercati. Pur colpendo dolorosamente risparmiatori e creditori, la riforma fece scomparire il mercato nero, favorì la vendita delle merci immagazzinate e incoraggiò la produzione industriale che aumentò subito del 50%.

Gli americani (attenti alla rinascita del capitalismo tedesco) intervennero direttamente nei dibattiti accesi sulla struttura economica da dare al futuro stato fra l’SPD che voleva favorire le nazionalizzazioni e da parte opposta il socialismo cristiano, quindi sostennero e appoggiarono Ludwig Erhard, apostolo dell’economia di mercato e dell’iniziativa personale. Nel frattempo, dall’altra parte, il settore sovietico, pesantemente colpito dagli smantellamenti continuava a riprendersi lentamente.
 
 

Due stati

A livello internazionale fra il 1947 e il 1948 si susseguirono eventi drammatici, quanto determinanti per il futuro della Germania e il suo destino, dal fallimento del congresso di Mosca, alla conferenza dei ministri degli esteri di Londra che sanzionò la rottura definitiva, al messaggio del Presidente Truman al Congresso, nel quale delineò la politica di contenimento dell’Unione Sovietica concedendo aiuti economici, finanziari e militari ai paesi minacciati dal comunismo, fra i quali era compresa anche la Germania. Sviluppi che crearono anche tensioni fra i tedeschi perché mentre i cristiano democratici di Adenauer erano favorevoli alla creazione di uno stato provvisorio che comprendesse le tre zone occidentali, la SPD era contraria a qualunque divisione dello Stato. La rottura fra gli Alleati occidentali e l’URSS produsse il conseguente blocco di Berlino fra il 24 giugno 1948 e il 12 maggio 1949 la cui sopravvivenza venne assicurata dall’imponente ponte aereo che portò i sovietici a desistere.

 

 

Durante queste crisi i tre comandanti in capo alleati misero in moto la convocazione di una assemblea costituente, la modifica dei confini dei Länder e del regime di occupazione, ovvero il processo destinato a portare alla creazione di un nuovo stato tedesco. Ma l’insoddisfazione dei ministri-presidenti tedeschi sulle decisioni alleate, ottenne, dopo “vivaci” discussioni, di affidare ad un consiglio parlamentare il compito di redigere la Carta Fondamentale, la cui presidenza fu affidata a Konrad Adenauer, a capo di 75 delegati designati dai Länder, che ebbe il compito di mediare e placare le divergenze non solo fra i gruppi politici tedeschi, ma anche fra questi e gli Alleati e fra gli Alleati stessi. Alla fine, l’8 maggio 1949 il Consiglio approvò, con 53 voti favorevoli e 12 contrari la Legge Fondamentale (Grundgesetz) ovvero la Costituzione tedesca che successivamente venne ratificata anche dai dieci Länder.

Non ci si immagini accostamenti con l’Italia dell’epoca, la strada della libertà dei tedeschi era ancora in salita, anche se nello stesso anno la conferenza di Washington aboliva il governo militare dando ai comandanti solo funzioni militari, mentre quelle civili vennero affidate a tre commissari, la sovranità del nuovo stato restava ancora limitata in molti settori come disarmo, smilitarizzazione, denazificazione, riparazioni, politica estera, commercio estero, moneta e il regime giuridico della Ruhr. Sulle altre materie avevano competenze i Länder e il governo federale, fermo restando che gli Alleati tenevano la facoltà di riassumere la sovranità in qualunque ambito e in qualunque momento. Inoltre ogni modifica della Legge Fondamentale doveva essere sottoposta alla loro approvazione. Una Autorità Internazionale aveva il compito di  controllare la ripartizione della produzione nella Ruhr e un ufficio militare era incaricato di vigilare sul disarmo.

Nonostante ciò, la creazione delle istituzioni per il nuovo stato federale (Bundesrepublik) procedevano. Nell’agosto 1949 le elezioni al Bundestag dettero alla CDU/CSU 139 seggi contro i 131 della SPD. Il 12 settembre Theodor Heuss (FDP) diventò il primo Presidente della Repubblica Federale Tedesca e il 15 settembre Konrad Adenauer, all’età di 73 anni, venne eletto cancelliere dal Bundestag, un regno terminato nel 1963 all’età di 87 anni.

Dalla parte sovietica nel marzo 1948 venne creato un consiglio del popolo tedesco che in ottobre approvò un progetto di Costituzione adottato dal congresso popolare nel maggio 1949. L’11 ottobre il consiglio del popolo e la camera provvisoria dei Länder elessero il Presidente della Repubblica e il giorno dopo venne eletto il capo del governo completamente egemonizzato dal SED (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands) e sorvegliato da una commissione di controllo sovietica.

Nel 1949 nacquero due stati tedeschi a sovranità limitata, la Repubblica Federale Tedesca (RFT) e la Repubblica Democratica Tedesca (RDT o DDR). Da qui in avanti mi occuperò solo della Repubblica Federale Tedesca.

 

 

Dalla creazione dei due stati, la repubblica federale ebbe un obiettivo fondamentale, quello di recuperare la sua sovranità e uno non meno secondario, quello della riunificazione. La Legge Fondamentale le consentì di instaurare una democrazia autoritaria inscritta nel solco della tradizione politica tedesca. La struttura federale era rispettosa dell’autonomia dei Länder nei confronti del governo centrale, il quale cercava di estendere le sue competenze. I Länder avevano ciascuno un proprio Parlamento, un governo e una piena autonomia sulla polizia, l’insegnamento, i culti, l’informazione e la vita municipale. I loro diritti venivano garantiti dal Bundesrat, il consiglio federale formato dai delegati dei Länder. La metà dei membri della Corte Costituzionale di Karlsruhe, custode della Costituzione e arbitro in caso di conflitti fra i Länder e il Bund, veniva eletta dal Bundesrat. Il governo federale aveva competenza per gli affari esteri, la moneta, le dogane, la posta e la ferrovia.

Una struttura erede della tradizione di Bismarck e della Repubblica di Weimar che negli anni aveva subito diverse correzioni. Nel nuovo sistema il Presidente conservava solo una funzione rappresentativa, mentre i poteri del cancelliere venivano rafforzati. Chiamato a rispondere davanti al Bundestag, poteva trarre vantaggio dalla “sfiducia costruttiva” che consentiva una certa stabilità, poiché per rovesciarlo i deputati dovevano aver identificato un successore con maggioranza assoluta.

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