Beelato

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  • in risposta a: Fatti non foste a viver come tarli #14727
    Beelato
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    Bellissimo!
    Quindi non si usa l’uracile nel DNA per evitare di non riuscire a distinguere tra U ‘nativo’ e U proveniente da C: se l’enzima ‘vede’ un U nel DNA ‘sa’ che non dovrebbe esserci e lo sostituisce con C :o)
    A questo punto ovviamente mi scappa di chiederti perché non si usa direttamente T anche nell’RNA… ;o)

    in risposta a: Fatti non foste a viver come tarli #14725
    Beelato
    Partecipante

    Rieccomi, Capretta :o)
    E allora: non ho la minima idea se il discorso della racemizzazione post mortem sia vero o meno, non l’avevo mai sentito…
    Per il discorso dell’uso dell’OH in 2′, non ero stata sufficientemente accurata, grazie della precisazione; invece, una cosa che mi son sempre chiesta e a cui non ho mai saputo rispondere (sono un chimico, non un biologo, e molte cose non le so): perché nel DNA c’è la timina e invece nell’RNA c’è l’uracile?
    La differenza tra le due basi azotate è piccola e non influisce sulla possibilità di formare ponti ad idrogeno, ma perché in un caso c’è una e nell’altro c’è l’altra?
    Non so se l’L glucosio sia dolce o meno, così a naso credo di no perché la sensazione dolce si ottiene quando la molecola entra nei recettori del sapore dolce che abbiamo in bocca (è così che funzionano i dolcificanti ipocalorici, che hanno una forma adatta ad entrare in questi recettori ma non sono coinvolti nei processi che producono energia), e se la molecola è l’immagine speculare di quella giusta non entra, sarebbe come cercare di mettere la mano destra nel guanto sinistro.

    in risposta a: Fatti non foste a viver come tarli #14724
    Beelato
    Partecipante

    Adesso vorrei rispondere a Capricorno e a Contezero che mi avevano chiesto dei meccanismi di difesa dei vegetali.
    Allora, intanto: non sapevo dell’esistenza di queste ‘antivitamine’ che alcune piante producono, ma la cosa è plausibilissima, dopotutto il rendersi poco appetibile o poco nutriente per i predatori è un ottimo meccanismo di difesa.
    Le piante che sono arrivate fino ai giorni nostri hanno tutte un buon sistema per riprodursi e per difendersi, altrimenti si sarebbero estinte: se ci fate caso, le piante che hanno fiori insignificanti per forma, dimensioni o colori hanno qualcos’altro che attira gli impollinatori (un caso classico è quello dell’olea fragrans: fiori insignificanti e un profumo da stordire), se non è il profumo è la forma del fiore che richiama quella di un insetto, oppure il fiore ha delle ‘barbe’ come quelle delle iris che fanno sì che il polline ci si depositi, oppure la pianta ha dei tralci appiccicosi come quelli delle plumbago…
    Eppoi ci sono le difese, che a volte funzionano come un’arma a doppio taglio (come nei peperoni che sintetizzano il ‘piccante’ per dissuadere i predatori, ma poi trovano un predatore a cui il piccante piace) ma va bene lo stesso, ché il predatore appassionato del piccante si farà carico della difesa della pianta dagli altri predatori e provvederà a propagarla e a crearne nuove varietà.
    Insomma, quello che le piante fanno ed il modo in cui evolvono ha lo scopo di permetterne la sopravvivenza e la propagazione e, come dico sempre, dopotutto le piante non fanno i fiori per far piacere a noi e i frutti perché noi ci si possa fare la macedonia, ma hanno i loro buoni motivi per fare così.

    in risposta a: Fatti non foste a viver come tarli #14722
    Beelato
    Partecipante

    Eccomi a cercare di rispondere con quel che so, che non è poi moltissimo.
    E allora: intanto i vari aldoesosi isomeri del D glucosio sono più o meno diffusi a seconda del tipo di molecola: piuttosto diffusi sono il D galattosio (che assieme al D glucosio forma il disaccaride lattosio) e il D mannosio, gli altri lo sono meno, credo che la loro diffusione dipenda dalla disposizione dei gruppi ingombranti, più i gruppi ingombrati sono distanti tra di loro e più favorito è l’aldoesoso (ovviamente il più favorito di tutti è il beta D glucopiranosio, che infatti è il più diffuso in natura).
    Certo, anche per i pentosi vale che ce n’è uno più diffuso degli altri, in questo caso si tratta del D ribosio, che è presente negli acidi nucleici, il DNA (acido deossiribonucleico) e l’RNA (acido ribonucleico).
    A questo proposito una piccola curiosità: nel DNA il D ribosio ha solo 3 gruppi OH (due gli servono per legarsi ai gruppi fosfato che uniscono le varie unità di ribosio e uno gli serve per legare la base azotata) e infatti il nome è deossiribosio, mentre nell’RNA il D ribosio ha tutti e quattro i suoi OH: tre OH sono impegnati nello stesso modo in cui lo sono nel DNA, mentre l’ultimo serve per legare l’amminoacido in modo da poterlo trasportare quando è il momento di fare la sintesi delle proteine.
    Ecco, il modo elegantissimo con cui sono organizzate ‘ste cose mi riempie sempre di stupore e di ammirazione.
    In ogni caso per i monosaccaridi si verifica sempre che gli enantiomeri D sono praticamente i soli presenti in natura, esattamente come succede con gli amminoacidi, in cui sono gli enantiomeri L ad essere prevalenti.
    In natura, di amminoacidi D ne sono stati trovati pochissimi, in peptidi contenuti nel veleno di alcuni serpenti e dentro alcuni funghi (pare quasi che la presenza di un amminoacido D provochi un ‘inceppamento’ dell’attività biologica degli organismi in cui questi peptidi vengono immessi, da cui l’azione tossica).
    Perché succede questo?
    Ancora non lo sappiamo, però sono state fatte svariate ipotesi, per chi volesse approfondire riporto alcuni articoli in proposito:
    http://www.pnas.org/content/107/13/5723.full.pdf
    http://ase.tufts.edu/chemistry/kumar/jc/pdf/Meierhenrich_2011.pdf
    http://www.space.com/20888-earth-life-amino-acids-asteroids.html

    in risposta a: Peccato…. #14687
    Beelato
    Partecipante

    Ecco, Ipazia, dopo aver letto questo scambio di commenti posso dire soltanto che ci sono rimasta malissimo, è molto brutto leggere che anche qui succedono cose che non dovrebbero succedere mai, ma soprattutto non dovrebbero succedere in un sito nato proprio per combattere questi fenomeni di bullismo, di prepotenza, d’intolleranza (per farla breve: di grillismo).
    Ci mancherai, mi mancherai tantissimo.
    Un abbraccio grande (e, qualoramai tu avessi voglia di ripensarci, c’è sempre questa zona forum in cui si può scrivere più tranquillamente ;o))

    in risposta a: Venetisti #14052
    Beelato
    Partecipante

    Ciao, mi spiace ma anch’io ho problemi di logistica (e sono pure raffreddata…) eqquindi mi tocca darvi buca, scusate.
    Posso rilanciare proponendo Padova per uno dei prossimi incontri?

    in risposta a: Di nuovo, pensavo… #11440
    Beelato
    Partecipante

    Ah, io mi son limitata a ripetere ciò che mi è stato detto da alcune persone sarde che conosco, che mi hanno descritto questa espressione come un modo per dimostrare il senso dell’ospitalità che c’è in Sardegna: quando offrite ‘un paio’ di qualcosa, questo paio è sempre almeno 4 o 5 esemplari di quel qualcosa, siano dolci (o cibi in generale), siano giorni di ospitalità offerta, sia un altro dei tanti modi con i quali dimostrate la vostra disponibilità.
    Mi è sembrata una cosa davvero splendida e l’espressione ‘paio sardo’ è ormai entrata a far parte del mio vocabolario (e ovviamente adesso la uso anche in generale e non solo quando mi riferisco a cose che vengono offerte).

    in risposta a: Di nuovo, pensavo… #11436
    Beelato
    Partecipante

    @ a-user
    Ecco, adesso oserò contraddire Broono (con la serena certezza che non avrà niente da ridire, visto che contraddicendolo gli darò più ragione di prima ;o)) per dirti che invece potrebbe esserti utile leggere quel che ha scritto a Capretta.
    Perché leggendo quel che le ha scritto m’è venuto in mente quello che succedeva nell’estate dell’anno scorso (e che non so se hai avuto modo di vedere di persona) quando son piombati nella stalla un par di troll (vumàn e un certo lucifero, mi pare) che han fatto proliferare a dismisura i commenti, e non era più vita, ché bastava allontanarsi per un paio d’ore e si trovavano un paio di centinaia di nuovi commenti più sotto e un paio sardo (cioé almeno 4 o 5) di centinaia di commenti nuovi in alto.
    Ed era tutta fuffa, tutta roba che aveva come unico effetto quello di rendere la stalla non più fruibile, e s’è detto niente!
    Adesso non è che la situazione sia molto differente, eh: ci si allontana per qualche ora e quando si torna ci son settordicimila nuovi commenti in basso e ventordicimila in alto, e siccome lo so che con molta probabilità la percentuale di fuffa in questi commenti s’aggira attorno all’83% se non di più, mi espongo al rischio calcolato di perdermi un 17% o meno di commenti interessanti, ricarico la pagina,do un’occhiata ai commenti più recenti e se trovo qualche argomento a cui mi faccia voglia di partecipare lo faccio, altrimenti aspetto il prossimo ‘giro’ di ricarica della pagina.
    E’ un peccato, è uno spreco di potenzialità.
    E lo sto dicendo da caproncina che quand’è il momento di cazzeggiare lo fa senza tirarsi indietro e magari è pure in grado di battersi coi migliori (di chi è stata l’idea delle truppe caprellate padellomunite, eh? Ehh??)
    Il fatto è che credo ci debba essere un momento per cazzeggiare e andare ottì ed un momento per scambiarsi le idee, ed il momento per cazzeggiare ed andare su ottì personali non dovrebbe cannibalizzare tutto il resto, ché lo spreco che in questo modo vien fatto delle potenzialità della stalla è tanto più un peccato quanto più in periodi come questo è sommamente necessario che le persone dotate di cervello lo adoperino al meglio, ché anche se i grillonzi sono politicamente malmessi, socialmente son vitali e pericolosi almeno quanto prima.

    in risposta a: Creare mondi in economia #10926
    Beelato
    Partecipante

    Sì, di solito i medici alle molecole non ci pensano, è già tanto se sanno che ci sono… ;o)
    Fai benissimo a cercare di educarli alle meraviglie dell’organismo umano anche a livello molecolare: io ai miei insegno sempre che il nostro organismo è un meraviglioso laboratorio chimico in cui avvengono, in condizioni estremamente blande, delle reazioni sofisticatissime ed estremamente selettive, anche (e non solo!) grazie al fenomeno della chiralità.
    Insomma, dico loro che l’organismo che hanno ‘in dotazione’ è come una Ferrari e va trattata al meglio, quindi per esempio non è furbissimo farla andare a metano (vegetariani), o a etanolo (alcolici in quantità eccessive) o a protossido (fumo e droghe) o a tisana alle erbe (vegan).

    Quanto ai test a risposta multipla, non volevo esser supponente, mi rendo conto che ben altra cosa è avere centinaia d’elaborati d’esame da correggere ad ogni appello anziché averne un centinaio in corrispondenza dell’appello più frequentato dell’anno.

    in risposta a: Creare mondi in economia #10910
    Beelato
    Partecipante

    Capretta, m’è venuta in mente una cosa: visto che hai detto che pensi di usare un po’ di quel che ho scritto in questo articolo per spiegare l’argomento ai tuoi studenti, ho pensato di avvertirti di un particolare sul quale è necessaria una precisazione, ché sennò i ragazzi possono equivocare.
    Ai miei discepoli, come esame, faccio un test a risposte aperte (ché non ricordo più chi disse giustamente che “i test a risposta multipla non educano generazioni di pensanti”) eqquindi a sconto dei miei peccati ho modo di toccare con mano quanta parte è ‘arrivata’ agli studenti dei metri cubi di fiato che investo per istruirli; in questo modo mi sono accorta che su questo argomento a volte i ragazzi equivocano e pensano che la particolarità delle molecole chirali sia di avere un’immagine speculare (sì, lo so, lo so, ci vorrebbe un Facepalm grande come il Colosseo, ma questo è il dato di fatto), e quindi bisogna insistere in modo particolare sul fatto che la particolarità consiste non certo nell’avere un’immagine speculare, ma nel fatto che questa immagine speculare non è sovrapponibile all’originale.
    Hehe, io di solito dico loro che tutti quanti, tranne i vampiri, hanno un’immagine speculare, ma solo alcune cose hanno l’immagine speculare che non è sovrapponibile all’originale.
    Messa così se lo ricordano meglio ;o)

    in risposta a: Creare mondi in economia #10857
    Beelato
    Partecipante

    E finalmente parliamo di ‘sta permanente!
    E siccome io non son contenta se non comincio dall’inizioinizioinizio, parliamo un attimo di proteine e della classificazione che possiamo farne in base alla loro forma, e così abbiamo le proteine fibrose (con funzioni di supporto) e le proteine globulari (che esplicano funzioni biologiche).
    Tra le proteine fibrose abbiamo le cheratine (nei capelli, nelle unghie, nelle piume), i collageni (nelle cartilagini e nei tendini) e le sete.
    Tra le proteine globulari abbiamo enzimi, ormoni, proteine di trasporto come l’emoglobina e di deposito come la caseina.
    In ogni caso il mantenimento della forma nativa delle proteine è necessario perché esse possano esplicare la propria funzione, come abbiamo visto nell’articolo di partenza di questa discussione.

    A questo punto però, prima di chiederci come faccia la proteina a mantenere la propria forma nativa, sarà meglio chiederci cosa determini quella forma, cioé quali siano i fattori che fanno sì che a quella particolare proteina con quegli amminoacidi messi in quella sequenza corrisponda proprio quella particolare forma.
    Abbiamo visto che quando gli amminoacidi si legano tra loro il legame peptidico che li unisce è piuttosto rigido ed impedisce la libera rotazione di un ‘tetraedro’ rispetto all’altro, e quindi i vari amminoacidi si disporranno in un modo che dipende dal tipo di gruppo R che ciascuno di loro ha, e quindi la ‘catena’ della proteina si disporrà nello spazio in un modo che dipende non solo dallo spazio occupato dai vari gruppi R dei vari amminoacidi che la compongono (ché ci son R più ingombranti ed R più piccoli), ma anche da eventuali cariche positive o negative presenti sui gruppi R, dall’idrofilicità o dall’idrofobicità di questi, dalle attrazioni o dalle repulsioni elettrostatiche che ci possono essere tra loro: insomma, data una particolare sequenza di amminoacidi, la catena proteica si disporrà nello spazio in un modo che è per forza di cose caratteristico della sequenza stessa.

    A questo punto la nostra proteina avrà la sua forma peculiare, e questa sua forma verrà stabilizzata per mezzo di interazioni di vario tipo tra i gruppi R che si troveranno ad essere vicini non in sequenza ma spazialmente, ché due amminoacidi coi gruppi R adatti ad interagire tra loro potrebbero essere lontanissimi nella sequenza ma molto vicini nello spazio perché la catena della proteina ha dei ripiegamenti e degli avvolgimenti su se stessa.
    E tra le varie interazioni (attrazioni elettrostatiche, interazioni idrofiliche o idrofobiche, insomma tutte quelle interazioni che non sono dei veri e propri legami) c’è un amminoacido che è in grado di formare un vero e proprio legame (quindi qualcosa di ben più forte e più difficile da rompere di un’interazione) usando il proprio gruppo R.
    Se due molecole di questo amminoacido si trovano con i propri gruppi R vicini nello spazio (il che, ovviamente, non significa che debbano essere vicini in sequenza), i due gruppi R sono in grado di reagire tra loro formando un legame che li unisce e che ‘blocca’ la proteina in quella particolare forma nella quale i due R coinvolti si son trovati ad essere vicini.
    [Approfondimento per chi sa già un pochetta di chimica organica: l’amminoacido in questione si chiama cisteina ed ha nel suo R un gruppo -SH (un tiolo), quando due gruppi -SH si trovano vicini nello spazio può avvenire con facilità una reazione di ossido-riduzione che porta alla formazione di un gruppo -S-S- (un ponte a disolfuro) che quindi lega assieme due cisteine vicine non necessariamente in sequenza ma vicine nello spazio. Questa reazione è facilmente reversibile cambiando le condizioni in cui si trova la molecola].

    E veniamo finalmente alla permanente: la cheratina è una proteina fibrosa che è particolarmente ricca di amminoacidi in grado di formare questi legami che vi ho appena descritto tra gruppi R vicini nello spazio e quindi la sua forma è bloccata da una grande quantità di questi legami i quali, pur essendo forti, possono tuttavia, in particolari condizioni, essere facilmente rotti e poi riformati.
    Quando si fa la permanente i legami che bloccano la cheratina nella sua forma nativa vengono rotti grazie a reagenti appositi e quindi si ottiene una cheratina molto meno rigida, ‘modellabile’, e a questo punto se si avvolgono i capelli in bigodini dando loro la ‘piega’ desiderata e poi si accelera la reazione di riformazione dei legami tra i gruppi R (reazione che comunque avrebbe luogo per effetto dell’ossigeno dell’aria, ma nel giro di qualche ora o di qualche giorno) con un altro reagente, quando i legami si riformano le coppie di gruppi R coinvolte non sono più quelle di prima perché i capelli son costretti in una particolare posizione dai bigodini e quindi i nuovi legami imporranno alla cheratina una forma diversa da prima.
    E a questo punto, ogni riccio un capriccio ;o)

    Piccolo pensiero che mi è venuto proprio oggi (eqquindi non è una cosa che so per certo, potrebbe essere pure una solenne boiata, prendetela con beneficio d’inventario): i gruppi R coinvolti in questi legami che stabilizzano la forma della proteina e che son così abbondanti nelle cheratine contengono un gruppo solforato che si chiama tiolo, e i tioli sono tra le sostanza più puzzolenti dell’orbe terracqueo (la puzza infame di alcuni di loro è tale da far rovesciare lo stomaco come un calzino), tanto che tracce di tioli vengono mescolate al gas metano (che di suo sarebbe inodore) per rendere possibile l’individuazione precoce di perdite di gas.
    E allora ho pensato: che sia per quello che quando si bruciano i capelli, o i peli, o le penne delle galline o comunque dei pennuti si sente quel caratteristico e assai sgradevole odore di ‘pennotto’?
    E’ solo un pensiero, ma forse ha senso (e forse anche no, se qualcuno sa qualcosa al riguardo, parli ora oppure anche più avanti ;o))

    in risposta a: Creare mondi in economia #10855
    Beelato
    Partecipante

    Pabos, quel che dici sulla religione è più o meno quel che dico pure io: la religione è una forma di potere, e neppure poco efficace, tra l’altro, visto che fa leva su un’aspirazione insita nella natura umana.
    Ovviamente la religione ti ricorda ‘qualcosa’ perché è una forma di potere che ha bisogno di un’accettazione fideistica ai propri principi, però a differenza di quel ‘qualcosa’ la religione è decisamente molto abile nelle sue tecniche di persuasione e di mantenimento della propria influenza.

    Ci pensavo giusto qualche giorno fa ricordando alcune cose: l’attacco di misticismo che m’è preso un paio di mesi fa entrando in una cattedrale gotica mentre stavano suonando un brano di Bach all’organo (e che venga un attacco di misticismo a me ha dell’incredibile); la tecnica di persuasione basata sul far leva sull’insicurezza (“Tu mi sembri una persona intelligente e quindi…”) che una suora adoperò, peraltro con risibili risultati, con me una quarantina d’anni fa (in anni cioé in cui se le avessero parlato di tecniche di marketing avrebbe risposto “Ehhh???”); una mostra, che vidi qualche anno fa, di quadri dell’epoca della Controriforma dopo il Concilio di Trento, in cui si poteva apprezzare appieno la tecnica persuasiva della chiesa cattolica, condotta impiegando i mezzi a disposizione a quell’epoca…
    Sì, la chiesa cattolica sa decisamente il fatto suo, non per niente è una forma di potere che ‘regge’ da un paio di migliaia di anni.

    in risposta a: Creare mondi in economia #10825
    Beelato
    Partecipante

    Capretta, io penso sempre che il desiderio di un’entità trascendente a cui rivolgersi nei momenti difficili sia insito nella natura umana e sia più o meno grande a seconda della capacità di ciascuno di affrontare l’esistenza senza ‘puntelli’.
    La fede nel trascendente è, appunto, ‘fede’, ed è decisamente confortante trovare una qualche forma di spiegazione e di giustificazione a quanto di doloroso (e, spesso, di così crudelmente assurdo) ci possa accadere.
    Epperò questa fede io la vedo come una faccenda privatissima, qualcosa che si ha dentro di sé oppure no, mentre per come la vedo io la religione non ha fatto altro che impadronirsi di questa esigenza interiore dell’animo umano, ingabbiarla in regole e precetti e quindi utilizzarla per esercitare una forma di potere sulle persone.
    Io la fede non ce l’ho e pace, tocca che mi arrangi ad attraversare l’esistenza senza puntelli, mentre della religione non saprei che farmene.

    Antonella, quello che ci hai raccontato è una bella testimonianza di come la natura umana sempre abbia bisogno di spiegare quello che molto opportunamente hai definito il ‘bailamme’.

    in risposta a: Creare mondi in economia #10815
    Beelato
    Partecipante

    Aehm, grazie alla gentile segnalazione di Ander Elessedil provvedo a rettificare la cazz l’inesattezza che ho scritto a proposito della Guida Galattica: il primo megacomputer a venire costruito fu Pensiero Profondo, al quale venne chiesta la Risposta alla Domanda sulla Vita, L’Universo e Tutto Quanto, e che dopo un tot di milioni di anni rispose “42”.
    Quando gli chiesero cosa volesse dire e quale fosse la Domanda, lui rispose di non essere in grado di dirlo, ma che poteva aiutarli a progettare un nuovo computer più potente in grado di dare la Domanda, e lo chiamarono “Terra”…

    in risposta a: Creare mondi in economia #10811
    Beelato
    Partecipante

    Capretta, alle meravigliose proprietà del DNA alludevo infatti quando parlavo della semplicissima interazione elettrostatica che permette di conservare le caratteristiche peculiari di ciascuna specie quando questa si riproduce!
    E infatti la struttura del DNA è un piccolo miracolo a sé: una doppia elica ciascun segmento della quale serve come ‘guida’ per la sintesi dell’altro segmento, e la guida è ottenuta per mezzo di queste interazioni elettrostatiche grazie alle quali non è possibile sbagliare.
    E poi c’è il sistema astutissimo grazie al quale la sequenza del DNA serve come ‘manuale di istruzioni’ per la sintesi delle proteine.
    Se a qualcuno interessa posso approfondire un po’ il discorso dal punto di vista molecolare, e poi magari tu, se vuoi, potresti ampliare il discorso per raccontarci cosa succede al DNA durante il concepimento e lo sviluppo di un nuovo organismo (argomento sul quale sono ahimé ignorantissima, appena si va su qualcosa di più grosso di una molecola le mie conoscenze s’interrompono di colpo).

    in risposta a: Creare mondi in economia #10808
    Beelato
    Partecipante

    Mannò, tranquilla!
    Mica succede niente d’irreparabile!
    E’ una storia carina, invece, stasera la scrivo.
    Cheppoi sia meglio evitare di permanentarsi nei casi, come il mio, di manifesta e totale incapacità di gestione del bioccolo nel tempo (che nel giro di un paio di lavaggi sembrassi una sulle cui chiome i gatti facessero allenamento di lotta libera è un triste dato di fatto) è un altro discorso, ma la permanente non è altro che la rottura di alcuni legami e la loro riformazione in punti differenti.

    in risposta a: Creare mondi in economia #10806
    Beelato
    Partecipante

    E allora, dopo che avrai ‘digerito’, ti racconto anche quello che succede quando si va a farsi la permanente.
    (Quel che succede a livello molecolare, eh? Chè che ci si riempia di bioccoli (ogni riccio un capriccio…) ognun lo sa ;o))

    in risposta a: Creare mondi in economia #10804
    Beelato
    Partecipante

    M’hai fatto venire in mente un vecchio e decisamente urèndo film di fantascienza in cui c’era un bello spirito che si metteva in mente di creare delle forme di vita usando il silicio anziché il carbonio e gli venivan fuori delle specie di megascarafaggioni ipertrofici.
    ‘Sto qua aveva deciso per il silicio perché pure lui come il carbonio forma 4 legami, solo che è un atomo più grosso del carbonio (detta molto molto in soldoni), epperò le cose non gli erano andate molto bene.
    Per rispondere alla tua domanda al di là dei miei antichi ricordi cinematografici, però, ci vorrebbero delle conoscenze un po’ più solide delle mie in chimica generale, eqquindi se qualcuno le ha si faccia avanti, pliiis :o)

    Eccomunque, m’hai fatto venire in mente anche la faccenda delle forme allotropiche del carbonio (che sarebbe come dire i modi differenti con i quali gli atomi si possono legare tra di loro per portare a forme differenti dello stesso elemento).
    Il carbonio (inteso come elemento) può esistere in una forma in cui ciascun atomo di carbonio si lega a 4 altri atomi di carbonio formando una struttura tridimensionale regolarissima e molto resistente, immagina di avere un enorme numero di tetraedri legati l’uno all’altro, se guardi l’immagine del tetraedro a sinistra dell’illustrazione che ho messo qui sopra, pensa che ciascun atomo ai vertici di quel tetraedro sia il ‘centro’ di un altro tetraedro che quindi avrà i suoi vertici che a loro volta saranno il centro di altri tetraedri e così via in tre dimensioni.
    Quando gli atomi di carbonio si legano tra loro in questo modo (cosa che succede ad alte pressioni e ad alte temperature) ottieni il diamante che, come ognun sa, è durissimo proprio perché i legami tra gli atomi sono molto forti ed estesi nelle tre dimensioni (e ovviamente ognun sa anche che i diamanti sono i migliori amici di una donna, ma quello è un altro discorso).
    Se invece ciascun carbonio si lega a tre altri carboni ottieni una struttura bidimensionale fatta di tanti esagoni che hanno i lati in comune gli uni con gli altri (una struttura tipo quella di un alveare, solo in due dimensioni), e l’elettrone ‘inutilizzato’ che rimane a ciascun carbonio viene usato per formare una specie di ‘nuvola’ elettronica sopra e sotto i piani sovrapposti l’uno all’altro di questi ‘fogli’ di esagoni.
    Quella è la grafite ed è molto meno dura del diamante, in più i ‘fogli’ di esagoni possono scorrere l’uno rispetto all’altro in direzione parallela ai piani degli esagoni, ma non possono farlo in direzione perpendicolare a questi piani, e questo è il motivo per il quale la grafite si spezza con facilità (se la direzione di rottura è perpendicolare ai fogli di esagoni) ma può essere usata come lubrificante nei macchinari perché in direzione parallela agli esagoni i fogli scorrono l’uno rispetto all’altro.
    (Ehm, temo che come spiegazione mi sia riuscita un po’ confusionaria, ma senza disegni è un po’ faticoso render l’idea).
    Invece, la grafite si forma a temperature e pressioni molto inferiori rispetto a quelle a cui si forma il diamante, e quindi il carbonio, a pressione e temperatura ambiente, tenderebbe ad essere energeticamente favorito nella forma ‘grafite’ anziché in quella ‘diamante’ (e infatti, avete mai notato l’aria soddisfatta che hanno le matite? Ecco, appunto).
    Ne consegue che lasciando lì i diamanti a temperatura e pressione ambiente, quelli tenderebbero ad assumere la forma ‘grafite’, ma per fortuna nostra e dei nostri mariti questa trasformazione richiede un congruissimo intervallo di tempo, che però può essere accelerato in presenza d’impurezze.
    Io per esempio ho un anello fatto con un vecchissimo orecchino della bisnonna in cui sono incastonati dei minuscoli pezzetti di diamante tagliati a rosetta, uno di questi contiene una piccola impurezza nera che è evidentemente grafite e che nel giro di qualche decina d’anni si è ingrandita.

    (E certo che m’interessano le due paroline sul pensiero gnostico, son domande da farsi? ;o))

    in risposta a: Creare mondi in economia #10801
    Beelato
    Partecipante

    E infatti vedi, che io son agnostica praticante*?
    Anzi, siccome vado matta per gli ossimori, dico sempre di avere una solida fede agnostica ;o)
    (Ehm, sono ‘gnurànt, che differenza c’è tra gnostico e agnostico? Pliis, non inorridire e porta pazienza…)

    Quanto alla stronzagg… del tizio, è uno di quei dati di fatto che non si dimostrano ma che si mostrano, epperò è talmente evidente che l’ordine in cui vengon messi i termini ‘stron*o’ e ‘geniale’ cambino così tanto le cose che una bella discussione di un tot di secoli ci sta tutta. Immagino che non siano ancora riusciti a mettersi d’accordo.

    * Ah, tanto così per dilettarci un po’: un mio amico si chiedeva se sia possibile essere agnostici non praticanti, tu cheddici?

    (Leggilo quel libro, io l’ho adorato!)

    in risposta a: Creare mondi in economia #10798
    Beelato
    Partecipante

    Grazie Antonella!
    Se non hai letto la Guida Galattica, ti riassumo un po’ di cosette da quel libro: in seguito ad una serie di vicende salta fuori che il pianeta Terra altro non è che un megacomputer biologico costruito a Magrathea (pianeta in cui ci si occupa della costruzione di mondi su ordinazione) commissionato da clienti che desiderano conoscere la risposta alla Grande Domanda sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto, solo che sfortunatamente la Terra viene distrutta da un’astronave Vogon che vuol far passare di lì un’autostrada intergalattica proprio il giorno prima che il programma arrivi a compimento.
    Alla costruzione del megacomputer ‘Terra’ prende parte anche un tizio che si chiama Slartibartfast che viene incaricato di fare i fiordi in Norvegia e che prenderà anche un premio per quei fiordi (in un libro successivo della serie la Terra verrà ricostruita e stavolta a Slartibartfast verrà data da fare l’Africa, e il poverino si troverà in contrasto colla direzione dei lavori perché riempirà di fiordi pure quella).
    Si scoprirà alla fine che la risposta alla Grande Domanda sulla Vita, l’Universo e Tutto Quanto è 42.

    Quanto al nome dello str del progettista, quello me lo sono pensato io da me stessa medesima in persona ;o) ed ho cercato di tirar fuori quanto di peggio mi riuscisse per dare l’idea di un marmocchio strafottente ancorché geniale, ferme restando le iniziali di quel nome (ch’è stato il piccolo colpo di genio di The marit e che mi ha ispirato a dare quella forma al racconto).

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