Ecuador, storia del default e situazione

Siccome ci si chiedeva in che condizione fosse l’Ecuador, quale migliore spunto di riflessione può essere il bollettino di Moody’s sul suo rating, riportato dalla Reuters.
Oggi Grillo ha blaterato di Ecuador nel suo solito modo semplificazionista, buttando lì un paio di affermazioni che fanno sembrare l’economia e la finanza un sistema che funziona secondo logiche da Asilo Mariuccia.

Osserviamo invece la situazione dall’inizio e capiamo cosa è successo, perchè, e cosa sta succedendo ora. Anche perchè per alcuni versi ci può aiutare a farci un’idea sull’Italia e sull’Euro, soprattutto perchè Grillo usa questa storia dell’Ecuador per opporsi al debito pubblico.

Il default dell’Ecuador avviene nel 2008, sull’onda della crisi finanziaria prodotta dalla “finanza tossica” (Lehman Brothers su tutti). Il presidente Raphael Correa dichiara che parte del debito contratto dall’Ecuador è “illegittimo” e illegale, e che i creditori stranieri sono “dei veri mostri”. Il default ammonta a $3.9 miliardi.
Una cosa da notare: non si parla di moneta locale (si chiamavano sucre) ma di dollari, perchè il debito è espresso in quella valuta. E lo è per una ragione molto semplice: in Ecuador si usa il dollaro.
Questo è molto importante, perchè l’adozione di una moneta straniera annulla ogni possibilità di politica monetaria, che è in parte quello che succede in Italia con l’Euro.
La differenza con l’Europa è che la BCE è controllata dalle varie Banche Centrali Europee (e no, non è un ente privato) e ha quindi alcuni margini di manovra, che si spera aumentino in un futuro prossimo. Le conseguenze sul debito comunque sono simili.

Questa adozione di moneta è conseguenza della loro crisi bancaria del ’98-’99, dovuta all’enorme corruzione di quell’ambiente e alla risultante malagestione.
Ora l’Ecuador conia solamente le monetine dei centesimi.
E’ chiaro che in questa situazione il presidente Correa non poteva utilizzare una politica monetaria per aggredire il debito e magari ridurlo, ma ha dovuto cercare altri mezzi.

Apriamo una piccola parentesi: l’Ecuador ha una crisi bancaria, ha enormi problemi e adotta una moneta straniera. Non il contrario, come vorrebbero da noi i no-Euro.
Lo fa perchè esporta petrolio, quindi utilizzare i dollari ha i suoi vantaggi, evidentemente.
Quindi vediamo che l’Ecuador ha parecchi punti molto distanti dalle caratteristiche dei “paesi del Sud” Europei, ed è quindi un esempio da usare con molta cautela, sicuramente non in maniera semplicistica. Chiusa parentesi.

Non crediate però che l’Ecuador sia povero, non lo è affatto. E’ pieno zeppo di petrolio (52,4% delle esportazioni) e il “commodities boom”, ovvero l’aumento dei prezzi del petrolio e altre materie prime (dovuti a guerre e altre amenità che durano tuttora), lo ha aiutato moltissimo. Le esportazioni andavano e ora vanno molto bene, e l’Ecuador poteva pagare il debito con gli enormi ricavi.
Arrivati al 2008 però il prezzo del petrolio è sceso, e quindi anche le entrate dell’Ecuador (entrate fiscali comprese, ovviamente), e il sistema è chiaramente entrato in crisi. Questa discesa dei prezzi non ha compromesso la capacità dell’Ecuador di pagare, ma sicuramente non ha fatto bene.
Notate bene: l’Ecuador poteva pagare, ma non l’ha fatto. Non è il caso di “default-casse vuote” (stile Grecia, per intenderci).

A questo punto quindi Correa ha preso la decisione: default sul debito estero e rinegoziazione. L’Ecuador pagherà solo il 35% di questo debito.

Attenzione però: questo avviene nel Dicembre 2008, ma Correa è in carica dal 2006. E’ sempre stato critico verso il debito estero fin dal 2005, ma fino al 2008 l’Ecuador ha pagato regolarmente.
La tesi di Pablo Davalos, economista Ecuadoregno e fortemente critico nei confronti di Correa, è che quindi sia una manovra politica e la ragione di “illegittimità” sia più che altro una scusa.
Una buona parte del debito proviene proprio dal periodo dopo la crisi, e l’accusa di Correa è che sia stato contratto con irregolarità, a tassi d’usura e con la complicità di politici che ci hanno guadagnato qualcosa (e quando mai, si vede che non conosce Craxi).
Una buona ricostruzione della storia la trovate qui.

Quindi capiamo che l’Ecuador non si è proprio comportato in questo modo sulla scia di una “giusta morale” o di ideali superiori contro la finanza internazionale brutta e cattiva. Piuttosto è stata una scelta calcolata, valutando rischi, costi e ricavi.
Era un periodo in cui il petrolio andava male, non si poteva utilizzare la politica monetaria (dollaro), i debiti erano abbastanza grossi (debito in dollari e 44% di debito estero): si poteva pagare ma si sarebbe dovuto rinunciare ad altre spese sul welfare.
E le spese sul welfare sono sicuramente importanti, non lo nego, ma ricordiamoci che pagare i debiti esteri non porta voti, migliorare il welfare sì.
E da queste valutazioni la decisione.

Oggi l’Ecuador va meglio, anche se dal default non se l’è passata benissimo. Molti indicatori economici sono calati, e hanno ora iniziato a migliorare.
Tutta questa situazione è ben riassunta dal bollettino di Moody’s di cui parlavo all’inizio: il paese resta nell’area “quasi-junk“, ma ha il suo rating è appena salito di una tacca e l’outlook è positivo.
Tutto bene quindi? Non proprio, perchè ci sono dei “caveat“.

Innanzitutto, dal bollettino si evince qualcosa che non ho ancora detto, che non si dice in giro e men che meno vi dirà Grillo. Avete presente quel paese, con un sacco di persone con gli occhi a mandorla, che usa gli schiavi per produrre a basso costo, un regime… dai che ci arrivate…
La Cina, esatto.

Leggiamo infatti le motivazioni per l’upgrade di Moody’s (dai, che l’inglese lo capiamo tutti):
(1) economic and fiscal indicators that compare favorably to medians for Ecuador’s sovereign peers, most of whom are B-rated
(2) the government’s capacity to secure access to new external financing (e.g., China) in the wake of its 2008 default
(3) a track record of repayment on all of its debt since the last default.

Il punto 1 ribadisce la situazione degli anni precedenti: il petrolio va bene, il PIL va bene, quindi anche il fisco va bene. Tanto PIL, tante tasse. E quindi il punto 3: se lo Stato va bene, si potrà ripagare il debito.
Ma il punto 2 è molto importante. Si parla di “nuovi finanziamenti esteri“, in particolar modo la Cina.
Quindi questo è un punto importante: l’Ecuador ha fatto default, è stato tagliato fuori dal credito internazionale, ma non da quello Cinese.
Anche questo modifica di un po’ la percezione della portata del default. Non è affatto vero che l’Ecuador quindi ce l’ha fatta da solo, ma è stato comunque aiutato da finanziamenti esterni. Quale sia l’entità del credito cinese e quanto questo potrà influire sull’economia e sulle scelte politiche non è al momento noto.
Nel frattempo “Average annual real GDP growth of 4.2% over the past five years has been driven by public investment, financed in part by oil revenue and increased bilateral lending from China. La Cina paga, ma quando arriverà il conto?

Questo è l’Ecuador in soldoni. Nei commenti possiamo sbizzarrirci a discuterne e trarne qualche conclusione.

Non è però finita qui, eh no.
Perchè c’è stata una cosa che oggi Grillo ha detto riguardo l’Ecuador. Ha detto che l’Ecuador ha fatto default, ma l’Argentina ha offerto la sua carne gratis per dieci anni, la Colombia ha offerto petrolio gratis per dieci anni…
Insomma, si è subito formata una santa alleanza contro la finanza internazionale, una grande ribellione. Tutto questo ovviamente nel 2008, mica l’altroieri.
Riconoscete qualcosa? Magari lo stile? E’ lui o non è lui? Ma certo che è lui!
E’ Sergio di Cori Modigliani, noto sfornatore di bufale e autore di un post sul blog di Grillo di cui parla…proprio di questo!
E dicevate che Grillo non legge nemmeno il suo blog, miscredenti!

Ma procediamo coi piedi di piombo, non saltiamo alle conclusioni.
Iniziamo con un ragionamento ovvio.
Delle due l’una: quello che è stato scritto e detto, o è vero o è falso.

Prendiamo il tutto per vero.
Beh, in questo caso c’è poco da stare allegri. Se notate, gli stati vicini non hanno offerto soldi o prestiti agevolati (come è convenzionale fare), ma aiuti concreti. Solo che questi aiuti si chiamano “aiuti umanitari“.
E nel mondo reale, se hai bisogno di aiuti umanitari, non è perchè stai bene. Infatti la gente non fa la fila alla Caritas perchè va di moda, ma lo fa perchè non sa che mangiare.
E quindi se tutto ciò è vero, è una situazione disastrosa. In Ecuador c’è carestia, non c’è benzina (in un paese che vive di petrolio), la gente ha bisogno d’aiuto per sopravvivere.

Mettiamo ora in dubbio la veridicità delle affermazioni.
In questo caso allora andiamo a controllare. E quale modo migliore di controllare se non in rete? Ci sarà qualche articolo, qualche video, qualche report, qualcosa.
E qui a capo vi elenco quindi cosa ho trovato:

Come? non visualizzate i link?
E’ perchè non ce ne sono. Infatti non ho trovato niente al riguardo. Ho perfino trovato il sito “meatinfo” (c’è veramente di tutto in rete), che però non riporta niente sull’Ecuador.
Ma a parte questo, niente. Beh, in realtà ho trovato che il default poteva far molto male all’alleato Chavez, cioè quello che avrebbe dovuto regalare il petrolio.
Magari riuscite a trovare voi qualcosa.
Un grosso problema è che Sergio blabla (per gli amici SdCM) non mette link, non mette fonti, non mette riferimenti, non mette niente.
Come faccio a controllare quello che ha detto? Sarà vero? Sarà falso? Boh?
Ma tanto la storia dell’Ecuador l’abbiamo già ricostruita. Di certo ora ne sappiamo molto di più di Grillo, che è un altro che si informa solo… sul suo blog.
Un perfetto grillino, insomma.

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