«Smamma», «me ne vado» e i parenti morti: i veri troll sono loro

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    Anonimo
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    Mi sono inbattuto per caso in un post di Santiago su Anonimo Coniglio (fa parte di questo blogroll, tra l’altro): http://anonimoconiglio.blogspot.it/2014/08/mia14-macchianera-internet-awards-2014.html

    Da lì sono approdato nel post contenuto in questa pagina: https://medium.com/@gloriabaldoni/smamma-me-ne-vado-e-i-parenti-morti-i-veri-troll-sono-loro-bad9b331f9d8 e vorrei condividere qui il testo integrale, perché penso meriti ampiamente (anche se è passato un po’ di tempo):

    «Smamma», «me ne vado» e i parenti morti: i veri troll sono loro

    Christian Rocca ha detto addio (più probabilmente arrivederci) a Twitter. Ognuno se ne addolori come meglio crede, chi addirittura ne senta la mancanza lo rincorra là dove si è rifugiato — il suo blog, il magazine che dirige, la sua pagina Facebook, ovunque si stia leccando le ferite. Io respiro e l’aria mi sembra un po’ più pulita. Certo, lui ha dato un addio in grande stile: vado via, ha detto, perché ho ricevuto centinaia di insulti. E ho ricevuto un sacco di insulti, ha aggiunto, perché ho bloccato chi mi insulta. Sembra una tragica storia di martirio, invece è soltanto l’ennesima patetica parata di un mostro di pregiudizio, consapevole disinformazione, ignoranza e malafede (ops, è scappato l’insulto anche a me).

    Quello che Rocca avrebbe scritto se avesse un briciolo di dignità è: me ne vado da Twitter dopo aver oltrepassato i limiti della dialettica, del tatto e del rispetto con un ragazzo a cui hanno ammazzato il padre. Me ne vado perché non mi sono scusato, ma ho continuato a recitare la parte della vittima come se fosse stato lui a esagerare con me, e per soprammercato ho distribuito manciate di «smamma, troll» (mio cavallo di battaglia nonché finissima arma dialettica con la quale mi cavo d’impaccio ogni volta che una discussione volge a mio sfavore) a diversi utenti. Me ne vado perché al momento sono inondato di notifiche da parte di gente che mi scrive «vergognati». Me ne vado perché il mio interlocutore, quello che ho accusato di avermi insultato, è invece stato un signore durante e dopo il nostro scambio. Insomma, me ne vado perché mi vergogno.

    Il fatto è che questi figuri non si vergognano mai. Nel pieno della campagna islamofoba con la quale da settimane sta avvelenando i social network, Rocca si era già fatto ridere dietro per aver affermato che l’Islam non si sta schierando contro l’IS, salvo venire immediatamente sommerso di link che dimostravano l’esatto contrario (imam che prendono posizione, manifestazioni di piazza, insomma la voce dell’Islam moderato). Non contento, ha pubblicato un articolo del noto plagiario Fareed Zakaria “The fantasy of Middle East moderates”, traducendo maliziosamente l’originale «there are very few [moderates]» in «Non ci sono moderati in MO». L’articolo descrive la debolezza e la scarsa organizzazione delle opposizioni moderate nel Medio Oriente, concludendo che in queste condizioni è difficile che possano affermarsi e guadagnare un qualche peso politico, ma a Rocca interessa promuovere l’equazione Islam = terrorismo, per cui traduce a sentimento. Purtroppo per lui l’inglese lo leggiamo più o meno tutti (e sicuramente molto meglio di lui), per cui smentirlo è questione di momenti. Tra i tanti che si scomodano c’è un traduttore che si chiama Guido Baldoni: è il figlio di Enzo, ucciso dieci anni fa in Iraq. Dice poche parole: Christian Rocca è in malafede. E se Christian Rocca non fosse in malafede sul serio, probabilmente non se la prenderebbe tanto. Invece si agita, comincia con gli «smamma, troll», non la pianta neppure quando Guido ricorda suo padre per mettere in chiaro che nessuno più di lui detesta il terrorismo. Da qui in poi la conversazione diventa surreale: Rocca continua a estrapolare frasi dell’articolo di Zakaria, decontestualizzandole per dar loro il significato che interessa a lui, Baldoni continua a sbugiardarlo. Dopo essersi ricoperto di ridicolo insinuando che Baldoni, traduttore di professione, non conosca l’inglese, Rocca si decide a bloccarlo. Sipario.

    Intanto qualcuno si è accorto dello scambio in corso tra i due e si è inserito,parteggiando prevalentemente per Baldoni. A prendere le difese di Rocca è invece Guia Soncini, una tizia che di mestiere si occupa di vip, corna, serie TV e fiction di Mediaset e nel tempo libero battibecca su Twitter. Il suo delicato intervento è: «Ma giocarsi il parente morto nella polemicuzza su Tuìtter si può fare più volte? È come passare dal via e ritirare le 20mila a Monopoli?». Poi lo ripete. Poi un’altra volta. Per coerenza lo dice al diretto interessato. E lo ripeto anche io: questa donna è convinta che Guido Baldoni abbia usato la morte di suo padre come espediente retorico per avere la meglio in una discussione. Su Twitter. Contro Christian Rocca. Che comunque stava già affogando nel mare delle sue stesse panzane. Se questa uscita non fosse così meschina, viscida e puzzolente (l’hanno definita cinica, ma mi sembra un complimento immeritato) farebbe ridere. Se lei fosse così cattiva e arrabbiata da insolentire persino i parenti di una vittima, quasi ti verrebbe da consolarla. E invece è solo la solita posa, la solita gara al ribasso in cui vince chi la dice più sporca e schifosa. Dieci anni fa Libero e il Giornale titolavano sul rapimento e sulla morte di Baldoni: “Vacanze intelligenti”, “Ucciso il giornalista italiano che cercava brividi in Iraq”. Oggi Guia Soncini non si ferma nemmeno un momento prima di scrivere «ti stai giocando la morte di tuo padre» (giocando, morte, padre), non le viene neppure in mente che un’accusa del genere fa schifo o che potrebbe ferire chi la riceve. La scrive, conta i retweet di chi ammira le prese di posizione scomode e conta, anche e soprattutto, le proteste di quelli che forse considera professionisti dell’indignazione virtuosa.

    Ribaltamenti e slittamenti che fanno sorridere: tu scrivi abomini per farti notare ma a chi poi ti nota, però infastidendosi, riservi tutto il tuo disprezzo. Tu fai il giornalista e traduci male un articolo, nel migliore dei casi perché non sai l’inglese e nel peggiore perché vuoi fargli dire quello che pare a te, ma rifiuti di ammettere l’errore e anzi ti irriti con chi lo fa notare.

    La buona notizia: ci vuole un QI minimo per non farsi imbambolare da questi giochetti delle tre carte. La cattiva: l’arroganza fa tendenza e così eccovi condivisi ovunque. Ma i veri troll siete voi: provocatori per il gusto di farlo, spesso privi di argomenti, subito pronti a deridere anche chi cerca un confronto con toni civili. Scrivete sui giornali, magari li dirigete pure, ma i veri troll siete voi.

    N.B. Ho fatto male a non specificarlo prima, ma io e Guido non siamo parenti e quella che ho provato a difendere non è la mia famiglia.

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