Convincere la Massa, la Folla, e il Gruppo

Siete mai stati in stazione centrale a Milano? In un giorno normale vedrete molta gente che corre per prendere un treno, altra gente che è appena scesa dal treno ed è disorientata, poi ci sono quelli che aspettano chi arriva e quelli che accompagnano chi parte, c’è chi lavora in stazione ovvero i ferrovieri, ma anche i poliziotti, e quelli che vendono i giornali; poi c’è chi è venuto a fare i biglietti, a chiedere un’informazione, o anche solo a vedere i treni perché non aveva di meglio da fare. A tutti questi gruppi ultimamente se ne sono aggiunti altri due: i rifugiati Siriani, che affollano un’area a loro preposta che stranamente però è in mezzo al passaggio; e i volontari che si impegnano ad accogliere questa umanità appena arrivata in qualche modo a Milano. Non sono gli unici volontari che operano in stazione Centrale: dato che le stazioni sono un luogo di passaggio sono il luogo perfetto per chi fa volontariato in supporto dei migranti, e per questa ragione proprio in un angolo della stazione c’è un “centro d’ascolto” dove si tengono dei corsi gratuiti di italiano per stranieri.

L’umanità che si trova in una grande stazione cittadina in un qualunque momento è probabilmente uno dei gruppi di persone più simili al concetto di “massa”: tante realtà diverse, con età diverse e diversi ceti sociali, e addirittura lingue diverse che si ritrovano nello stesso luogo per una varia serie di motivazioni. Come si può comunicare con questa massa? In generale è quasi impossibile mandare messaggi convincenti ad un insieme così eterogeneo di persone, ma qualcuno ci prova lo stesso mettendo degli enormi cartelloni pubblicitari. Nella maggior parte dei casi si tratta di beni di consumo o in periodo elettorale di un partito politico. Questo tipo di messaggio “alla massa” è di per se abbastanza inutile ed infatti chi si occupa di convincere il pubblico di qualcosa molto raramente cercherà di mandare messaggi a tutta una massa, ma si concentrerà su una singola folla.

La folla (crowd) è un insieme di persone accomunato da uno scopo e/o da un sentimento senza però avere legami sociali collettivi. Quelli che prendono un treno sono un ottimo esempio: hanno tutti lo stesso scopo – e se il treno è in ritardo i loro sentimenti saranno simili. Ogni singola folla a differenza della massa mostrerà dei comportamenti comuni, ovvero non si muoverà a caso per la stazione ma probabilmente guarderà il tabellone delle partenze e si sposterà seguendo le indicazioni fino al binario corretto dove salirà sul treno.

Quando guardiamo una folla dal punto di vista della comunicazione abbiamo già qualche elemento in più per cercare di convincerli di qualcosa. Concentriamoci su una folla appena scesa da un treno: ci sarà sicuramente qualcuno che è tornato a casa, ma qualcun altro sarà appena arrivato in città e – se nessuno è venuto a prenderlo – avrà probabilmente la necessità di spostarsi: ecco che in suo aiuto abbiamo i Taxi, le metropolitane, e il noleggio auto che si contendono la attenzione di questo semplice target. Dato che il gruppo non ha legami ogni singolo appartenente alla folla andrà convinto singolarmente con un messaggio comune, potrà però capitare che qualcuno abbastanza smarrito si metta a seguire un altro membro della stessa folla.

Ci sono altri “abitanti” della stazione che non possono essere semplicemente qualificati come folla, ma sono dei veri e propri gruppi. Un gruppo è differente da una folla perché al suo interno ci sono delle relazioni sociali. Esistono due classificazioni diverse per un gruppo: gruppi di primo livello, dove la relazione sociale è profonda, e gruppi di secondo livello dove la relazione è superficiale. Come esempio di primo livello abbiamo le famiglie di viaggiatori, queste anche all’interno di una folla continueranno ad agire come un gruppo, ovvero non è usuale che un membro della famiglia prenda il metrò mentre gli altri il taxi, in generale si muoveranno compatti e prenderanno decisioni seguendo il capo – ovvero quello che in quel momento ha la responsabilità delle decisioni, o quello che ha vinto l’ultimo “conflitto” interno al gruppo. I gruppi di secondo livello invece saranno ad esempio i volontari intenti ad accogliere i profughi Siriani: qui noteremo un maggior potere decisionale del singolo, ma anche una gerarchia più consolidata, una serie di regole e comportamenti comuni, e anche un secondo livello di amicizie (simpatie e antipatie) all’interno di questo tipo di gruppo. In questo tipo di gruppo il capo ha la gran parte del potere decisionale ed è scelto attraverso un processo in qualche modo formale, o semplicemente è la persona che ha aggregato questo gruppo di secondo livello. Questo capo sarà naturalmente la persona da convincere.

Ho preso la singola stazione come esempio semplice, ma le stesse dinamiche possono essere estese al mondo intero: chi vuole comunicare e convincere conosce questo tipo di differenti “tessuti sociali” e calibra i suoi messaggi in maniera diversa per parlare a qualcuno piuttosto che ad un altro. La nascita dei mass media e in particolare delle radio ha dato la possibilità al comunicatore di parlare alle folle mandando un messaggio diretto alla massa: ovvero, se io faccio una trasmissione radiofonica di musica jazz la dirigo a tutta la massa di potenziali ascoltatori coperti dal segnale della mia radio, ma solo la folla accomunata dalla passione per la musica jazz si metterà all’ascolto. Come la radio ha cambiato il mondo? Semplice: da quando c’è la radio la folla raggiungibile con lo stesso messaggio è molto più ampia e diffusa sul territorio.

Nel dopoguerra l’affermazione di una cultura giovanile dei cosiddetti baby boomers è stata generata appunto dalla radio, e dalla televisione che hanno potuto trasmettere la stessa musica per tutti i giovani (diversa da quella che ascoltavano gli adulti) portando all’affermazione Buddy Holly, Elvis, i Beatles, e i Rolling Stones. La diffusione del mezzo e la nascita di più emittenti porteranno ad una diversificazione culturale che porterà a culture giovanili sempre più diverse tra di loro, e con l’avvento della televisione gli aspetti di omologazione nel vestiario raggiungeranno un nuovo livello: negli anni 80 avremo i metallari vestiti di pelle e i capelli lunghi, i punk con i jeans attillati e la cresta, i dark pallidi e vestiti di nero, e i paninari con la cintura El Charro.

L’avvento di internet rivoluziona un aspetto importante di questa dinamica: prima di internet ogni singola “folla” nazionale poteva organizzarsi in tanti piccoli gruppi locali, ma era molto difficile che si riuscisse a tenere una relazione sociale in un gruppo a distanza. Internet annullerà del tutto la distanza tra le persone, nello stesso modo in cui il telefono e la posta avevano già fatto, ma per una frazione del costo e senza un limite al numero di persone con cui comunicare contemporaneamente. In questo modo le folle cominciarono autonomamente fin dalle prime BBS ad organizzarsi in gruppi di secondo livello più o meno strutturati attraverso internet.

Ed è questo alla fine l’uovo di colombo della comunicazione contemporanea: organizzare le folle in gruppi, facendole comunicare tra di loro, permettendole di creare meccanismi di rinforzo positivo dovuti all’appartenenza ad una comunità formata di persone reali per quanto possano essere distanti geograficamente, e controllarne le gerarchie e i regolamenti per fare in modo che i messaggi possano fluire senza problemi e che vengano accettati e diffusi dal gruppo.

Questa dinamica è di per se un adattamento di quello che in passato era la comunicazione alle folle e l’organizzazione delle folle tipica dei partiti e movimenti politici, e delle religioni, fatta senza la necessità di luoghi fisici, vincoli temporali, e annullando le distanze. Questo tipo di comunicazione allo stesso modo sta minando i partiti politici tradizionali che erano abituati a discutere a porte chiuse, in momenti specifici e che ora si ritrovano in un dialogo costante con la propria base, e dove un qualunque leader del calibro di Civati può rapidamente guadagnarsi un posto sulla scena nazionale semplicemente continuando a comunicare attraverso un blog e organizzando un gruppo di rinnovamento dopo l’altro tramite internet e incontri fisici (l’ultimo si chiama “è possibile”, prima c’era “oltre”, seguito dalla sua corrente per le primarie). Certo, la notorietà di Civati viene dai media tradizionali, ma molti politici sono sui media molto più di Civati ma nessuno è stato un così attivo “costruttore seriale” di correnti senza essere passato prima per un ruolo prominente all’interno del partito nazionale.

Questo è il panorama comunicativo che si è formato con la diffusione di internet: prima si diceva “è vero perché lo dice il giornale”, poi è diventato “è vero perché lo dice la TV”, e ora è diventato “è vero perché lo dice internet”, ma attenzione, non lo dice “internet” ma lo dice il mio amico su internet, lo dice il membro del mio gruppo sociale, lo dice il leader del mio gruppo. E questo è un potere enorme: è un potere enorme che rende ancora più visibili determinati fenomeni che prima erano limitati dalle distanze geografiche: ad esempio vi sareste mai immaginati una manifestazione contro le scie chimiche anche solo 10 anni fa? Ora è possibile, anche se non raccoglierà una folla enorme.

In questo mondo i rapporti con chi ci sta intorno possono valere ancora meno, e i rapporti con chi la pensa come noi ma è distante possono valere ancora di più, e le piccole e grandi conseguenze le vediamo ovunque, anche a mio parere nei nazisti Finlandesi che combattono con i nazionalisti Ucraini, o nei membri occidentali di ISIS.

Chi vuole convincere le masse oggi deve imparare a fare i conti con queste nuove dinamiche, oppure presto o tardi si troverà a non saper più parlare a nessuno.

[immagine di copertina Simism’s World]

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