Draghi, l’Europa e il pessimismo cosmico

Ecco un commento abbastanza ben argomentato di un utente che definisco “No-Euro” (per semplicità), all’interno di una discussione di un Meetup sull’economia e sulle riforme europee.
Sotto riporterò la mia risposta al commento. Credo che possa essere istruttivo per tutti leggere questi due commenti, perchè sintetizzano efficacemente due posizioni piuttosto comuni pro e contro l’Euro. Inoltre forniscono la mia personale chiave di lettura riguardo gli ultimi eventi in Europa, su cui si può e probabilmente si dovrebbe discutere.

Quanto proposto oggi da Draghi servirà forse solo a prolungare l’agonia dei paesi periferici della zona euro.

La diminuzione dei tassi di interesse non servirà a farci recuperare competitività, in quanto le cure di austerity continueranno a devastare il sistema produttivo e potrebbe al massimo esserci una timida ripresa delle esportazioni, non certo dell’economia interna.

Il dilemma euro SI/euro NO è solo questione di tempo. Potrebbe risolversi da sè prima di quando sospettiamo.
Non mi stupirei se entro 1-2 mesi un giorno Draghi comunicasse che l’esperimento dell’euro è finito e che si ritorna alle monete nazionali.
E’ certamente una ipotesi che stannno prendendo seriamente in conto e questo lo si capisce dalle recenti dichiarazioni di Draghi (“questi provvedimenti hanno a che fare con la sopravvivenza dell’euro”) e di Monti (“evitato il tracollo”).

Per quanto mi riguarda, preso atto del fatto che la maggior parte dei paesi europei non abbianno neppure capito le cause della crisi e che i paesi del “centro” non abbiano alcuna intenzione di farsi carico delle uniche scelte politiche che potrebbero consentire una sopravvivenza dell’euro senza uccidere le economie degli stati periferici (e a ruota anche quelle degli stati centrali), resto un fautore di una uscita unilaterale dall’euro il prima possibile.

Dovremo per correttezza presentare le nostre proposte di riforma a livello di UE, ma già sapendo che non verranno nemmeno prese in considerazione.
Lo dimostra il fatto la Germania stia facendo resistenza persino per provvedimenti molto più blandi, come quello di Draghi, senza dei quali il tracollo europeo avverrebbe entro pochi mesi.

Qui di seguito la mia risposta.
La cosa che veramente non capisco di quelli che definisco “No-Euro” (facendo erroneamente di tutta l’erba un fascio, probabilmente) è che presumono di avere la sfera di cristallo e la capacità di leggere nella mente degli altri.

Perchè il tuo ragionamento si basa su alcune assunzioni che non è affatto detto che si verifichino, e su un errore enorme riguardo la conoscenza dei processi politici.

Errore enorme: le modifiche agli assetti macroeconomici e politici a livello continentale sono lenti. Sulla carta sembra tutto semplice: o facciamo l’unione europea e attuiamo questi provvedimenti, o si esce dall’Euro.
Una cosa di cui non ci si rende conto è l’infinità complessità di questi problemi e l’enorme inerzia di un sistema di dimensioni continentali.
Forse vale la pena ricordare che stiamo parlando di centinaia di milioni di persone, con cui quindi non si può giocare a “sacco pieno, sacco vuoto” e pretendere che i tempi di reazione siano dell’ordine del secondo.
Se si diramano degli ordini e delle direttive, ci vuole tempo perchè siano recepiti, e soprattutto un intero sistema di proporzioni sconfinate deve modificarsi. E le modifiche sono veramente innumerevoli, quindi richiedono tempo e processi graduali.
E quindi qualunque decisione che sembra poter essere sintetizzata in poche frasi, in realtà porta con sè milioni di minuscoli provvedimenti a tutti i livelli dell’economia, ognuno con le sue conseguenze.
Inoltre è necessario cambiare l’opinione di milioni di persone, che è un processo lento. Se c’è qualcuno di potente come la Bundesbank che si oppone, è molto difficile prevaricarla in tempi brevi, soprattutto se interi partiti politici battono con la propaganda sulla testa della gente per far supportare azioni scriteriate.

Quindi quando dicii provvedimenti di Draghi non bastano“, lo sanno anche i sassi. Il punto è che non puoi, in un clima già teso, buttare una proposta che sconquassa totalmente gli equilibri economici. Perchè magari la soluzione è anche giusta, ma potrebbe comunque fallire perchè attuata in maniera troppo drastica.
O potrebbe fallire perchè non viene accettata, perchè l’opinione di chi ha il potere di ratificarla è opposta, per motivi ideologici o elettorali.

Assunzioni non confermate: i paesi europei non hanno capito le origini della crisi“. Non mi pare affatto vero, anzi mi pare che i governanti Europei e i governatori delle banche centrali abbiano capito tutto, tutti quanti. Infatti tutti sono con Draghi, a parte Weidemann. Che o è contro perchè è un incapace (possibile) o perchè ha interessi o appoggi politici in quel senso.

Le “cure di austerity” non è detto che vengano attuate. Infatti la Spagna non ha chiesto aiuto, come nemmeno l’Italia, perchè “devono prima conoscere i dettagli delle condizioni e degli impegni”.
Che tradotto significa “chiedere aiuto potrebbe essere peggio che non chiederlo, in questo momento, ma magari a breve li facciamo rinsavire“.
Questo si ricollega al discorso di “lentezza politica” precedente: non puoi vincere una battaglia in maniera già tirata, e pure pretendere di stravincerla. L’eliminazione delle misure di austerità sarebbero una sfida aperta alla politica Tedesca, e la Merkel non potrebbe assolutamente permettersi in termini elettorali una cosa simile, perchè già vista come troppo buona nel suo paese.
Infatti l’ultimo comunicato della Merkel (non accetteremo acquisti illimitati) significava “accetteremo acquisti limitati”, cioè era un sì mascherato da no (come ha anche notato bene Feltri sul Fatto Quotidiano).
Ed è già stato sorpassato, quindi andare oltre sarebbe stato un vero affronto a livello politico, totalmente controproducente.
Molto meglio invece incassare la vittoria ora, far sbollire gli animi, e poi modificare lentamente anche la percezione sulle misure da adottare.
Almeno, questo è ciò che mi sembra stia avvenendo.

I paesi del centro non vogliono fare…” è parzialmente falso. La Merkel capisce perfettamente la situazione, ed è legata più che altro da motivi elettorali. Ma non è detto che nel giro di un paio di mesi non si riesca lentamente a far accettare linee più morbide, soprattutto sulla scia del miglioramento attuale. Anche un peggioramento futuro potrebbe aiutare, eventualmente.

Già sapendo che non verranno prese in considerazione“: evidentemente non hai visto l’intervista di Schulz a RaiNews, che capisce perfettamente il problema (pur essendo un cattivone ignorante Tedesco) e capisce perfettamente quali sono le soluzioni, ed è deciso a portare avanti l’unificazione Europea.
E questo falsifica il tuo “la Germania sta facendo resistenza“. Weidemann sta facendo resistenza, la Merkel no. E’ molto, molto, molto diverso.

Insomma, il tuo ragionamento è totalmente pessimista, basato sul “figurati se“, “tanto sono scemi” e “tanto ci vogliono male“, condito magari (o magari mi sbaglio) con un “i Tedeschi sono imperialisti e vivono sul nostro groppone e gli va bene così” che però non rispecchiano del tutto la realtà 🙂

P.S.: non l’ho scritto nel commento, lo scrivo solo qui sul blog. Questo pessimismo è lo stesso di Bagnai. Solo che se lo esprime “l’uomo della strada” è un conto, se lo esprime un professore ha tutt’altra gravità.

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