Una lezione di umanità

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  • #777
    Franco Cosmi
    Ospite

    in merito alle 10 domande del movimento di Cento, un certo Bacarozzonero ha scritto:
    “BACAROZZONERO un giorno fa (il 28) ha scritto:

    ” Ma cosa c’entrano gli stranieri con i problemi italiani? Qualcuno e’
    convinto che vengono qua a contribuire per ripianare il nostro debito
    pubblico?
    Magari sono quelli che lavorano in nero e usufruiscono dei
    servizi gratis, oppure invece di contribuire ai consumi nel nostro paese
    mandano fiumi di denaro nei loro paesi………
    Hanno con la loro
    mal retribuita paga abbassato le paghe, mentre i nostri imprenditori
    vanno a portargli fior di fabbriche, che non scordiamocelo abbiamo
    incentivato fino a ieri con le nostre tasse!
    Beppe avanti così, chi vuole sfruttare l’onda del successo del M5s e’ solo per interesse personale! ”
    (io ho commentato):
    Io voglio fargli un regalo che, spero, gli illumini la mente. Trattasi di una poesia (non mia) che parla dei nostri nonni (in questo caso friulani) di quando andavano in gire per il mondo ad “abbassare” le retribuzioni nei vari paesi dell’europa e del mondo.

    Bacarozzo, leggitela!

    Ecco la poesia. Credete che la capisca?

    (Dedicata a BACAROZZONERO e altri bacarozzi.)

    IO NON SO PREGARE

    Io non so pregare
    non lo so bene Dio buono!
    si può pregare
    se si ha speranza
    nel domani
    o almeno nella preghiera
    ma io
    cosa posso sperare?
    che i miei figli
    non facciano la stessa vita?
    ma basta sperare?
    di non avere un figlio all’anno?

    io non li ho avuti
    solo due per fortuna
    e non mi è bastato sperare
    neppure per quello
    ma so cosa mi costa
    e nessuno mi ha detto
    nulla

    il tempo della rabbia
    è finito
    è ricominciato
    il tempo delle valigie
    quindici anni già
    appena finito il tempo della rabbia
    è ricominciato

    quando avevo il fucile
    avevo nemici
    ma lo avevo preso
    per poi cambiarlo
    con la cazzuola
    per non essere obbligato
    a sparare
    su quelli che mi assomigliano
    non si poteva aspettare
    nudi

    allora sparavo
    e speravo
    e potevo pregare
    ma non ne avevo bisogno
    parlavamo di dopo
    volevamo aiutare gli uomini
    a essere uomini
    non caricature di uomini
    a essere fratelli
    a volere il bene
    e credevamo nel bene
    lo volevamo

    perché una donna
    sola
    e i figli senza padre
    e noi senza affetti
    e senza lavoro
    e senza speranza
    non è bene

    se tutto era facile
    allora
    oggi tutto è ritornato
    come prima
    e la bontà
    è morta
    quasi con l’ultima
    fucilata
    è diventata
    CARITÀ
    carità di un panettone
    a Natale
    carità di un posto
    carità anche la disoccupazione

    forse tutto questo
    può sciogliere la neve
    ma non cambiare stagione
    può accontentare un bambino
    o una madre
    se hanno fame
    ma non impedire a un uomo
    di vergognarsi
    delle sue mani

    sì oggi tutto è tornato
    come prima
    amici e nemici

    si vestono allo stesso modo
    tutti giocano alla SISAL
    vanno alla partita
    parlano molto di sport
    e poco di politica
    ogni tanto vanno a messa
    e hanno paura della bomba
    e la Carnia è rimasta
    un paese dimenticato
    e i suoi figli
    o nascono poveri per partire
    o ricchi per vivacchiare
    di piccoli imbrogli
    e spegnersi senza fretta

    ci dicono:
    «State meglio di prima…»
    e meglio di prima stiamo
    ma siamo anche più poveri
    di una volta
    solo i bisogni sono di più e per soddisfarli
    una sola strada aperta
    la strada di sempre
    la strada del mondo

    sì qualcuno
    un posto l’ha trovato
    a casa
    più umiliazioni che soldi
    o è partito
    con tutte le radici
    la nonna e i figli
    e un paiolo di rame
    gli altri
    come me
    hanno dovuto
    riprendere la valigia
    mettere dentro la speranza come se fosse normale
    e partire

    non si può vivere di rabbia Signore
    ma la speranza nella valigia
    è diventata rabbia
    si è allargata tra i vestiti
    come una tarma

    e oggi la mia rabbia
    non mi serve ad altro
    che a tirare con forza
    tanto che schizzi attorno
    la malta
    sulle case degli altri
    e a battere i chiodi
    come al mercato:
    «Tre colpi cento lire!»
    farli inghiottire dal legno
    e ad aspettare novembre
    per tornare dalla mia donna
    e stringerla al buio
    perché non so cosa dirle
    né spiegarle perché non resto
    perché dopo dieci giorni
    sono stufo
    né riesco a dirle
    dove finisce
    la mia colpa
    e inizia quella degli altri

    dovrei dire
    mea culpa Signore? ma fin dove
    mea culpa Signore?

    se sapessi questo
    forse potrei pregare:
    il tempo della rabbia
    è finito
    ma la mia rabbia resta anche se rinchiusa
    in una valigia
    ne esce
    nei paesi più lontani
    e le mie mani
    mi pesano Signore
    sono diventato
    solo mani
    e per quello mi pagano

    #779
    Franco Cosmi
    Ospite

    Questo dialogo a distanza è avvenuto su Il Fatto.

    Sarà che anch’io emigrai a 5 anni dall’abruzzo a Roma abitando per anni in una casa senza eneria elettrica e senza acqua. Abbiamo dovuto provvedere con luce a gas e con un innesto alla fontanella pubblica.
    Non posso scordarlo.
    E quando sento questi… appunto, bacarozzi, parlare in questo modo mi viene il sangue agli occhi.
    Me dovevo proprio sfogà. E questa poesia è una bastonata tra capo e collo!

    A voi un bacio sulle corna.

    #796
    parassite99
    Ospite

    Purtroppo come tutti un po’ sospettavamo, molti sostenitori del M5S sono confluiti direttamente dalla lega.

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