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  • #5246
    Anonimo
    Inattivo

    Non partecipo ai vostri dibattiti, ma li seguo oramai da tempo con vivo interesse, aprendo quasi ogni link di rimando informativo segnalato e di certo tutti i commenti ad un qualsiasi post, sempre ben articolato e mai scontato, spero quindi lascerete correre se questo mio intervento sia di natura totalmente differente e più che commentare un evento esponendovi il mio punto di vista sia l’espressione della molteplicità dei dubbi spesso contrastanti a cui deliberatamente sono “costretta” in un certo senso a pensare.

    Ho sin dall’ inizio guardato verso Grillo come contro-informatore in maniera scettica, il mio atteggiamento nei confronti del movimento cinque stelle è stato dapprima curioso , ma praticamente subito fortemente critico e mai favorevole.
    Sebbene durante l’adolescenza abbia appoggiato posizioni radicali , lodato sistemi molto poco moderati e riempito la bocca di democrazia diretta (“facilmente” applicabile nel contesto scolastico), subito mi sono sentita in netto contrasto con la linea di Grillo.
    Non mi sono mai apertamente schierata in contrasto a quelle che erano state le mie idee nella prima fase politica della mia vita, ma improvvisamente sentendole proclamare con voci tanto forti, autoritarie e messianiche quasi, ho timore.
    Non posso non tornare alla mente ai discorsi sull’utopia che trova luogo.
    E’ chiaro che la democrazia diretta è un’idea utopica, che la comune come strumento politico non sia né auspicabile né tantomeno realizzabile [ … ]. Eppure tale idea di democrazia diretta, è proposta a squarciagola come fosse l’evoluzione diretta della comune parigina nell’era digitale, più di una volta ho sentito paragonare il movimento cinque stelle al movimento del sessantotto, sospiro e scuoto la testa a dir la verità, poiché il paragone non regge, non sta in piedi: l’essenza stessa dei due movimenti non ha identità comune. Il movimento sessantottino non aveva leader politici, piuttosto quelli ideologici in Marcuse, nella scuola di Francoforte, in una certa letteratura americana e via dicendo, insomma in quegli ideali culturali nel senso più lato del termine  comuni oltre i confini di ogni stato interessato.
    Il movimento cinque stelle al contrario ha i suoi due bei leaders chiari e ben identificati non trascende i confini nazionali e i propri riferimenti culturali sono per lo più totalmente indipendenti e svincolati non solo dal movimento ma dalla linea generica che dietro questo si cela.
    Ma…
    ( Arriva chiaramente il ma, altrimenti che senso avrebbe tutta la pippa mentale che voglio esporre dei dubbi? )
    Ragioniamo per assurdo
    Dicevo…
    Ma… Se mi sbagliassi? Se non fosse un nuovo movimento fascista, in cui le minoranze contano zero, in cui il pensiero dell’altro conta zero, in cui l’alterità è nemica e la xenofobia è sovrana? Se non fosse vero che è totalmente privo di logiche democratiche e razionali?
    Se fossi io a sbagliarmi, ad essere ancorata ad un sistema, e se invece fosse possibile un’ Italia migliore, a cinque stelle (per usare le loro parole) in cui è il merito che conta e la parziale assenza di democrazia e la totale inattenzione alle minoranze e alle logiche più economiche e pragmatiche delle questioni fosse il temporaneo scotto da pagare per vedere una rinascita come dalla Rivoluzione Francese all’ Illuminismo? (Lasciatemi correre il paradosso! )
    Quello che voglio dire è: se stessi remando contro con ogni forza a qualcosa di inevitabile e positivo???
    Poi mi dico: ecco che sono entrata in contraddizione con la tesi, posso stare tranquilla!
    Eppure non lo sono, perchè come anticipato, i dubbi che ho sono diversi e contrastanti l’un con l’altro tanto da escludersi a vicenda. E così voglio porvi il secondo inarrestabile dubbio che mi attanaglia la mente:
    Pur accettando per assurdo la possibilità sopra espressa che il movimento 5 stelle porti alla fine dei giochi qualcosa di positivo rimane accertato la vocazione dittatoriale del movimento che in quanto stato di fatto non è messa in discussione della prima ipotesi, d’altra parte è innegabile il ruolo di Grillo e Casaleggio all’interno del movimento, non solo leaders ma proprietari legali ed economici del movimento oltreché voci indiscusse se guardiamo ai personaggi oramai pubblici e ufficiali del movimento.
    Premesso questo e premessi toni violenti, iracondi del tutto irrazionali delle sparate di Grillo, non vi sorge mai il dubbio, che la rabbia, l’irrazionalità , la violenza e veemenza delle parole del genovese siano come benzina sul fuoco in un contesto sociale come quello italiano attuale? In cui la parte debole del popolo è abbandonata dallo stato, spogliato di una qualsiasi struttura sociale funzionante? Quanto è REALMENTE pericoloso giocare con la rabbia  ed interpretare il capo popolo in un contesto tanto infiammabile?
    Infondo la storia è piena di esempi di gruppi radicali incuranti delle minoranze, incuranti delle maggioranze parlamentari che si arrogano a suon di grida tutt’altro che ispirate alla democrazia diretta, il compito di guida del paese lontana dalle linee comuni e incurante degli interessi internazionali.
    In poche parole: il passo tra violenza verbale e violenza reale quanto è lungo?

    So bene di aver descritto un’iperbole e aver ragionato per assurdo eppure quante volte si lascia correre perché un’ipotesi sembra troppo irreale?

    Ai caproni l’ardua sentenza!

    #5247
    Anonimo
    Inattivo

    Hai spiegato in modo impeccabile il tuo pensiero e rispondere alle tue “domanda e dubbi” non è semplice ma mi viene in mente una frase di Isaac Asimov “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. ” 

     

    #5248
    Antonio Inoki
    Partecipante

    @ Caprachiar

    Hai spiegato così bene i termini della questione che credo tu non abbia bisogno di sentenze ‘giuste’ da parte di altre persone. Nella tua analisi sei stata in grado di vedere e analizzare a fondo sia gli aspetti positivi che le contraddizioni di un fenomeno come quello m5s, contraddizioni che non sono così chiare ed evidenti a tutti come lo sono a te, perchè altrimenti non si spiegherebbe la difesa a oltranza di un sistema di gestione autoritario, verticale, padronale come quello di Casaleggio e Grillo da parte di chi invece si dichiara per una forma di democrazia nuova, partecipativa, dove tutti decidono tutto e tutti hanno la stessa importanza. Personalmente vedo prevalere totalmente il sistema di gestione autoritario e dittatoriale su qualsiasi altro aspetto e la cosa si sta dimostrando in modo sempre più conclamato ed evidente.
    La cosa che colpisce particolarmente chi come me ha già assistito ad un congruo numero di anni di politica italiana e il ricorrere per l’ennesima volta degli stessi elementi negativi che hanno caratterizzato precedenti gruppi, movimenti, partiti, esperienze e personalità politiche partite con le migliori intenzioni, a parole, e poi rivelatesi invariabilmente come l’esatto opposto.
    Capisco poi che il concetto di rivoluzione (in senso lato) possa attrarre ma, come dice Marcello, credo che la violenza sia la cosa più di tutte da rifuggire perchè la storia insegna che ben di rado ha portato a risultati positivi. Spesso tende a prendere la mano di chi pensa di ricorrervi e finisce col portare a risultati contrari rispetto a quelli che erano gli obiettivi iniziali. Pensa al grande movimento di progresso, emancipazione, lotta per i diritti e per la democrazia che sono state le lotte di fine anni 60 e 70. Ha permesso di ottenere grandissimi risultati, riforme politiche, parità, diritti civili, leggi moderne (lo statuto dei lavoratori, il divorzio, l’obiezione civile, una assistenza sanitaria per tutti ecc.) ma ha trovato il suo peggior nemico proprio nella nascita del terrorismo e in tutta la violenza che ne è conseguita. Nella speranza di un risultato ancora più eclatante, di un tutto e subito, si sono create le premesse e il pretesto per un brusco stop e per una repressione anche di tutte le istanze progressiste nella società. Basterebbero del resto le vittime, i feriti, tutto il sangue sparso in quegli anni a dimostrare che una scelta del genere è completamente sbagliata. Ma pensa anche agli epiloghi delle cosiddette ‘primavere arabe’: non ne esiste una che davvero sia sfociata in una situazione democratica degna di questo nome.
    Alla fine non ho risposte per te ma credo tu stia percorrendo la strada giusta, quella del dubbio, dell’informazione, dall’analisi, del confronto di pareri e idee opposte che ti permetteranno di formularti una tua propria e personale opinione nei riguardi di ogni questione complessa e importante con cui avrai a che fare. Un saluto.

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