E che ci vuole? Parte seconda.

Ci eravamo lasciati con una domanda, da dove viene la tendenza a ridurre problemi complessi a facili teorie, con altrettanto facili soluzioni?

In politica è una tandenza che è sopravvissuta nei secoli, basandosi sull’arroganza e il pregiudizio accompagna l’uomo almeno da quando le prime civiltà sorsero, tuttavia non assunse una forma organizzata e complessa prima dell’avvento dei fascismi.

Il primo esempio di questa tendenza fu la cosiddetta “terza via” fascista, un concetto che postulava una società a metà fra il capitalismo e il comunismo, prendendo elementi da entrambe e fondendoli in un improbabile “unicum”, ovviamente non democratico.

Esempio lampante di applicazione di tale idea fu il nazional-socialismo, già a partire dal nome.

E le curiose commistioni ideologiche non si fermano al nome, il nazional-socialismo fu infatti un’accozzaglia di elementi scippati ad altre ideologie, dal comunismo si prese la teoria dello Stato servitore del Partito e l’impostazione ferocemente ostile al libero mercato, dal capitalismo si prese il rispetto della proprietà privata, a tutto ciò si aggiunse una buona dose di nazionalismo esasperato, predicando l’autarchia e scoraggiando con ogni mezzo la mescolanza fra popoli diversi, a ogni livello.

Questa impostazione rispondeva a una visione estremamente semplicistica e facilona della politica, secondo la quale basta copiare elementi graditi da questo o quel sistema politico e fonderli, con tanti saluti alla coerenza interna.

Non vi ricorda nulla questa idea?

Qual’è, ad oggi, il partito italiano che ha fatto propria l’idea del “nè di destra nè di sinistra”, ponendosi come “oltre” le ideologie?

Il M5S è  esattamente questo, un’accozzaglia di idee ritenute “gradevoli” rubate ad altre ideologie più antiche e buttate, molto alla rinfusa, dentro un’unico calderone.

Sapete cosa mi ricorda questa impostazione ideologica? Questo:FlyingTanks21-1024x640

Questo aggeggio è la trasposizione del M5S nell’ingegneria militare, l’Antonov-40.

Si, è quello che sembra, un carro armato cone le ali, commissionato nel 1942 in URSS per essere trainato in aria da un’aereo e planare in seguito in zona operazioni, fu un fiasco di proporzioni enormi.

Troppo leggero per essere un buon carro, aveva una corazza ridicola, un cannone minuscolo e un motore poco potente, tuttavia la sua relativa leggerezza era comunque non adatta a un aereo, anche perchè l’aereodinamicità dell’Antonov-40 era prossima a quella di un’incudine.

Quando “planava” stallava spesso, tendeva a precipitare più che planare e, le poche volte che atterrava senza distruggersi, feriva l’equipaggio.

Tuttavia l’Antonov-40 è un’esempio recente dell’idea che stiamo analizzando, ci sono esempi molto più antichi, come ad esempio questo:

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La pistola Dumonthier, 1870, francese.

Progettata da Joseph-Célestin Dumonthier, armaiolo che vedrei bene in un film di James Bond visto che inventò anche il fucile-bastone da passeggio, l’idea è di combinare una lama con una pistola, logica discutibile, perchè innanzitutto l’arma è pesante e ingombrante per essere un pistola e poi le vibrazioni dello sparo, nel tempo, tendono a indebolire la lama anche se massiccia e corta come in questo caso.

 

Altro esempio più antico è questo:G8736L-Rifle_AxeAnche qui, essenzialmente si è deciso di adattare la forma delle pistole del diciottesimo secolo per renderla più accettbile per l’aggiunta di una piccola ascia, sulla punta.

Non granchè come idea, il design è sì solido, ma mirare è impossibile e l’arma è sbilanciata e poi, domanda cruciale, ma ne vale la pena? non sarebbe meglio portarsi una buona pistola e una buona spada corta/ascia?

Molto obbrobbri nella storia si sarebbero potuti evitare se l’ingegnere si fosse fatto questa semplicissima domanda, “Ne vale la pena?”

Vale la pena avere un’arma che mescola caratteristiche di due categorie di armi inconciliabili e che, magari, non riesce a far bene sia in un ruolo che nell’altro?

Secondo me no, ma evidentemente chi ha creato questo non era d’accordo:wheellock_maceUna mazza-pistola, risalente al sedicesimo secolo, ovvero al primo periodo della storia “recente” in cui si è visto prendere piede il concetto che c’interessa.

Ora, anche alla luce delle critiche mosse nel precedente mio articolo (critiche che rispetto, ringraziandone gli autori), non voglio essere troppo “duro” col design di quest’arma, quindi ne considererò gli aspetti sia positivi che negativi.

Innanzitutto ha una dimensione normale, nè lunga nè corta, e la cosa è un bene, e poi sembra anche abbastanza solida (anche se non vedo fasce che saldino la canna al corpo dell’arma, cosa utile se usata come mazza), ultimo vantaggio è che è un’arma unica, ergo probabilmente peserà di meno dell’equivalente pistola+mazza.

Ora però i difetti, tanto per cominciare non è possibile mirare, nemmeno vagamente, ma posso capire che sia intesa come arma da scontro ravvicinato, poi c’è il problema della struttura che è leggermente disassata, cosa orrenda dal punto di vista strutturale perchè si suppone che, se usata come mazza, l’arma debba essere solida, ma una struttura così ne compromette la solidità.

Anche qui rivediamo la stessa domanda, ne vale la pena?

Vale la pena non portarsi 2 armi corte buone o ottime per favorire una sola arma combinata ma mediocre?

Non notate anche voi una convergenza in questa teoria fra politica e armi?

Cos’è il M5S se non la trasposizione in politica di questo modo di pensare?

Combinare elementi, idee, visioni del mondo così contrastanti come quelle che vediamo nel M5S “convivere” non può che generare, alternativamente, una leadership ingombrante a dir poco o il caos settario.

Magari si potrà avere successo sul breve termine, (come le armi che ho postato, che all’inizio sembravano dei colpi di genio) ma sul lungo termine un progetto deve avere uno scopo preciso, un’idea su cosa fare che non sia un semplice “unire 2 tipi di arma” o “superare le ideologie”.

Nella prossima puntata, vedremo alcuni esempi di armi e idee politiche relativamente inusuali, ma che alla fine funzionarono, tanto per cambiare.

 

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