Autismo: la ricerca va avanti…

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  • #9496
    Capretta Amaltea
    Partecipante

    Qualche giorno fa i giornali hanno riportato con una certa evidenza l’uscita di un articolo sul New England Journal of Medicine (NEJM) che descrive la scoperta di alcune anormalità strutturali nel cervello dei bambini autistici, probabilmente insorte durante lo sviluppo fetale. L’interesse della stampa è, naturalmente, dovuto alla rilevanza di questo studio nella dibattuta questione vaccini/autismo. Se il cervello degli autistici si sviluppa in modo anormale, la genesi della malattia risale alla vita fetale, e diventa ovvio che le vaccinazioni non possono entrarci nulla. Tuttavia, dato che la trattazione giornalistica delle notizie scientifiche è troppo spesso di livello penoso (ad essere gentili), sono andata a leggere l’originale dell’articolo in questione e ho pensato di farne un riassunto per i caproni e caprette che fossero interessati alla cosa.
    L’occasione è buona anche per capire un po’ meglio come funziona la scoperta scientifica in casi come questo.
    Allora, i ricercatori hanno preso come campione i cervelli (conservati in una banca di tessuti) di 11 individui autistici dai 2 ai 15 anni (età media 7,7), 8 maschi e 3 femmine, morti per diverse cause, e hanno confrontato l’architettura di alcuni settori di questi cervelli con quelli dei cervelli di un pari numero di individui normali. Bisogna sapere a questo punto che è noto da moltissimo tempo che il cervello umano è organizzato in aree spaziali più o meno ben definite alle quali competono funzioni diverse. In questi casi, le aree esaminate erano la corteccia prefrontale e temporale, note per avere un ruolo nelle funzioni comunicative, associative e linguistiche, alterate nei casi di autismo. Come controlli, sono state analizzate aree del cervello che non hanno un ruolo preminente nelle suddette funzioni. Facendo semplice una storia complicata, i ricercatori hanno preparato sezioni sottilissime dei cervelli malati e di controllo, che sono state poi “colorate” con diverse “sonde” che permettono di visualizzare il livello di espressione di certi geni specifici per i diversi strati della corteccia cerebrale. A conti fatti, è risultato che nei cervelli degli individui autistici, ma non nei cervelli normali, si riscontravano “chiazze” (patches) diffuse in cui alcuni dei geni sonda si esprimevano a livelli significativamente più bassi rispetto ai cervelli normali. Ancora più importante, queste “chiazze” si vedevano solo nelle zone del cervello presumibilmente coinvolte nell’autismo, ma non nelle altre. Che un gene si “esprime” poco vuol dire che il suo prodotto (una proteina) viene fatto meno del normale. Dato che i geni presi in esame identificavano in modo specifico certi strati della corteccia, le “chiazze” altro non erano che regioni disorganizzate, nelle quali l’architettura dei neuroni non era quella dovuta: in altre parole, non c’erano i neuroni che avrebbero dovuto esserci, oppure c’erano ma non si comportavano nel modo giusto.
    Conclusione: la sindrome autistica è apparentemente associata con (attenzione! non: dovuta a) un’alterazione “a chiazze” nella struttura della corteccia cerebrale, presente in modo specifico in regioni note per mediare le funzioni disturbate nell’autismo: emotive, sociali, comunicative e del linguaggio. Poiché la corteccia forma la sua corretta organizzazione durante lo sviluppo fetale, le (presunte) basi organiche delle sindromi autistiche si determinano già in utero, e potrebbero derivare da una scorretta stratificazione dei neuroni o da un loro differenziamento difettoso durante lo sviluppo prenatale.
    Perché è importante questo lavoro? Perché suggerisce che l’autismo abbia le sue radici in difetti nello sviluppo fetale e non in eventi che accadono dopo la nascita, tipo vaccinarsi o avere una “madre frigorifero” per citare due delle teorie più sballate avanzate per spiegare questa malattia. Detto questo, bisogna anche dire che sicuramente le evidenze presentate non sono conclusive. Anche se i dati sono statisticamente significativi, il campione è piccolo, e non è per niente insolito che conclusioni tratte sulla base di campioni piccoli siano successivamente smentite da studi condotti su scala più larga. Inoltre, il lavoro non dice nulla sulle possibili cause che determinerebbero la disorganizzazione della corteccia durante lo sviluppo fetale. Potrebbero essere genetiche, o ambientali, o una combinazione delle due cose. Ma la scienza è così: difficilmente una singola ricerca permette di ottenere risposte nette o di risolvere definitivamente un problema. Di solito è necessario che si accumulino dati provenienti da più laboratori per confermare, o smentire, una data ipotesi; e quasi sempre dei dubbi rimangono. Sono solo i complottardi tipo pasdaran antivaccinisti che hanno sempre certezze e mai dubbi.
    Per fortuna, la ricerca va avanti, nonostante tutto. Com’è ovvio, la comunità scientifica è da tempo convinta dell’assenza di ogni correlazione fra vaccini e autismo, ma qualsiasi ulteriore prova che possa fare breccia nell’opinione pubblica è benvenuta. Soprattutto in vista del fatto che le fisime antivacciniste stanno già causando piccole epidemie di malattie già in via di estinzione, come il morbillo, e che le complicazioni causate da queste malattie possono provocare danni permanenti, quando non addirittura la morte.
    Vaccinate e fate vaccinare! La malattia più grave è l’ignoranza.

    #9497
    Antonella Baroni
    Partecipante

    per me è molto pello…possiamo postarlo?

    #9498
    Pallacorda
    Amministratore del forum

    Abilitata a postare sul blog 🙂

    #9499
    Capretta Amaltea
    Partecipante

    Grazie!!

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