Ebola

La legislazione francese proponeva ai laureati in medicina il servizio civile presso una delle innumerevoli ambasciate che la Francia possiede in tutto il mondo; l’accesso al servizio era libero e gratuito anche a cittadini comunitari, una concessione dell’ambasciata che anticipava legislazioni fatte parecchi anni dopo. Era praticamente il medico di base di tutti gli europei, ma con i mezzi ridotti forniti in un’ambasciata e l’inesperienza di un giovane medico neolaureato, non sempre poteva essere risolutivo, quindi ho conosciuto, mio malgrado, gli ospedali africani, ma non solo, anche gli ospedali (se così si possono chiamare) che Médicins Sans Frontière installava e installa tutt’ora nelle zone più perdute del mondo. Una descrizione generica delle tre strutture può essere una stanza-ambulatorio decorosa dentro l’ambasciata francese la prima, una struttura fatiscente e igienicamente indigente chiamato ospedale la seconda e la terza struttura consisteva in uno o un paio di prefabbricati (o tende, o container) in posti smarriti dove medici volontari curavano (curano) con impegno considerevole, in condizioni indicibili, gente spesso senza speranza, arrivata da chissà dove che faceva la fila per giorni.

La percentuale dei medici in tutta l’Africa subsahariana era ed è tutt’ora (nulla sembra essere cambiato) di uno su cinquantamila abitanti (1/50.000) contro i 4 su 1.000 abitanti, una delle percentuali più alte al mondo, dell’Italia, in Liberia c’è un medico ogni 70.000 abitanti. Oltre alle patologie comuni con i paesi ricchi, come un incidente stradale o un infarto, i numeri sostengono vi sia circa un milione di morti/anno a causa della malaria e che nei paesi poveri dove le condizioni di vita sono un po’ più evolute, la percentuale di sieropositivi fra la popolazione si attesti attorno al 5% (0,3% Italia – 17,9% Sudafrica) che portano a circa due milioni di morti/anno di aids per mancanza di terapie (ovvero di soldi per le terapie) oltre alle altre diverse patologie gravi quali morbillo, difterite, pertosse, tubercolosi, febbre gialla, malattia del sonno, filariosi, epatiti, leptospirosi, dengue, meningite, qualche caso di tifo di tanto in tanto misto a isolati casi di colera e vari malanni minori, come la pulce “penetrante” che trafora la pianta di un piede scalzo e vi deposita centinaia di uova, per citarne una.

 

 

Quando un giorno uno dei medici (quell’uno su cinquantamila) che pazientemente cerca di curare o almeno attenuare le sofferenze delle malattie sopracitate, si trova davanti ad un ammalato di ebola virus, contrariamente alla malaria e all’aids, che sono le epidemie più diffuse, con cui, nonostante la scarsità di mezzi, può cercare di arginarne il contagio, qui non ha alcun mezzo, non solo per curare l’ammalato, ma neppure per delimitare e contenere l’epidemia. L’ospedale è vecchio, fatiscente, sporco, igienicamente carente e non possiede alcuna struttura atta all’isolamento del paziente. E’ ciò che succede in Liberia, dove l’unico ospedale è quello di Monrovia che si può definire un ambulatorio più che un ospedale e credo sia non molto diverso, se non peggio, di quelli che ho conosciuto e sopra descritti.

L’ebola virus si trasmette solo attraverso fluidi corporei, non ha un contagio aereo come la Sars o la Tbc, quindi in condizioni adeguate, sterili e isolate può essere contenuto, ma i mezzi di prevenzione di quei luoghi, che si possono definire più che altro mezzi di propagazione di malattie, le poche risorse economiche che possiedono, l’ignoranza diffusa, la completa mancanza di alcuna struttura di isolamento per ammalati, unita a un modello di vita culturalmente molto socializzante a stretto contatto gli uni con gli altri, danno ampio spazio per la diffusione del contagio.

La terra è sferica, quindi una superficie circoscritta (cosa dimenticata dalla gran parte degli esseri umani) in cui un microscopico virus senza passaporto, trasportato da un conduttore biologico, può avere una (relativa) facile diffusione, ma purtroppo non è delimitata la stupidità umana, che al contrario non ha confini. L’ebola può essere sconfitta o al massimo confinata e messa in condizioni di non uscire dai paesi contaminati e per questo il mondo intero dovrebbe fare ciò che non sta facendo.

La soluzione potrebbe cominciare dall’invio massiccio di ospedali (prefabbricati) completi di attrezzature e complementi adeguati alla pandemia, che gli USA sembra stiano già timidamente facendo (a proposito, oltre alle solite squallide e sterili polemiche delle destre italiane di Grillo, Salvini e Meloni, cosa sta facendo lo stato Italia?) e l’invio di medici specializzati che cerchino di contenere l’epidemia nei paesi già contagiati, a cui dedico tutta la mia stima soprattutto a Médicins Sans Frontière.

 

 

In Africa l’esame standard per ogni sintomatologia sospetta è quello della malaria, che veniva fatto con un prelievo di sangue nel polpastrello di un dito da un attrezzo che molto spesso non era disinfettato per mancanza di sterilizzatore e al massimo veniva bollito, come quasi sempre lo erano le vecchie siringhe in vetro ancora in dotazione, lessate in una bacinella d’acqua. I ricoveri vengono fatti in un unico grande camerone, come nei film hollywoodiani sulle ultime guerre mondiali. Per questo la completa mancanza di prevenzione, l’assoluta carenza di igiene unita soprattutto all’insufficienza di strutture adeguate che portano gli ammalati ad essere respinti e costretti a ritornare alle loro case non potendo essere ricoverati in ospedali idonei per mancanza di posti, porta a pensare che l’ebola virus, in condizioni igienicamente conformi, e sopra ogni cosa la possibilità di poter isolare i malati, non sia così facile da diffondere, diversamente i contagi sarebbero molti più dei circa 5/6 mila stimati, se raffrontati ai numeri dell’aids e della malaria e allora perché non si inviano decine di ospedali da campo per isolare gli infetti?

Sembra che la posizione del mondo politico nei confronti dei tre piccoli staterelli africani contaminatori sia di relativa indifferenza, di abbondante ignoranza e di atavico disinteresse per tutto ciò che viene da un paese povero, soprattutto africano, condizioni tali che potrebbero portare l’ebola virus anche in occidente, in Europa e in Usa, non come caso isolato o da un viaggiatore sperduto, come sta già avvenendo, ma come pandemia da combattere. E’ già successo recentemente con l’hiv e potrebbe succedere ancora, ma questa volta in modo completamente stupido, in quanto i mezzi, le strutture, le tecnologie e le capacità tecniche e scientifiche per isolare l’ebola all’origine ci sono, sempre che vengano usate.

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