Demografia ignorata

Da un po’ ragionavo su questi dati, avrei voluto farne un articolo più particolareggiato, ma vista l’urgenza lo scrivo di petto, senza scendere nei dettagli, ma conservando il concetto di fondo.

 

Secondo l’ISTAT al 31 dicembre 2016 i residenti in Italia erano 60.665.551, nati 473.438, morti 615.261, saldo naturale -141.823. I cancellati per l’estero sono stati 157.065.
In pratica fra il saldo demografico negativo e gli espatri si sono persi quasi 300.000 cittadini (una città come Bologna) anche se il totale è relativo per l’imprevedibilità degli espatriati, il saldo negativo nascite-morti resta un numero certo e in costante aumento.

 

Statistiche Demografiche Istat

 

Sempre secondo il rapporto ISTAT del 26 aprile 2017: “La popolazione residente attesa per l’Italia è stimata pari, secondo lo scenario mediano, a 58,6 milioni nel 2045 e a 53,7 milioni nel 2065. La perdita rispetto al 2016 (60,7 milioni) sarebbe di 2,1 milioni di residenti nel 2045 e di 7 milioni nel 2065. Tenendo conto della variabilità associata agli eventi demografici, la stima della popolazione al 2065 oscilla da un minimo di 46,1 milioni a un massimo di 61,5. La probabilità di un aumento della popolazione al 2065 è pari al 7%.”

 

Già questi numeri dovrebbero allarmare chiunque stia crescendo figli che negli anni citati abbiano raggiunto la maturità, perché un Paese in calo demografico ha di fronte un incremento di vecchi e una conseguente sproporzione fra la forza lavoro produttiva e quella inattiva. Uno scenario di decadenza, incrementato dagli oltre 2 mld di debito pubblico accumulato, che amplificano il problema rendendolo estremamente problematico, se non catastrofico.

 

Ma neppure per gli attuali cittadini, un simile scenario è privo di conseguenze, la linea discendente della decadenza è concreta. Più pensionati e meno forza lavoro non faranno crescere la nostra ricchezza e gli effetti negativi si vedranno lentamente e inesorabilmente anche nei prossimi anni.

 

Non è facile trovare una soluzione risolutrice, personalmente non me ne ritengo all’altezza, altri più quotati o con più potere lo devono fare (anche se la base per ogni soluzione è la consapevolezza del problema, cosa che in queso caso è totalmente ignorato). Come semplice cittadino, nel mio piccolo mondo si figurano tre vie (al di fuori di qualche altra strana utopica fantasia proveniente dagli ambienti più radicali, come “ammazziamo tutti i vecchi” o “riprendiamoci l’impero”, da non trascurare se qualche fazione radicale ed estremista prendesse il potere):

la prima è quella di continuare la strada della decadenza, giornalmente, passo dopo passo, nella speranza che il sistema geopolitico mondiale venga sovvertito, come nella II guerra mondiale, e che successivamente tutto ricominci (sempre che ricominci) da zero o anche senza speranze, immersi nel fatalismo mediterraneo, continuando a litigare e offenderci fra noi.

La seconda, anche se la più naturale secondo la religione di Stato e di molte forze politiche, rimane la più utopica: fare più figli, ovvero superare i due nati per gruppo famigliare.

Ed arriviamo alla terza soluzione, più razionale e concreta (almeno per me): il saldo migratorio con l’estero. Qui l’ISTAT scrive:

“Nella futura dinamica demografica del Paese un contributo determinante sarà quello esercitato dalle migrazioni con l’estero. Nello scenario mediano si assume una quota annua di immigrati dall’estero che si mantiene a lungo poco sotto il livello delle 300 mila unità, per poi gradualmente scendere fino al livello delle 270 mila unità annue entro il 2065. Secondo tale ipotesi si prevede che nell’intervallo temporale fino al 2065 immigrino complessivamente in Italia 14,4 milioni d’individui. Dopo una prima fase di lieve diminuzione, da 157 a 132 mila tra il 2016 e il 2035, gli emigrati per l’estero presentano a loro volta un’evoluzione stabile nel medio e lungo termine, intorno a un valore medio di 130 mila unità annue dal 2035 in avanti. In totale sarebbero 6,7 milioni gli emigrati dall’Italia nell’intero arco di proiezione.”

Una previsione che va da 300.000 a 270.000 unità a fronte di un saldo negativo di nascite-morti di 141.823 unità che aggiunti ai 157.065 emigrati riescono a malapena a impedire il calo demografico, ma assicurando il PIL, l’assistenza sociale, le pensioni per le prossime generazioni.

 

Nella frettolosa scrittura di questo articolo non trovo la fonte (La Stampa, forse) ma ricordo che sono circa 1.000.000 (un milione) le persone nate in Italia che hanno frequentato le scuole italiane, che parlano italiano spesso meglio di molti nostri esponenti politici. Pagano le tasse, partecipano alla crescita sociale ed economica del Paese, a cui non viene concesso il diritto di esprimersi attraverso un voto democratico, perché gli viene negata la cittadinanza.

 

Una semplice ricerca in rete fra gli Stati europei dimostra a che livello l’arretratezza, la chiusura e la xenofobia ci stiano relegando ai margini grazie alla propaganda di diversi partiti e l’ignoranza di coloro che li votano. Il leader del partito di estrema destra olandese (Wilders) è di origini indonesiane, il sindaco di Londra è di famiglia pakistana. Che della Kyenge ricordi solo insulti, della Presidente della Camera ogni tipo di diffamazione, scordandosi che ha trascorso tutta la sua vita con l’ONU e l’UNHCR in mezzo a realtà inimmaginabili dal comune cittadino italiano, rendono le speranze per il futuro di questa nazione, sempre più fosche.

 

Angela Merkel ha accolto ufficialmente quasi un milione di rifugiati siriani e per “ufficialmente” si intende che i tedeschi li organizzeranno, gli faranno imparare non solo la lingua, ma anche la cultura tedesca e li faranno crescere in Germania facendoli studiare fino a che, come ha affermato la stessa Angela Merkel: “mi auguro che almeno la metà dei rifugiati che accogliamo diventino in futuro cittadini tedeschi”. Perché la Germania ha i nostri stessi problemi demografici, ma reagisce con più maturità.

 

Come scritto sopra avrei voluto approfondire maggiormente il fenomeno, che si basa su cifre, numeri, statistiche, studi scientifici, ma anche ideologie, falsità e stupidi slogan. Ma credo di aver sintetizzato il fatto che le politiche leghiste e quelle grilline (ma anche FN, Casa Pound e altri, che ultimamente trovano sempre più spazio in questo disgraziato Paese) e tutti quelli che li rincorrono, nel medio-lungo termine, possono solo portare l’Italia futura al disastro.

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